KAME NUMBER ONE capitolo 32

Jan 26, 2012 21:49

Ed eccoci giunti ad un altro capitolo di KNO! Di nuovo chiedo umilmente perdono per non essere più in grado di postare due capitoli a settimana. >__<

Nel capitolo trenta abbiamo visto come un Kitayama preoccupato per Tottsu, sia riuscito a convincere un Fujigaya superfelice ed ingentilito (che la fine del mondo sia davvero vicina?!) ad andare con lui a parlare con Hasshi e cercare di risolvere la situazione tra i due. Purtroppo Mitsu e Taisuke scoprono il motivo per il quale Tottsu e Hasshi non potranno vedersi che tra quattro anni! Infatti il giovane Hashimoto verrà mandato dalla sua famiglia a studiare all'estero (e dire che ci metterà quattro anni a tornare è anche essere poco realisti, vista la sua conoscenza dell'inglese e la sua capacità di studiare).
Nel frattempo i ragazzini ninja hanno scoperto qualcosa riguardo ai piani degli host dello shokura, ma decidono di saperne di più prima di avvertire Kame, nel caso il piccolo Marius avesse solo frainteso le parole di Taisuke.
Kame intanto si diverte a sorprendere Wataru nel bagno dello Shokura facendogli tornare alla memoria misteriosi eventi del passato che potrebbero compromettere la sua felicità.

Capitolo 32

Kawai era appena uscito dal locale. Era stato incaricato di fare il buttadentro da Kame e, non avendo trovato nessuno dei suoi kohai per farsi sostituire (perché accidenti proprio Nozawa e Sanada avevano il giorno libero?), aveva deciso di darsi da fare. Sarebbe stato il miglior buttadentro della zona. Gli altri host club non avrebbero avuto speranze. Neanche i kyaba club avrebbero avuto speranze.

Fuori dal locale, nota una donna poggiata al muro, intenta a fissare proprio l’entrata dello Shokura. Kawai la guarda e la donna distoglie lo sguardo, ma resta circospetta a guardare il locale.
“Hey nee-san! Cerchi qualcuno?”
“N-no! Come ti permetti! Io non ho bisogno di andare in un host club per trovare uomini!” arrossisce la ragazza.
“No certo, certo. Tanto comunque qui non potevi entrare. Non è un posto per donne.”
“Capisco. Allora è proprio questo il genere di posto che Totsuka frequenta.”
“Conosci Totsuka?”
“E’ un mio amico...”
“Hey, vuoi entrare a bere qualcosa? Puoi aspettarlo dentro. Si gela qui! E gli amici di Totsuka sono miei amici!” esclama Kawai manifestando entusiasmo.
“Ma se hai appena detto che le donne non sono ammesse!”
“Dai! Una volta tanto! Poi il capo è ancora impegnato a prepararsi, quindi...”

Kawai guida la ragazza all’interno. Questa resta per un attimo accecata dalla maestosa presenza di cose scintillanti all’interno del locale e addosso alla gente che vi lavora. Senga e Nikaido si avvicinano incuriositi, abbandonando il loro lavoro di lustramento bicchieri. Nikaido finge di non essere interessato, ma si capisce che non vede  l’ora di sapere chi sia la donna che Kawai ha portato all’interno. Senga invece non si fa problemi a mostrare la sua faccia incuriosita.
“Lavoriamo anche per le donne adesso? Tsk. Come se non fosse già abbastanza stressante!” mugugna Nikaido, mentre Senga lancia un sorriso a mille denti alla ragazza.
“E’ un’amica di Tottsu. L’ho fatta entrare perché fuori si gela. E poi dice che non ha bisogno di host club per trovare uomini...”
“Piacere! Sono Senga Kento! Puoi chiamarmi Kenchan!” sorride Senga inclinando di lato la testa.
“Piacere mio, mi chiamo Megumi.”
“Megumi-chan!” dice Senga senza smettere di sorridere per un attimo.
“Kenpiiii! Che cos’è tutta questa confidenza?!” afferma Nikaido con il broncio.
“Ahah voi due sembrate proprio andare d’accordo!” sorride Megumi.
“Vedi che Megumi-chan è una brava persona, Nika?”
L’espressione di Nikaido si ingentilisce.

