[Supernatural] You jump, I jump

Dec 29, 2009 01:15

Titolo: You jump, I jump
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester
Pairing: Dean/Sam
Rating: NC17
Genere: slash, lemon, romance, introspettivo, angst
Parte: 1/1
Note: Ambientata tra la 4x02 “Are you there God, it's me, Dean Winchester” e la 4x03 “In the beginning”. I versi all'inizio e alla fine sono tratti dalla canzone “Dormi” dei Subsonica.
Fanfiction scritta per l’exchange natalizia di spn_italia  .
Richiesta: Fic NC17 Wincest
Ringraziamento speciale: Grazie con tutto il cuore alla mia Mukuro, perché l'ispirazione l'ho avuta grazie a una frase detta da lei, e perché intere righe di questa fic sono nate con lei e grazie a lei. Questa storia non esisterebbe senza di te. ♥
Warnings: incesto, sesso descrittivo
Disclaimer: Dean e Sam appartengono l'uno all'altro a Kripke, e io non detengo alcun diritto su di loro, ma ci passo del dilettevole tempo insieme poiché li amo. Quest'opera non ha scopo di lucro.


Dolce è il dolore che porti negli occhi, quanto il perdersi dentro di te
Ed il lieve infuriare di rabbia che porti aggrappata alla fragilità
Dormi che è meglio pensarci domani, alla muta distanza che scorre tra noi

Quell’attimo arrivò all’improvviso, con la forza inaspettata di un lampo in un cielo nero. Con la sua stessa luce, disposta a illuminare ogni cosa solo per un istante. Ma il suo calore fu quello del sole.
Sam era già disteso sotto le coperte, la mente affollata dal groviglio di dubbi che gli ultimi due giorni avevano riversato su di loro. Un’altra notte stava per avvolgerli, un altro lento scorrere di ore scure che non avrebbero portato consiglio, non avrebbero risposto a tutte le loro domande.
Che cosa si stava preparando, là fuori?
C’erano davvero gli angeli, ora, sul campo di battaglia?
C’era davvero l’Apocalisse appena dietro la porta?
C’è davvero Dean sulla soglia di questa stanza?
Sam alzò lo sguardo come se il silenzio lo stesse chiamando. Dean se ne stava fermo, la porta del bagno ancora socchiusa alle sue spalle, la luce tenue della camera che rendeva lucidi i suoi occhi. Sam li incontrò e qualcosa nel petto gli fece male. Si sollevò a sedere, fissando il volto di suo fratello che lentamente gli si avvicinava, accorgendosi che in quel turbinio di eventi e miracoli e orrori senza respiro, non c’era stato il tempo di dire a se stesso che il mondo aveva davvero ripreso a girare. Che quando si trovava da solo in una stanza, poteva di nuovo aspettare che vi entrasse Dean. Il suo cuore aveva impiegato così tanto dolore per rimuovere quella consapevolezza, che adesso quasi temeva a riafferrarla. Forse perché si stava lentamente rendendo conto che riavere Dean accanto a sé non avrebbe significato quello che sperava. Per tutto il tempo in cui aveva cercato disperatamente di riportarlo indietro, e nell’attimo in cui all’improvviso l’aveva visto, lì di fronte a sé, e aveva sentito di nuovo il suo odore dolce e il calore delle sue braccia, l’aveva sperato... Basterà che Dean torni da me, e andrà tutto bene. Ma non era così, non sarebbe stato così. Era troppo tardi per smettere di sentire dolore.
Dean si accostò al suo letto senza parlare. Sembrava quasi che lo stesse guardando per la prima volta da quando era tornato. Per interi giorni, il tempo non aveva rallentato la propria frenesia, non aveva lasciato loro neanche un istante per potersi stringere più a lungo, toccare davvero, cercare quel contatto che così tante volte aveva detto loro di essere vivi. Era quella, la richiesta muta negli occhi di Dean in quel momento, quegli occhi che adesso gli sembravano così diversi?
Toccami, Sam, fammi sentire che sono davvero vivo...
Sam fremette silenziosamente quando lo vide abbassarsi verso di lui. Dean aveva addosso soltanto i suoi jeans leggeri, e la pelle del suo corpo sembrava delicatamente dorata in quella luce troppo flebile.
