WIP 2

Aug 23, 2011 17:49

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Capitolo II
Il primo appuntamento

La sveglia segnava le ventitré e sette minuti. Nelle strade, una ventina di metri sotto la sua finestra, risuonava la musica di un locale aperto. Le urla e le risate davano a notare che qualcuno, là sotto, si stava divertendo parecchio. Naruto si sarebbe unito volentieri a loro se non si fosse già scopato tutti quelli che frequentavano il posto. Probabilmente se fosse entrato là dentro avrebbe attirato solo qualche occhiataccia. Aspirò il fumo da una sigaretta e si passò una mano sulla frotte. Quello da cui era appena tornato era stato uno degli appuntamenti più noiosi a cui fosse mai andato. Semplicemente, era stato tutto troppo semplice.

All'inizio le cose erano state quasi divertenti. Si erano incontrati in piazza come prestabilito e Soichiro Tsuba (l'appuntamento per quella sera) lo aveva riconosciuto subito. Sebbene Naruto fosse arrivato venti minuti in ritardo di proposito, il ragazzo non si mostrò scocciato né infastidito, anzi, fece subito il cortese e gli porse un pacchettino. Naruto, che amava ricevere regali, lo aveva ringraziato subito e aveva scartato il suo dono, scoprendo un braccialetto in argento. Era carino, sia l'oggetto che il gesto in sé, ma decisamente esagerato per un primo appuntamento con uno sconosciuto. Che poi ricevere un braccialetto lo metteva immediatamente in allerta... se quel tale si aspettava stesse sotto, poteva scordarselo. Non aveva intenzione di farsi scopare da nessuno, mai. Avrebbe fatto bene a mettere le cose in chiaro fin da subito.

Quando arrivarono a casa, Tsuba gli aveva offerto un bicchiere di vino bianco e assieme erano rimasti seduti su un divano a chiacchierare del più e del meno. Soichiro raccontò di come suo padre avesse preso male la sua omosessualità, di come fosse stato difficile farsi accettare dalla sua famiglia. A quanto pare, solo la sorella non lo aveva mai abbandonato né giudicato per la sua scelta. Naruto decise di rispolverare un po' le sue vecchie doti da attore e cominciò «Anche io ho passato momenti davvero difficili. Come te, mio padre non mi ha accettato per quello che sono. Mi ha tolto la parola e buttato fuori di casa a sedici anni. Mi ricordo di aver passato almeno due settimane in una casa di aiuto per i senza tetto, prima che mia madre convincesse mio padre a darmi almeno di che mangiare e dormire.» A Tsuba gli occhi divennero acquosi di commozione. «Sì, lo so, sembra terribile... Ma dopo tutto quello che mi ha fatto, non riesco ancora ad odiare mio padre. Nessuno mi capisce, né mi sta vicino... Lui è la mia ancora, anche se mi reputa un... un...» prese un respiro profondo e Soichiro gli posò una mano sulla spalla, cercando di essere di conforto. «Su, su... Non ci pensare» gli sussurrò nell'orecchio.

«Nemmeno in amore ho avuto molta fortuna. Le persone mirano solo all'azienda di mio padre, nessuno mi ha mai amato per quello che sono. Eppure vorrei tanto avere qualcuno al mio fianco in grado di capirmi, qualcuno che abbia vissuto le mie stesse terribili esperienze... e così, mi ritrovo te» Naruto fece un sorriso dolcissimo che fece sciogliere il cuore a Tsuba, che aveva appoggiando una mano sulla sua guancia. «Vorrei qualcuno al mio fianco.»

«Forse potrei essere io? Mi piacerebbe, ne sarei onorato» sussurrò il ragazzo contro le sue labbra e Naruto capì che erano finiti i momenti delle chiacchiere, lo spinse contro il divano e gli andò sopra. Soichiro non doveva esser mai stato passivo prima di quel momento, perché era stato così rigido e agitato per tutto il tempo che Naruto aveva rischiato di perdere l'erezione almeno due volte prima di venire a fatica sul suo ventre. Era così seccato per la scopata andata a male che si era rivestito immediatamente.

«Mi dispiace, per me era la prima volta così...» aveva cercato di giustificarsi il ragazzo.

