[Supernatural] Bless The Child (2/?)

Oct 09, 2009 21:01

È ormai appurato: il mondo si muove seguendo la regola del "quando troppo e quando niente". ._.
Per mesi sono stata ferma, senza scrivere due righe in croce a parte i soliti, amorevoli deliri a quattro mani con la mia Muku. Ma di ispirazione personale, neanche l'ombra. E adesso (ed è colpa di Supernatural, è colpa sua!) mi ritrovo con i progetti che si accavallano e le idee che scoppiano a raffica, e neanche ho il tempo di buttarle giù che finisco per dimenticarne la metà! E poi mi voglio anche così tanto male da promettere fic a richiesta!
Allora, ricapitolando, dovrei dedicarmi a:

- il nuovo pezzo per il Mukuro-sa-cosa, che non vedrete qui, ma sappiate che è luuuuungo, e io mi ci sono bloccata;
- una future!Dean/present!Dean per ladykikuri , e ci impazzirò XD;
- una Genzo/Karl per Muku, e non so da dove cominciare;
- una Dean/Sam per il Doppio Misto Festival (discretissimo pimpaggio infilato nel discorso, LOL);
- una J2 sempre per il festival;
- e un non-so-ancora-bene-cosa per
mapi_littleowl, quando mi farà sapere quel che desidera. XD

E queste sono solo le cose per cui ho preso un impegno, poi ci sono tutte quelle che semplicemente ho io nella testa e che finiscono per incasinarmela. Sono.Al.Delirio.
... Ma amo essere tornata a scrivere! ♥

Titolo: Bless The Child
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester, John Winchester, Azazel, Bobby Singer (presenza solo accennata), OFC, OMC
Pairings: Azazel/Sam, quasi sicuramente Dean/Sam in seguito, o almeno l'intenzione c'è
Rating: in generale è NC17
Genere: angst, drammatico, angst, dark, angst, slash, angst, lemon, e soprattutto angst. L'ho già detto angst?
Parte: 2/?
Note: Ambientazione pre-serie, Sam ha 17 anni e Dean 21. Ciononostante, possibili spoiler fino alla 2° stagione.
Riferimenti: Il titolo è tratto dall'omonima canzone dei Nightwish. I nomi di Laura e Sorensen sono un mio omaggio al libro di Margaret Mahy "La figlia della luna", che fece la sua parte nel consolidare il mio amore per il soprannaturale. È un romanzo per adolescenti e lo lessi qualcosa come dodici anni fa, ma sono certa che ancora adesso cadrei in adorazione di Sorensen Carlisle. <3
Warnings: violenza, sesso descrittivo, non-con, linguaggio esplicito, incesto
Dedica: A Mukuro, che ha seguito questa storia fin da quando era una piccola vaga idea nella mia testa, e che sopporterà di leggere di Sam nelle grinfie di Azazel solo perché mi ama tanto. :P A babycin che ama Azazel quanto me e che aspettava questa fic (e oggi è pure il suo compleanno, auguri tesoro! ♥). Mi dispiace se non è una PWP in cui godersi in santa pace del sano e perverso p0rn, ci sarà da soffrire ma spero l'apprezzerai lo stesso. :) E poi naturalmente, inevitabilmente, dedicata al S.A.S.A. XD
Disclaimer: Non detengo alcun diritto sui personaggi, che appartengono tutti a Kripke, fatta eccezione per Laura e Sorensen che invece, purtroppo per loro, sono miei. Quest'opera non ha scopo di lucro.
Riassunto: Lui era il suo preferito, lo era da sempre... e da sempre, aveva bramato di averlo.

← Capitolo 1

Remember, my child:
without innocence, the cross is only iron,
hope is only an illusion...
