{Raccolta: All You Destroy} The Loch Ness Monster.

Jan 29, 2010 13:18

Titolo: The Loch Ness Monster.
Beta: namidayume
Fandom: Originali.
Prompt: Lake Monster/ Loch Ness (@ paranormal25)
Rating: PG
Conteggio parole: 1348 (W di Namida)
Note:
• La fic fa parte della raccolta All You Destroy.
• Postare questa storia senza dedicarla a Namida è impossibile. Quindi gliela dedico; perché ha betato, perché mi ha sopportata mentre la scrivevo, perché mi ha "donato" la tabella, perché ha conteggiato le parole, blablabla. È sua e basta, insomma ♥
• La protagonista di questa storia è pazza. Prendete il suo atteggiamento sotto questo punto di vista, molte cose vi saranno più facili da comprendere.
• La Fic parla anche di Sette, di religioni, di occulto, di varie cose che potrebbero non piacervi. Io vi ho avvertiti ù_ù.
Disclaimer: Lucy è un personaggio che mi appartiene, così come la Setta presente nella fic. Nessie no, lui è una leggenda, ma la caratterizzazione è frutto della mia fantasia, quindi non usatela. Ogni riferimento a persone, situazioni, Casper, o altro è puramente casuale e non voluta ù_ù

*

Era bellissimo. Così bello da non poterlo vedere, così assoluto da non poterlo guardare.
Lucy aveva fatto tantissima strada per riuscire a stare al suo cospetto, per poter anche solo sperare di guardarlo negli occhi, ed ora si limitava a rimanere nascosta (nella vana speranza di poterlo osservare quando, distratto, sarebbe risalito in superficie) ad aspettarlo.

Lei non credeva nei falsi. Non lo aveva mai fatto.

Aveva sentito la prima leggenda su Nessie quando era ancora piccola. Si era spaventata ed incuriosita, come tutti i bambini della sua età.
Suo fratello l’aveva presa subito in giro, chiamandola come faceva sempre e continuando ad imitare il Mostro (non bene, dato che - effettivamente - non aveva nessunissima idea di come fosse fatto e, dalla sua caricatura, sembrava più una gallina).

Lucy odiava avere un fratello maggiore così. Nella sua mente di bambina, non riusciva proprio ad accettare che fosse stupido e cattivo nei suoi confronti (i fratelli delle sue amiche erano più bravi o più piccoli, di certo meglio di ciò che era spettato a lei).

Forse per questo, il suo primo “contatto” con il Mostro non ebbe nessuna reazione in lei.

Diversi anni dopo si appassionò all’occulto. Infantilmente, cercando informazioni su internet e nei vari libri che riusciva a trovare, sentendosi attratta da qualsiasi cosa.
Allora si rese conto di Nessie e della sua esistenza.
Allora si rese conto di averlo così vicino.
Non pregava i suoi genitori di portarla lì, in quel lago, non ascoltava le sue amiche quando le spiegavano che no, non è vero, né si lasciava abbindolare dalle persone che tentavano di vendere il nome di Nessie sotto forma di magliette e pupazzetti.

Semplicemente, lei leggeva del Mostro e ci credeva, perché era decisamente emozionante.
Ma sapeva che un fondo di verità c’era - doveva esserci.

Il suo interesse per Nessie non veniva considerato dalle persone che le stavano vicine, perché aveva imparato a non parlarne.
Non per qualche stupido precedente, ma perché non voleva che la considerassero ingenua, anche se per prima sentiva di esserlo. Non voleva che qualcuno la prendesse in giro (e sì, per questo c‘erano dei problemi).
Si limitava a parlarne ogni tanto, scherzandoci, mostrando solo a pochi i vari volumi che teneva in camera. Dando informazioni sommarie (che sapevano già) e ammettendo, qualche volta, di avere il desiderio di andarci.

Ma fremeva quando lo diceva. Non rendendosi conto che andare da Nessie era diventato il suo desiderio maggiore.

Nella sua mente, Nessie sarebbe stato più che felice di riceverla. Perché nel mito che si era creata, Nessie più che un mostro sembrava una divinità e voleva bene a chi credeva nella sua esistenza.

Una divinità cosciente, una che sapeva esattamente quello che la gente pensava e voleva - per questo si nascondeva, no? Perché non sarebbe stato compreso da nessuno.

Cresceva senza rendersi conto di star dedicando tutti i suoi pensieri ad un ipotetico Mostro, uno che scientificamente e moralmente non esisteva. Ma era contenta di farlo, perché segretamente convinta di poter ricevere una ricompensa un giorno.

Si avvicinò alla Setta. Lo fece solo perché suo fratello (cresciuto ma rimasto scemo) le aveva presentato tantissimi amici appartenenti ad essa. Credevano tutti in ciò che professavano, rimanevano insieme perché disturbati, mostravano sui loro corpi gli effetti di quel culto.

Lucy si trovava bene con loro, anche se il suo Credo non veniva mai preso in considerazione. Aveva tentato di parlarne con qualcuno, ma le reazioni furono sempre freddine - di certo, non si trattava di un argomento paranormale interessante.
O semplicemente non un argomento paranormale nocivo, quindi scartabile (come Casper, più o meno, esisteva ma nessuno di loro lo riteneva importante).

Lei sapeva che Nessie non faceva del male. Era contenta di sentirlo dire anche dagli altri.