«Non preoccuparti.» fece freddamente, prima di prendere in mano il cellulare. Rimase immobile per qualche attimo, poi finse di barcollare e si aggrappò al muro. Tsuba si alzò, preoccupato, e barcollò sui suoi passi «Tutto bene?»

«Un messaggio da mia madre, ha litigato con mio padre... La stanno portando in ospedale, spero capirai...»

«Vuoi che ti accompagni?» domandò Tsuba, che ormai era preoccupatissimo e teso come una corda di violino.

«No, no... Mio padre darebbe di matto ancora di più... Resta qui, ti prego. Ti chiamo io, te lo prometto.»

Dieci minuti dopo era per strada, venti minuti dopo era nel suo letto a fumare la quarta sigaretta, nudo con un asciugamano umido legato in vita. I capelli bagnati gocciolavano ritmicamente sulle spalle, mentre la sveglia ticchettava segnando l'avanzare del tempo. Stancamente pensò che era davvero triste il mondo in cui stava consumando le ultime ore della giornata. Sperò che gli i restanti quattro ragazzi che Mikoto aveva scelto per lui non fossero così scarsi a letto, o avrebbe avuto una settimana davvero noiosa. Poi, si rese conto che il problema non era quello. Durò solo un attimo, perché poi spinse via quella congettura fuori dal suo cervello, ma per l'istante in cui vi rimase Naruto si sentì svuotato: se avesse avuto un partner fisso, non avrebbe mai avuto un problema del genere. Non avrebbe mai passato una serata ad annoiarsi a letto o nei locali a cercare qualcuno da rimorchiare. Sarebbe stato con lui, sempre, e sarebbe stato bello.

No, non lo sarebbe stato affatto. Avere un ragazzo significava essere costretti e lui aveva bisogno di libertà assoluta di stare bene. Non poteva giurare fedeltà a nessuno, né promettere di non stancarsi mai. Non sapeva come le persone riuscissero a farlo. “E' per via dell'amore”, dicevano, ma ovviamente era una cazzata. Aveva ventisei anni e lui, questo amore, non l'aveva mai sentito. Attrazione, voglia di andare fottere una persona forse, ma niente più di questo. Lui, certe stronzate per signore non se le beveva.

«Al diavolo mio padre e la sua amichetta del cazzo» imprecò, spingendo il mozzicone contro il parquet e accendendosi un'altra sigaretta. Non si sarebbe sposato con nessuno, non si sarebbe impegnato mai. Avrebbe fatto il puttaniere finché il suo fisico glielo avrebbe permesso, poi avrebbe comprato una schiera di gatti e avrebbe terrorizzato i bambini fino alla fine dei suoi giorni, prendendosi la nomea di arcigno vecchiaccio del quartiere. Sicuramente, era meglio che stare in un letto a dire “pucci pucci” a un settantenne con dentiera e pannolone che, trent'anni prima, era diventato suo marito.

Quando anche la quinta sigaretta fu terminata, decise che era rimasto sveglio a farsi del male fin troppo. Non aveva sonno, di solito non andava mai a dormire prima delle tre, ma appisolarsi era decisamente meglio che pensare a quanto la sua vita si stesse incasinando senza che lui potesse farci nulla. Affondò il volto nel cuscino e sospirò pesantemente, sentendo l'odore di tabacco uscire dai suoi polmoni. Non ci impiegò molto tempo ad addormentarsi, prima che potesse rendersene conto era già stato trascinato nel mondo dei sogni.

*
A svegliarlo, quella mattina, non fu il calore rassicurante di un corpo dall'altra parte del suo letto, ma la suoneria del suo cellulare. Era certo che stesse squillando da almeno dieci minuti, perché inizialmente aveva avvertito la melodia come una nenia in lontananza, poi era diventata sempre più nitida e si era accorto di essere sveglio e che qualcuno lo stava telefonando. “Al diavolo, voglio dormire. Chi vuole mi richiamerà”, aveva pensato premendosi un braccio sull'orecchio che non era appoggiato al cuscino, ma il cellulare aveva continuato a squillare incessante. Quando lo afferrò rispose senza nemmeno guardare da chi venisse la telefonata «Pronto?!» mugugnò con più irritazione di quanto non avesse voluto.

