Indicativo Imperfetto.

Mar 12, 2010 20:40

Titolo: Indicativo Imperfetto.
Beta: namidayume
Prompt:
~ Strega, Sangue @ Settimana Nera.
~ Witch @ paranormal25
Rating: PG
Conteggio parole: 1168 (Works)
Note:
• Streghe! Velato horror, velato femslash, velata deathfic, velatamente tutto.
• Appartiene a namidayume, visto che l'ha amata e mi ha fornito il prompt! ♥
Disclaimer: tutto mio, tutto mio, tutto mio.

*

Indicativo Imperfetto.

Lei era semplicemente la ragazza più bella. Niente di più, niente di meno: la ragazza popolare perché apparentemente perfetta - la Strega lo vedeva.

Non si illudeva di trovare in lei qualcosa di più che una bella risata o un cervello non male, ma aveva bisogno di un'apprendista che stesse ad ascoltare la storia della sua vita, della sua persecuzione e dei suoi incantesimi - di come era arrivata a cambiare città dopo città, perdendo ogni frammento di lei stessa e di ciò che era stata prima di scoprire la magia.

Non era vecchia, ma si sentiva stanca.

La solitudine la stava logorando ed era tempo di trovarsi una Compagna; aveva iniziato la ricerca nella prima città che conosceva, una con una grande scuola superiore - quelle che, nelle grandi ma anonime cittadine, sfornavano quotidianamente potenziali streghe e stregoni.

Puntare la più affascinante era stato solo il primo passo falso. Perché non aveva badato né alle conseguenze né alle cause di quella scelta: una vera maga non dovrebbe essere bella, mai.

*

La Strega si trasferì nella città, quindi, e furono pochi i vicini che andarono a trovarla. Tutti le parlavano con un tono gentile, le portavano dei doni e la chiamavano con il nome - falso - che aveva detto di avere. In fondo ai loro occhi, però, poteva leggere la sorpresa ed i mancati giudizi che le stavano dando; non li avrebbe frequentati.

Probabilmente si sarebbero salutati solo per pochi mesi. Dopo, il gelo.

Era così abitudinario che non le pesò, ma le diede la forza di trovarsi un lavoro nella scuola - un lavoretto da nulla, praticamente segretaria - e nello scrutare meglio tutti gli studenti che le passavano davanti durante le giornate.

Il suo giudizio non cambiava: rimaneva sulla sua prima scelta, quella più bella.

La ragazza era abbastanza alta, con i capelli lunghi e ben tenuti, sempre ben vestita. Sembrava avere molti ammiratori e tanti amici, con una piccola dose di rivali... apparentemente nella norma, ma con un potenziale.

Andava benissimo in ginnastica e biologia. Fu con la scusa della seconda che le si avvicinò sorridendo - poteva tranquillamente fingere di essere brava abbastanza per fare due chiacchiere.

Ci mise almeno un mese per conquistare la fiducia sommaria della ragazza, per entrare un po' nel suo mondo; almeno due per iniziare a parlare dei segreti della sua vita - per cominciare ad illustrare il bel mondo che si portava dietro.

Dopo la sua prima dichiarazione, la ragazza rise di lei e chiese immediatamente una dimostrazione - l'intenzione era quella di prenderla in giro con i suoi amici successivamente, chiamandola svitata.

Ma la Strega gliela diede.
E lei non aveva potuto fare a meno di rimanerne incantata.

*

L'Apprendista aveva accettato, con poche piccole riserve. Era abbastanza furba per tenere nascosto ai suoi genitori ed ai suoi compagni quello che voleva diventare e l'idea di poter fare qualcosa di magico la esaltava.

La Strega non era male. Aveva assunto un atteggiamento duro e poco solidale, probabilmente perché non aveva mai posseduto una famiglia. O perché la testa della ragazza era un'enorme tabula rasa che attendeva di essere riempita e questo - molto spesso - la metteva in soggezione.

Fattori che avrebbero potuto aiutarle o distruggerle, in effetti. Ma che fecero solo crescere i primi malintesi.

