Titolo: it's complicated and stupid
Autore:
niyinBeta:
millakokujoFandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Powers Hetalia)
Personaggi: England, Portugal and Spain (Arthur Kirkland, Antonio Fernandez Carriedo)
Pairing: England/Portugal, Spain/England, England/Portugal/Spain
Rating: PG + omake: R
Parole: 1.939 (word) + omake: 207 (word)
Prompt: 2. L'uomo che viveva nella casa accanto @
syllablesoftimeWarnings: nazioni mezze svestite e volgarità da salotto+l'omake che si lascia intendere
Note:
1. Si svolge ai giorni nostri e geograficamente e storicamente parlando, Portogallo e Spagna sono fratelli e vicini di casa. Di conseguenza Inghilterra sposato con Portogallo deve sopportare il fratello di quest'ultimo che si insinua a casa loro (Spagna ama suo fratello e ha perdonato all'inglese, anche se a fatica, di avergli portato via, sia l'adorato fratello che Francia a suo tempo).
2. Note linguistiche a fine testo.
Tabella:
TABELLA Stavano l'uno accanto all'altro in quell'afa: sopportando a stento il caldo, l'inglese sudava parecchio mentre l'altro aveva solo bisogno di un po’ di affetto che veniva accolto solo da mugugni e sventolate di mano.
Arthur non era insensibile alle dolcezze del compagno, né le detestava; semplicemente alcune volte era troppo preso da se stesso per poter dare attenzioni ad altre persone.
Portogallo era abituato e finiva come sempre a chiedersi come potesse questa relazione sopravvivere da così tanto tempo.
"Il ventilatore?" Mormorò l'inglese che sdraiato scomposto sul divano cercava con estrema fatica un po’ d'aria mentre il petto nudo, umido per il sudore, era accarezzato dalle calde dita del portoghese. Rispose scuotendo energicamente la testa. Per lui quel caldo non era un fastidio, non usava neanche il ventilatore durante le giornate afose, girava semplicemente nudo per casa.
"Lo sai." Rispose il moro al compagno, facendo scrocchiare il collo e muovendolo lentamente sentendosi decisamente meglio.
Stare stretti sul quel divano non gli dispiaceva, anche se aveva i suoi contro.
Quando sentì il corpo al suo fianco muoversi e alzarsi dalla poltrona per levarsi anche i calzoni gli sembrava che fosse un sogno. Arthur non era mai stato così esibizionista con il proprio corpo, possedeva un fisico longilineo e leggermente delineato da qualche muscolo, e per questo non indifferentemente piacevole; ma queste cose le concedeva solo dentro la camera da letto, con le tende chiuse e la luce spenta.
Era un uomo all'antica lui.
L'inglese buttò i pantaloni su una sedia, cavandosi anche le scarpe. Il caldo lo stava opprimendo.
Aveva trovato, con il passare del tempo, il clima mediterraneo piacevole, anche se a tratti la calura, per un uomo come lui che viveva al nord tra nebbia e pioggia, era insopportabile.
Quando si girò verso il divano per tornare a sdraiarsi, notò lo sguardo di Portogallo incuriosito e evidentemente contento di quella scena.
I boxer gli stavano a pennello, anche se un po’ stretti ed erano la comodità fatta persona, però il suo sguardo lo stava un po’ imbarazzando. Non che gli dispiacessero certe attenzioni ma non era sua abitudine riceverne.
"C-Che diamine guardi?" Borbottò Arthur che con un leggero rossore ritornava a sedersi, mettendosi il primo cuscino sotto mano sul ventre.
Il portoghese lo metteva in soggezione quando si parlava di 'corpo' perché il suo, scuro e ben tornito era la cosa più eccitante che avesse mai toccato o visto (e aveva toccato molti corpi nell'arco della sua vita). Il suo torace era ampio e ricoperto da una leggera peluria scura, non mostrava gli anni che aveva, sembrava neanche un ragazzino anche se quel pizzetto e lo sguardo tradiva quell'apparenza infantile.