«Naruto? Scusa se ti disturbo... Stavi dormendo?» la voce chiara e tranquilla apparteneva ad una donna, ma non sapeva dire a chi. Cercò di fare mente locale, di associare quel tono a un volto, ma non ci riuscì.

«Veramente sì... Chi parla?» domandò cautamente.

«Sono Mikoto, ci siamo conosciuti ieri.» un senso di irritazione lo invase, ma non seppe dire il perché. Mikoto... Il nome non gli diceva niente. Aveva conosciuto qualcuno il giorno prima? Cercò di rischiarire i pensieri ancora offuscati dal sonno e poi, come colpito da un fulmine, ogni ricordo tornò al suo posto e capì immediatamente chi era e cosa voleva da lui quella donna.

«Ah, ciao.» mugugnò mettendosi a sedere. Guardò la sveglia: erano le nove, praticamente l'alba.

«Ho provato a chiamarti ma non rispondevi, pensavo avessi scordato il telefono da qualche parte. Scusa se ti ho svegliato!»

«Emh, si figuri... Come mai mi cercava?» sapeva già che stava per chiedergli dell'appuntamento. Usò il poco tempo di anticipo a disposizione per pensare rapidamente a cosa avrebbe dovuto dire e cosa invece avrebbe fatto meglio a tenere per sé.

«Volevo sapere come era andata con Tsuba.»

«Oh...» Naruto tirò indietro le lenzuola e scese giù dal letto «È un ragazzo molto dolce e sensibile, simpatico, è stato divertente parlare con lui, ma non penso proprio sia il mio tipo.» disse con calma e accuratezza. Sì, così poteva andare.

«Certo, certo. E questo lo hai capito prima o dopo esserci andato a letto?» non poteva vederla in volto, ma immaginò che sulle sue labbra ora ci fosse un sorriso sadico, oppure un'espressione davvero infastidita. Non sapeva quale delle due sperare.

«Io... Pensavo, insomma, una persona non si finisce mai di conoscere, no? Magari c'era affinità e...»

«E poi c'è stato il malore di tua madre... Anzi, la ferita, tuo padre l'ha picchiata, vero?» quanto di quello che era successo Tsuba aveva raccontato alla donna? A quanto pareva, fin troppo.

«Ecco...»

«Era davvero molto preoccupato, mi ha chiesto se potevo starti vicino, dato che i rapporti con la tua famiglia sono completamente distrutti. A quanti anni ti ha buttato fuori di casa, tuo padre?»

Naruto deglutì a vuoto un paio di volte «Mi dispiace... Non sapevo come-»

«Non hai intenzione di conoscere nessuno di loro, non è così?»

Quella donna era più intelligente di quanto non avesse pensato. Era stata una co-dirigente, non era una cosa da poco, eppure aveva sottovalutato comunque la sua perspicacia. Si sentì come un bambino beccato dalla madre a rubare caramelle. Un senso di colpa e di timore lo invase.

«Non voglio sposarmi.»

«Ed io non voglio perdere altro tempo, Naruto. Non dirò niente a tuo padre, perché si arrabbierebbe molto e manderebbe tutto il progetto all'aria. Preferirei, per favore, che tu uscissi più seriamente con le persone che ho tanto accuratamente scelto per te. Non ti sto chiedendo di non andarci a letto, se entrambi lo desiderate, ma evita di riempirli di frottole sul tuo conto. Sono stata chiara?»

«Signora Mikoto, io...»

«Questa sera, stessa ora e stesso posto, ti incontrerai con il ragazzo in quinta pagina, Yoshi Higashimura» disse con un tono di voce che non accettava obiezioni. «Uscirete, parlerete e a fine serata penserai se vuoi uscire ancora con lui o meno. Se non ti interessa, diglielo chiaramente.»

