Feb 01, 2008 14:42
<< Mi chiedevo se dopo le riprese di Shukudai non avessi dieci minuti… andiamo a bere qualcosa, così, tranquilli… giusto per rilassarsi…>> Masaki arrossì violentemente. L’aveva chiesto… non ci poteva credere, l’aveva chiesto… ecco, adesso Jun sarebbe tornato ad essere il solito freddo, gelido Jun che lo sgridava per tutto…
<< Ok.>> disse Jun, con un sorriso timido. Masaki non riuscì a controllare la propria espressione, ma sapeva di avere il sorriso più grande che avesse mai avuto.fece un cenno con la mano e tornò in studio. Era emozionato, ma avrebbe dovuto controllarsi fino alla fine delle riprese.
Quando finirono, Jun lo raggiunse, subito dopo essersi cambiato
<< Ah, solo un attimo… un’ultima passata di phon ai capelli e arrivo.>> disse Masaki, sorridendo. Jun annuì e rimase ad osservarlo mentre si asciugava i capelli, a testa in giù, come venivano, venivano.
<< Dannato, perchè li hai sempre perfetti?!>> chiese Jun. Masaki si strinse nelle spalle. Raggiunsero il pub vicino allo studio e si sedettero al bancone, su degli sgabelli alti.
<< Ma allora un minimo di equilibrio ce l’hai!>> disse Jun
<< Sfotti, Matsumoto?>> chiese Masaki, ridendo. Jun annuì. Parlarono molto, ed i dieci minuti divennero quattro ore, in cui si raccontarono tutto, comprese le paure più assurde.
<< Non hai paura del buio.>> disse Jun ad un tratto
<< Non particolarmente… è solo buio…> disse Masaki, stringendosi nelle spalle.
<< Io invece ne sono terrorizzato.>> disse Jun. Masaki gli sorrise
<< Basta che me lo chiedi, ti difendo io.>> disse. E subito dopo arrossì violentemente
<< Devo essere proprio ubriaco per uscirmene con una cosa simile…>> disse ridendo. Jun sorrise
<< E tu, Aiba-chan, di cos’hai paura?>> gli chiese. Masaki si limitò a sorridere, senza rispondere. Non poteva rispondere… non poteva dirgli di cosa avesse paura, non ora. Perchè sennò non avrebbe mai dovuto invitarlo fuori… Jun si chinò in avanti e posò le labbra su quelle di Masaki, che sussultò leggermente, ma poi ricambiò il bacio con tanta passione che Jun quasi cadde dalla sedia. Lo sentì aggrapparglisi. Poi si staccarono, senza fiato.
Dovevano avere la stessa espressione spaventata. Abbassarono il viso entrambi
<< Se al jimusho lo scoprono siamo un po’ nei casini…>> disse Jun. Masaki si girò a guardarlo. Doveva avere un’espressione piuttosto smarrita, ma Jun lo ignorò.
<< Hai… hai ragione.>> disse Masaki, abbassando di nuovo il viso. Si allontanò. Sentì Jun che lo chiamava, ma probabilmente era solo per il conto. E che se lo pagasse da solo, il maledetto conto. Non avrebbe mai dovuto invitarlo fuori, ecco. Camminò fino alla stazione della metro, fregandosene di essere perfettamente riconoscibile. La gente lo guardava e bisbigliava. Si, era Aiba degli Arashi, e allora? Voleva solo tornare a casa, prendere dei dannati analgesici e far finta che il medico avesse inventato tutto. Era stato egoista. Stava morendo, ed era terrorizzato. Voleva qualcuno accanto, per non avere paura da solo. Ma allo stesso tempo, non voleva dire a nessuno quello che stava succedendo. Perché se stai morendo, la gente ti tratta in modo diverso. Ma lui voleva mantenere il rapporto che aveva con i suoi amici intatto… scese dalla metro e salì nel proprio appartamento. Accese la televisione, ma non riusciva a smettere di pensare al mese prima. In preda a mal di testa fortissimi, era andato dal medico per farsi ordinare un analgesico più forte, sennò non sarebbe riuscito a lavorare. Ed il medico l’aveva mandato in ospedale a fare analisi. Urgenti, diceva il foglio. Masaki era andato, ed un oncologo li aveva detto, senza mezzi termini, che nel suo cervello c’era un tumore. Ormai era troppo tardi per provare a ridurlo, e non si poteva operare
<< Se veniva sei mesi fa, Aiba san, un minimo di speranza c’era ancora. Adesso… se la operiamo per togliere il tumore, abbiamo la certezza che muoia durante l’intervento. Se non la operiamo, può avere fino ad un anno di vita, ancora. Non so a che velocità si svilupperà…>>
Masaki aveva guardato l’oncologo. Aveva ricacciato indietro le lacrime ed aveva sorriso
<< Non faccia trapelare la notizia per nessun motivo. Se scopro che ha detto qualcosa, non solo negherò tutto, ma la farò radiare. Ho le conoscenze giuste.>> disse, ed il tono gli uscì più severo di quanto non volesse. Il medico si era alzato e l’aveva guardato negli occhi
<< Capisco cosa intende. Solo… sarà dura… dopo un po’ farà fatica a controllare i movimenti, a ricordare le cose… questo non è giusto, lei è giovane, e…>>
<< Grazie, arrivederci.>> aveva detto Masaki, troncando il discorso.
