[RPF Calcio] Daniele De Rossi/Marco Borriello, Miralem Pjanic; NSFW; slash, riding; 487.
"Stai aspettando me?"
Daniele si volta di scatto, come se Marco l'avesse appena beccato a masturbarsi - non che la cosa sia da suicidio immediato, comunque, e comunque non che non sia già successo - e, al primo sguardo, fatica a ricollegare voce ammiccante, sorriso pigro da predatore e occhiale a specchio arancione in coordinato con una canotta stretta, molto molto stretta. La fatica sta nel non fissare i bordi della canotta.
"Sto aspettando Miré", dice dopo un lungo momento, e il sorriso di Marco si fa, se possibile, ancora più largo e caldo.
"Appunto. Stavi aspettando me." Fa il giro dell'auto, calmissimo, apre la portiera dal lato del passeggero e si siede al suo fianco. "Miré, me. 'a stessa cosa".
"No, serio, non è che non sono contento di vederti..." Daniele esita, occhieggia il ginocchio piegato di Marco, la gamba liscia e abbronzata che spunta sotto i pantaloncini militari, "... Ma che ci fai qui?"
"Nun se vede?" Marco gli poggia una mano sulla coscia, che freme ma non scatta. "Come si dice...? Lassù qualcuno ci ama?"
Daniele guarda su, verso il dito che punta al tettuccio; ci mette un po' a capire che indica da qualche parte verso il piano dove abita Miralem, all'incirca qualche secondo minuto secolo dopo che la lingua di Marco è scivolata nella sua bocca. Ha il sapore delle vacanze - quelle finite o quelle promesse? - il suo bacio, e non vuole staccarsene più.
"Andiamo", riesce a biascicare infine, e la risatina di Marco è un finto rimprovero più che sufficiente.
Marco è tornato. Daniele non ha né il tempo né le forze di pensarci, non con le mani di Marco che gli stringono dolcemente i polsi e li premono contro il materasso, con il suo bacino che si muove sopra di lui e lo accoglie fino in fondo, con la sua bocca che gli sussurra parole che solo nel suo letto ha ascoltato, e che solo lì ha piacere di ascoltare senza bruciare vivo dall'imbarazzo: Marco riesce a prendere possesso di lui soltanto con la propria presenza, gli basta il sospiro profondo che lascia andare quando il sesso di Daniele arriva più profondamente di quanto ricordasse, per farlo.
Ci pensa più tardi, molto più tardi, quando Marco russa, esausto, e di lui non può vedere che il profilo della schiena nuda e lucida di sudore; è costretto a farlo, perché il display del suo cellulare si illumina e Daniele, vinto dalla curiosità, consapevole che esiste ancora un mondo che non ruoti intorno ai baci di Marco e ai morsi di Marco e alla curva sinuosa del corpo di Marco che si tende al momento dell'orgasmo.
Miralem gli ha inviato un messaggio su Whatsapp, con una faccetta metà sorridente, metà ammiccante, e nient'altro.
Daniele si gratta un lato della bocca con l'indice, gli risponde con la stessa faccina seguita dall'emoji della banana, e spegne il cellulare. Smette anche di pensare, e sporge la lingua contro la pelle umida di Marco.
[RPF Calcio] Fabio Borini/Mattia Destro/Miralem Pjanić; NSFW(ish); slash, threesome; 310.
"... Quanto arancione."
Mattia sorride pigramente, fingendo di non notare né la sorpresa né la disapprovazione di Fabio, e non dice niente: piuttosto si lancia sul divano, scostando telecomando e joypad prima che finiscano in rotta di collisione con la sua schiena, e batte un paio di volte la mano sul cuscino ancora libero dei tre. "Cos'è che ti aspettavi, di preciso? Mobili d'epoca e credenze con i bicchieri di cristallo?"
"Mi aspettavo qualcosa di diverso da una fornace. Esistono altri colori."
"Aha." Mattia non smette di ridere, lanciando occhiate da qualche parte dietro Fabio, che ancora esita e si aggrappa al proprio zaino da viaggio pur di rimandare il momento di sapere com'è sedersi su un divano color mandarino con le gambe di Mattia dietro la schiena.