(Bless The Child - Nightwish)

Sam fissò quel viso sconosciuto, sentendosi stringere il petto. Quegli occhi ardenti, inumani, sembravano trafiggerlo. E non smentivano le strane parole appena pronunciate dall’uomo: un’autentica e inquietante delizia si sprigionava da quello sguardo che sostava su di lui, in una sorta di contemplazione famelica. Per un momento, la sua razionalità rimase soggiogata dalla presenza che gli stava di fronte, e Sam riuscì solo a mormorare con voce spezzata quella che suonò quasi come una supplica. Quella non era la realtà, non poteva esserlo...
“Questo... questo è un sogno?”
L’uomo scrollò le spalle con una breve risata.
“Una domanda prevedibile ma interessante, Sammy. Lasciami pensare...” Reclinò il capo assumendo un’espressione assorta, portandosi elegantemente una mano al mento. Qualche attimo dopo, si raddrizzò con un sorriso. “Sì.” Sam aveva appena avuto il tempo di ascoltare quella risposta, quando un dolore violento gli spezzò il respiro. In meno di un attimo, l’uomo era venuto avanti, artigliandogli il collo con una mano e sollevandolo mentre lo stringeva fino a soffocarlo. E il suo sorriso si trasformava in un ghigno. “E no.”

Il telefono continuava a squillare a vuoto, per la terza volta.
“Merda! Andiamo, papà!” ringhiò Dean nel cellulare. Il bip che annunciava la chiamata fallita interruppe nuovamente i suoi tentativi. Dean sollevò il braccio con un moto frustrato e la voglia di lanciare quel maledetto telefonino sulla parete, poi lentamente lo riabbassò, passandosi una mano sul viso, respirando profondamente.
Okay, okay, resta calmo!
Si girò nervosamente su se stesso, lanciando occhiate angosciate al letto su cui giaceva suo fratello e poi tornando a far vagare lo sguardo per la stanza. Sam stava male e non aveva idea del perché, suo padre era al lavoro e non aveva idea di dove, e qualunque fosse la cosa che gli impediva di rispondere al telefono, aveva scelto il momento peggiore. Senza contare il fatto che forse anche John si trovava nei guai e poteva aver bisogno di lui... Ma in quel caso non avrebbe potuto fare niente per suo padre, a meno di andare a cercarlo per tutta la città, e non poteva, non con Sam in quelle condizioni. Prese un altro respiro profondo, tornando a digitare un numero sul cellulare. Ora poteva solo concentrarsi su Sammy, e l’unica cosa utile che gli venne in mente fu portarlo immediatamente in ospedale. Chiuse gli occhi mentre aspettava, cercando di mantenere la calma, ma quando una voce femminile gli rispose, quasi l’aggredì.
“Qui è il 911...”
“Serve un’ambulanza! Subito! Mio fratello è...”
“... Signore? Pronto? È ancora lì?”
Dean abbassò il braccio lentamente, gli occhi sgranati e fissi su Sam, la voce che gli si era paralizzata in gola. Sam aveva preso a gemere, inarcandosi con tremiti e singulti soffocati. Sotto lo sguardo sconvolto del fratello maggiore, sul suo collo si andavano disegnando segni simili a dita, dapprima pallidi, poi sempre più netti, fino a divenire una sorta di violento tatuaggio rosso sulla pelle chiara.
Il cellulare scivolò dalla mano ormai inerte, finendo a terra, mentre la voce metallica continuava a ripetere “Pronto?” e veniva sovrastata dai lamenti di dolore di Sam.

“Aahhh... aaahh... ghhh...” Sam gemeva senza quasi più fiato, quando la morsa improvvisamente lo lasciò andare. Crollò a terra, tossendo violentemente e portandosi una mano al collo ancora attanagliato dal dolore. L’uomo si accovacciò di fronte a lui, piegando la testa con un sorriso.
“Su, niente paura, Sam. Questa era solo una piccola esibizione fuori programma, tanto perché tu non prenda il nostro incontro come un semplice brutto sogno, quando ti sveglierai. Perché ti sveglierai, non temere...” mormorò portando una mano sotto il mento del ragazzo e sollevandolo verso di sé. “Non ho alcuna intenzione di ucciderti, sai? Al contrario. Tu per me sei... molto prezioso.”
