salto nel passato II

Oct 19, 2005 16:18




così ero. insonne. chiuso in camera mia, a registrare tutto questo nel diario di quei giorni. mostrandomi all'altezza del mio nome, scribble, scribacchino.
ed ora ripendo al passato e rifletto. e la riflessione mi rende esausto. è la perdita delle cose che ci distrugge. e di quei quattro esseri umani riuniti quella sera nell'appartamento, solo due sono ancora vivi, e questo è un brutto sogno che si è realizzato. questo non dovrebbe succedere mai più. il vurt avrebbe dovuto trasformarli in una scintillante rappresentazione teatrale.
sino a tarda ora rimasi a scribacchiare nel diario, ascoltando distrattamente gli scricchiolii del letto oltre il muro. beetle che faceva l'amore con brid, addormentata. nonostante le liti, sapevo che sarebbe andata così, conoscendo la situazione.
e poi un colpetto leggero alla porta. la socchiusi ed ecco spuntare brid mentre nella stanza accanto i rumori di scopereccio continuavano, "scribble?" disse lei, gli occhi seminascosti dalle palpebre grevi, la voce roca di fumo.
"sto lavorando, brid", fu tutto ciò che riuscii a dire, continuando ad ascoltare i rumori.
"beetle è con mandy", disse lei.
"così pare." facevo del mio meglio per apparire indifferente, ma le ombre nei suoi occhi mi commossero.
"posso entrare?" mi chiese ed io la feci passare in camera mia. lei si lasciò cadere sul letto e si ripiegò su se stessa come i petali di un fiore al calare del sole. tornai al tavolo per rimettermi a scrivere.
brid adesso respirava tranquilla, persa nel sonno.
io ricostruivo gli eventi con parole, nascosto nelle ombre al di fuori del cono di luce della lampada da tavolo. le pagine del diario erano vivide sotto la luce mentre io accumulavo parole su parole.
"cosa scrivi, scribb?" mi era apparsa addormentata e, quando la guardai, la vidi calma e tranquilla, tutta rannicchiata, gli occhi chiusi. non la vidi muovere le labbra ed allora capii che quello era un discorso-sogno, un modo di trasmettere i pensieri direttamente nelle mia testa, un dono che hanno solo le ombre.
le ombre sanno leggere nel pensiero. sono dotate di poteri telepatici e con la mente possono scavalcare le corde vocali, parlare direttamente con il tuo cervello e rubarti i segreti che tu ritenevi tuoi, e tuoi soltanto. anche gli ombra-pol sono così, ma questi poteri, innestati su un robot e non sulla carne, risultano più deboli, non riescono a penetrare a fondo, nell'anima. è pur sempre piuttosto inquietante, specie se sei fuori a fare qualche colpo di vita. l'ombra umana dà il meglio di sé quando dorme, ed è così che di solito ti accorgi di loro, vedendoli immersi nei loro sogni onniscienti.
non ti preoccupare, scribble, pensò bridget.
non sono preoccupato.
solo che questo continuo scrivere mi lascia perplessa. che cosa annoti?
"tutto", rispodi ad alta voce.
non occorre che tu parli, mi comunicò lei, facendo sì che le parole mi arrivassero direttamente in testa. guardai di nuovo il suo volto addormentato e capii cosa intendeva dire.
che strano, pensai. lo pensai soltanto!
come sarebbe a dire tutto?
tutto quello che succede.
tra noi?
certo. gli stash riders.
era stato beetle a definirci così, e quello era il nome che avevamo adottato. lui era uno che vedeva la vita come una sorta di avventura. proprio come un bambino, ma in fondo che male c'è? quelli che si fanno col blocca-cervello tendono ad essere così: non chiedono di meglio che tornare bambini.
è la nostra storia, pensai.
che bello, rispose lei.
poi un profondo silenzio. in testa non sentivo che il rumore del suo respiro ed i morbidi petali dei minuti che nella notte si staccavano dall'orologio.
mi rimisi a scrivere ma non ne cavai nulla di buono. allora smisi, mi accesi una sigaretta, una napalm con filtro, e per un pò rimasi a contemplare i fili di fumo. ed i petali cadevano dall'orologio. roba così. nella stanza accanto tutto taceva.
la voce di brid mi si riaffacciò in testa: "posso dormire qui stanotte, scribb?"
"hai il tuo letto."
"non stanotte, scribb, non stanotte."
inalai qualche robusta boccata di sigaretta mentre formavo parole nella testa.
"niente paura, scribb, sarebbe un piacere."
cazzo! nella mente mi era balenato qualche pensiero molto scollacciato su brid. non avevi più segreti per una ragazza ombra arrivata a questo stadio.
"appunto, scribb. niente segreti."
"ma insomma, brid!" dissi. ad alta voce, ma col pensiero.
di nuovo la voce di brid in testa: "si presenta sotto forma di immagini. di immagini e di forme."
"preferirei parlare."
"certo. non ti dispiace se dormo qui?"
e perché avrebbe dovuto dispiacermi? era davvero bella nel sonno, e non avrei potuto chiedere di meglio che infilarmi a letto, rannicchiarmi e perdermi in quella ondulante nube di fumo.
grazie, pensò lei.
niente segreti, appunto.
"volevo ringraziarti", dissi rivolto al viso dormiente. "per esserti accollata la responsabilità di quel che avevo fatto. sai, col beetle, quando abbiamo perso lo spacca-cranio."
capita a tutti di tirarsi fuori, delle volte.
"ma tu ti sei autoaccusata, brid."
forse perché tu mi piaci.
"più di beetle?"
non chiedermelo. ti sentiresti offeso.
"ho visto desdemona là dentro. nel vurt."
l'avevo intuito.
"soffriva così tanto. non ho potuto fare a meno di scappare fuori. ma non potevo ammetterlo, non con bee."
a te quell'uomo piace troppo, scribble.
anche a te.
stai di nuovo pensando a lei. si riferiva a desdemona. le parole di bridget mi aleggiavano in testa come una foschia sulla pallida forma di desdemona. non riesci proprio a dimenticarla?
"dobbiamo trovarla, brid!"
"la troveremo, scribble", disse la voce di brid. "vuoi dormire accanto a me?"
non era una domanda. perché già conosceva la risposta. e banchi azzurrognoli di foschia si addensarono mentre io precipitavo nella terra di brid, la terra delle ombre, la terra del sonno.

