Anche quest'oggi, nonostante sia in meritata vacanza in Italia, infelicemente non al mio computer e nonostante sia bloccata al capitolo 26 con la scrittura, ecco a voi il nuovo capitolo di KNO!
Nei capitoli precedenti non è successo nulla abbiamo visto come le relazioni tra i personaggi abbiano cominciato ad evolversi, tutte più o meno in meglio, tranne quella di Taisuke che è ancora abbastanza incerto su come sia finito in una situazione in cui la sua lascivia non è al centro di tutto. Taisuke si sente talmente poca apprezzato che non ha problemi a svendersi sul palco e con i colleghi. Per fortuna Kitayama, che ha molto più a cuore l'integrità morale del ragazzo di quanto non sembri, lo avverte diventare dissoluto come Kame non è la giusta soluzione ai suoi problemi. Intanto Senga e i suoi nuovi amici dell'Arashic organizzano un contest di abilità di host e il team vincente darà al suo capo punti per salire in classifica! Tutti i ragazzi dello Shokura vedono una buona occasione per spodestare Kame e cominciano a darsi da fare per la gara.
Capitolo 24
Tamamori esce dal locale sospirando, poi accende il suo iPod e fa per incamminarsi, quando qualcuno tira via la cuffietta dal suo orecchio.
“Eh? Ah, Miyata! Perché non sei venuto oggi?!”
Miyata è in piedi accanto a lui, il cavo dell’auricolare ancora in mano.
“Sono le due! Come mai sei uscito fuori così tardi dal lavoro?”
“Non te l’ho detto? Stiamo facendo questa cosa del contest e sono dovuto restare perché Kame ha insistito in un allenamento speciale.”
“Ma fino a quest’ora?! Sarai stanchissimo!”
“Tu piuttosto, non devi lavorare domani? Che ci fai qui se non sei neanche entrato!”
“Scusa, sono stato invitato a bere con dei colleghi di lavoro e...”
“Ah ecco! Meglio andarsi a ubriacare da un’altra parte invece che qui vero?”
“Tama... lo sai che avrei voluto dire di no...”
“Uff ok, ok. Senti, io sono esausto, ci vediamo domani? Vieni al locale?”
“Ehm, anche domani sono invitato da altri colleghi e...”
Tamamori sbuffa e comincia a camminare rimettendosi le cuffiette dell’iPod nelle orecchie. Miyata gli corre dietro e lo ferma tenendogli un braccio.
“Speravo avessi tempo oggi...”
“Non ho tempo oggi! Sono esausto! Quel maledetto Kame ci ha fatto ballare e fare simulazioni di intrattenimento clienti fino allo sfinimento!”
“M-mi dispiace! Vuoi che ti chiami un taxi? O se preferisci posso portarti in spalla a casa tua.”
“No, vai via!” urla Tamamori scrollando il braccio per liberarsi dalla stretta lieve di Miyata.
Miyata resta immobile sulla strada a guardare Tamamori allontanarsi a passo svelto. Deve essere soltanto stanco, pensa positivamente Miyacchi. Tama non lo avrebbe mai trattato così, o meglio, sì, lo avrebbe fatto, ma in un modo più affettuoso. Deciso a non insistere oltre quella sera, comincia ad incamminarsi mesto verso casa, ma pronto a ricominciare senza tregua il suo infinito corteggiamento il giorno seguente.
Ma le cose non vanno come sperava. I suoi colleghi decidono che Miyata è troppo silenzioso quella sera, quindi cominciano a farlo bere a ritmo veloce. Miyata non si oppone, ancora pensieroso per ciò che è accaduto tra lui e Tamamori il giorno prima.
Quando finalmente, dopo qualche ora, riesce a spingersi barcollando fino allo Shounen Club, vede Tamamori uscirne con Kame che gli cinge la vita. Tamamori sembra a disagio e cerca di svincolarsi dall’altro.
“Dai, hai detto che non hai da fare oggi, no?” dice Kame con quanta più sgradevole lascivia possibile nella voce.
“Ehm, io...” l’altro ragazzo arrossisce e non sa che rispondere.
“TAMA-CHAN!”
Miyata cerca di raddrizzarsi quanto più possibile e quando i due si voltano verso di lui e lo notano, si avvicina e, prendendo Tama per un braccio, lo tira a sè.
“Tama è con me stasera!” esclama fiero Miyata cingendo la vita del ragazzo che mostra un’espressione attonita sul volto.
“Uff e va bene! Ma la prossima volta se devi proprio ubriacarti vieni a farlo qui!” sentenzia Kame girando sui tacchi e allontanandosi.
“Miyata, sei ubriaco davvero?”
“No sto ben...” Miyata barcolla e sarebbe caduto a terra se Tamamori non lo avesse sorretto.
“Macché bene! Si può sapere perché ti sei ridotto così?!”
Tamachan sorregge il ragazzo e si incammina. Visto che Tamamori abitava più vicino sarebbe stato meglio portare Miyata da lui e farlo riposare.
Entrati a casa di Tamamori, il ragazzo trascina Miyata sul letto. Mentre lo avvicina i due incespicano e cadono insieme sul materasso. Miyata pesante sul corpo di Tamamori.
