Cinquanta sfumature di crema solare

Dec 30, 2012 02:11

ORIGINAL, F/F, "Mi spalmi la crema sulla schiena?"

Rating: arancione
Warning: femslash, lime, fluff


Cinquanta sfumature di crema solare
Liz afferrò il tubetto nuovo di zecca contenente la crema solare protezione 50: Joanna le aveva appena squittito sensualmente all'orecchio - solo lei poteva riuscire a rendere sensuale un tale squittio - se poteva spalmargliela.Sdraiate sulla terrazza sotto il sole delle undici di mattina, circondate da colline e silenzio, non c'erano molte altre attività a cui dedicarsi.
«Mmh, grazie», mugugnò Joanna mettendosi a sedere a gambe incrociate davanti alla sua fidanzata. Liz aprì il tubetto dopo qualche istante di lotta, lo capovolse mirando alla schiena della ragazza ed esercitò una leggera pressione affinché un sottile filo di crema scendesse. Mosse il tubetto a formare uno smile sulla pelle di Joanna, che intuì ciò che l'altra aveva fatto dalla risatina che udì.
«Liz», si limitò a sospirare per poi redarguirla: «Spalmala bene, non lasciare ditate come al solito che poi mi scotto a chiazze!»
«Agli ordini, capo. Sei così inglese quando fai così», la prese gentilmente in giro, sporgendosi a posarle un bacio sull'orecchio. I capelli biondo ramato della ragazza, raccolti in un nodo disordinato sulla nuca, le solleticarono una guancia
Lo smile era ormai sparito dalla schiena di Joanna, che Liz si stava impegnando a massaggiare per distribuire la crema in maniera uniforme: ogni volta che andavano a casa di suo padre, nel Sud degli Stati Uniti, Joanna pretendeva di prendere il sole e puntualmente si scottava. Lei, complice il sangue italiano ereditato dalla madre, non aveva di questi problemi e, nonostante i capelli chiari, sotto al sole diventava di un delizioso color caramello. Joanna era un caso disperato: il massimo a cui poteva ambire era l'aragosta intenso.
«Fatto, sei perfetta», sentenziò osservando la diafana pelle della sua ragazza ora patinata da uno strato - uniforme! - di crema.
«Grazie darlin'», sorrise Joanna voltandosi e saltando in braccio alla fidanzata senza tanti complimenti. Le pizzicò una guancia con due dita, ridacchiò e poi la baciò dolcemente, stringendosi a lei con tutto il corpo. Quando le sue mani s'imbatterono - casualmente - nel nodo del pezzo superiore del bikini di Liz non resistette alla tentazione: afferrò una delle estremità e tirò. Ovviamente il costume scivolò morbidamente in avanti. Joanna cercò l'altro nodo, quello attorno al petto, e sciolse anche quello.
«Mi stai denudando»
«Sei brillante, ecco perché mi sono innamorata di te», ridacchiò Joanna posandole la mani sul seno e stringendo leggermente.
«No, ti sei innamorata di me perché ero l'unica che ti capiva quando straparlavi circa i tuoi studi scientifici sulle piante...»
«Sono una scienziata, non resisto al fascino della scienza»
«Già, e io sono una musicista fallita riciclatasi come commessa di un negozio di dischi, nonché curatrice part-time del giardino botanico», puntualizzò Liz sollevando un sopracciglio.
«E mille altre cose che nascondi nel tuo tenebroso passato», continuò Joanna fingendo una voce cupa e muovendo le dita delle mani all'altezza delle sue orecchie.
«Sei deliziosamente petulante, ora però chiudi la bocca», sentenziò Liz costringendola prona. Joanna sorrise maliziosa, gli occhi sollevati al cielo terso della Georgia.