"Ti guardavo, non posso?" Rispose Portogallo che dal canto suo gli piaceva osservare il corpo del compagno, che era la sua antitesi. Sorrise e si spostò la frangia e il ciuffo un po’ floscio dal viso arruffandoli per permettere di asciugare il sudore sulla fronte.
In questo momento della giornata, appena dopo un bel pisolino l'odore del pesce riempiva l'aria, come quello della frutta e i pomodori. Era un modo buono per svegliarsi disse Portogallo ad Arthur molto anni fa: sentire appena svegli un buon odore, che ti solletichi il palato e ti faccia venir voglia di alzarti e cucinare.
Lui non era capace di cucinare, o almeno ci provava, anche se spesso provocava grandi mal di pancia alle vittime e serate passate in bagno.
Stavolta fu il portoghese a mettersi in piedi, anche se con poca voglia, aprì le finestre lasciando entrare i raggi di sole prima di andare in cucina, semi-nudo a preparare la cena.
Fuori il sole era alto e dalla finestra del soggiorno entrava un’aria tiepida, che si era sostituita a quella refrigerante brezza che sapeva di mare. Spostò il cuscino e si sdraiò completamente sul divano, fuori sentiva appena le onde che si infrangevano sugli scogli, mentre in casa dalla cucina, proveniva il suono della televisione. Soap opere brasiliane, il suo compagno le guardava spesso mentre cucinava, diceva che oltre al cantare era una di quelle cose che lo tenevano sia concentrato che rilassato.
Chiuse gli occhi affondando con la nuca tra i cuscini, chiedendosi come riuscisse a cucinare l'altro con quest'afa e con l'umidità che ti appiccicava i piedi sul pavimento, a fare qualsiasi cosa, anche camminare.
Il petto si alzava e abbassava con costante lentezza mentre pian piano i suoi pensieri, anche i più stupidi stavano scemando facendo spazio solo ai suoni che man mano finivano, anche loro, per scomparire..
"Dorme?"
"Certo estúpido, che pensi che faccia?"
"Chiedevo hermano, magari faceva finta per prendermi di sprovvista!"
"Seguro...ora lasciami in pace che finisco di cucinare."
"Ehi ce n'è un po’ anche per me?"
"Sì, tanto lo sapevo che saresti venuto."
Si sentiva pensante, sullo stomaco c'era qualcosa che lo infastidiva, non aprì gli occhi continuò a dormire cercando di non pensarci, la fame spesso gli giocava questi scherzi.
Un’altra fitta, un po’ più in basso verso i fianchi, qualcosa di lungo e duro premeva contro di essi, mosse la testa e si girò a fatica da un lato. I sogni erano sempre molto strani quando la pancia era vuota.
Ora però non era un sogno, l'odore di Bacalhau à Braz era reale, gli stuzzicava l'appetito e faceva brontolare lo stomaco.
La 'cosa' pensante che aveva sentito però ritornò caricandosi addosso, premendosi contro di lui e mostrandosi più viva di un sogno.
"Uhmm...che diamine?" Mormorò con la bocca impastata dal sonno e gli occhi chiusi ma le mani che si protendevano verso il suo torace, toccando qualcosa di liscio che sembrava pelle.
Dall'altra parte sentì un verso di disapprovazione e una delle due mani (perché sembravano mani, aveva capito alla fine) strinse un fianco. Il resto del corpo dell'ipotetica persona era ancora sopra di lui, e non mostrava la minima intenzione di scendere, né far altro.
Aprendo gli occhi, come era da immaginarselo si ritrovò di fronte a una scena particolare (per non dire assolutamente scomoda), che aveva lasciato lui e il suo cervello interdetto per svariati giorni.