Ed ora, solo nel suo appartamento, si chiedeva se davvero sarebbe riuscito a non far vedere niente agli altri. Era terrorizzato… si strinse un cuscino al petto, ricacciando indietro i singhiozzi.
Dopo l’episodio del pub, iniziò un periodo abbastanza difficile. Quando lavoravano insieme, Jun e Masaki erano di nuovo distanti. Gli altri lo notarono, ma fecero finta di niente. Sapevano che era meglio non intromettersi tra quei due, se non si voleva rischiare il pestaggio da parte di Jun. O peggio, una sfuriata da parte di Masaki, cosa rarissima ma dagli esiti di solito disastrosi (le cronache raccontavano di uno Sho fuggito in lacrime dopo aver fatto arrabbiare per sbaglio Masaki).
Un giorno, però, Jun esplose. Nei camerini dopo Magomago, si girò di scatto verso Masaki
<< Smettila di farmi la faccia triste!>> urlò. Masaki serrò la mandibola. Sho, Satoshi e Kazunari, vedendo la reazione, pensarono bene di uscire. Jun guardò Masaki
<< Piantala! Non ne posso più!>> disse, sedendosi. Masaki fece rotolare la sedia dall’altra parte della stanza con un calcio, mandando Jun disteso a terra. Jun alzò lo sguardo, spaventato, e vide le lacrime. Masaki teneva il viso basso e piangeva.
<< Aiba-chan…>> mormorò Jun
<< perchè mi hai baciato quella sera? Perché mi hai illuso per poi dirmi quella cosa?>> chiese, sedendosi a terra a gambe incrociate. Jun si mise seduto e lo guardò
<< Masaki, io…>>
Masaki alzò lo sguardo
<< Codardo.>> sibilò. Si alzò ed uscì, sbattendosi la parta alle spalle. Ignorò Sho che gli ricordava di fare la doccia e se ne andò, sbattendo tutte le porte che incontrava. Perché Jun doveva essere così cocciuto su certe cose? Perché non capiva quanto lui avesse bisogno di… di cosa? Di qualcuno con cui passare gli ultimi giorni? Non era solo quello. Lui aveva bisogno proprio di Jun… il suo Jun-Jun che aveva paura del buio… si asciugò gli occhi, cercando di riprendere il controllo e si guardò intorno. Era a casa…
<< Io ho paura…>> singhiozzò.