mi svegliai presto, le braccia intorno alla ragazza-ombra; un gesto innocente, così com'era stata innocente quella notte. il cono di luce della lampada brillava ancora sul diario ed il paralume proiettava un'ombra azzurra su di noi. spensi la luce ed andai in soggiorno.

la cosa dormiva sul tappeto, la bocca piena di piume ed un'aria paciosa sul viso. "come stai, cosone?" chiesi.
"xasy! xa xa. xasy. xa!"
cerco un modo per tornare a casa. o qualcosa di simile.
"hai sentito altro da des, cosone?"
"xasy. xasy. xa!"
no.
lo guardai per un pò immaginando i sogni in cui era immerso, poi andai in cucina per prepararmi la colazione. a quell'ora la casa era tutta mia ed ne approfittai al massimo, spalmando marmellata di mele sul pane e guardando l'affacciarsi del giorno.
mangiai quel panino dolce seduto al tavolo coperto di graffi e tacche, senza mai perdere di vista la porta della camera di beetle. stavano di nuovo facendo rumore ed io non potevo impedirmi di penetrare là dentro con la mente per vedere tutto quello scambio di piacere, e l'uso massiccio di vasetti di boudoir vaz. protezione, lubrificazione, contraccezione, eccitazione... tutto nello stesso vasetto. quei rumori cominciavano a farmi star male. mi ricordavo desdemona, il suo incantevole corpo contro il mio. le sue mani e le sue labbra. il drago tatuato. il suo volto che si avvicinava al mio, il contatto della sua pelle, il brillio dei suoi occhi.
ma era solo un ricordo. ed il ricordo non bastava. la rivolevo con me, ma in carne ed ossa. tra le mie braccia.
guardai di nuovo la cosa.
mi stava venendo una brutta ispirazione.
mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a quella forma dormiente. accidenti, quant'era brutto! allungai la mano per fargli il solletico sulla pancia. lui fece un sospiro soddisfatto dai recessi del sonno vurt-indotto. c'era un lembo di pelle staccato che non si era ancora rimarginato dopo le battaglie con lo spacca-cranio. non mi fu difficile staccarlo. la cosa non fece una piega. mi portai alla bocca quel brandello untuoso.
mangiare carne di vurt ti dava un accesso diretto al teatro. era un cocktail esplosivo di carne e sogni. molto pericoloso. molto desiderabile. una volta me ne aveva parlato anche il gatto matto sulla rivista. adesso avevo davanti agli occhi un patrimonio di droga vivente. avremmo potuto vendere la cosa e tirarci fuori di qui ed andare in un posto come si deve. ma non di poteva fare per via di desdemona: senza la cosa lei sarebbe stata persa per sempre. ma forse questo mi avrebbe condotto da lei. e se avessi assaggiato un pò di carne, solo un pezzetto, tanto per vedere dove mi avrebbe portato? il gatto aveva detto che ti conduceva là dove aveva origine la creatura del vurt. non avevo idea da dove venisse la cosa. ma là forse avrei trovato una porta che mi avrebbe condotto a desdemona. forse. il gatto matto aveva sconsigliato quell'esperimento dicendo che era un viaggio da schifo, che portava a giochi pazzeschi ed incontrollabili, a un teatro di mutazioni.
il gatto aveva detto no. e questo mi bastava. e beetle sarebbe andato su tutte le furie se mi fossi messo in viaggio da solo. mi avrebbe malmenato. il gatto e beetle avevano detto no, e questo mi bastava.