Antonio, sopra di lui, il viso fin troppo vicino al suo era contratto in una smorfia, mentre con una mano si reggeva su un fianco dell'inglese, stringendoglielo e con l'altra contro lo schienale del divano. Stando a cavalcioni sulla sua gamba, era troppo vicino. Era più vicino di quando se lo ritrovava sotto le coperte, quando alla mattina per colpa del compagno finivano per dormire abbracciati. Visto che Portogallo godeva nel vedere loro due assieme per ragioni a lui inspiegabili.
"You." Sussurrò con voce roca come se fosse appena arrivata dallo stige.
Mezzo nudo e con lo spagnolo che lo usava come cavalcatura, il suo sguardo sprezzante ora l'osservava, desideroso della prossima mossa; perché Antonio amava, non l'avrebbe mai ammesso, bisticciare con l'inglese come amava fare con Romano, perché erano delle persone tremendamente divertenti nelle loro reazioni così esagerate, erano entrambi poco inclini nello stare al gioco (gioco che conduceva il più delle volte lui).
Ancora intontito dal sonno cercò di levarselo di dosso mollandogli un leggero buffetto sulla guancia, come si fa con i bambini, tanto per fargli capire cosa non devono fare ma lo spagnolo rise, e finì per afferrare il polso della mano di Arthur.
Si squadrarono con occhi poco rassicuranti e rimasero in silenzio.
Di là, la televisione trasmetteva qualcosa che sembrava particolarmente drammatico perché oltre alle grida di una donna Portogallo pareva essersi fermato, non si sentiva altro che l'odore della cena pronta.
"Lo sai chi c'é di là vero?" Ringhiò l'inglese che con la mano libera afferrò l'unico polso libero dello spagnolo, e indicò un cenno del capo la porta della cucina.
Antonio non sembrava intimorito, anzi, particolarmente stuzzicato dalla cosa, premette il bacino contro la gamba che cavalcava, ammiccando maliziosamente.
No, non sarebbe mai cambiato lo sapeva, e si era fatto una ragione nel sapere che per suo compagno era più che un fratello e anche se vi erano sempre i rancori, lo amava e non avrebbe mai impedito a sé stesso di privarsi di lui.
Era un vicino fastidioso, entrava come i gatti: si strofinava contro la gamba del padrone di casa e mormorava qualche parola dolce, poi veniva coccolato e nutrito.
Non lo sopportava.
"Tesoro, é pronta la cena svegliati!" La voce di Portogallo proveniente dalla cucina lo fece destare dai quei pensieri facendolo sobbalzare. Sentiva le gambe formicolare e l'alito dello spagnolo entragli nelle narici. Ringhiò un'altra volta di lasciarlo andare, ma pareva che il suo interlocutore fosse sordo. E premuto ancora di più contro di lui sembrava desideroso di farsi scoprire dal fratello.
"Ti stai scaldando troppo, infondo non sto facendo nulla, no?" Era la prima cosa che diceva da quando aveva aperto gli occhi. Il suo tono era caldo, e, gli costava ammetterlo, anche abbastanza sensuale. Forse troppo per le sue orecchie.
Un leggero brivido percorse la schiena e prima che potesse rispondere a tono, il rumore dei passi e la voce del compagno erano troppo vicini.
"E voi due?" Con voce serafica si rivolse ad entrambi come se quella posizione così compromettente l'avesse più sorpreso che offeso.
"Giocavo." Rispose allo stesso modo Antonio che alzando lo sguardo verso il fratello gli fece un occhiolino per poi tornare a fissare l'inglese che cercava di divincolarsi per buttarlo a terra.
"Questo l'avevo intuito, ma ora lascialo che deve mangiare e anche tu." Sorrise e imbracciando un lungo e largo mestolo indicò la cucina, non voleva sentire obbiezioni; vedere quei due così vicini era piacevole per i suoi occhi ma avrebbero fatto tutto quel che volevano dopo aver cenato.