“Tama-chan...”
“Hey! Non è che ti sei finto ubriaco per approfittare di me vero?”
Miyata non si muove.
“Si è addormentato! Sul mio unico letto!” si lamenta Tama ad alta voce dando a Miyata un pugnetto astioso sulla testa.
Miyacchi apre gli occhi sentendo un buonissimo profumo, come di limone o forse un po’ più dolce. Le coperte sono calde e il letto è morbido, di certo può dormire ancora qualche minuto prima che la sveglia suoni. Un momento. Miyacchi si tira su a sedere e si guarda intorno. Quello non è il suo letto, quella non è la sua stanza. E lui non ha molto dei suoi vestiti addosso. Cosa stava succedendo? Non ricorda nulla della sera prima e improvvisamente un mal di testa tremendo lo colpisce. Nel letto, qualcun altro comincia a muoversi lievemente, ma tanto basta per sorprendere Miyacchi.
“Tama?!”
“Uhm...buongiorno!” dice Tama ancora mezzo addormentato senza aprire gli occhi.
“Tama...dove...dove sono?”
“Dove credi di essere? Sei a casa mia, scemo!”
“M-ma...” Miyata guarda il ragazzo che sembrava indossare solo una canottiera, da quel che poteva vedere del suo corpo non sotterrato tra le lenzuola.
“Non è successo niente vero?”
Tamamori apre finalmente gli occhi e si tira su sui gomiti.
“Niente cosa?”
“Io non ho...tra noi...non ti ho fatto niente spero!”
“Ma come speri!”
“N-non potrei mai...non posso perdonarmi di aver...”
“Tranquillo non mi hai fatto niente. Ad un certo punto ti sei spogliato da solo durante il sonno, forse avevi caldo. E comunque se non fossi stato consenziente non saresti di certo qui con me, non credi?”
“Fiuu...meno male! Ma un momento Tama, quindi vuol dire che consenzi?” speranza illumina i suoi occhi.
“Ma che vai blaterando!” squittisce Tama abbracciando un cuscino e decidendo di lanciarne un altro in faccia a Miyata.
“Comunque meno male che non abbiamo fatto niente!”
“Eh!? Io credevo di piacerti!” dice Tama imbronciandosi.
“Non ricordo nulla di ieri sera e quella non sarebbe certo stata una memoria che avrei voluto perdere!” sorride Miyacchi stringendo il cuscino che Tama gli aveva lanciato.
“Scemo!” urla Tama picchiandolo con il cuscino.
“Eri ubriachissimo ieri sera! Si può sapere che combini?! Di solito non bevi così tanto!” continua Tama picchiando ripetutamente il ragazzo con il cuscino.
“Tama-chan fermati! Fer..!”
Tama non accenna a fermarsi, allora Miyata, con un’abile mossa blocca i suoi polsi e lo spinge giù sul materasso. i due restano in silenzio a guardarsi con occhi lucidi per qualche secondo.
“Mi sono ricordato una cosa!” esclama Miyata con sguardo serio.
“Cosa?”
“Non voglio che quel Kame ti faccia stancare così tanto, Tama-chan!”
Tama si ferma un istante a pensare e guardando il volto di Miyata esclama:
“Grazie per ieri. Se non fosse stato per te Kame avrebbe insistito e...”
“...e tu non avresti potuto dire di no?”
“Posso benissimo dire di no a Kame, grazie!” esclama stizzito Tamamori, ma senza troppa convinzione nella voce.
“E puoi dire di no anche a me?” dice Miyata abbassando il volto diagonalmente verso quello di Tama.
“C-certo che posso!”
“Ah sì?” dice Miyata mentre già bacia il ragazzo sulle labbra.
“S-sì...” continua Tamamori, parlando contro le labbra di Miyata. Miyata approfitta del momento per mordicchiare le labbra di Tama e poi lo bacia sul serio. Tama risponde al bacio, ogni fibra del suo corpo risponde al bacio.
Ad un certo punto Tama poggia i palmi delle sue mani sulle spalle di Miyata e lo scaraventa di lato.
“T-Tam...”
“Vuoi lavarti i denti prima di baciarmi per favore? Sai ancora di alcol!” esclama Tamamori arrabbiato.
Miyata sorride e si tira su.
“Yes! Vado subito!” esce dalla porta e Tama sprofonda il volto dalle guance rosse nel cuscino che continua a strizzare con le braccia.
“Ehm dov’è il bagno?” la testa di Miyata spunta dalla porta. Tama gli lancia il cuscino.
“Cercalo da solo! Questo appartamento ha tre porte!!!”
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“Non c’era bisogno di prendersi il giorno di riposo, sai?” farfuglia Tama, la sua mano guantata in quella di Miyata mentre camminano verso lo Shokura attraverso deserte strade laterali.
“Invece sì! Ho bisogno di parlare con quel Kame! Non può stremarti in questo modo.”
“Se lo farai si arrabbierà moltissimo.”
“Non lo temo!” annuncia Miyata fieramente.