Sam ansimava ancora, costretto a fissare quel sorriso e quegli occhi orribilmente dorati. Chiunque fosse, qualunque cosa fosse, quell’uomo lo chiamava per nome ed era lì per lui.
“Che cosa vuoi da me? Chi sei?” chiese riuscendo a scostarsi faticosamente dalla sua mano. Azazel sospirò, sollevandosi in piedi e prendendo a camminare lentamente attorno a lui.
“Io sono... un talent scout, ragazzo mio,” rispose con tono ispirato. “E mi piace vegliare sul pezzo migliore della mia scuderia.” Si fermò scoccandogli un’occhiata, e intrecciò le mani, unendo gli indici e puntandoglieli addosso. “Cioè tu. Tu mi sei sempre piaciuto, Sammy...” continuò, riprendendo a passeggiargli intorno. “A me basta poco per riconoscere la grandezza. Tu, mio caro Sam, sei destinato a fare grandi cose, se solo avrai la giusta spinta.” Fece una pausa, tornandogli di fronte e abbassandosi su di lui. “E se continuerai a muoverti sulla giusta strada. Perché devo dirtelo, ultimamente mi stai preoccupando.” Scosse la testa ostentando un lezioso tono paterno che gelò il sangue a Sam. Il ragazzo lo fissava smarrito, senza riuscire a capire di cosa stesse parlando. Sapeva solo che il proprio nome in bocca a quell’essere, gli dava un senso di angoscia e di nausea.
Azazel allungò lentamente una mano verso di lui, e istintivamente Sam serrò gli occhi e si strinse su se stesso. Il demone si fermò e sorrise.
“Oh... no, questa volta non tornerai indietro, non prima che la nostra piacevole chiacchierata sia finita. Ma a questo proposito, lascia che mi complimenti con te!” esclamò compiaciuto. “Sono venuto a trovarti più di una volta, ed è stato interessante osservare il modo in cui riuscivi a sentirmi e ad allontanarti. Vorrei poter dire che sia merito mio, ma i tempi non sono ancora maturi, perciò credimi: questo è puro talento. Inconsapevole, ma pur sempre talento. Una mente intuitiva e svelta che ti sarà utile. Beh... non oggi, è chiaro.” La sua voce prese una sfumatura bassa e maligna. “Mi dispiace, comando io. E i preliminari sono durati abbastanza.”
La mano dell’uomo fece un impercettibile cenno, e Sam si sentì sbalzare violentemente contro una parete. L’urto lo fece gemere di dolore, e la pressione soprannaturale che lo teneva schiacciato gli rendeva difficile respirare. Ma la cosa peggiore era l’immagine dell’essere che gli si avvicinava... lo faceva lentamente, come se stesse assaporando quel momento, da cui traeva un evidente piacere. Sam strinse le palpebre con forza, come se non guardarlo potesse avere il potere di farlo scomparire.
“Allora... fammi vedere com’è cresciuto bene il mio bambino,” mormorò l’uomo con voce affilata, e un attimo dopo Sam sentì che i suoi vestiti venivano strappati via. Tremante, si trovò improvvisamente nudo e inerme di fronte a lui.
Azazel si passò lentamente la lingua sulle labbra, facendo scorrere i suoi occhi gialli sul bel corpo di atletico diciassettenne.
“Ero certo che non saresti stato una delusione neanche sotto questo aspetto, piccolo mio,” commentò con un sorriso eccitato.
“Perché lo fai?...” mormorò Sam con il viso basso, tremante di angoscia e vergogna. “Perché continui a chiamarmi così? Non sono il tuo bambino!”
La mano dell’uomo si strinse attorno al suo mento, sollevandolo con forza.
