Titolo: Tra Noi. Capitolo 4/18
Autore: Nico
Pairing: Michael/Maria
Fandom: Roswell
Rating: VM18
Genere: AU
Sommario: Michael è il nuovo ragazzo a scuola, quello che attrae l'attenzione di tutti anche senza volerlo, e Maria non è immune. Sembra semplice, all'apparenza, ma è tutt'altro che così.
1 2 3 Capitolo IV
Da alcuni giorni, ormai, Maria non riusciva a scambiare con Michael più di due sillabe.
Era certa che lui la stesse evitando ma, sinceramente, non riusciva a capirne il motivo.
Era un tipo molto difficile da prendere, questo lo si intuiva subito, ma le era anche sembrato che l’altra sera fosse veramente riuscita ad avvicinarsi molto a quel maledetto “verso giusto”.
Chiudendo gli occhi riusciva ancora a sentire distintamente la sensazione della sua bocca, il tocco delle sue mani e la sua eccitazione contro il corpo.
Si sfiorò piano le labbra con le dita e sì, erano ancora lì, ma era quasi sicura che in realtà lui se le fosse portate via con se.
Con un moto di sconforto si gettò a faccia in su sul letto di Alex.
Sembrava molto impegnato con un gioco del computer o qualcosa di simile. Uccideva un numero infinito di zombie, ma ne spuntavano sempre fuori altri. Veramente un gioco educativo!
“Alex, ti va di parlare un po’ oppure hai intenzione di alienarti con quel coso tutto il pomeriggio?”
“Perché? Credi che la vita mi stia riservando qualcosa di meglio che la possibilità di rimbecillirmi davanti al computer”. Il suo tono rassegnato la impietosì un po’.
“Ooh, finalmente! Un altro membro del club degli sfigati! Su, confidati con la tua amica Maria, Dopo, però, devi ricambiare il favore”
“E’ per via di Isabel”.
E Maria sapeva che riguardo a questo non c’erano dubbi.
“Non so cosa fare con lei, sono in un vicolo cieco. Ci sono giorni in cui mi cerca, vuole la mia compagnia, mi abbraccia! In uno di quei giorni sono così felice che potrei anche compiere un impresa epica, che so, fare due giri di corsa attorno al campo da calcio! Mi sembra di aver fatto un passo avanti, non so se mi spiego!”.
Si spiegava.
“Poi, all’improvviso, BAM! Sparisce per giorni, così, senza darmi nessuna spiegazione. E se all’apice del mio ardire mi azzardo a chiederle qualcosa ha anche il coraggio di sostenere che la assillo! E’ matta, capisci?”
Capiva.
Alex continuò il suo monologo, aveva aperto la diga.
“Comunque io non so più cosa fare. So che lei sa, e questo è chiaro. Forse non riesce a trovare il coraggio di dirmi in modo netto e preciso che per lei non è lo stesso, forse non vuole ferirmi! L’unica cosa che so è che così è mille volte peggio”.
A quel punto si abbandonò sconfitto sullo schienale della sedia, gettando la testa all’indietro.
In qualità di amica cos’era la cosa migliore da dire? Forse la verità, questa volta, sarebbe andata bene.
“Ascoltami bene e cerca di interpretare con saggezza quello che ti sto per dire”.
Alex sollevò la testa per guardarla, aveva l’espressione di uno che sta per ricevere una rivelazione.
“Io penso che anche Isabel provi qualcosa per te, voglio dire, a me sembra abbastanza chiaro! Lei ha solo paura di lasciarsi andare, di innamorarsi. E’ un timore molto comune ma per una ragazza bella come lei i rischi sono molti di più! Quando è consapevole del fatto che un uomo è interessato a lei solo per il suo aspetto sa già come regolarsi, sa quale parte di se dare e quale tenere nascosta, è un calcolo quasi matematico. Ma quando sono i sentimenti ad entrare in gioco il discorso si complica! Diventa molto più facile scontrarsi con le delusioni e si ha paura, lei ha paura, te lo ripeto.”
Osservò per un momento i viso perplesso dell’amico,poteva quasi vedere gli ingranaggi girare nella sua testa. “Devi continuare ad insistere, non devi permetterle di sentirsi sola. Lei è importante per te e lo deve sapere, sempre. E soprattutto, un po’ più di decisione amico mio! Un bel bacio con molta lingua non guasterebbe secondo me!”
