Fandom: Sherlock (bbc)
Titolo: Insomma.
Rating: PG
Conto Parole: 492, con
questo contatore.
Personaggi/Pairing:Sherlock Holmes/John Watson, che ve lo dico a fare? U.u
Prompt: Pochi criceti da quelle parti? [Squadra 6] (MDF @
it100) In più ho affrontato cinque leoni La notte bianca 3.0 di
maridichallenge, che implicavano: [Storia divisa in tre parti, ognuna che cominci con la parola "insomma".] [Storia con prompt "una bussola fissa sull'est".] [Storia in cui i protagonisti devono abbracciarsi.] [Storia incentrata su un tradimento.] [Storia con la linea di dialogo: "Non voglio vederti mai più".]
In pratica un altro paio di prompt e la storia me l’avrebbero scritta loro x’D
Beta:
levy (a cui va la mia sincera compassione perché delle correzioni che ho apportato ne avrò accolte sì e no tre, sono una persona pessima .-.)
«Insomma, John. Credo che tu stia decisamente esagerando».
Esagerando. Esagerando! Lui stava esagerando. Bene, benissimo. Questo lo convinceva ancora di più.
Dov’era quel dannato maglione blu? Al Diavolo il maglione blu, glielo avrebbe lasciato in eredità. E quella maledettissima valigia che non si voleva chiudere.Poteva sempre gettarla dalla finestra. Sì, prospettiva allettante. Probabilmente è così che avrebbe fatto, anzi, di sicuro.
«Insomma? Insomma?! Sherlock Holmes, ti sei introdotto negli archivi della mia psichiatra, ti sei procurato il mio fascicolo, ha tradito la mia fiducia. Non hai mai avuto il minimo rispetto per nessuno, e certamente non per me- ma che diamine! - speravo almeno che lo avresti avuto per la nostra amicizia - o qualunque fottutissima cosa sia. Perché ho i miei dubbi che questa lo sia mai stata, un’amicizia», aveva ringhiato, senza prendere fiato.
Bene, adesso erano spariti pure i jeans.
Traditori maledetti.
L’insubordinazione dei suoi capi di vestiario quel giorno rasentavala necessità di una Corte Marziale appositamente formata.
«Insomma...»
I calzini.
‘Fanculo i calzini. Mai una volta che uno avesse speranza di trovarli in coppia.
«John?»
Ah, la gamba, cazzo. Succedeva sempre quando si agitava. Psicosomatico un cazzo. E comunque psicosomatico o no, dove cazzo era il suo bastone?
«Smetti di girare come una trottola e fermati un minuto a parlare!»
Sherlock non aveva capito, e quando mai. John si domandò se sarebbe riuscito a renderglielo più chiaro: «Non voglio vederti mai più», scandì distintamente. Più chiaro di così.
«John, senti, io so cosa...» sbagliato. Sbagliato. Non poteva trovare incipit più sbagliato. Era questo che John aveva pensato un secondo prima che la bocca si aprisse contro la sua stessa volontà. Lucidamente non avrebbe detto nulla.
«Tu sai?! Tu sai!?» E se col senno di poi avrebbe realizzato che la sua scenata rasentava L’isteria, pure in quel momento non sarebbe riuscito a fermarsi in nessun caso. «Tu non sai niente». Per una volta Sherlock ebbe la prontezza di riflessi di tenere a freno la lingua. «È come... come una bussola fissa sull’Est. E non esiste nient’altro. Tu pontifichi sul mio blog, sul mio carattere, sulla pateticità di una malattia psicosomatica - cosa c’è? Pensi che mi diverta ad attirare l’attenzione? Ma cos’hai nel cervello? Pochi criceti da quelle parti, eh? Tu, stupido ragazzino viziato che non è mai uscito da Londra, tu sai, non è vero? Tu sai tutto, non è vero? Tu non ne hai la più pallida idea! Tu...» finì la frase - qualunque cosa disse, perché in seguito non riuscì più a ricordarlo - sul petto dell’amico. Impiegò un tempo spropositato a capire che si trattava di un abbraccio. Non avrebbe saputo dire quanto durò e, se furono pochi istanti, sembrò di più.
Al suo termine, John sarebbe rimasto a casa, e lo sapevano entrambi.
Non avrebbe forse saputo cosa dire, ma ci pensò Sherlock: «Se cerchi il tuo maglione blu, avevo bisogno di qualcosa con cui tappezzare la perdita di etanolo di là».
Al Diavolo.