“Oh, lo sei eccome. L’ultima volta in cui ci siamo visti, eri un promettente fagottino umano che compiva i suoi primi sei mesi. E mi guardavi dritto negli occhi mentre ricevevi il tuo battesimo speciale, quella notte. In un certo senso, io... sono il tuo padrino,” rise, mentre Sam lo fissava con occhi spalancati e sconvolti. “Ho saputo fin dall’inizio che tu saresti stato speciale. Il migliore. Sei sempre stato il mio preferito, Sammy...” Gli si avvicinò con lentezza, Sam si sentiva addosso il suo respiro orrendo. “Avevi solo bisogno di essere forgiato,” sussurrò, allentando la stretta.
Sam lo fissava ancora confuso e attonito, cercando di resistere al martellare impazzito del proprio cuore e alla testa che rischiava di scoppiare. La notte in cui aveva compiuto sei mesi... gli avevano detto che era stato allora che...
“Tu... tu sei... Sei stato tu!...” balbettò con le lacrime agli occhi. “Che cosa... cosa vuol dire?... Cosa mi hai fatto?...”
Azazel gli rivolse un ghigno divertito.
“Quella notte sono venuto a benedire il mio bambino. E adesso... sono qui per rinnovare l’evento.” Gli era addosso, e mentre parlava sollevò le mani, riversando orribili carezze bramanti sul corpo nudo di Sam. Il ragazzo strinse i denti con un verso di rifiuto e disgusto. “È stupefacente, sai?” continuò Azazel ignorandolo. “Sei il più forte dei miei ragazzi, e allo stesso tempo sfortuna vuole che tu sia anche il più puro. Lo trovo quasi divertente.” Si interruppe in una risata perversa. “E lo è. Perché vedi... tu mi servi sporco, Sam. Sprofondato fino al midollo in questa vita che ti renderà pronto, al momento giusto. Questo significa che c’è proprio bisogno che io strappi via la tua innocenza. E credimi, non puoi immaginare quanto desideri farlo.”
D’un tratto, Sam sentì una forza sovrumana spingere il suo corpo a voltarsi, e si ritrovò col petto schiacciato alla parete. Con la coda dell’occhio, poteva vedere l’uomo accostarsi alla sua schiena. Sentì il proprio respiro raggiungere un ritmo da tale da fargli girare la testa, e in quell’ultimo istante il tempo si dilatò, ogni battito del suo cuore sembrò esplodergli nelle orecchie... chiuse gli occhi, e i suoi pensieri riuscirono a formulare una sola frase.
Dean... papà... vi prego, aiutatemi...
“Te l’ho già detto... io veglio su di te, Sammy...” Furono le ultime parole che Sam udì prima che il dolore lo travolgesse.
Gridava. Gridava così forte che aveva l’impressione che la gola gli sanguinasse. Lo sentiva dentro di sé, sentiva il sesso di quell’uomo, di quell’essere, che gli scavava nel corpo, penetrandolo senza pietà, appropriandosene ferocemente. Sentiva il suo respiro e le sue risa inebriate, le sue mani violente che gli aggredivano la pelle, e nel buio delle palpebre strette poteva ancora vedere quegli occhi terribili e il loro sguardo vorace. Gli oppose la rigidità del rifiuto, ma quell’ostacolo portò l’eccitazione di Azazel al limite, e questi iniziò a spingere esaltato ed estasiato dentro quel giovane corpo. Il suo prescelto era bellissimo mentre si piegava alla sofferenza... I suoi muscoli si contraevano tremanti, la sua pelle era come una tela su cui lasciare astratti disegni violacei. E la sua profondità sembrava non avere limiti, gli bastava spingere più forte per affondare ancora di più in lui, strappando nuove sonorità alla sua voce disperata.