Naruto deglutì e annuì. Poi si ricordò che la donna non poteva vederlo, dato che era al telefono, quindi aggiunse «Va bene»

«Ora, se lo desideri, puoi tornare a dormire. Buona giornata» e con un click, la telefonata si interruppe. Naruto non aveva più nemmeno un'oncia di sonno, così rimase in piedi davanti al letto a fissare le lenzuola disfatte. Aveva appena ricevuto una lavata di capo da una sconosciuta. Si sentiva ridicolo. Che avesse chiamato pure suo padre, gli avrebbe fatto solo un piacere mandare a monte tutto! E poi, nessuno gli aveva chiesto di perdere tempo per lui! Poteva anche evitarsi la fatica e tenersi ben distante da fatti che non la riguardavano!

Uscì dalla camera da letto e andò a farsi una doccia. Siccome non aveva impegni imminenti, ci mise tutto il tempo necessario. Pensò di masturbarsi, ma era così contrariato da non riuscire nemmeno a rilassarsi un po'. Quando uscì dalla doccia era ancora più nervoso di quanto vi ci era entrato. Camminò a passo spedito verso la cucina, mise su il caffè, accese la televisione e poi tornò in camera da letto per cercare il pacchetto di sigarette. Ne tirò fuori tre, una la accese e le altre due le portò in sala. Lasciò che il tabacco inebriasse con delicatezza i suoi sensi, mentre i suoi occhi vagavano sul volto della giornalista che annunciava i morti in un incidente stradale la sera prima.

Prese il cellulare e andò nella rubrica. Aveva bisogno di sfogarsi e ne aveva bisogno subito. Si diede dello sciocco mentalmente per non averci pensato prima, poi avvicinò il telefono all'orecchio e rimase in attesa. Una voce dolce e un po' assonnata rispose poco dopo, e Naruto si sentì incredibilmente meglio nel sentirla. «Naruto... ma che ci fai già sveglio? Sono le dieci meno venti.» disse la sua migliore amica con voce leggermente assonnata. Sentì una voce maschile mugugnare - probabilmente la ragazza era con il nuovo fidanzato importato direttamente dall'Inghilterra.

«Sono stato svegliato da una pazza» disse calmo «Stavi dormendo?»

Un sonoro sbadiglio confermò la sua tesi, ma la risposta fu «No, non proprio. Ma si può sapere perché mi stai chiamando così presto? Non vorrai mica disdire il pomeriggio di shopping, non è vero?» Naruto si passò una mano sulla fronte. Cavolo, era proprio così, aveva promesso a Sakura che sarebbero andati in giro per negozi quel pomeriggio, se l'era completamente dimenticato. Beh, non avrebbe tardato all'appuntamento, no? Non che gliene importasse, dopo tutto lui continuava a pensare che approfittarsi dell'occasione fosse la cosa più giusta da fare.

«No, ci sarò. Volevo parlare un po', sono scosso. Mi sono successe delle cose... incredibili!» si avvicinò alle tende e le tirò. Era una bella giornata soleggiata, le temperature sebbene fosse mattino erano già molto alte e faceva caldo. Dovevano davvero passare il pomeriggio camminando per la città? Che palle.

«Che genere di cose?» domandò Sakura.

«Mio padre deve aver sbattuto la testa da qualche parte, ma forte! Se n'è venuto fuori che mi devo sposare e si è messo in associazione con 'sta tizia... Una riccona che non ha niente di meglio da fare che organizzare incontri. Mi ha trovato degli appuntamenti con dei possibili futuri mariti. È ... assurdo.»

Sakura ridacchiò dall'altra parte del telefono, poi disse «Ma dai, dimmi la verità! Cos'è successo? Perché mi stai chiamando?»

«So che sembra irreale, ma è la verità! Oh, credimi Sakura! Mio padre vuoi che mi sposi!»

«Tu?» fece Sakura esterrefatta «Sposarti? Ma se non sei nemmeno mai stato fidanzato, o innamorato...»

«Infatti, è ridicolo! Oggi pomeriggio ti spiego tutto nei dettagli... Sarebbe una cosa troppo lunga da spiegare via telefono. Come va con la tua nuova fiamma?»

«Con Sam?» la ragazza ridacchiò di nuovo «Benissimo. Mi sto rilassando un sacco! Gli inglesi ne sanno una più del diavolo... fa certi giochetti con la lingua che-»

«Niente dettagli!» Quasi strillò Naruto «Sai che aborro il sesso etero in ogni sua sfumatura! Oddio, sembro davvero una checca del cavolo quando parlo così...»