Tre settimane dopo, avevano smesso di parlarsi. Scambiavano solo le battute che erano scritte sul copione. Masaki continuava a tenere il suo sorriso perfetto, davanti alle telecamere. Non sapeva nemmeno lui come facesse, probabilmente era una paresi…
Si chiedeva anche come potevano suonare così credibili scherzando insieme quando normalmente non riuscivano a scambiare più di mezza parola. Masaki fece la sua solita figura da scemo, e Jun gli diede una leggera pacca sulla nuca
<< Baka!>> gli disse. Masaki si girò a guardarlo. Gli sorrise. Felice di quel contatto (anche se gli aveva fatto un male pazzesco, maledetto ragazzino ossuto), grato perchè aveva smesso di ignorarlo… Jun gli fece una linguaccia. Nel backstage lo fermò, prendendolo per un braccio
<< Ah! Matsujun, dopo tre settimane di silenzio, tutto questo contatto mi manderà in overdose…>> disse Masaki, e sembrava seriamente preoccupato. Jun lo baciò. Masaki si staccò subito
<< Jun…>> iniziò, ma Jun non lo lasciò finire e lo baciò ancora, con più passione e trasporto. Masaki gli si aggrappò. Masaki sentì il sapore delle lacrime, ma non avrebbe saputo dire di chi fossero, se di Jun o sue. Poi sentirono “click”. Masaki si girò per primo. Uno degli inservienti stava passando. Aveva il cellulare in mano. Con un’insospettata agilità e velocità, Masaki si appropriò del telefono
<< Che bello, è il modello che volevo comprare… ma non ho mai il tempo…>> disse, sorridendo. Stava per dire “e probabilmente non lo avrò mai, il tempo” ma evitò. Certe uscite melodrammatiche non erano da lui… L’uomo si bloccò, pietrificato dal terrore. Masaki controllò i messaggi multimediali. Ok, danno scongiurato. Cancellò l’immagine
<< Almeno togli i suoni, la prossima volta.>> disse, restituendo il cellulare.
<< Scusate…>> disse l’uomo.
<< Posso picchiarlo?>> chiese Jun
<< No, Junji, non si fa. E’ già abbastanza spaventato.>>
Jun rise. Masaki si beò della risata del ragazzo che amava, e si chiese come poteva fargli questo. Come poteva essere così egoista da lasciare che Jun fosse così contento, quando sapeva che non poteva durare…
Tre mesi di idillio. Gli altri membri degli Arashi li guardavano da una leggera distanza, felici, un po’ invidiosi.
<< Guarda che eravamo noi la coppietta degli Arashi, eh!>> disse Satoshi, un giorno, nei backstage, alla fine di un concerto, scompigliando loro i capelli << Io e Nino! Ohmiya. Al massimo Sakuraiba! Quando mai si è sentito A.. Aibamoto? Matsuaiba? Suona anche male…>> disse.
<< Toshi, non essere invidioso perchè Nino ti snobba!>> disse Jun, indicando Kazunari e Sho che parlavano in un angolo.
<< Uffi, nessuno mi vuole…>> sospirò Satoshi
<< Riidaa, ti vogliamo tutti.>> disse Masaki dolcemente, abbracciando Satoshi.
Masaki sentì le vertigini. Si aggrappò leggermente a Satoshi, sperando di non cadere, svenire, vomitare. Poi riprese il controllo.
<< Ma-chan, sembri strano…>> disse Satoshi, preoccupato. Masaki sorrise
<< Solo una botta di stanchezza improvvisa.>> disse, scuotendo leggermente la testa. Vide l’espressione preoccupata di Jun, me gli sorrise, rassicurandolo. Era solo stanco, nient’altro.
Arrivò l’ultimo concerto del tour. Masaki si era sentito strano tutto il giorno, ma ormai non ci faceva nemmeno più caso. Se non era strano per il mal di testa, lo era per gli antidolorifici che gli avevano prescritto. Ma così era troppo. La testa aveva iniziato a girargli all’inizio delle prove. Sapeva, dagli sguardi preoccupati degli altri, di essere pallido, ma vista la stagione aveva camuffato il tutto da raffreddore potente. Si aggrappò alla persona più vicina, quando smise di vederci. Sentì vagamene le voci degli altri, poi sentì il palco a contatto con le mani e con la guancia
<< Oh, cazzo…>> mormorò, prima di svenire.
Quando aprì gi occhi, era in ospedale. Guardò il medico che lo stava monitorando
<< Solo stanchezza.>> sibilò. Il medico sospirò
<< Questo non mi impedisce di preoccuparmi, ragazzo… non ti rimane molto… dovresti rallentare…>>
<< Non voglio rallentare. Non mi rimane molto, no? Devo riuscire a fare il più possibile…>>
<< Ci sono i tuoi amici qui fuori. Sono spaventati a morte
<< Vada fuori a rassicurarli, intanto io mi riprendo ed arrivo.>> disse. Il medico annuì ed uscì. Masaki respirò profondamente un po’. Poi si mise seduto, con cautela. Si aspettava la fitta,ma ciò non gli impedì una smorfia. Frugò in borsa e trovò le pastiglie. Ne prese due. Aspettò che facessero effetto, poi uscì dalla stanza, sorridendo.