Piccoli rivoli di sangue scivolarono lungo le cosce forzatamente aperte di Sam. Sentiva il proprio corpo abbandonarsi come se lui e il dolore fossero diventati una cosa sola. Forse stava ancora gridando, ma non riusciva più a sentire la propria voce. L’invasione bruciava come l’inferno, e l’orrenda consapevolezza che lo colse fu che non riusciva più a distinguere la separazione dei loro corpi, non sapeva più dove finisse l’eccitazione dell’uomo e iniziassero le sue membra tremanti. Lo stava davvero rendendo suo. L’essere che aveva distrutto la sua famiglia, che aveva ucciso sua madre, era una cosa sola con lui. La nausea lo soffocò e le lacrime sgorgarono sul suo viso. Emise un debole singhiozzo quando l’invasione lo schiacciò alla parete con un’ultima sferzante spinta. Fu in quel momento che il suo orrore raggiunse il limite estremo, quando sentì che gli veniva rovesciato dentro il disgustoso calore sprizzato dal sesso di quel demonio dagli occhi gialli. Sam spalancò gli occhi con un grido strozzato, e per un momento gli parve di perdersi in quell’incubo, sopraffatto dal dolore e dal disgusto che avevano pietrificato i suoi sensi. La voce di Azazel gli parlò accanto all’orecchio, ma gli giunse lontana, sbiadita.
“Dentro di te c’è una parte di me, Sam. Da sempre. Per sempre.”
Il dolore bruciava ancora e Sam quasi non si accorse che l’erezione del mostro usciva da lui. Anche la forza che lo immobilizzava si spense in quel momento, e lo lasciò cadere a terra come una bambola rotta. Azazel rimase dietro di lui, rimirandolo deliziato. Aveva osservato il suo prediletto per anni, lieto che fosse stato indirizzato sulla via che lo avrebbe reso il suo guerriero perfetto. Lui avrebbe dovuto solo aspettare che arrivasse il momento giusto, avrebbe dovuto solo tenere a bada il desiderio di prenderlo per sé prima del tempo... ma Sam era stato una sorpresa. Era pulito, era innocente. Non voleva combattere ed esitava ad uccidere. E desiderava la vita di un ragazzo normale. La caccia non era riuscita a cambiarlo e non aveva il ricordo di sua madre a poterlo condurre verso la vendetta. Se avesse seguito la propria ribellione, non sarebbe arrivato pronto al giorno prefissato, e invece doveva esserlo. Il più pulito sarebbe dovuto diventare il più oscuro, ne aveva la stoffa, bastava solo vegliare su di lui. Spezzare le sue speranze e al contempo soddisfare il desiderio che nutriva verso di lui da tempo, cosa sarebbe potuto essere più perfetto?
“Oh...” mormorò d’un tratto il demone, mentre la sua espressione si faceva piacevolmente sorpresa.
Appoggiandosi alla parete, tremando violentemente ma lottando per resistere, Sam si mise in ginocchio, e faticosamente cercò di sollevarsi in piedi. Gli dava ancora le spalle, respirava a fatica e barcollava per il dolore. Quando si voltò verso di lui, sul volto di Azazel si disegnò un sorriso di trionfo. Gli occhi del ragazzo bruciavano di lacrime ma lo fissavano con odio, e nella sua mano luccicava la lama di un pugnale, come materializzatosi dal nulla. Sam lo stringeva convulsamente, e lentamente lo sollevò puntandoglielo addosso. Per un lungo momento gli era sembrato di perdere i sensi, svuotato di se stesso, violato e marchiato da quel mostro. Un sacco di carne divenuto immondo. Ma qualcosa in lui aveva vibrato debolmente, ricordandogli che era riuscito a scappare da quella presenza nelle notti in cui aveva cercato di raggiungerlo. Senza saperlo, aveva guidato i propri sogni più di una volta. E se stavolta non poteva farcela, poteva almeno tentare di combatterlo, di combattere la cosa che per due volte era venuta a rovinargli la vita. Confuso e incerto, aveva fatto appello a ogni forza che riuscisse a raccogliere in sé, senza sapere davvero cosa cercare, solo desiderando disperatamente un modo per opporsi a lui. Aveva sentito il metallo tra le dita e quasi non ci aveva creduto. E ora che era riuscito a puntare la lama verso l’essere dagli occhi gialli, un improvviso moto di ribellione s’impadronì di lui, offuscando ogni cosa. Sua madre era morta, suo padre si era perso nella propria ossessione, lui e suo fratello non avevano potuto avere una vita normale, e ora stava scoprendo che tutto questo era avvenuto perché qualcosa era venuto lì per lui... che era colpa sua... Non voleva più scappare. Adesso voleva sapere.