«Tesoro, lo sei. Passo a prenderti per le tre.»

«E' perfetto» disse Naruto «Allora ci vediamo dopo» pose fine alla telefonata e appoggiò il cellulare sul frigorifero. Non sapeva cosa fare, si sentiva annoiato e non sapeva se era positivo o meno. Se si annoiava, il tempo passava più lentamente, questo significa che avrebbe dovuto incontrare... come si chiamava? Yuki Nagashura? Yomi Tanemura? Non riusciva a ricordarlo. L'unica cosa che sapeva era che se quel tale si fosse rivelato noioso come Tsuba lo avrebbe piantato a metà del rapporto e avrebbe cercato di meglio in qualche locale.

Tutto quello che trovò da fare per passare le restanti ore, fu sistemare casa al meglio che poteva fare. Non era mai stato particolarmente ferrato per le pulizie domestiche, nella casa in cui viveva con i genitori avevano una donna delle pulizie che si occupava di tutte le faccende. Quando era andato a vivere finalmente da solo, si era ritrovato con un sacco di difficoltà, perché non sapeva usare una lavatrice o una lavastoviglie, non aveva idea di come si impugnasse correttamente una scopa, non sapeva cosa usare per il pavimento e spesso confondeva diversi tipi di detersivi e detergenti, rovinando capi e facendo profumare di vaniglia e ammorbidente i piatti. A volte ci aveva pensato, ad assumere qualcuno, ma la sola idea che una donna si aggirasse per il suo appartamento mentre non c'era - o peggio, c'era ed era anche in compagnia - gli metteva i brividi, così aveva subito desistito.

C'era da dire, però, che con gli anni era migliorato parecchio. Non era ancora una perfetta casalinga, ma era diventato molto più attento e responsabile. Solo raramente capitava che macchiasse qualche costosa camicia di un colore improponibile con la candeggina, rovinandola per sempre, o che confondesse il detergente per i vetri con quelli per il pavimento. Per il resto, era diventato davvero bravo. Pulì con cura la cucina, poi passò alla camera e alla fine si occupò del bagno. In un programma televisivo aveva sentito che bisognava sempre lavare quella stanza per ultima, perché era ricca di batteri e se non si faceva in quel modo si rischiava di spargerli in tutta la casa. Naruto non pensava di aver un bagno tanto sporco, più che altro era certo che la sua camera presentasse molti più batteri, visto il numero di persone che vi ci entravano. Tuttavia, mettersi contro degli esperti gli sembrava stupido, così aveva seguito il consiglio. Ricordava ancora la faccia della donna scandalizzata, quando il conduttore gli aveva detto che nel suo mocio per i pavimenti si era annidato l'escherichia coli; da allora, dopo ogni lavaggio, Naruto lo lasciava per almeno due ore a mollo nello sterilizzante.

Le tre arrivarono prima che Naruto potesse accorgersene. Stava ancora riordinando gli scaffali nel corridoio, disponendo vecchie fotografie e soprammobili in un ordine del tutto casuale, quando la porta suonò segnalando che Sakura era arrivata. Brevemente, si ricordò che non aveva ancora pranzato. Forse sarebbero riusciti a infilarsi in un bar per prendere un tramezzino prima dello shopping selvaggio... Andò ad aprire e si ritrovò davanti la sua migliore amica in splendida forma; aveva un sorriso smagliante, i capelli di un eccentrico rosa acconciati in un caschetto anni 50, era dimagrita e aveva un vitino eccezionale e ... quella macchia sul collo non poteva essere altro che uno splendido succhiotto!

«Sei un incanto!» esclamò, prima di abbracciare l'amica che lo strinse forte.

«Tesoro, anche tu! Mi sembra un secolo che non ci vediamo!» disse lei, «dopo tutto, il mio viaggio a Londra è stato prolungato inaspettatamente. Ed è un bene, perché ho conosciuto Charles!»

«Quindi è il nome della nuova fiamma... Ti trovo davvero bellissima! Entra, non posso offrirti niente perché ho il frigo deserto...»