I due vedono davanti a loro due figure e prontamente Tama ritira la sua mano da quella di Miyata e la mette in tasca.
“Che? Non sono Hasshi e Tottsu?!” esclama irritato dal fatto di aver ritirato la sua mano quasi per nulla e di non avere neanche una scusa in mente per riprendere la mano di Miyata.
“Anche Totsuka ha preso il giorno libero? Strano, il capo non lo fa mai!”
“Ahhh come sono tutti carini! Io invece mi sento solo e ignorato!” dice Fujigaya spuntando da dietro e poggiando le sue braccia sulle spalle degli altri due.
“Fujigaya...” mormora Tama.
“Ma come! Il capo dei capi ti ignora? Credevo foste buoni amici!” esclama Miyata.
“Certo che sei rimasto indietro, adesso escono insieme!” annuncia Tama. Miyata assume un’espressione di comprensione.
“Uff, se nessuno lo ha mai notato vuol dire che sembriamo così poco una coppia!” sospira Fujigaya.
“No, è solo che Tama non me lo aveva detto e...” si affretta a dire Miyata.
“Certo! E’ per quello! Non è che stiamo sempre a spettegolare degli altri sai...?” continua Tama cercando di tranquillizzare Taisuke.
“Immagino avrete di meglio da fare voi due piccioncini...”
“C-che dici?!? No! E’ solo che...” si appronta a rispondere Tama. Ma Fujigaya si è già spostato verso Hasshi e Tottsu che nel frattempo si erano fermati a parlare sulla strada. O forse a discutere.
“Ma non può continuare così Hasshi! Tanto se lei sa dove lavori, ti verrà a cercare al club!”
“Ma cosa posso fare? Non posso di certo lasciare il lavoro, ti pare? Per una volta che ho trovato una cosa che so fare nella vita.” mugugna Hasshi.
“Capisco, ma è per questo che devi affrontarla! Chiamala!”
“Non posso Tottsu, non riesco proprio a parlarci. Quando cerco di dirle qualcosa per ribattere, le parole escono fuori tutte confuse e lei vince sempre la discussione!”
“E’ una cosa che fai sempre! In effetti sarebbe ora di sistemare il tuo modo di parlare Hasshi.” brontola Fujigaya alle loro spalle. “Specie adesso che il contest si avvicina!”
“Fujigaya-kun!” esclama Hasshi sorpreso.
“Puoi aiutarlo?” domanda Totsuka.
“Beh posso provarci... ma piuttosto! Perché non lo aiuti tu? Perché non vai e spieghi come stanno le cose ai genitori e chiedi la sua mano?” Fujigaya ha sulle labbra un sorrisetto canzonatorio.
“Ma che dici Fujigaya! Ti pare che io possa fare una cos-”
“Ma hai già la mia mano! Hai già tutto, non solo la mano!” sorride Hasshi con uno sguardo che non si capisce se sia ingenuo davvero o per finta.
“HASSHI!” Totsuka arrossisce istantaneamente.
“Uff, qui tutti si divertono ed io sono l’unico scemo che sta ad aspettare...” sospira nuovamente Fujigaya.
“Ad ogni modo... Hasshi, capisci che non posso aiutarti in questa situazione!”
“Ma che è successo?” chiede Fujigaya.
“Capisco capisco. E’ per questo che non puoi dire nulla neanche a Megumi-chan, vero?” domanda Hasshi in tono deluso.
“Chi è Megumi-chan?” domanda ancora più incuriosito Fujigaya. I due continuano ad ignorarlo.
“I-io...”
“Lo so, Tottsu. Scusa, non avrei dovuto dire nulla. Me la vedrò da solo. Ci vediamo dopo!” detto questo Hasshi corre via.
“Ma che succede?”
“Non può continuare così.”
“Cosa?”
“Devo essere sincero prima di tutto con me stesso e poi anche con tutti gli altri.” afferma Tottsu.
“MA IO NON CAPISC-”
Fujigaya è interrotto da un peso che si aggrappa alle sue spalle.
“Che state facendo? Fujigaya! Farai tardi al lavoro se ti fermi a chiacchierare per strada!”
“Kitayama, senti chi parla. Come mai sei arrivato così presto oggi? E scendi da me per favore, non ho intenzione di trascinarti fino al locale.”
“Perché non lo fai invece? Potrei avere qualcosa da scambiare per il favore!” sussurra Kitayama al suo orecchio. Tottsu lo aggrappa per il colletto e lo tira giù.
“Tu! Devi aiutarmi! Vieni con me!”
“Eh?! Ma proprio ora?! Farò tardi di nuovoooo” ma Kitayama nonostante le lamentele si raddrizza e segue Totsuka.
“Maledetto Kitayama! Prima lancia la pietra e poi nasconde la mano, fuggendo via per giunta! Ed io sono l’unico che ancora NIENTE!” sbuffa Fujigaya incrociando le braccia.
So bene che la parola consenzi usata come verbo non esiste e si dice essere consezienti. XD
Ancora una volta alla fine di questo capitolo abbiamo visto il caos più totale. Troppe storyline sono troppe!XD Spero abbiate gradito comunque. <3