Alex non rispose subito. In effetti, Maria dovette ammettere di essere molto soddisfatta della sua analisi. Solo non sapeva se aveva parlato a lui o a se stessa.
Finalmente lui si riscosse dal suo stato meditativo.
“Se non hai ragione, e mi stai inducendo a fare cose di cui mi pentirò per il resto della vita, sappi che ti darò la caccia e ti troverò, ovunque tu sia. Se però la tua diagnosi è giusta, mia cara dottoressa De Luca, ti sarò debitore per sempre”.
“Allora ti prendo in parola, siamo intesi!”
Entrambi scoppiarono a ridere, in fondo le cose non andavano poi così male!
“Forza”, disse poi Alex, “ora tocca a te baby, dì tutto allo zio!”
“No zio, grazie ma sarà per la prossima volta. Mi sono appena ricordata di una cosa veramente importante, non posso più rimandare. Ci vediamo domani”.
Uscì di corsa dalla stanza come se fosse inseguita dal demonio in persona.
Le donne erano proprio di un altro pianeta, su questo Alex non aveva alcun dubbio, non sapeva se era Venere o cos’altro, ma di certo non era il suo.
A volte, parlare di qualcuno si rivelava essere chiarificatore per se stessi.
E se quello che aveva detto su Isabel fosse stato valido anche per Michael?
Forse anche lui aveva paura, certo, per motivi diversi, ma poteva anche essere così!
Purtroppo lei non poteva saperlo, non aveva avuto la possibilità di conoscerlo abbastanza.
A pensarci bene tutto quello che sapeva di lui glie lo aveva riferito Liz, lei non si era impegnata molto fino a quel momento, si era limitata a seguire gli eventi, ma era giunta l’ora di cambiare le cose.
Se fosse stato necessario lo avrebbe rincorso fino a bloccarlo in un angolo per costringerlo ad ascoltarla.
Quella situazione di incertezza stava diventando veramente insostenibile.
Il parco era ormai alle sue spalle, Michael abitava dall’altro lato della strada.
Si bloccò di colpo non appena vide la porta aprirsi; lo sceriffo Valenti uscì proprio da casa sua. Michael lo seguì a poca distanza e l’atteggiamento tra i due era confidenziale, lo si capiva dal modo in cui lo sceriffo aveva appena appoggiato la mano sulla sua spalla. Era il gesto tipico di chi conforta qualcuno, e lui, dal canto suo, aveva risposto con un sorriso triste.
Un milione di domande le affiorarono alla mente in pochi secondi ma la più importante era solo una. Cosa aveva a che fare Michael Guerin con la polizia?
Probabilmente la loro discussione avrebbe dovuto attendere fino al giorno dopo perché quello non sembrava proprio il momento migliore.
La campanella era suonata da dieci minuti e il professore ancora non si vedeva.
Ne passarono altri dieci alla stessa maniera e a quel punto fu chiaro che l’ ora e mezzo successiva sarebbe stata libera.
Michael s’incamminò lungo il corridoio, fino alla porta dell’ala ovest che dava sul giardino.
Fuori un sole pallido avvolgeva tutto in una luce irreale, sonnolenta, e seppure novembre era già iniziato non faceva poi così freddo.
Durante l’ora precedente era andato molto vicino al mettersi letteralmente a russare sul banco, non dormiva bene da un’eternità.
In effetti, da quando le sue giornate erano impegnate dalla sua nuova attività, evitare Maria De Luca, la qualità del suo sonno aveva subito un tracollo.
Il suo letto non era più tale, si era trasformato in una graticola e, di conseguenza, lui era un bel pollo allo spiedo!
Era stanco, veramente, sinceramente a pezzi.
Una zona isolata del giardino attrasse la sua attenzione.
Poteva sedersi lì per un po’, era un punto riparato dal vento, una nicchia formata dalle mura della scuola. Sarebbe rimasto lì solo una mezz’ora, giusto per rimettere un po’ in moto il cervello, solo il tempo di….
Si riscosse dal torpore con una sensazione umida e calda sulle labbra.
Si era addormentato senza accorgersene, ma da quanto tempo non poteva dirlo. Doveva essere parecchio perché il sole aveva già percorso un bel tratto di cielo rispetto alla posizione in cui era prima.
Aprì gli occhi lentamente e la vide. Lei.