«Non è una novità! Comunque non la definirei solo una fiamma. Lui mi piace davvero, è molto dolce. Ma non voglio parlare di Charles per un secondo di più... Spiegami immediatamente cos'è successo!»

Così, Naruto, prendendo un respiro profondo, iniziò a raccontarle tutte le vicissitudini che lo avevano quasi portato a una crisi isterica. La ragazza rimase in ascolto e si sedette con lui sul divano, annuendo e emettendo qualche suono sorpreso di tanto in tanto. Quando Naruto ebbe finito, disse «Interessante... Bizzarro, ma interessante. Così, stai uscendo con dei ragazzi e tra di loro potrebbe esserci il tuo futuro marito»

«Potrebbe, ma non ci sarà. Ieri ho avuto il primo appuntamento, un disastro, e sono pronto a scommettere che quello di 'sta sera non sarà tanto meglio»

«E dai, non essere così pessimista! Magari andrà meglio. C'è sempre una mela marcia nel mucchio, magari hai avuto la sfortuna di coglierla per prima» disse Sakura, cercando di consolarlo un po' con il suo ottimismo, ma Naruto quasi lo trovò fuori luogo. Non era solo quello, il punto. Anche se ci fosse stato un ragazzo carino e più abile a letto, non lo avrebbe sposato comunque. Non voleva il matrimonio e trovava orribile l'intromissione di suo padre nella sua vita. Sperava che Sakura lo capisse e si mostrasse scandalizzata quanto lui, ma non sembrava esserlo.

«Ma dai. Quindi, magari quello di oggi sarà il principe azzurro ed io sto qui a farmi mille problemi» fece Naruto con eccessivo sarcasmo, che Sakura non sembrò capire.

«Esatto. Su con la vita! Sai che ti dico? Oggi ti compriamo una bella camicia»

«Sakura, non ho bisogno di mettermi in tiro per questa farsa di un appuntamento» commentò acidamente «Non voglio andarci.»

«Ma ci andrai. E ti divertirai. E ti comprerai una nuova camicia. Che ne sai, magari è affascinante, sexy... Un puro stallone!»

Naruto si passò una mano sulla fronte, incredulo. «Ascolta, ho visto le foto. Non ci sarà Jude Law dall'altra parte del tavolo. Non ho bisogno di comprarmi una camicia nuova, una rosa rosa da appuntare al petto e una nuova confezione di lubrificante alle fragole.»

«Sei un pessimista.» commentò Sakura.

«Sono sicuro che al mio posto lo saresti anche tu!»

Naruto si alzò e fece qualche passo verso il tavolo, prima di sospirare pesantemente. «Ho commesso un errore ad accettare. Sai che ti dico? Che vai a fare shopping da sola. Io vado dalla cara Mikoto e metto un punto a questa assurda faccenda! Che ci esca lei con Tobi, Toyu o chi diavolo è!»

«Naruto, calmati! Non risolverai nulla facendo così, rischierai solo di fare infuriare tuo padre...!» Sakura sembrava visibilmente preoccupata, ma Naruto la ignorò. Era troppo furioso per dare ascolto a qualcuno che non fosse sé stesso. Pensava di trovare in Sakura un alleato, ma non era così. Non poteva combattere questa battaglia da solo, ma non poteva nemmeno arrendersi. Era meglio mettere tutto il chiaro e tirarsene fuori il prima possibile.

«Che si infuri pure! Non me ne frega, perché quello infuriato qui sono io!» Prese un respiro profondo, poi guardò i profondi occhi verdi dell'amica «Andiamo a fare shopping un altro giorno. Ora ho altro da fare.»

«Naruto, ti prego, aspetta! Almeno pensaci su un altro po' prima di decidere...»

«Ci ho pensato fin troppo! E ora va' a casa! Anzi, sai che ti dico? Se vuoi, resta. Lascio qui le chiavi» tirò fuori dalla tasca un mazzetto e lo posò sul tavolo «Io vado subito da Mikoto» quasi ringhiò Naruto, prima di uscire a passo svelto dalla casa. Sakura rimase inebetita sul divano, incapace di pensare. «Cosa?» si domandò, prima di passarsi le mani trai capelli e sospirare. Quel ragazzo l'avrebbe fatta impazzire.
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