Damn english kiss.

Jun 05, 2011 12:06

Titolo: Damn english kiss.
Fandom: Attori > Coppia Downey Jr./Law
Rating: Verde
Wordcount: 1362
Warning: slash

Damn english kiss.
Da qualche parte nel cielo terso della notte di quel capodanno - incredibilmente, la ricordo ancora in ogni suo dettaglio - i fuochi artificiali esplodevano in una miriade di colori eccentrici e vivaci, illuminando fiocamente le pareti pallide della camera del hotel che avevamo affittato. Sebbene ormai le riprese del primo film di Sherlock Holmes fossero terminate, un po' per semplice voglia e un po' per prepararsi alle riprese di un sequel, decidemmo di passare quella nottata assieme, nella speranza che vivere nella stessa stanza potesse aiutarci a conoscerci meglio, a rafforzare quella sintonia che tra noi, con estrema naturalezza, era venuta a crearsi e che le critiche avevano adorato. Ero certo di conoscere Robert alla perfezione, che ormai non celasse più alcun segreto per me. Ma quell'uomo eccezionale, in grado di sorridere in una delle maniere più affascinanti che io abbia mai visto, era imprevedibile, impulsivo, sorprendente. Dire di conoscerlo appieno era impossibile.

Come dicevo, avevamo deciso di condividere la stanza ed essendo la notte di Capodanno non avevamo risparmiato su alcolici e festeggiamenti. Ciondolavamo entrambi ubriachi ridacchiando e canticchiando una vecchia canzone che avevamo sentito alla radio nel tragitto di ritorno, senza mai staccare gli occhi l'uno dall'altro. «Non avrei mai immaginato che festeggiare sulla neve fosse così divertente» confessai, avvicinandomi di qualche passo a lui e spostandogli una ciocca bagnata dalla fronte. «Città curiosa, Courmayeur» aveva detto lui.
«Sì, lo è. Dovremmo tornarci prima o poi, sai? È stato divertente.» Robert annuì in maniera assente, concentrato su qualcosa che io non avevo ancora concepito, realizzato. Era sempre un passo avanti a me, eppure non riuscivo a trovarlo insopportabile. Forse all'inizio, ma poi mi ci ero abituato ed era diventato quasi rasserenante. Quello però era uno di quei momenti in cui il suo anticipo mi allarmava, perché ciò che vi era nei suoi occhi non lo conoscevo.
«Robert-» lo chiamai piano, sperando di interrompere il fino dei suoi pensieri e attirare la sua attenzione. Probabilmente funzionò, perché sciolse la tensione in una risata e fece qualcosa che mai, nel modo più assoluto, sarei mai riuscito ad immaginare. Un bacio sulle labbra, a fior di pelle, così delicato da far male. Durò un attimo, prima che diventasse violento e famelico. Le mani di Downey erano ovunque - suo miei fianchi, avvolte attorno alla mia schiena e poi in posti che, no, proprio non avrebbero dovuto essere - mentre il mio respiro si faceva sempre più corto e l'allarme nella mia testa sempre più insistente. Mi staccai poco gentilmente, ansante, e sollevai il mio sguardo su di lui «...Cosa?» il mio cuore batteva così forte che, se anche avesse parlato, probabilmente non l'avrei sentito.
Non parlò. Non fece niente di simile. Ancora una volta, mi baciò, e questa volta non ebbi la volontà di staccarmi.