<< Ho preso uno spavento tremendo!>> sibilò Jun. Masaki lo abbracciò stretto, sentendolo tremare. Il suo Jun... Poi guardò Satoshi
<< Riidaa…>> lo chiamò.
<< Sono almeno due mesi che sei sempre debole. Mi preoccupo!>> disse Satoshi, asciugandosi gli occhi.
<< Beh, almeno il tour è finito.>> disse Kazunari, sorridendogli.
<< E abbiamo un periodo di vacanza… ben quattro giorni.>> disse Sho
<< Tante nanne…>> disse Masaki, con aria sognante.
Si rigirò. Sentì Jun svegliarsi, accanto a lui
<< Ma-chan, che hai?..>> chiese Jun, in un soffio.
<< Niente, amore. Solo un po’ di mal di testa… adesso prendo una delle tue simpatiche medicine e passa.>> disse. Jun annuì. Masaki si alzò e prese gli antidolorifici. Mentiva a Jun di continuo. Ma non poteva dirgli al verità. Lo avrebbe distrutto. Si rimise a letto, aspettando che le medicine facessero effetto. Ma non sembravano averne la minima intenzione. Tre ore dopo, Jun si svegliò di nuovo. Masaki era rannicchiato, immobile. Si teneva la testa tra le mani, senza riuscire a fare altro. Respirava lentamente, cercando di scacciare la paura.
<< Ma-chan?…>> chiese Jun, allarmato
<< Dormi Junji.>> sibilò Masaki << Che domani mattina dovrai tenermi sveglio.>>
Jun lo abbracciò. Masaki gli affondò il viso nell’incavo del collo. Non voleva usare quel tono con il suo Jun-Jun… come gli era uscito?…
La mattina dopo era pallidissimo e debole. Si sentiva come se avesse dovuto crollare a terra da un momento all’altro. Sentiva il corpo pesantissimo, e la testa leggerissima. Ed il dolore era aumentato. Riuscì a mandare giù solo un po’ di te, poi sentì che il suo stomaco aveva tutta l’intenzione di rivoltarsi. Ma rivolse comunque a Jun il sorriso più dolce e caldo che riuscì a fare. Jun gli si inginocchiò davanti e gli prese le mani
<< Me lo dici che ti prende?>> gli chiese, dolcemente. Masaki si limitò a sorridere. Non poteva dirglielo. Non adesso. Aveva troppa paura…
<< Insomma, Aiba-kun! E’ la settima volta che riproviamo la scena!>> urlò il regista
<< Mi scusi… non sono più abituato ai dorama!>> rispose Masaki, sorridendo. Jun lo guardò. Masaki gli sorrise, rassicurante. Ma sapeva che Jun ormai capiva quando il mal di testa tornava. In effetti a volte il dolore era tanto forte da impedirgli di parlare o muoversi, anche un cieco se ne sarebbe accorto. Una notte aveva dovuto fuggire in bagno, perchè faceva male da farlo piangere. Jun l’aveva sentito, e l’aveva raggiunto.
<< Masa…>>
<< Scusa, non volevo svegliarti…>> aveva mormorato Masaki. Jun era tornato a letto. Lui aveva vomitato, poi si era addormentato, esausto, rannicchiato sul pavimento del bagno. Ormai la scusa dello stress non convinceva più nessuno, ma lui continuava a stringersi nelle spalle e sorridere. Non voleva che si preoccupassero. Non avrebbe sopportato che si preoccupassero, sennò avrebbe iniziato ad avere paura seriamente…
Poi un giorno era caduto. Stava parlando tranquillo con gli altri quattro, poi il suo corpo si era come bloccato, e si era trovato inginocchiato a terra. Non capiva più dove si trovasse… la testa gli faceva male come non gli aveva mai fatto male… sentì delle braccia forti sollevarlo e stenderlo.