Per dedicarsi anima e corpo agli insegnamenti, infatti, la giovane doveva abbandonare la scuola e gli hobby. Non era semplice, non era facile, non era una scelta adatta ad una ragazza della sua età; saltava la scuola sempre più spesso e questo le stava facendo abbassare la media in una maniera spaventosa. Perdeva contatti con i compagni e con gli insegnanti, i genitori si lamentavano.

Per poter imparare ciò che la Strega aveva da insegnarle, doveva arrendersi all'idea di non trovare più i suoi amici fantastici come un tempo.

Diventare superiore, non è un arte per tutti.

Non era per lei. Poteva tralasciare la scuola e la famiglia, ma il suo fidanzato, la sua migliore amica, la schiera di ragazze carine e popolari no; quello era un suo limite: aveva imparato a sopravvivere solo perché tutte quelle persone non facevano altro che tenere gli occhi puntati su di lei: non poteva tollerare di vederli cambiati.

Inoltre, una piccola parte di lei che non aveva ancora ammesso e che la sua Maestra non era riuscita a cogliere - per fortuna - iniziava ad avere paura. Sentiva di non avere coraggio sufficiente per smettere di legarsi alle persone e alle cose: non era un'anima pronta al vagabondare.
E i poteri che le venivano mostrati erano immensi, troppo.

Iniziò a mancare gli appuntamenti con la sua maestra, per stare con loro - ridere e scherzare, spettegolare, fare sesso, comportarsi come una qualsiasi adolescente - e riprendere la sua precedente vita. Si pentiva di non poter così imparare nulla, ma le sue priorità erano resistenti.

Forse, con il tempo.

Ma la Strega non conosceva tempo: non ne aveva mai avuto e già fremeva pensando al nuovo trasferimento.
La maleducazione che la ragazza stava dimostrando la feriva, il suo orgoglio era quasi mutilato dalla scelta sbagliata che aveva fatto. Doveva prendere una ragazza sola e impopolare, invece aveva preferito la più bella - ne stava pagando tutte le conseguenze.

Sentiva che stava arrivando il momento di sbarazzarsi del problema.

*

L'Apprendista si stava guardando nello specchio; cercava di cogliere le differenze, di vedere se stava cambiando anche in superficie - giusto curiosità e un po' di precauzione - quando sentì il mobile tremare, l'immagine deformarsi.

Era la Strega, non c'era alcun dubbio: aveva sempre saputo di star giocando con il fuoco, quella parte di lei che aveva paura si risvegliò in tutta la sua violenza. La sua immagine era orrida - in particolare, nel suo sguardo c'era qualcosa di insano.

Non le piaceva.

Poi sentì la sua voce. Recitava incantesimi, si fermava, a tratti ringhiava. Non le stava dicendo nulla e questo le confermava la sua tesi: la sua vecchia maestra si trovava lì, quella sera, nascosta nelle ombre solo per ucciderla.
Solo per esorcizzare la propria anima - malata - da quello che aveva creato: una Strega sbagliata.

«Ma...» Riuscì a balbettare, oramai nello sconforto puro, «io ti amavo.»

Ed era vero, una parte di lei aveva amato quello che la Strega era riuscita a darle; aveva amato come si era sentita e soprattutto la sicurezza che solo appartenere ad un ordine così segreto sapeva dare.
Solo, non abbastanza.

Non le servì sputare del sangue, non servì sputarne copiosamente, aveva già capito da sola che tutto quel teatrino era stata solo un imperfetto tentativo di sopravvivere alla solitudine.
Terminava con la sua morte, perché la Strega non sarebbe mai stata in grado di combatterla e di piegarsi alle regole di una persona completamente umana, completamente corrotta.

La Strega, ora, aveva solo bisogno di ritrovare un'altra anima compatibile. Aveva bisogno solo di non sentirsi più attratta dalla più bella e, a quel punto, forse non sarebbe rimasta sola come temeva - come sentiva.

Forse.

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comm: paranormal25, genere: angst, genere: sovrannaturale, challenge: settimana nera, *2010

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