“Kawai, che fai qui? Non dovresti essere fuori a... ODDIO UNA DONNA.” esclama Fujigaya entrando nella sala e indietreggiando di scatto alla vista dell’ospite. “Che ci fa qui una donna, Kawai?” domanda Fujigaya guardando di traverso il ragazzo.
“Buonasera... scusate il ritardo!” Kitayama entra nella sala con espressione mesta.
“L’hai portata tu vero? Lo so che sei stato tu Kitayama!” dice Fujigaya puntando il dito.
“Di che parli? Sono appena arrivato!”
“Sei in ritardo! E porti donne al lavoro! Io non lo so Kitayama! Che ti è successo? Un tempo eri una persona responsabile!” dice Fujigaya imbronciandosi.
“Ma cosa stai blaterando Fujigaya...” mugugna Kitayama disattento.
“Sono un’amica di Totsuka. Non mi ha portato qui nessuno. Sono venuta da sola perché ho bisogno di parlare con lui. So che viene qui quasi ogni sera...”
Kitayama fissa la donna da sotto la visiera del suo cappello.
“Ah. Scusa se ho pensato che fossi una delle amanti di Kitayama. Avrei dovuto intuire che lui non è al livello di una ragazza così elegante.” risponde Fujigaya. “Prego, siediti pure.”
“Hey! Che intendi con questa storia?! E dove sono le mie di scuse?!” reclama Kitayama.
“Le hai già usate tutte arrivando in ritardo.” dice serio Fujigaya. “Ancora una volta.”

Kawai torna al suo lavoro così come Nikaido e Senga. La ragazza resta a sorseggiare il suo drink nel locale ancora vuoto. Dopo essersi cambiato più in fretta che poteva, Kitayama torna in sala e finge di avere qualcosa da fare proprio di fronte a Megumi.
“Scusa?” la ragazza attira la sua attenzione, proprio come Kitayama aveva premeditato.
“Sì?”
“Sai a che ora arriva Totsuka, più o meno?”
Kitayama si avvicina al divanetto.
“Esattamente... tu come conosci Tottsu?” domanda con occhi inquisitori.
“Ehm... l’ho conosciuto ad un omiai. Prima di scoprire che gli piaceva Hasshi.”
“Ah! Quindi tu... mah, non importa!” dice Kitayama distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
“No dimmi!”
“Sai che Hasshi ha lasciato questo posto, vero?”
“Per studiare, sì!”
“E che domattina sarà su un volo diretto per l’Europa?”
“COSA?! Che intendi?!”
“Hasshi andrà a studiare a Londra.”
“E... e Totsuka?”
“E’ l’ombra di se stesso.”
“Oh no! Cosa possiamo fare ehm... qual’è il tuo nome?” chiede la ragazza.
“Kitayama. Dobbiamo convincerlo a fermarlo.” risponde deciso Mitsu.
“Ma...!” la ragazza sembra tentennare.
“Sì, lo so che Totsuka ha fatto tutto per il suo bene. Non so quanto tu conosca Hasshi, ma credi davvero che il suo bene sia farlo studiare e cercare di inserirlo nella società? Quel ragazzo aveva talento solo per questo lavoro! E qualsiasi cosa ne pensi Totsuka, è un lavoro rispettabilissimo se lo si fa con amore!”
Megumi annuisce con convinzione.
“Hai ragione! Dobbiamo fermarlo, Kitayama!”

“Io lo sapevo che dovevo tenerti d’occhio Kitayama!” esclama Fujigaya con le braccia incrociate dietro di lui.