Masaki ebbe un attimo di lucidità. Allungò una mano. Aveva paura, non sapeva cosa stesse succedendo. Ma forse ora sarebbe andata meglio, riusciva a controllare di nuovo i movimenti… Vide Jun avvicinarglisi. Sentì le sue mani chiudersi attorno alla sua. Jun tremava… o forse…
<< Ma-chan… stai tremando…>> disse Jun. Masaki tentò di sorridere. Poi serrò gli occhi. Un’altra fitta. Ma perchè così forte? Perché faceva così male? Ricacciò indietro le lacrime. Sentì Jun sussultare quando gli strinse le mani, cercando di cacciare via il dolore.
<< Chiamo un’ambulanza.>> sentì dire a Kazunari
<< Nino, non serve. Sono solo stanco… adesso vado a casa, dormo e mi passa.>> riuscì a balbettare.
<< Masa, lo dici da mesi, ma… stai sempre peggio… cosa ti succede?…>> singhiozzò Jun. Masaki sorrise debolmente
<< Sono solo stanco.>> ripeté. Guardò il viso di Jun, rigato dalle lacrime e gli sorrise. Sapeva che era l’ultima volta che lo vedeva. Voleva chiedergli scusa, ma la voce non gli uscì. Non aveva più paura. Aveva solo freddo, e si sentiva in colpa. Poi sentì gli occhi che gli si chiudevano. Era davvero stanco, molto stanco. Chiuse gli occhi. Sentì i singhiozzi di Jun farsi sempre più lontani, poi non sentì più nulla.
E adesso il resto, che è ancora più kleenex requested (in realtà l'ordine era al contrario, quando le ho scritte, ma le trovo più giuste così...)
Si guardò intono. Perché piangevano tutti? Che stava succedendo? Guardò Satoshi, che si stringeva le braccia intorno al corpo, singhiozzando forte. Sembrava stesse per cadere a terra in mille pezzettini. Kazunari, in un angolo, il viso nascosto tra le mani. Sho, che aveva lanciato un grido, aveva preso a calci un muro, poi era crollato seduto a terra. Poi guardò la figura stesa sul letto. Si sentì leggermente male, ma non capiva perchè… si avvicinò e strinse quella mano. La sentì fredda. Troppo fredda. Si sentì gelare. Perché non ricambiava la stretta? Perchè non diceva di essere solo stanco? Perché non gli sorrideva? Perchè…?
Lavoravano insieme da qualche anno, quando si erano accorti del cambiamento dei propri sentimenti. Non più semplice amicizia, ma qualcosa di più. Jun se n’era accorto per primo. Si era reso conto di guardare Masaki sotto un’ottica diversa, ora. Quel modo di fare sempre spensierato, che prima gli dava un po’ sui nervi, quelle reazioni un po’ da bambino, ora lo facevano sentire bene. Masaki, da parte sua, sentendo la cessazione dell’ostilità, gli rivolgeva dei sorrisi sempre più grandi. Sempre un po’ più grandi di quelli che faceva a Sho o a Satoshi o a Kazunari. E questo lo faceva sentire un privilegiato. Poi un giorno Masaki gli si era avvicinato. Jun aveva sentito il cuore accelerare
<< Mi chiedevo se dopo le riprese di Shukudai non avessi dieci minuti… andiamo a bere qualcosa, così, tranquilli… giusto per rilassarsi…>> disse. Jun cercò di controllarsi, ma sentiva le mani tremargli
<< Ok.>> disse. Masaki gli regalò uno di quei sorrisi che lo facevano sentire felice e tornò in studio. Quella sera parlarono molto. I dieci minuti divennero quattro ore, in cui si raccontarono tutto, comprese le paure più assurde
<< Non hai paura del buio.>> disse Jun ad un tratto
<< Non particolarmente… è solo buio…> disse Masaki, stringendosi nelle spalle.