+

«Watson» disse Robert posando una mano sulla mia spalla «stai pensando quello che penso io?»
Un attore dovrebbe sempre essere professionale, attento, incalzare la propria parte esiliandosi dal resto del mondo, dalla vita reale. Prima di allora ero sempre riuscito a fare ciò egregiamente, eppure non potevo sopportare che le sue parole, che il suo sguardo e che il suo tocco mi si rivolgessero. Non così, non con quella questione in sospeso. Deglutii a vuoto e cercai di ricordare la battuta rapidamente, ma non abbastanza. Andammo fuori tempo e il regista interruppe le riprese. «Tutto bene, Law?» domandò, agitando piano la mano.
«Vado a bere un po' d'acqua» dissi solo, allontanandomi dalla scena e andando verso il bagno a passo spedito. Non guardai Robert nemmeno per sbaglio, non ne avevo il desiderio e non ne avrei avuto il coraggio. Non appena fui nella toilette provai l'incredibile sollievo che si avverte solo quando si è al sicuro da tutto, persino dai propri pensieri. Guardai il mio volto nello specchio e mi accarezzai con un dito i baffetti di Watson. Non avrei mai potuto abituarmici. La porta si aprì d'improvviso, facendomi sobbalzare. Non volevo girarmi a vedere chi fosse, non volevo davvero. Avevo paura che le mie paure si concretizzassero e, anche se non ero un sensitivo, era certo fosse accaduto esattamente così.
«Jude.» la sua voce si era fatta severa. Era stano sentirlo così, ma ero troppo stanco per preoccuparmene davvero. Appoggiai le mani contro la ceramica fredda dei rubinetti e chiusi gli occhi, sospirando profondamente.
«Se hai bisogno del bagno-» iniziai, ma mi interruppe rapidamente, mantenendo pur sempre la distanza. «No, ovviamente no. Non sei stupido, sai che non sono qui perché ho bisogno del bagno.»
Lo guardai negli occhi per davvero, la prima volta dopo chissà quanto tempo. Una sensazione odiosa si appropriò del mio stomaco, mi ci volle un po' per riuscire a liberarmene. «Robert, davvero.»
«Non capisco cosa ti prenda. Amico mio, se c'è qualcosa che ti preoccupa non devi che parlarmene!»
Esplosi in una risatina nervosa, breve ma d'effetto. Lo spiazzò e questo mi diede il vantaggio necessario per far ordine nella mia testa e affrontarlo. Mi tirai su e esplosi con un fiume di parole come di un rancore che non avevo davvero capito di provare. «Come puoi pretendere che io stia bene, Downey?! Mi hai baciato e poi hai finto che nulla fosse accaduto! Cosa vuoi, adesso?»
Contrariamente alle mie aspettative, Downey si rilassò. «Jude, Jude!» esclamò, «Se l'ho fatto è stato solo per te! Eri sconvolto, quella sera!»
Mi domandai se fosse stupido, ma poi capii che probabilmente l'unico sciocco ero io. Mi portai una mano alla fronte e mi massaggiai una tempia, con esasperazione «Sì, perché amo mia moglie! E tu la tua, suppongo! Non c'è modo che io possa capire cosa ti abbia spinto a ...»
«A baciarti?» fece un sorriso divertito, no, malizioso. Era decisamente malizioso, beffardo, avrei voluto cancellarlo dalla sua faccia, ma come al solito non feci nulla. «Non bacio chiunque, Law. Non mi avrai mica preso per una sgualdrina,»
«L'essere considerato prostituta è, credimi, una lusinga in confronto a quello che sto pensando!» ringhiai, sentendo però qualcosa rilassarmisi nel petto. Quelle parole mi erano state di conforto e, mi ripromisi, più tardi avrei cercato di capire il perché. Non in quel momento, però. Avevo decisamente altro a cui pensare, che stupide congetture da romanzo rosa.
«Non vorrai farmi arrossire, spero! Jude, davvero non capito il motivo di quel bacio?» domandò, sorridendo leggermente e avvicinandomisi di qualche passo, cautamente. Voleva capire se poteva farlo, ed io non diedi nessun segnale che potesse fargli intendere il contrario. Così, mi si mise di fronte e mi posò una mano sulla spalla.
Ispirai il suo odore - come faceva ad essere sempre così delizioso? Come faceva a sorprendermi sempre? - e poi in un sussurro poco convinto, dissi «Certo che no. Non c'è niente da capire.»
«C'è molto da capire, invece.»
«No, non c'è.» dissi alzando il volto e guardandolo con aria severa «Sai perfettamente quando io odi ripetermi.»
«Sì, sì. Lo so bene.» convenne, avvicinandosi al mio volto, senza tutta via toccarmi. Potevo sentire il suo respiro infrangersi contro le mie labbra.
«Allora non costringermi a ricordati delle nostre rispettivi mogli!» dissi, ma stavo cedendo ed era chiaro a me come lo era a lui. La sua mani si alzò dalla spalla e mi accarezzò fino alla guancia, istintivamente piegai un po' il volto. Ero confuso, ma non ero infastidito e la rabbia si era dissolta, se mai l'avevo davvero provata.
«Donne!» ridacchiò, sfiorando il naso la punta del mio «Law, non vorrei turbarti ma quel bacio ti ha preso quanto ha preso me!»
«Sciocchezze, eravamo ubriachi!» sbottai, aggrottando le sopracciglia.
«Eppure sembri ricordare bene ciò che ti ha fatto provare quel contatto, no? Non saresti qui a parlarne, altrimenti!»
«Robert, chiudiamo qui il discorso.» dissi e cercai per la prima volta di liberarmi da quella presa, con così poca volontà che per Robert non fu un problema impedirmelo.
«Eccedere nella rabbia... Non lo farai mai, vero? Sei sempre così controllato, dannatamente inglese»
«Ti prego di non provocarmi o conoscerai davvero la parte di me infuriata.» lo allarmai, ma ormai era chiaro che ogni mia parola era inutile. Da quando era caduto il mio teatrino? Fin dall'inizio era stato traballante e scialbo. Era chiaro che ciò che stava alludendo mi allettava tremendamente, forse ero solo spaventato da questo. Nient'altro, davvero. Ormai ero conscio di desiderarlo.
«Oh sì, ti prego, fallo!» rise e poi, finalmente, mi baciò.

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