"È esagerato."
"Nessuno si è mai lamentato."
"E fa male agli occhi."
Mattia sbuffa, batte ancora una volta sul divano, e Fabio finalmente si siede. E Mattia lo afferra per la nuca, baciandolo piano, abbastanza a lungo perché Fabio si possa rendere conto dell'indolenza, del sapore che gli è mancato a lungo, e di quello che manca adesso. E sorride ancora, quando Fabio si ritrae, sussurrando una qualche scusa che nessuno dei due comprende o ascolta.
"Non è che..." Fabio esita di fronte all'espressione compiaciuta di Mattia - si ritrova schiacciato tra un divano mandarino e quel sorriso, adesso, e neanche riesce a sentire il peso di Mattia sulle sue gambe, impegnato com'è a evitare con non troppa convinzione di ritrovarsi un collo pieno di succhiotti. "Non siamo tutti."
"Questo è quello che credi tu." Le parole sono basse, strascicate, e seguite da un morso piccolo, giocoso, alla base della nuca, che fa trasalire Fabio; mentre Mattia gli toglie la maglia, porta le mani di Fabio dietro il divano, dove un'ombra le afferra per i polsi.
"Non ho intenzione di spostarmi da qui", si lamenta, cercando all'indietro la bocca di Miralem.
[Originale] Tre maghi; SAFE; turpiloquio; 414.
"Non succederà. Non si apre mica da solo, se siamo qui a grattarcela."
"Certo che non succederà." Il tono di Moow era quasi annoiato. "Non s'è mai visto accadere qualcosa in questo universo senza una causa. Credevo che almeno in questo fossimo tutti e tre d'accordo."
"Noi siamo quasi sempre d'accordo" fece notare Aëf, la più accomodante tra i tre stregoni. "Sial faceva solo una battuta di spirito."
Sial emise un piccolo sbuffo d'aria, come se stesse trattenendo a fatica uno dei suoi squillanti Non è vero! e fosse pronta a contraddire il compagno di viaggio, ma non disse altro. Il paesaggio arancione le stava affaticando gli occhi, era stanca, affamata, aveva voglia di sesso - e ovviamente non aveva voglia di fare sesso con uno degli altri due - le facevano male i piedi e aveva bisogno di scarpe nuove - scarpe vere, non calzature create per magia, ché della sua misura venivano sempre male. E aveva sete. E desiderava trovare qualcosa di un colore diverso sotto gli occhi, foss'anche una merda di cane.
"Quindi, visto che non si aprirà da solo - perché i casi certificati e storicamente accurati di portoni magici che si aprono a una potenza superiore a quella del proprio creatore sono pochissimi, nessun mago vorrebbe che il proprio antro fosse alla mercé di un rivale più potente, e in ogni caso per trovare l'ultimo bisogna risalire a duecentoquarantasei anni fa quando Budùr figlia di Sheer..."
"Moow, mi hai overcapacizzato la minchia". Aëf fece appello al proprio self-control per tenere a bada la sorella... fratello... parente consanguinea, ma Sial era chiaramente esasperata, e persino lei sapeva che tra l'ira dell'unico uomo della compagnia e la sua, quest'ultima era la più difficile da affrontare, così tacque. "È mai possibile che devi triturarci i coglioni anche solo per aprire una cazzo di porta magica facendoci l'albero genealogico di chi l'ha creata fino alla settima generazione?"
"E allora aprila tu se sei tanto brava!"
"Col cazzo. Io posso sempre tornare indietro, sei tu che vuoi passare per le scorciatoie perché hai sbagliato strada!"
Moow incrociò le braccia e non disse niente, limitandosi a scagliare fulmini sempre più potenti contro il portale, che infine cedette. E si aprì sulla collina appena retrostante, legno arancione su terra arancione. Sial brontolò un Lo sapevo!, Moow le sbuffò contro, e con un briciolo di ragionevolezza residuo Aëf sospirò e propose con molto garbo di cercare una strada alternativa o di tornare indietro, perché le rispettive vesciche avevano una maggiore priorità rispetto al loro orgoglio.