“Dimmi... dimmi che cosa vuoi da me... Dimmi perché hai fatto tutto questo...” ansimò faticosamente, minacciandolo con l’arma puntata verso di lui.
Azazel fu scosso da una risata sincera. Era veramente grazioso, il suo bambino che cercava pateticamente di spaventarlo. Ma era anche molto più di quanto avrebbe osato sperare. Allargò le braccia, e Sam sussultò, tradendo l’equilibrio instabile del corpo pervaso dal dolore. Azazel sorrise e gli rivolse semplicemente un breve applauso.
“Eccezionale, Sammy, davvero. Tuo padre forse non sarà granché orgoglioso di te, ma a me dai enormi soddisfazioni, ragazzo mio.” Il suo ghigno si fece malvagio. “È così che ti voglio. Sporco di sangue e di rancore, senza niente da perdere. Le tue potenzialità potrebbero addirittura superare le mie aspettative,” mormorò avvicinandosi e giocando con un dito sulla punta del pugnale. Sam si sentì gelare nell’accorgersi che non riusciva più a muoversi, nuovamente imprigionato semplicemente da un’aria colma di un potere centinaia di volte più forte di lui. “Però... quando chiedi qualcosa, dovresti dire per favore,” sogghignò Azazel, e l’attimo dopo Sam sentì che la propria mano si muoveva contro la sua volontà, sotto lo sguardo demoniaco dell’uomo. “Stupefacente, il potere che la mente può esercitare nella realtà onirica, non trovi?” mormorò il demone dolcemente. “Tuttavia, andiamo, Sammy, non avrai davvero pensato di essere riuscito a sfuggirmi semplicemente con le tue forze, le scorse notti, vero?” rise divertito. “Te lo ripeto... comando io.”
“Ah... c-cosa...” balbettò Sam incredulo, osservando con occhi terrorizzati il proprio braccio che si piegava, la mano che accostava il pugnale al suo stesso corpo. La lama gli penetrò nella spalla con un colpo secco e affondò in profondità. “AAAHH!” Sam gridò, trafitto dal dolore atroce, crollando a terra mentre il sangue gli fluiva caldo sul braccio e sul petto. La forza invisibile rilasciò la sua mano, ma il dolore annebbiava ogni cosa e le forze lo stavano del tutto abbandonando. Il freddo del pavimento sulla pelle nuda lo faceva tremare, il caldo del sangue sembrava bruciare. E la sua mente galleggiava nell’eco della sofferenza, fuggendo lontano. Per un momento, gli parve di vedere suo fratello chinarsi su di lui e guardarlo con un sorriso mentre allungava la mano ed estraeva la lama dalla sua spalla. “De... Dean... Dean...” sussurrò semicosciente.
“Shhh. Lui non può raggiungerti,” mormorò Azazel con una gentilezza terrificante, lanciando via il pugnale con noncuranza. Si inginocchiò accanto a lui, lo prese tra le braccia e se lo attirò sul petto, fissandolo con cupidigia mascherata da dolcezza, mentre lentamente gli accarezzava i capelli. “Sei mio, Sam, soltanto mio.”