Dopo aver passato dieci minuti a spiegare a Taisuke che non è come pensa, qualsiasi ragionamento contorto il suo cervello abbia elaborato, e avergli confessato che lo scopo del loro confabulare è cercare di convincere Tottsu, finalmente i clienti cominciano ad affollare il locale. Anche Totsuka arriva, solitario e dall’aspetto più triste che mai.
“Ragazzi scusate, ma oggi c’è Koki e voglio parlarci. Parlate con Totsuka, mi raccomando!” esclama Fujigaya prima di fuggire via verso il tavolo dove è seduto Koki con i suoi loschi amici.
Totsuka si avvicina al tavolo di Kitayama.
“Che stai facendo Kitayama? Megumi? Che ci fai qui?” domanda assente Tottsu.
“Siamo qui per parlarti.” risponde Kitayama.
“Io sono qui per ubriacarmi. Portami da bere per favore!” Totsuka si lascia cadere sul divano.
“Totsuka... non credo che ubriacarsi sia la soluzione giusta.”
“Grazie per il tuo interesse Megumi, ma sono perfettamente in grado di badare a me stesso.”
“Shota, perché sei così testardo?” domanda Kitayama.
“Perché sarei testardo?”
“Un tempo eri molto più spontaneo. Sorridevi di più e facevi cose strane... beh fai ancora cose strane, ma da quando hai conosciuto Hasshi sei cambiato. Cosa stai cercando di essere Shota? Tu non sei così... responsabile. Non sei perfetto. Nessuno lo è. E va bene così.”
Totsuka guarda davanti a se senza parlare per qualche lungo secondo.
“La verità è che mi manca da morire. La verità è che mi pento di avergli chiesto di andarsene lontano da me. L’ho lasciato solo, tra le braccia di gente che non sa nulla di lui e non lo capisce. Perché l’ho fatto? Come ho potuto pensare che questo sia davvero il bene di Hasshi!”
“Totsuka... io direi che queste cose tu debba dirle direttamente ad Hasshi.” suggerisce Megumi.
“Finalmente ci sei arrivato! Io direi di sbrigarti finché c’è ancora tempo!” esclama Kitayama.
In quel momento Megumi, che stava controllando il suo cellulare, tira su la testa ed esclama:
“TO-TOTTSU! Hasshi mi ha appena mandato un messaggio! Dice che in realtà il suo volo era oggi!”
“COSA?!” esclamano tutti in coro.
Totsuka resta seduto con espressione scioccata. Kitamitsu si tira su in piedi.
“C’è ancora tempo! Dobbiamo correre all’aeroporto! Alzati Shota!”
“Ormai è troppo tardi... e lui forse vuole davvero andare!”
“Smettila di arrenderti prima ancora di averci provato?! Quanti rimpianti puoi sopportare nella tua vita?! Inoltre perché avrebbe mandato un messaggio a Megumi se non per un’estrema richiesta di aiuto?”
Totsuka alza lo sguardo verso Hiromitsu.
“Hai ragione Mitsu. Devo correre!”
Il ragazzo si alza in piedi di scatto ed esce dalla porta. Kitayama lo segue e ferma un taxi al volo. Totsuka sale in fretta.
“Non preoccuparti Mitsu, lo fermerò.” afferma deciso. Kitayama annuisce e chiude la porta del taxi.
“Non te ne pentirai, vero?” sussurra Fujigaya arrivando dietro Kitayama.
“Non me ne sono mai pentito.” sorride soddisfatto Kitayama.

--

Manca poco all’imbarco e il taxi si ferma per un guasto proprio a pochi chilometri dall’aeroporto.
“Accidenti! Ma non può fare proprio nulla?!”
“Le ho chiamato un collega. Presto sarà qui. Ma sa, vicino all’aereoporto... i taxi sono molto occupati.”
“Senta, lasci perdere! Tenga pure il resto!” urla Totsuka uscendo dalla macchina e infilando un pugno di banconote nelle mani del tassista impegnato a controllare il fumante motore dell’auto.
“Ma dove va?! Non vorrà correre fino lì? Neanche nei drama!”