vengo soffocato dalla carne. non riesco più a respirare. nel mondo non c'è più spazio, solo carne. che preme sul mio volto col suo aroma dolciastro. non riesco a fare nulla. non riesco neppure a divincolarmi tanto è forte il suo abbraccio. l'odore dolciastro risveglia un ricordo in me. adesso non c'è più via di scampo. ecco la mia fine: essere letteralmente soffocato da un lardo dal sentore dolciastro! non posso neanche urlare. quando ci provo, la carne mi entra in bocca riempiendomi col suo sapore. il mio mondo è intasato. quest'odore non mi è nuovo. sto annegando nella carne. sono i miei ultimi istanti di vita. l'odore dolciastro mi travolge. quell'odore lo conosco! lo sento da una vita. questa è la mia vita. no! ancor prima. l'ho sentito ancor prima. in qualche altro...
la persecuzione è in agguato!
la carne mi avvolge. tutti i miei orifizi sono pieni di carne. la carne di vurt mi uccide.
vurt! sono in un vurt. quale? voglio saltar fuori!
la carne della cosa mi fascia di lardo. non respiro più. sono i miei ultimi secondi...
la cosa! cristo! speriamo che non sia un giallo.
fuori!

sono steso sulla cosa, proprio davanti al fuoco. la cosa mi avvolge tra i tentacoli, strizzandomi. riesco a stento a respirare. davvero a stento. ma perlomeno respiro l'aria viziata e malsana di un appartamento da stash rider. e questo mi basta. anzi, è una meraviglia. sguscio via dall'abbraccio della cosa ricadendo sul pavimento.
il tappeto è accogliente, una vera benedizione.
sopra di me danzano le immagini dipinte sul soffitto. è stata desdemona a disegnare quei draghi che si contorcono intorno ad una lama affilata. queste erano le sue visioni. ed io ero parte di esse.
concentriamoci sui giorni a venire, sulle belle cose che ci riserva il futuro. per esempio, sul giorno in cui gli stash riders troveranno il vudu inglese. o quando riusciranno a riportare la cosa al suo pianeta natio. barattandola con desdemona. o quando i riders lasceranno questo schifo di posto per andare a stare meglio. quando bridget troverà un innamorato un pò più decente del beetle. e il beetle troverà qualcosa a cui ancorarsi.
tutte le cose che dovevamo fare.
ed intanto i petali cadono dall'orologio.
in quel momento squillò il telefono. un suono aspro e scostante in contrasto coi sussurri dell'amore, ed ebbi la certezza che recava pessime nuove perché il servizio era stato sospeso sei mesi prima per il mancato pagamento delle bollette. impossibile che suonasse! balzai dal pavimento e raggiunsi l'apparecchio in quello che sembrava l'ultimo squillo.
"scribble!"
la voce.
"desdemona!"
"scribble..."
"sei tu, desdemona?"
"scribble, aiutami."
oh gesù, desdemona...
"aiutami, scribble."
"dove sei?"
"trovami! fa male. il rasoio..."
"dove sei, des?"
"una strana..." la sua voce di andava dissolvendo negli spazi vurtiani.
"strana? strana cosa? des?"
nessuna risposta. solo ondate di crepitii e fruscii, ondata dopo ondata, giallo su giallo; riuscivo a percepire i colori!
"parla, des" per l'amor del cielo!"
"trova una porta... una strana casa..."
"cosa?"
la voce era solo un sussurro. "trova una porta..."
"dove? dove?" adesso urlavo.
"raggiungimi, scribble... raggiungimi..."
il contatto si stava affievolendo.
"des! parla! parla..."
silenzio.
oh, desdemona, sorella, oh sorella mia. dove stai andando?
tenevo l'orecchio premuto contro il ricevitore, ma non mi arrivava nulla. nulla di nulla. solo un ronzio disturbato sulla linea. ed il silenzio della stanza.
ed i petali cadevano dal quadrante dell'orologio formando un tappeto di fiori dove mi sarei sdraiato per dimenticare tutti i guai.
tutti i guai...

gatto matto

è stato calcolato dagli esperti che una notte può contenere solo SEI SOGNI.
ognuno di essi ha un colore, ognuno di essi una piuma.
BLU è il colore dei desideri legittimi, sicuri.
NERO è il colore del vurt di contrabbando, piume di tenerezza e di dolore, un filino illegali.
ROSA è il colore del pornovurt che ti apre le porte del paradiso.
CREMA è il colore di una piuma usata, svuotata d'ogni sogno. Solo le piume blu, nere e rosa diventano crema.
questa proprietà di scolorire dopo un viaggio è contemplata dai fabbricanti stessi, i quali vogliono assicurarsi un maggiore smercio. non più di un viaggio per piuma.
ARGENTO è il colore degli addetti ai lavori, quelli che fanno le piume, girano le riprese, realizzano le combinazioni, aprono le porte. sono le piume-utensili, ed il gatto matto ne possiede una collezione favolosa.
GIALLO è il colore della morte e deve essere evitato a tutti i costi. non sono per tutti gli stomaci. non hanno un meccanismo di uscita. state attenti. molto, molto attenti. chi muore in un sogno giallo, muore anche nella realtà. l'unico modo per tirarsene fuori è andare sino in fondo.
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