<< Io invece ne sono terrorizzato.>> disse Jun. Masaki gli sorrise
<< Basta che me lo chiedi, ti difendo io.>> disse. E subito dopo arrossì violentemente
<< Devo essere proprio ubriaco per uscirmene con una cosa simile…>> disse ridendo. Jun sorrise
<< E tu, Aiba-chan, di cos’hai paura?>> gli chiese. Masaki si limitò a sorridere, senza rispondere. Allora Jun si chinò in avanti e posò le sue labbra su quelle di Masaki. Lo sentì sussultare leggermente, ma poi lo sentì baciarlo con tanta passione che quasi cadde dalla sedia. Gli si aggrappò. Poi si staccarono, senza fiato. Dovevano avere la stessa espressione spaventata. Abbassarono il viso entrambi
<< Se al jimusho lo scoprono siamo un po’ nei casini…>> disse Jun. Masaki si girò a guardarlo. Jun scorse un’espressione abbastanza ferita, ma fece finta di nulla
<< Hai… hai ragione.>> disse Masaki, abbassando di nuovo il viso.
<< Aiba-chan…>>
Ma Masaki si era già allontanato. Jun lo guardò uscire
<< Ah? Mi ha lasciato il conto da pagare…>> sibilò Jun
Iniziò un periodo abbastanza difficile, dopo quell’episodio. Quando lavoravano insieme erano di nuovo distanti. Gli sguardi di Jun tornarono man mano freddi. Gli occhi di Masaki, quando incontravano i suoi, erano tristi.
Poi un giorno, nei camerini dopo Magomago, si girò di scatto verso Masaki
<< Smettila di farmi la faccia triste!>> urlò. Masaki serrò la mandibola. Sho, Satoshi e Kazunari, vedendo la reazione, pensarono bene di uscire. Jun guardò Masaki
<< Piantala! Non ne posso più!>> disse, sedendosi. Masaki fece rotolare la sedia dall’altra parte della stanza con un calcio, mandando Jun disteso a terra. Jun alzò lo sguardo, spaventato, e vide le lacrime. Masaki teneva il viso basso e piangeva.
<< Aiba-chan…>> mormorò Jun
<< perchè mi hai baciato quella sera? Perché mi hai illuso per poi dirmi quella cosa?>> chiese, sedendosi a terra a gambe incrociate. Jun si mise seduto e lo guardò
<< Masaki, io…>>
Masaki alzò lo sguardo
<< Codardo.>> sibilò. Si alzò ed uscì, sbattendosi la parta alle spalle
<< La doccia, Aiba-chan…>> sentì Sho, ma rispose solo un’altra porta sbattuta con violenza. Jun guardò, attraverso il velo di lacrime, gli altri che entravano. Sentì le braccia di Satoshi stringerlo
<< Perché non glie lo dici e basta?>> chiese Kazunari, in tono insolitamente dolce.
<< Dirgli cosa?>> singhiozzò Jun
<< Che ti piace così tanto da metterti a piangere se si arrabbia con te. Voglio dire, che tu lo faccia arrabbiare ormai non è una novità, praticamente sei l’unico che ci riesce. Però… di solito non piangi così, Jun.>>
Jun si prese il viso tra le mani.
<< Jun, vedervi in questo stato è orribile.>> disse Sho. Jun non rispose.
Tre settimane dopo, avevano smesso di parlarsi. Scambiavano solo le battute che erano scritte sul copione. Ma come faceva Masaki ad avere quel sorriso davanti alle telecamere?
E come potevano suonare così credibili scherzando insieme quando normalmente non riuscivano a scambiare più di mezza parola? Vedendo la solita figura da scemo di Masaki seguì l’istinto. Gli diede una leggera pacca sulla testa
<< Baka!>> gli disse. Masaki si girò a guardarlo. Jun si sentì morire. Era gratitudine quella che leggeva nello sguardo di Masaki. E gioia. E gli stava sorridendo. Stava sorridendo a lui… gli fece una linguaccia. Nel backstage lo fermò, prendendolo per un braccio
<< Ah! Matsujun, dopo tre settimane di silenzio, tutto questo contatto mi manderà in overdose…>> disse Masaki, e sembrava seriamente preoccupato. Jun lo baciò. Masaki si staccò subito
<< Jun…>> iniziò, ma Jun non lo lasciò finire e lo baciò ancora, con più passione e trasporto. Masaki gli si aggrappò. Jun sentì il sapore delle lacrime, ma non avrebbe saputo dire di chi fossero, se di Masaki o sue. Poi sentirono “click”. Masaki si girò per primo. Uno degli inservienti stava passando. Aveva il cellulare in mano. Con un’insospettata agilità e velocità, Masaki si appropriò del telefono
<< Che bello, è il modello che volevo comprare… ma non ho mai il tempo…>> disse, sorridendo. L’uomo si bloccò, pietrificato dal terrore. Masaki controllò i messaggi multimediali. Ok, danno scongiurato. Cancellò l’immagine
<< Almeno togli i suoni, la prossima volta.>> disse, restituendo il cellulare.