Lo aveva svegliato e leccandosi le labbra capì subito come. Avevano il suo sapore inconfondibile di lucidalabbra alla fragola e, accidenti a lui, l’aveva sentito solo una volta ma si sentiva già come un drogato!
Lei gli sorrise. “Hey, ciao! Ti ho visto qui seduto e ho pensato che non fosse educato ignorare la tua presenza!”, disse, rendendo l’allusione al suo solito comportamento neanche troppo velata.
Lui era imbarazzato, oooh!, si che era imbarazzato!
Lei spostò il peso da un piede all’altro, tentando di mascherare il suo stato di agitazione. “Ultimamente ho avuto l’impressione che tu mi stia evitando. Mi sto lambiccando il cervello da un po’ di tempo per capirne il motivo ma quando sono lì lì per afferrarlo, bèh, mi sfugge di nuovo! Così ho pensato che la cosa migliore fosse domandarlo direttamente a te!”
Michael rimase immobile senza rispondere e pareva che non avesse alcuna intenzione di farlo.
Maria si sedette sull’erba di fronte a lui, facendo in modo di guardarlo dritto negli occhi.
“Allora? Non hai proprio nulla da dirmi?”
Le immagini che si susseguirono nella testa di Michael furono molte e di varia natura, ma quasi tutte riguardavano più cose da fare che cose da dire! Ma tutto ciò che riuscì a rispondere fu “no, non credo di avere qualcosa da dirti”.
Maria avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, strinse i pugni così forte che le nocche le diventarono bianche.
“No caro mio, dopo quello che è successo e visto come ti sei comportato in questo periodo credo che qualcosa da dire ci sia, eccome!”.
Michael si guardò le mani che giacevano immote sulle sue gambe, tentando in ogni modo di resistere alla tentazione di zittirla nell’unico modo che conosceva, e lei continuò.
“Quando ci siamo baciati io ho provato qualcosa, voglio dire… per me ha significato qualcosa. Pensavo che per te fosse lo stesso,…non so, che saremmo usciti e avremmo fatto qualcosa insieme, per conoscerci un po’!”
Lui si alzò lentamente in piedi, proiettando la sua ombra su di lei. In quel momento sembrava veramente irraggiungibile.
“Maria, mi dispiace molto di averti fatto credere che quel bacio avesse significato qualcosa per me, ma ne avrò dati a centinaia come quello e non me li ricordo nemmeno. Quindi cerca di non pensarci troppo, ok?”
Maria aprì e richiuse la bocca alcune volte prima di capire che aveva la gola troppo secca per fare uscire anche solo un suono strozzato. Quello davanti a lei in quel momento non poteva essere lo stesso ragazzo dell’altra sera, colui che le aveva fatto provare sensazioni che al solo pensiero la facevano sentire fatta di burro.
Lui si voltò e si allontanò.
“…ma… aspetta…. Per favore, parliamo!”
Michael dovette fare uno sforzo sovrumano per non tornare da lei, abbracciarla e assicurarle che ci avrebbe provato con tutto se stesso.
Ma non doveva, non poteva farlo.
La delusione che aveva letto sul suo viso era la stessa dipinta sul suo, era come guardarsi allo specchio.
C’erano cose che lei non conosceva, però, cose che non avrebbe mai potuto dirle e che in ogni caso l’avrebbero allontanato; il risultato, in effetti, era lo stesso, quindi era molto meglio farla finita subito, prima di cominciare
In quel momento, però, non poté fare a meno di pensare che quella situazione gli ricordava molto da vicino quella delle persone che si devono sottoporre ad una dieta dimagrante.
Tutto quello che avrebbero mangiato volentieri e con gusto era severamente proibito, per il resto, nel loro piatto rimaneva solo squallore e tristezza e attualmente, il suo cuore era un piatto perfetto per una dieta che forse, però, era iniziata troppo tardi.
Max Evans stava tornando in quel momento dall’ora di educazione fisica e la scena che si parò davanti ai suoi occhi era qualcosa di più che curiosa.
Michael e Maria, soli, discutevano in maniera abbastanza animata e, certamente, quello non era il modo in cui si parlavano di solito semplici conoscenti!
Evidentemente si era perso qualcosa d’importante mentre era impegnato a corteggiare Liz. Forse, uscire con lei, sarebbe stato utile anche in quel caso perché era ormai noto a tutti che, nel mondo femminile, le migliori amiche sanno tutto l’una dell’altra!