" leave you as you are " - ヘタリア Axis Powers, England/Portugal

Sep 10, 2009 15:40

Titolo: leave you as you are
Autore: niyin
Beta: non betata
Fandom: ヘタリア Axis Powers (Axis Powers Hetalia)
Personaggi: England, Portugal e lieve accenno a France, Scotland (Arthur Kirkland)
Pairing: England/Portugal accenno alla Spain/Portugal
Rating: PG14
Parole: 790 (word)
Prompt: 3. Ricordi d'infanzia @ syllablesoftime
Warnings: traumi infantili, interruzione di sesso orale (sob)
Note: 1. non credo servano questa volta orz
Riassunto: Sulle guancie, grazie alle domande inopportune, si dipingeva un lieve rossore che lo rendeva agli occhi del compagno impacciato e ancora quel bambino che aveva visto la prima volta.

Tabella: TABELLA

"Non ricordi? Non ricordi davvero quando ci siamo incontrati. Sono deluso, credevo che gli inglesi avessero una memoria lunga!"
"Ti confondi con gli elefanti," Rispose stancamente levandosi gli occhiali da lettura e appoggiandoli sul comodino al suo fianco. Fuori imperversava un temporale estivo che aveva minacciato l'umore di Portogallo per tutta la giornata. Era meteoropatico pensava spesso l'inglese, che ogni tanto quando il compagno veniva a stare da lui qualche giorno, diventava una specie di schizzato; oltre che raffreddato.
"e comunque ricordo a mala pena, cavolo eravamo bambini entrambi..."
"Però di Francis ti ricordi vero?" Aveva toccato un nervo scoperto, istintivamente arrossì e si portò il libro davanti al viso.
Certo, come poteva dimenticarsi di quel periodo. Faticava ad ammettere che tra i litigi con i suoi fratelli e la solitudine dei boschi, aver incontrato quel francese aveva dato una gran svolta nella sua vita.
"Uhm...maybe." Non gli piaceva mentire a sua moglie, non l'aveva fatto per tutti i matrimoni e relazioni, perché doveva mentire su una stupidaggine simile?
Si tolse il libro da viso e chiudendolo, non prima di aver infilato dentro il segnalibro, guardò la parete di fronte a sé: Elizabeth I, non era il massimo come ispirazione per uscire da un qui-pro-quo, ma in passato aveva avuto la sua utilità.
"Menti." Sibilò il portoghese al suo fianco, che sdraiato su un lato lo osservava più corrucciato che mai. Probabilmente se il temporale si fosse trasformato in un uragano Arthur avrebbe il collo privo della testa.
"Non sto mentendo, ricordo qualcosa di molto vago...anche se più che altro alla memoria mi vengono in mente le botte di mio fratello, le sue gambe e quel che aveva sotto il kilt." Era curioso di come, ancora oggi certi traumi infantili erano indelebili.
Portogallo si tirò su le coperte sotto il naso, con aria offesa e ancora poco convinta. Non era una persona particolarmente cocciuta, certo per alcune questioni era inoppugnabile ma spesso di quelle meno importanti si stufava, e finiva per dimenticarsene. Era sempre il fratello di Antonio, le cui uniche cose che ricordava ancora, nonostante il tempo erano le miriadi di relazioni sessuali, l'aver perso i suo due fratelli (Portogallo e Francia) per colpa sua e la sua Invicibile Armata, di cui ancora ne piangeva lacrime piene di disperazione.

Accigliato e con la mente che divagava nel passato si chinò su di lui, afferrando le coperte strette tra le mani del compagno alzandole. Sotto era vestito solo con i calzoni di un pigiama leggero che apparteneva a lui, infatti, erano un po’ stretti. Il portoghese alzò lo sguardo, più incuriosito che pronto a sottrarsi a qualsiasi azione successiva e lasciò che Arthur, dopo aver abbandonato il libro, lo baciasse dolcemente sulle labbra dischiudendole istintivamente per lasciare che la sua lingua entrasse, riscaldando la sua bocca. Portogallo da quando ricordasse, i baci dell'inglese erano totalmente differenti da quelli del fratello, profumavano di tabacco e le sue labbra, morbide e un po’ timide, erano piacevoli da baciare e sentire sulla pelle.
Pian piano, dopo che si fu separato da Antonio finì per desiderare più questi timidi baci a quelli che aveva amato per gran parte della sua vita, baci lunghi e passionali e di tanto in tanto violenti. Anche se spesso quell'irruenza gli mancava, sia nella vita reale che in camera da letto.

Dopo quel lento bacio Arthur fece scivolare le labbra lungo il collo, pizzicando con i denti la giugulare mentre le mani fredde si insinuavano dentro i pantaloni, Portogallo sussultò e lasciò che le sue dita lo toccassero e sfilassero via l'unico indumento, lasciandolo nudo. Non fu facile contenere i sospiri, perché le labbra calde dell'amante erano piacevoli sul corpo, soprattutto quando stringevano il suo sesso - e doveva ammetterlo, era dannatamente bravo in quello.

"T-Tesoro...anche con Francis eri così?"
Deglutì e si fermò di scatto, trattenendo il respiro.
"Prego?" Perché doveva fargli proprio delle domande simili in un momento così delicato? Si fermò e alzando la testa, mostrando con un’espressione eloquente. Era davvero poco contento di questa interruzione.
"Vorrei sapere se solo con me sei così...dolce." Avrebbe voluto digli anche lento e fin troppo misurato ma si trattenne, già vederlo reagire a quel modo un po’ gli pianse il cuore.
"Siamo sposati, perché dovrei non esserlo forse?" Si morse un labbro e ritornò a sedersi al fianco del portoghese, buttando da qualche parte nella stanza i pantaloni del pigiama, che calati sotto le ginocchia lo infastidivano.
"Era diverso, era il passato. Nulla a che vedere con ora..." Mormorò guardandosi le dita dei piedi, cercando di non cadere in fallo. Sulle guancie, grazie alle domande inopportune, si dipingeva un lieve rossore che lo rendeva agli occhi del compagno impacciato e ancora quel bambino che aveva visto la prima volta.

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