Dean aveva quasi paura a toccarlo. Ed era ormai certo che in nessun caso, mai, avrebbe potuto dimenticare le ore trascorse in quella stanza, Sam che tremava, si agitava e gridava, il suo viso madido di sudore che sembrava in preda al dolore più insostenibile. Era rimasto a lungo a fissarlo come se il suo corpo e la sua mente rifiutassero quello che stava succedendo al fratellino. Non era una malattia, c’era qualche merda soprannaturale che gli stava facendo del male. Qualcosa che Dean non poteva vedere né toccare, che infieriva su Sam e che lui non poteva fare a pezzi. Si riscosse solo quando vide il sangue macchiare il lenzuolo tra le gambe di Sam, che continuava a inarcarsi e gridare gemiti disperati, ma i cui movimenti sembravano farsi più deboli ed esausti. Dean scattò verso la borsa in cui tenevano il necessario per il pronto soccorso, fin troppo spesso indispensabile. Quando vide da dove proveniva il sangue, dovette lottare per non perdere la testa al pensiero di quello che, in chissà quale dannata maniera, poteva stare succedendo al corpo di Sam. I suoi lamenti si facevano più soffocati e il tremore delle membra non smetteva.
Dean sfogò un urlo, alzandosi e picchiando col pugno sulla parete. Bobby ancora non richiamava, e se non si fosse ripetuto ogni cinque secondi che era inutile, gli avrebbe ritelefonato istantaneamente. Quando aveva capito che Sam era preda dell’attacco di qualcosa con cui non avevano mai avuto a che fare prima di allora, aveva afferrato il cellulare e cercato immediatamente in rubrica il nome dell’amico di suo padre, il solo appiglio che gli fosse venuto in mente in quel momento. Non c’era niente che lui o John avrebbero potuto fare se non sapevano cosa diavolo avessero di fronte. Bobby aveva dovuto urlare per convincere Dean a calmarsi e spiegargli con esattezza qual era il problema. Ma non aveva saputo cosa rispondere al racconto del ragazzo, quella cosa era nuova anche per lui. Gli aveva promesso di mettersi immediatamente a fare ricerche su ogni fonte possibile, e di richiamarlo in caso di notizie. E poi... aveva chiesto di John. Dean era rimasto in silenzio per un attimo, per poi rispondere semplicemente “È fuori. Grazie per l’aiuto, Bobby,” e chiudere la telefonata.
Il maggiore fissò il cellulare, con il respiro corto. Un attimo dopo lo afferrò mormorando “Fanculo!” e fece ripartire la chiamata.
“Dean, che succede?” rispose la voce di Bobby.
“Hai trovato qualcosa?” fece Dean di rimando, contenendo a stento il tono della voce. Bobby sospirò.
“Dean... no... ti ho già detto che ti avrei richiamato per ogni minima novità, non...”
“Sì, sì, okay, ho capito!” lo interruppe il ragazzo, passandosi una mano sulla fronte. “È solo che... Bobby, qui è sempre peggio... mi trovo in uno stramaledetto remake dell’Esorcista...”
“Che vuoi dire? Pensi che sia un qualche tipo di possessione?”
Dean sospirò scuotendo la testa, sentendosi prossimo ad impazzire. “No, cioè, non lo so, non credo... è come se avesse dentro qualcosa che riesce a ferirlo fisicamente, non so come... Ma so che gli sta facendo del male! Continua ad agitarsi e urlare, e sanguina! Cristo, Bobby, non so cosa cazzo devo fare!”
“Dean! Ascolta, ragazzo, lo so che è difficile ma devi cercare di mantenere la calma. Sto rivoltando ogni possibile testo da capo a piedi, vedrai che qualcosa salterà fuori, okay?”
“Se almeno papà fosse qui...” mormorò Dean senza pensare. Bobby rimase per un attimo in silenzio, poi gli parlò con il tono di un ordine.
“Dean. Vuoi dirmi dove diavolo è John in questo momento, dannazione?”
Dean ristette, ma alla fine lasciò andare un sospiro frustrato. Ed esplose.