Totsuka stava già correndo. Non aveva mai corso tanto in vita sua. Al buio, di notte, auto che sfrecciano al suo fianco. Quando senza fiato raggiunge l’aeroporto (per fortuna non era lontano per nulla), non si ferma neanche un attimo finché non giunge al gate da cui l’aereo di Hasshi per Londra partirà. Hasshi e lì con il suo bagaglio a mano, la madre al suo fianco con i biglietti in mano.
“HASSHI!”
Il ragazzo si gira e vede Tottsu, piegato con le mani sulle ginocchia, cercare affannosamente di dire qualcosa.
“N-non...è...” a Tottsu manca quasi del tutto il fiato, quindi si ferma per respirare.
“Tottsu? Che ci fai qui? Come hai fatto ad arrivare fino al gate?” domanda Hasshi.
“Non me lo chiedere... non si sa come mai, ma tutti quelli che devono fermare qualcuno che sta per partire si ritrovano sempre al gate in qualche modo...” ansima Totsuka.
“Che stai dicendo? Cosa ci fai tu qui? Ryosuke andiamo, è ora di salire a bordo!” intima la madre tenendo il braccio del figlio.
“Hasshi. Voglio che tu me lo dica sinceramente. E’ questo quello che tu vuoi? E non rispondere per fare piacere a me. Rispondi dicendo quello che davvero pensi.”
“Io... ho qualcosa che voglio tantissimo.”
“Cosa?”
“Voglio restare sempre vicino a Tottsu. Voglio restare con Tottsu e con gli altri allo Shokura!” afferma Hasshi deciso guardando Tottsu negli occhi.
“Ma cosa dici Ryosuke?! Dobbiamo andare! Non permettere a questa gente di rovinare il tuo futuro!” la madre continua a tirare il braccio del figlio.
“E’ evidente che forzare un futuro che non vuole non è una buona idea, signora. Io lo so bene.”
“Ma che vuoi?! Perché sei venuto!”
Tottsu si volta verso la madre.
“Se permette, d’ora in avanti mi prenderò cura di suo figlio. Così non dovrà vergognarsene perché non raggiunge gli obbiettivi che qualcun altro ha deciso per lui.”
“Tottsu!!!” Hasshi lo guarda stupito.
“Ma non voglio sembrare una persona altruista. Non lo sono. Ho deciso così perché voglio che Hasshi sia al mio fianco. Non riesco più a vivere una vita senza di lui.”
Lacrime di gioia cominciano a rigare il volto radioso di Hasshi.
“Ovviamente se tu sei d’accordo, Hasshi!”
Hasshi di scatto si lancia verso Tottsu, lasciando la mano della madre ad aggrappare l’aria, poi si getta tra le sue braccia sovrastandolo e quasi travolgendolo.
“Starò sempre con Tottsu!”
“Smettila di piangere, mica sei un bambino!” esclama Tottsu con voce commossa.
“Ryosuke... non posso credere che preferisci uno sconosciuto alla tua famiglia.”
La madre li guarda dispiaciuta e incredula.
“Tottsu non è uno sconosciuto. Lui mi ha salvato. Mi ha sempre salvato. Tottsu è il mio eroe!”
A quelle parole Tottsu arrossisce e sorride stringendo Hasshi di più nel suo abbraccio.
“I-io non ho davvero parole! Figlio mio sei proprio uno stupido! Non penserai di passarla liscia! Farò chiudere quel locale, costi quel che costi!” la madre comincia ad alzare la voce, ben badando però a non attirare l’attenzione dei passanti. Alcuni di questi erano già incuriositi dalla scena e si erano fermati nei paraggi per spiare.
“Mi spiace che l’abbia presa così male madre, ma vedrà che non farò mancare nulla a suo figlio!<3” esclama Tottsu con un sorriso raggiante.
“Tu sei pazzo! E poi madre, come osi?!” la madre ormai non riesce a contenere la rabbia, ma cerca di mantenere comunque la compostezza.
“Forse sono pazzo o forse ho ritrovato chi ero un tempo. Quanto capisco come si sente adesso, signora. Non vorrebbe gli occhi della società addosso. Non vorrebbe dita puntate contro di lei. E’ per questo che non ha mai ascoltato i desideri di suo figlio mentre cercava di fargli realizzare i suoi. Ero così anche io. Ma mi guardi ora? Sto abbracciando suo figlio in pubblico e sa che cosa? Non mi va affatto di smettere di farlo perché qualcuno pensa che sia inopportuno!”
“Tottsu!!!!!” Hasshi sorride e stritola il ragazzo tra le braccia. “Andiamo a casa Tottsu? Mamma perché non ti fai una bella vacanza a Londra e ci mandi una cartolina?”

Tottsu e Hasshi si incamminano verso l’uscita. La madre ancora incredula, resta lì con i biglietti in mano.

Alla prossima!
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p: kitayama&fujigaya, * italiano, #multichapter, f: kis-my-ft2, p: totsuka/hashimoto, f: abc-z, r: pg

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