Dean... a volte ho ancora paura che sia solo un sogno troppo vivido... e che appena ti bacerò e ti dirò che ti amo, tu scomparirai...
Dean piegò un ginocchio sul letto, e si chinò fino a portare le labbra a sfiorare quelle di Sam. Sorrideva. I suoi occhi gridavano e lui sorrideva.
“Non mi hai ancora detto se ti sono mancato.”
Stupido. Stupido idiota. Avrebbe dovuto prenderlo a pugni fino al mattino dopo, con tutta la rabbia che gli aveva scavato l’anima per mesi, assieme al dolore e alla disperazione, perché era un idiota,
sei un idiota, come puoi dirmi questo, come puoi scherzare su questo, come puoi sperare che io accetti quel sorriso,
quel sorriso che era agonizzante, era il sorriso di chi non stava respirando, di chi aspettava che fosse l’aria a raggiungerlo. Avrebbe potuto aspettare fino a morire di nuovo.
Sam strinse i denti trattenendo un singhiozzo, gli avvolse il viso tra le mani e premette con forza le labbra sulle sue. Le sentì schiudersi e accolse il sapore della sua bocca. Un profondo respiro caldo gli scivolò sulla pelle, il calore di Dean che viveva, lui viveva, e si lasciava cadere sul letto, e gli stava avvolgendo le spalle e lo stava stringendo a sé, e la sua lingua era ancora un guizzo di fiamma instancabile che sapeva farlo rabbrividire. Sam voleva la sua pelle, la sua pelle sotto le mani, calda come la conosceva, e la cercò impetuosamente, scendendo ad accarezzargli il collo e il petto, sentendolo sospirare nella sua bocca e afferrargli le labbra con più forza, e adesso le loro carezze erano diventate un combattimento, le loro mani lottavano per avere di più, raggiungere tutto ciò che apparteneva loro. Sam si sentì letteralmente strappare via la maglietta, la stoffa lacerata con foga, con il bisogno di arrivare a lui, e in quel momento si strinse a Dean con tutta la forza che aveva, staccandosi dalla sua bocca e affondando sul suo collo, conficcando le dita nelle sue spalle per tenerlo stretto a sé, così stretto, sempre, sempre. Sentiva il proprio cuore rispondere al battito del cuore di Dean che gli palpitava addosso. Faceva tremare le pareti, il mondo intero, faceva tremare lui. La testa di Dean si piegò e la sua bocca gli raggiunse la curva della spalla con un morso impetuoso. E quella stretta che adesso li vedeva uniti, sembrava una composizione perfetta, i loro petti a contatto, le teste reclinate ognuna da un lato, ognuna a raggiungere la spalla dell'altro, e tra di loro la passione che hanno solo due corpi che sanno esattamente come completarsi l'un l'altro. Ma c’era di più, c’era molto di più, e Sam adesso se ne rendeva conto, si rendeva conto di come fosse diverso sentire Dean tra le braccia dopo aver stretto il suo corpo senza vita ed essersi lasciato morire dentro, mentre guardava nei suoi occhi vuoti. Nel ricordo di quegli occhi, vibrava una promessa infranta, ti salverò, troverò un modo, farò qualsiasi cosa, ti giuro che ti salverò. Appena poco più in basso della sua mano, sul braccio di Dean spiccava quell’indelebile cicatrice, il tocco di un angelo, quella mano che aveva strappato via Dean dall'Inferno, quella mano senza la quale sarebbe stato perduto, perduto per l'eternità, quella mano... che non era la sua. Era un'impronta di fuoco che sanciva la condanna di un destino che così tante volte si era sentito ripetere senza volerlo accettare: lui non poteva salvare Dean. Come se il cielo stesso avesse deciso di proibirglielo. E Dean non avrebbe mai potuto capire che il bisogno di ribellarsi a quella proibizione era talmente bruciante da accettare anche di percorrere la strada più buia, se era l’unica che gli avrebbe permesso di farcela...
In quel momento, qualcosa di simile a una sottile disperazione gli strinse la gola e gli afferrò le membra, e Sam chiuse gli occhi, posando la fronte sulla spalla del fratello maggiore, stringendolo con forza tale da tremare, come se dovesse sparire in quel momento stesso. Chiuse gli occhi e li sentì riempirsi di lacrime.
