Non ci ho voluto credere, e ora so di non crederci, di non aver più nulla da dire. Mi sono letto pagine e pagine arretrate senza quasi commentare, sentendomi ora allegro ora rabbuiato per ciò che leggevo. Non è vero, che non ho niente da dire: è che le cose sono tante, troppe, e le mie dita, antenne del cervello e del cuore, sentono solo ora di
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