Anzitutto Liz si occupò del bikini di Joanna, sfilandolo con delicatezza mentre ad intervalli regolari posava baci sparsi lungo il suo corpo. Si chinò sul seno della compagna e chiuse la labbra attorno ad un capezzolo, mordicchiandolo appena. Con la mano libera le massaggiava l'altro in attesa che l'impazienza di Joanna crescesse di pari passo con la sua frustrazione. Avvertì le dita della compagna insinuarsi tra i suoi capelli e sollevarle il capo, subito dopo Joanna si sollevò quel tanto che le bastava per baciare Liz: amava i baci, baci sulle labbra, sul collo, sulle spalle, sul seno, sul ventre, sulle cosce, dovunque, baci baci baci. Liz la assecondò con infinito piacere. Quella piccola creatura che stringeva tra le braccia era tutta la sua vita, tutta la sua famiglia: sì, aveva un padre e una madre, ma loro due avevano il loro grazioso appartamento a New York e la Georgia era ormai diventata una meta di vacanze; d'altro canto non aveva mai conosciuto la famiglia di Joanna, che viveva nell'Inghilterra meridionale, ma siccome lei ne parlava molto raramente e con profondo astio evitava accuratamente l'argomento (non che l'idea di un incontro con i suoceri la entusiasmasse, anzi).
«Ti amo», sussurrò Liz tra le labbra di Joanna, causandole un mugolio compiaciuto. Non le diede il tempo di raccogliere le parole per formare una risposta sensate: in un istante Joanna si trovava di nuovo con la schiena a terra. Con un gesto che di elegante aveva ben poco, Liz le posò le mani sulle ginocchia e le aprì le gambe, per poi slacciare i nodi del pezzo inferiore del bikini e sfilarglielo da sotto al sedere con un gesto secco.
Non perse tempo con baci e strofinamenti apparentemente casuali, ma si focalizzò immediatamente sul suo obiettivo: le posò le labbra tra le gambe, con evidente sollievo di Joanna che emise un profondo sospiro e strinse in automatico tra le dita il telo da mare rosa su cui erano sdraiate.
Liz conosceva benissimo il corpo della sua fidanzata, sapeva dove toccarla, come toccarla, o nel caso specific baciarla. Dopo sei anni di relazione (di cui tre di convivenza) diventava inevitabile, ma ciò non significava che le cose tra loro due andavano spegnendosi o sintonizzandosi sulla monotonia, tutt'altro, ed entrambe ne erano particolarmente felici ma non sorprese da questo risvolto.
Le gambe di Joanna furono scosse da un tremito e reclinò la schiena gemendo forte: adorava quel contatto tra la sua intimità e le labbra della compagna. Era il bacio più segreto che potesse ricevere. L'orgasmo arrivò silenzioso ma non meno piacevole nel momento in cui Liz iniziò a massaggiarle una coscia. 
«I-io...», boccheggiò Joanna tentando di rimettersi a sedere goffamente. Liz rise, afferrandola per un gomito e avvicinandola alle sue labbra.
Avrebbe voluto chiederle non senza una certa malizia se le era piaciuto per poi ricordarle quanto la amasse, ma un rumore di pneumatici proveniente dal vialetto le ridestò rapidamente dal torpore.
«Mio padre!», sibilò Liz voltandosi alla ricerca del pezzo superiore del suo bikini.
«Ma non doveva t-tornare dopo pranzo?»
«Evidentemente no!»
Si rivestirono rapidamente, le mani che tremavano nel tentativo di annodare i nastri del costume.
«Zuccherini, siete in terrazza?», tuonò la voce del signor Garner, allegra e frizzante come al solito.
«Sì papà, siamo quassù», rispose Liz sporgendosi dalla ringhiera, le guance imporporate.
«Ecco, allora ho visto bene. Dovreste fare più attenzione, se arriva qualcuno dalla stradina vi può vedere. Ora vado a preparare la griglia, voglio deliziare Joanna con il mio barbecue!», e così dicendo rientrò in casa canticchiando.
Entrambe avvamparono, Liz scosse la testa: i suoi genitori erano fin troppo aperti dal quel punto di vista.
«Grazie pa', lo terremo a mente», esalò Liz rivolta al panorama per poi voltarsi a guardare Joanna, seduta sull'asciugamano rosa. Scoppiarono a ridere istericamente.

femslash, p0rn fest

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