“Sam...” Qualche attimo, e la mano di Dean gli scivolò tra i capelli, dolce, protettiva. “Sammy...” Quanto tempo era che aveva smesso di rispondergli ‘Sono Sam’? Quand’è che ‘Sammy’ era diventato un suono così bello da ascoltare? “Non piangere.”
“Scusami...” sussurrò Sam, senza riuscire a fermarsi. “È solo che... ho paura... ho così paura, Dean... ho una maledetta paura di perderti ancora...”
Perché in un mondo in cui non tu non ci sei, io non ho alcun posto dove andare...
“Perderti una volta mi ha spezzato, Dean...”
... il cuore, l'anima, ogni cosa... e adesso è tutto riparato alla meno peggio, ma non potrà mai tornare integro, in nessun modo...
“E se dovessi perderti ancora...”
... non si limiterà a spezzarsi, si distruggerà... completamente...
L’aria attorno a loro si fece densa, pregna di tutto ciò che di non detto aleggiava in quella stanza, ma Dean riuscì a capire, a sentire le parole disperate che il cuore di Sam stava urlando, anche se il fratellino non poteva sentire il suo grido silenzioso.
Mi hanno strappato l’anima, mentre ero lontano da te. Solleva la testa, guardami, toccami, restituiscimela... solo tu puoi farlo, Sammy...
“Sam, ti prego, ora basta,” gli sussurrò dolcemente. L’aveva salvato e l’aveva annientato, era questo che Sam gli stava dicendo, anche se lui non aveva mai voluto crederci, anche se aveva voluto credere che per Sam sarebbe stato diverso, che ce l’avrebbe fatta. Forse, in qualche modo Sam l’aveva persino odiato per ciò che aveva fatto. Poteva capirlo, anche lui aveva avuto il suo corpo privo di vita tra le braccia. E non aveva resistito neanche un solo giorno. “Siamo proprio un caso disperato, fratellino,” mormorò stringendolo forte, con una risata malinconica. “Proprio non ce la facciamo a sopportare... di perderci...” Tacque per un secondo, chiudendo gli occhi, inghiottendo un nodo feroce e delle lacrime che non voleva versare. “Forse hai ragione tu... forse stavolta dovremmo semplicemente affrontare ogni cosa insieme fino in fondo, e piantarla con i sacrifici. Vivere insieme oppure... morire insieme...” La sua voce fu un sussurro su quelle parole.
Sam rimase immobile nell'abbraccio del fratello, col viso sulla sua spalla, sgranando gli occhi mentre lo ascoltava. Morire insieme... decisamente non era normale che quelle due parole suonassero così belle, chiunque al mondo l'avrebbe trovato assurdo. Ma lo erano, erano belle, erano consolanti, erano la promessa che quello che si era trovato ad affrontare non si sarebbe ripetuto mai più, che non sarebbe più rimasto solo, in mezzo al mondo, senza Dean, senza la persona che per lui era tutto quello che un essere umano possa cercare negli altri esseri umani, era famiglia, amico, amore, amante... Le persone “normali” trovavano ognuna di queste cose in un diverso essere umano, circondandosi di legami, costruendovisi un piccolo mondo. Un tempo, lui aveva desiderato tutto questo, o chissà, forse aveva solo desiderato di poter avere le stesse possibilità di chiunque altro, di essere diverso da ciò che sentiva, di convincersi di essere semplicemente stato messo in mezzo con la forza da suo padre, messo in mezzo a una vita che non era sua, che non lo riguardava, che gli faceva provare cose che non voleva avere dentro... aveva desiderato di essere diverso, ma non poteva. Non avrebbe mai avuto quei legami, non avrebbe mai diviso il suo amore dandolo a tutti quei diversi esseri umani, ognuno con il proprio ruolo, un amico, una fidanzata, una