Lo spagnolo non sorrise stavolta, incurvò la bocca in una piega storta, corrucciando la fronte e mollando la presa dai polsi dell'avversario.
E fu quella la mossa decisiva. Con una spallata e un movimento del bacino Arthur buttò completamente a terra Antonio facendo sbattere la sua testa al suolo. Non si preoccupò, sapeva che l'altro aveva la pelle fin troppo dura. Ghignò come non faceva da anni e trovatosi sopra di lui, gli mise un ginocchio sul torace, appena sotto il mento, ma accadde così in fretta che neanche Portogallo poté fare qualcosa per impedirlo. Sobbalzò e finì per farsi scivolare dalle mani il mestolo che cadendo sul pavimento provocò un rumore abbastanza forte da far risvegliare i due dalla loro lotta.
"Oh..." Bisbigliò l'inglese che leggermente imbarazzato guardo il compagno, sorrise e si tirò su dallo spagnolo pulendosi con una mano le ginocchia.
Non fece neanche tempo a muovere un passo che la mano di Antonio lo raggiunse, si aggrappò alla sua caviglia stringendola.
"Tirami su, cretino..." Mormorò a stento. Era un po' stordito per la botta, e una smorfia apparve sul suo viso contratto tra il dolore e il disappunto.. Era difficile che quel damerino lo mettesse così facilmente a terra, solitamente passavano delle ore, sia nella camera da letto che in casa prima che uno dei due si potesse dare per sconfitto.
Arthur l'avrebbe volentieri lasciato a terra, ma sentendo lo sguardo del compagno puntato su di lui (e sapeva quanto poteva essere inquisitorio e terribile), finì per tendere una mano al rivale, che appena afferrata la sua mano si rialzò in piedi, tirandolo verso di sé.
"Stasera. Io e te. All'una, in spiaggia.." Bisbigliò Antonio che leccatosi le labbra con una mossa veloce diede una pacca sulla schiena all'inglese e corse in cucina, affamato come al solito.
Portogallo scosse la testa e squadrò il compagno in un rimprovero muto e seguì il fratello in cucina.
Non sarebbe mai cambiato nulla. E un po’ ne era contento.
Sorrise e seguì il portoghese che dietro di sé lasciava una scia che profumava di perejil.
omake
Sentiva le sue mani accarezzarlo, toccarlo e pizzicarlo dolcemente scivolando pian piano lungo lo stomaco, provocandogli dei brividi dietro la nuca. Sospirò e allungò le gambe finendo per far uscire la punta dei piedi dalle coperte, facendogli accapponare la pelle.
Sotto quella leggera coperta gli mancava quasi il respiro.
"Stai bene?" Sussurrò nell'orecchio Portogallo che premuto contro il torace dell'inglese si stringeva a lui, facendo sentire quanto avesse bisogno di lui in quel momento. Arthur si lasciò sfuggire una risata un po’ strozzata e avvicinandosi al compagno, con l'intenzione di porre sollievo a quel bisogno, qualcosa alle sue spalle lo trattenne, tirandolo per i boxer mostrando con quel gesto quanto fosse contrario all'essere lasciato solo.
"Egoísta." Sibilò Antonio che afferrando con una mano il fianco dell'inglese lo tirò verso di sé. Lo spagnolo non era un tipo che si faceva problemi, avrebbe avuto la sua rivincita come gli aveva detto ma ora non si sarebbe perso quest'occasione per nulla al mondo. Diede un leggero morso alla spalla dell'inglese mostrandosi interessato a consolare i suoi bisogni con il corpo tra le sue mani.
A quel morso Arthur non rispose, mugugnò e afferrò una mano di Portogallo per stringerla e tirarlo verso di sé.
Avrebbe pagato anche per questo.
Bacalhau à Braz= bacalà e patatine fritte alla francese accompagnato da uova e condito con prezzemolo e una ottima salsa di cipolla
perejil= prezzemolo