“Non lo so, non lo so! È ad occuparsi di qualche maledetto lavoro di cui io non so un cazzo, e al cellulare non risponde! Non ho sue notizie da ieri, per quanto ne so potrebbe essere alle calcagna di un troll o in un fosso con la testa staccata, vorrei andare a cercarlo ma non posso, perché mio fratello sta agonizzando su un fottuto letto, e io non so come fare a pezzi il figlio di puttana che lo sta uccidendo!” Si fermò ansimando, sedendosi pesantemente sul proprio letto e sollevando il viso al soffitto, con gli occhi chiusi. “Ecco. Questo è il quadro della mia favolosa giornata.”
Bobby rimase in silenzio per qualche secondo, prima di parlare con una voce che rivolse a Dean tutto il calore paterno che avrebbe desiderato in quel momento.
“Dean, cercate di tenere duro. Troverò qualcosa, vedrai, ragazzo.”
Dean annuì stringendo con forza le labbra, mentre sentiva Bobby chiudere la telefonata. Si appoggiò le mani sulle gambe, cercando di ricacciare indietro lacrime di rabbia e paura. Non doveva lasciarsi andare, non poteva permetterselo. Socchiuse gli occhi, fissando il cellulare. Con un sospiro d’ansia, riprovò a comporre il numero di suo padre, e attese fissando Sam che ora sembrava essersi abbandonato a una stremata incoscienza. Il suono della comunicazione avviata gli restituì un paio di squilli, che poi si interruppero. Dean scattò in piedi, aspettando la voce di suo padre. Ma l’attimo dopo si ritrovò ad ascoltare il suono di una telefonata interrotta. John, o qualcuno al suo posto, aveva rifiutato la chiamata. Attonito, Dean fece ripartire la telefonata, e questa volta gli rispose una voce meccanica e impersonale, a segnalargli che l’utente non era raggiungibile.
“Papà...” mormorò Dean, abbassando la mano e fissando il telefonino. Se ne avesse avuto il tempo, avrebbe iniziato a preoccuparsi sul serio per suo padre, ma l’attimo dopo il mondo intorno a lui scomparve.
“AAAHH!” Sam gridò atrocemente, lacerando il silenzio. Dean si voltò con uno scatto verso di lui, e gli si precipitò accanto quando vide che una chiazza di sangue si allargava velocemente sulla sua spalla sinistra, spargendosi sul braccio e sul lenzuolo.
“Oh... Dio... Sammy...” sussurrò con voce spezzata. Toccandolo come se temesse di ucciderlo, sollevò e tolse la maglietta leggera con cui dormiva, e un altro sussulto soffocato gli sfuggì. Sui fianchi di Sam spiccavano i segni violacei di grossi lividi. Dean deglutì faticosamente, cercando di raccogliere tutta la sua lucidità, e tamponò il sangue e l’inspiegabile ferita sulla spalla del minore.
“Resisti, Sam...” mormorò con una voce che quasi non riusciva a riconoscere come propria. “Qualunque figlio di puttana ti stia facendo questo, lo ammazzerò con le mie mani, te lo giuro...”
“De... Dean... Dean...”
Un sussurro flebile, appena percettibile. Dean si bloccò, fissando il viso del fratellino con gli occhi sgranati, sentendo che il petto gli si stringeva in un dolore acuto. Si morse violentemente le labbra e continuò lentamente a medicare la ferita sulla spalla. Dopo aver finito, rimase per un attimo così, piegato su Sam, senza guardarlo in volto, fissando il sottile tremore della sua pelle.
“Sono... sono qui, Sammy... sono qui, ma... non... non so cosa fare... scusami, fratellino...”
Sam emise solo un debole respiro tremante. Ma il silenzio venne nuovamente squarciato dal verso di disperata rabbia di Dean mentre si alzava di scatto, avventandosi su ogni cosa gli stesse intorno, rovesciando il tavolino, gettando il borsone contro la parete, prendendo a pugni la porta del bagno. Urlando come un animale ferito.

~continua...

genre: hurt/comfort, genre: angst, content: hurt!sam, pairing: dean/sam, genre: incest, fandom: supernatural, !stress da fanwriter, genre: slash, content: abused!sam, !fanfiction, pairing: azazel/sam

Previous post Next post
Up