famiglia... Il suo piccolo mondo era fatto solo di due persone, soltanto lui e Dean, e in Dean era concentrato ogni significato, in Dean convergeva ogni forma che l'amore di Sam potesse assumere. E gli stava bene così, aveva accettato che fosse così. Ma quell'unica persona... quell'unica persona non era disposto a perderla. Mai più. La sola idea di sprofondare di nuovo in quell'inferno in terra, lo faceva sentire più che certo che questa volta avrebbe finito col puntarsi una pistola in gola. Ma morire insieme... morire insieme... quelle parole che gli suonavano tanto belle, anche se chiunque l'avrebbe trovato assurdo, quelle parole erano una salvezza, il semplice ascoltarle lo faceva sentire al sicuro. E dentro di lui, una voce malinconica gli diceva che era esattamente questa l'unica cosa che avrebbe ottenuto da quelle parole, ascoltarle, solo ascoltarle, e nient'altro. Non si sarebbero avverate, per lo meno non intenzionalmente, da parte di nessuno dei due. Dean... che splendido bugiardo era... ma non avrebbe potuto resistere, e all'ultimo momento avrebbe tradito quella promessa, avrebbe tentato il tutto per tutto per salvarlo. Del resto, Sam avrebbe fatto lo stesso. Dean gli stava sussurrando un consolatorio sogno a cui voleva che Sammy credesse per sentirsi meglio, a cui probabilmente lui stesso cercava di credere, ma era un'illusione, ed era certo che in fondo al cuore anche Dean lo sapesse. Eppure, era una bugia dolcissima, e Dean gliela stava regalando in un modo così bello, accarezzandolo, stringendolo, proteggendolo. Non sarai mai più così solo e disperato. Lo stava dicendo a Sam e anche a se stesso. Non era un vero inganno, no, era un tacito accordo, entrambi sapevano ed entrambi avrebbero volontariamente creduto a quella bugia, almeno per un po', almeno per quella notte, per convincersi che non sarebbe mai arrivata l'alba.
Sam sollevò piano la testa, sforzandosi di donargli un piccolo sorriso. La voce del fratello maggiore tornò a cercare quella sua sonorità scherzosa di quando sentiva il dolore premere troppo forte e doveva sovrastarlo in qualche modo.
“Dovremo fare come in Titanic, ‘salti tu, salto io’?” Lo squadrò con il suo ghigno pungente. “Ovviamente, tu fai Kate Winslet.”
Sam ristette per un momento. Aveva gli occhi ancora lucidi quando riuscì a lasciarsi andare a una lunga risata che sciolse lentamente le sue membra. Dean sorrise e gli accarezzò le spalle e il collo, avvicinandosi a baciargli la fronte umida.
“Fai l’amore con me, fratellino...”
 Le labbra di Dean erano calde mentre gli si posavano sulla pelle, la sua pelle che era ancora più calda, quasi bruciante, come se dolore e amore stessero infine straripando dal suo corpo e ne incendiassero la carne. L'alba prima o poi sarebbe arrivata, la notte così avvolgente sarebbe finita...
... queste braccia prima o poi smetteranno di stringermi, Dean prima o poi saprà, saprà cosa sono diventato, e non capirà, e non mi vorrà più, Dean prima o poi non mi vorrà più, so che succederà, lo sento. Sarà il mio prezzo per vendicarlo, per salvarlo stavolta, e lo pagherò.
Ma non ancora, l'alba era ancora lontana, e le labbra di Dean ancora così vicine, ancora sulla sua pelle, e sollevare il viso per cercarle, per baciarle di nuovo, era un gesto così semplice... Sam lo compì chiudendo gli occhi, accettando quella sua dolcissima bugia con un sospiro che era sollievo e angoscia mescolati, impossibili da distinguere e separare uno dall'altro.