Questa era la sua storia. La sua vita prima di arrivare sul Lago e, da sola, appostata ad aspettare.
Amici, parenti, situazioni… pochissime cosa riusciva a ricordare, e tutte portavano sullo stesso punto (quello in cui era nascosta). Lucy aveva decisamente perso di vista la sua esistenza e l’aveva trasformata nella ricerca dell’impossibile.

Aveva capito da tempo che Nessie non aveva un corpo. Non poteva averlo. Questo rafforzava la sua idea originale, quella di star di fronte ad una divinità a tutti gli effetti.
A notte inoltrata, sola, un po’ spaventata (non per il Mostro, chiaro, ma più per quella lacerante solitudine) decise di iniziare a parlare, di raccontarsi al vento.

Ma il mostro la sentì, perché in realtà aveva un corpo e un paio di orecchie e decise di mostrarsi. Emerse lentamente, senza che lei se ne accorgesse, si avvicinò alla riva quando il discorso era oramai finito.
Lucy aveva iniziato a parlare delle sua vecchia scuola quando si accorse della sua presenza.

Lo osservò, bene, attentamente, lo illuminò con la torcia che si era portata per essere certa che fosse lui (perché non somigliava a nessuna delle illustrazioni o foto che aveva visto fino a quel momento). E si mise a piangere mentre lo faceva.

«Ciao!» Lo salutò, senza riuscire a trattenere la felicità, l’isteria causata da quella visione.
«Ciao.» Rispose Nessie, imitando la sua voce senza usare alcun tono. Non ne aveva, così come non aveva sesso né età. Lucy comprese finalmente di essere di fronte a qualcosa di immenso ed irreale. Di aver trovato l’introvabile.

E non sapeva che cosa dirgli. Così si limitò a guardarlo ancora e a decidere che non aveva nemmeno un nome.
«Hai gli occhi di mio fratello.» Affermò, quando notò il piccolo particolare. Aveva il suo sguardo, quando Lucy era ancora una bambina e lui lo prendeva in giro, imitandolo, sbracciando e divertendosi.

«Io non ho occhi.»
Affermò in risposta, senza durezza né comprensione. Inumano.

«Io li vedo.»
«Quelli che per te sono occhi, per me non sono nulla.»
«Ci rivedo il nostro primo incontro. Quando mio fratello mi ha parlato per la prima volta di te.»
«Ti ho spaventata?»

Si beò della sua preoccupazione; Nessie era turbato, non voleva farla soffrire.
«Non tu.» Rispose per tranquillizzarlo, intuendo cosa stava passando per la testa del suo Mostro.
Si tranquillizzarono per un po’, non sentirono il bisogno di parlarsi. Non credevano di avere argomenti in comune, anche se Nessie avrebbe voluto dirle della noia che provava quando gli scienziati tentavano di dimostrare la sua falsità e la paura che gli causava sapere di persone come lei - persone pronte a tutto pur di vederlo o toccarlo.
Questo gli fece venire in mente una cosa: «Tu credi di avermi capito.»

«Io credo sia impossibile capirti.» Omise che cosa voleva intendere, del suo Culto, perché non voleva risultare ridicola o ingenua nemmeno con lui.

«Ti stavo aspettando da molto tempo, volevo chiederti una cosa...»
«Vuoi che venga con te?»
«No. Non mi hai capito,» sentenziò ancora Nessie, con la sua voce fredda e distaccata, il suo tono inesistente e mai udito, «voglio che tu venga nel lago.»

«Ci verrei volentieri. Ma ho paura di non tornare indietro dopo.» Finalmente si rese conto che la sua creatura non pensava come lei, che i suoi intenti non erano i suoi né quelli della sua razza. Che, definitivamente, non avrebbe mai potuto assecondarlo senza fargli del male.

«Io voglio che tu venga.»
Ripeté ancora Nessie, fuoriuscendo un po’ di più e mostrandosi nella sua fierezza. Aveva scoperto di Lucy diversi anni prima, sentendo la sua voce chiamarlo, e si era spaventato. Non voleva un‘altra persona sulle sue tracce, non voleva sentire ancora la pazzia (la stessa che accompagnò molte delle sue notti diversi anni prima).
Aveva capito che l’unico modo per salvarsi era quello di portare Lucy con sé, nelle profondità degli abissi, per farle finalmente vivere il sogno della sua vita.

«Perché?»
Domandava invece lei, attendendo una risposta che non arrivava.

Nessie sapeva che lei era impazzita, letteralmente, per la sua esistenza. Lo era così tanto che sarebbe stata capace di sacrificarsi per lui. Era indeciso: poteva andarsene, o tentarla per un’ultima volta.
«Pensaci. Ci rivedremo domani. Ora ho fame.»
«Che cosa mangi?» Chiese lei, tornando lucida e ricordandosi - per un attimo - di non saperlo.

«Stelle.»
«Davvero?»
«Vieni con me e lo scoprirai.»

Lei ci pensò. Credette di rispondere con un Sì, ma in effetti non disse nulla. Fu Nessie a prenderla dolcemente e trascinarla con sé, contento di essere riuscito a salvare entrambi.

- - -

In precedenza, era postata qui.

raccolta: all you destroy, comm: paranormal25, genere: angst, genere: fantastico, *2009

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