Le loro mani si fecero febbrili, scostarono le lenzuola, gettarono via ogni indumento rimasto loro addosso, e Sam si trovò il corpo di suo fratello che lo spingeva a sdraiarsi e gli premeva addosso, le loro bocche che non smettevano di cercarsi, e in ogni frammento di attimo in cui non si toccavano, continuavano a chiamarsi l’un l’altro, in un ansimante duello di voci che scandivano i loro nomi incessantemente. Sam gli avvolse le lunghe braccia attorno al collo, stringendolo e stringendosi a lui con ogni parte di sé, inarcandosi guidato dalle sue mani, cercando il contatto completo con il corpo di suo fratello. Non vedeva più nulla, le palpebre serrate in un bacio quasi feroce, non respirava eppure sentiva di vivere, sentiva il proprio cuore pulsare, la propria pelle vibrare. Avrebbe voluto che la voce di Dean non smettesse mai di chiamarlo, di pronunciare il suo nome con quel sussurro roco e profondo... avrebbe voluto continuare a sentirgli pronunciare il suo nome anche mentre Dean era dentro di lui, come se stesse sancendo una sacralità inviolabile, il sigillo della certezza che non sarebbero mai appartenuti a nessuno nel modo in cui appartenevano l'uno all'altro. Sam gemette senza accorgersene, inarcando il capo con uno scatto per ritrovare il respiro, e poi afferrando e succhiando a sua volta le labbra di Dean, strappandogli quel sapore di orgoglio, sfrontatezza e amarezza che ne facevano una persona così incredibile, così apparentemente semplice e così ingannevole nella sua semplicità. Il suo Dean che gli aveva dato tutto, che aveva dato tutto per lui, con una testardaggine che rasentava la crudeltà, perché certi sacrifici non si possono accettare, non si possono perdonare. Forse, se la volontà del cielo non gli avesse restituito ciò che aveva perso, Sam non l'avrebbe davvero potuto perdonare mai. Eppure, se gliel'avesse detto, Dean avrebbe semplicemente sorriso e scrollato le spalle, in quel modo spiazzante che solo lui possedeva, quei suoi sorrisi terribili che significavano quanto non tenesse in alcun conto se stesso. In quei momenti, quasi per un perverso gioco del destino, il suo viso era ancora più bello di sempre. Ogni volta in cui lo vedeva sorridere così, Sam si sentiva spaccare dentro dal desiderio di prenderlo a pugni, e stringerlo, e urlargli di smetterla, che lui l'amava, che lui lo considerava importantissimo, che per lui era tutto...
“Tutto... per me sei tutto...” ansimò violentemente nella sua bocca, affondando nuovamente in essa subito dopo, tendendosi sotto il corpo forte e bello di Dean che lo sovrastava, muovendosi contro di lui, cercando ogni centimetro della sua pelle, perché i loro corpi si chiamavano, forse era sbagliato, forse era contro le leggi della natura, o forse quelle della morale, o chissà quale altra stronzata, ma era così, era incredibilmente innegabile che fosse così, i loro corpi si chiamavano come fossero già consapevoli di essere delle mere estensioni carnali di due anime che avevano condiviso tutto, e che unendosi avevano solo completato un'opera già iniziata da anni. E avrebbe scommesso qualunque cosa che chi aveva deciso le leggi della natura e della morale non si era mai neanche lontanamente immaginato che due persone potessero ritrovarsi per le mani un'esistenza come la loro.
Dean si staccò dalla sua bocca con un gemito, allungando la mano verso il basso per raggiungere la sua intimità, la splendida consistenza del suo sesso, e accarezzarla intensamente. Sam rimase a guardarlo, nel silenzio del loro bacio interrotto, ansimando piano, accarezzandogli la schiena. Vedeva il luccichio lucido nei begli occhi verdi del fratello, che lo fissavano riuscendo a trasmettergli un tumulto che Dean forse avrebbe voluto celare, splendidi e vivi, così sinceri, così tanto che per essere capace di mentire guardandoli, si doveva avere davvero un indelebile male inciso dentro. Era bello pensare che in quel momento Dean non potesse vederlo, e vedesse invece soltanto l'amore con cui gli si offriva, la totalità di ciò che significava nella sua vita... perché sapere questo, gli accendeva quei bellissimi occhi ancora di più, e in quel semplice attimo fatto solo di sguardi, Sam pensò di non averlo mai visto così bello, quasi da piangere, perché quella era una bellezza piena di dolore. Sentì una lacrima scivolargli lungo il lato del viso, appena un attimo prima che Dean lo attirasse verso di sé e sollevasse i suoi fianchi, portando le loro erezioni calde a incontrarsi. Quel tocco fu come fuoco, come una fiamma che gli lambiva l'inguine all'improvviso, e Sam gemette trattenendo quello che fu quasi un urlo sorpreso, inarcando la testa sul cuscino, cedendo al bisogno di premere più intensamente il bacino su quello di Dean. I loro sessi si strofinavano l'uno sull'altro, duri e tesi, un duello di carne e carezze e tormento. Sam chiuse gli occhi, la testa inarcata, i morbidi ciuffi castani che si spettinavano sul cuscino mentre ondeggiava il capo, con le labbra dischiuse che ansimavano perdutamente.
Solo per stanotte, Dean, solo per stanotte amami ancora così, amami come se fossi ancora soltanto il tuo Sammy.
Un altro bacio caldo e appassionato gli raggiunse le labbra, e poi Dean lo sospinse dolcemente perché si voltasse. Sam si abbandonò sul letto, il viso affondato nel cuscino, le dita bagnate di Dean che gli viaggiavano dentro e gli promettevano il paradiso che non avrebbe mai potuto vedere. Dean scese a baciargli e leccargli il collo, si mosse con il petto e i capezzoli duri sulla sua schiena, ascoltando i suoi gemiti, accompagnandoli con la propria voce bassa e profonda che respirava con forza al contatto con l’interno caldissimo del corpo di Sam. E Sam era pronto per lui, più di quanto lo fosse mai stato. La mano del maggiore passò in una carezza affamata sulla sua schiena e si fermò ad afferrarlo per il fianco, sostenendolo e tenendolo fermo mentre entrava in lui come se non sentisse il suo corpo da interi anni, o come fosse la prima volta, perché l’ultima volta che l’aveva amato apparteneva a una vita passata.
Sam si sentì quasi schiacciare da quello che adesso riusciva a percepire in quella stanza. Una stanza così piccola e spoglia, un semplice motel come tanti altri, e tutta la loro vita che stava esplodendo tra quelle quattro pareti strette. Là dentro c'era un bambino biondo che stringeva al petto il suo fratellino in fasce... c'erano due bambini che restavano soli in notti minacciose e buie, in piccole stanze spoglie come quella, e il più grande cercava di rassicurare e far sorridere il più piccolo... c'era un bimbo con dei riccioli castani che offriva a suo fratello la sorpresa trovata nei suoi cereali... un Natale che era divenuto improvvisamente dolce e caldo, e un regalo speciale che era ancora lì, e si muoveva ondeggiando languido assieme ai loro corpi. In quella stanza c'erano lontananze e nostalgie, anni in cui una forzata distanza non aveva potuto distruggere un amore troppo grande. E c'erano viaggi e parole, rabbia e pugni e sorrisi e lacrime, c'era un ragazzo che piangeva e chiamava disperatamente il fratellino, stringendo tra le braccia il suo corpo trafitto, e quello stesso ragazzo che pochi mesi dopo sorrideva tristemente e gli chiedeva di lasciarlo andare... c'era il suo volto insanguinato e il suo corpo martoriato, e le lacrime della persona che lo amava che cadevano tremanti su di lui, e due braccia che lo avevano stretto così a lungo, rifiutandosi di lasciarlo. Quante persone al mondo potevano dire di essersi perdute così tante volte e poi trovarsi insieme sul letto di una piccola stanza, con le loro vite tutte intorno a loro a dare senso ad ogni carezza e ad ogni respiro, come fossero una barriera per respingere chiunque avesse osato dire che quello che stavano facendo era sbagliato?
Dean spingeva e affondava dentro di lui, ansimava e gemeva riempiendo l’aria della sua passione. Gli sollevò il fianco e scese a prendere nuovamente tra le mani il suo sesso, facendo sì che si unisse a quella danza, e anche i gemiti di Sam si fecero più forti, violenti e intensi, e in quei gemiti urlò con il cuore che gli esplodeva, mentre i loro corpi si svuotavano uno nell’altro, uno sull’altro.
“Dean... non... non lasciarmi… non lasciarmi mai!...”
Si trovò stretto dalle sue braccia, entrambi abbandonati esausti sul letto, Dean che da dietro le spalle lo avvolgeva e il suo respiro che gli accarezzava il collo.
“Non ti lascerò mai, Sammy,” sussurrò con la stanchezza nella voce.
Sam sorrise chiudendo gli occhi, che ora bruciavano di nuovo.
Smetterai di pensarlo, Dean. Ma grazie... grazie per avermelo detto...
Strinse una mano su quella del fratello maggiore, che posava esattamente sul suo cuore, come in ascolto.
“Dormi,” gli rispose soltanto, dolcemente.

Non immagini quanto sia dolce sfiorare dai tuoi incerti sorrisi la felicità
Anche solo per pochi secondi capire che qualcosa di buono c'è in me

~Fine

genre: angst, pairing: dean/sam, genre: incest, fandom: supernatural, content: top!dean, content: bottom!sam, genre: slash, !fanfiction

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