<< Scusate…>> disse l’uomo.
<< Posso picchiarlo?>> chiese Jun
<< No, Junji, non si fa. E’ già abbastanza spaventato.>>
Jun rise.
Tre mesi di idillio. Gli altri membri degli Arashi li guardavano da una leggera distanza, felici, un po’ invidiosi.
<< Guarda che eravamo noi la coppietta degli Arashi, eh!>> disse Satoshi, un giorno, nei backstage, alla fine di un concerto, scompigliando loro i capelli << Io e Nino! Ohmiya. Al massimo Sakuraiba! Quando mai si è sentito A.. Aibamoto? Matsuaiba? Suona anche male…>> disse.
<< Toshi, non essere invidioso perchè Nino ti snobba!>> disse Jun, indicando Kazunari e Sho che parlavano in un angolo.
<< Uffi, nessuno mi vuole…>> sospirò Satoshi
<< Riidaa, ti vogliamo tutti.>> disse Masaki dolcemente, abbracciando Satoshi. Jun notò l’espressione strana di Satoshi. Poi guardò Masaki.
<< Ma-chan, sembri strano…>> disse, preoccupato. Masaki sorrise
<< Solo una botta di stanchezza improvvisa.>> disse, scuotendo leggermente la testa.
Durante l’ultimo concerto del tour, Masaki svenne sul palco. Jun l’aveva al suo fianco. Sentì la sua mano artigliargli il braccio. Si girò e lo vide cadere. Si inginocchiò immediatamente al suo fianco. Sentiva vagamente le voci delle fans. Urlavano. Spaventate.
<< Masa!>> urlò Jun.
Masaki non rispose. Jun vide delle persone correre con una barella.
Tre re dopo, un medico stava dicendo loro che il loro amico era solo molto stanco
<< E ha mangiato troppo poco. Non brilla per pressione stabile, vero?>> chiese. Jun scosse la testa
<< No. Tende ad avere dei cali.>> disse. Il medico annuì
<< Quello è stato.>> disse.
Venti minuti dopo, Masaki gli venne incontro sorridendo
<< Ho preso uno spavento tremendo!>> sibilò Jun. Masaki lo abbracciò stretto. Poi guardò Satoshi
<< Riidaa…>> lo chiamò.
<< Sono almeno due mesi che sei sempre debole. Mi preoccupo!>> disse Satoshi
<< Beh, almeno il tour è finito.>> disse Kazunari.
<< E abbiamo un periodo di vacanza… ben quattro giorni.>> disse Sho
<< Tante nanne…>> disse Masaki, con aria sognante.
Lo sentì rigirarsi e si svegliò. Lo guardò. Aveva un’espressione strana
<< Ma-chan, che hai?..>> chiese in un soffio.
<< Niente, amore. Solo un po’ di mal di testa… adesso prendo una delle tue simpatiche medicine e passa.>> disse. Jun annuì. Tre ore dopo si svegliò di nuovo. Masaki era rannicchiato, immobile. Si teneva la testa tra le mani.
<< Ma-chan?…>> chiese Jun, allarmato
<< Dormi Junji.>> sibilò Masaki << Che domani mattina dovrai tenermi sveglio.>>
Jun lo abbracciò. Masaki gli affondò il viso nell’incavo del collo.
La mattina dopo era pallidissimo e debole. Riuscì a mandare giù solo un po’ di te. Ma il suo sorriso era dolce e caldo come sempre. Jun gli si inginocchiò davanti e gli prese le mani
<< Me lo dici che ti prende?>> gli chiese, dolcemente Masaki si limitò a sorridere.
<< Insomma, Aiba-kun! E’ la settima volta che riproviamo la scena!>> urlò il regista
<< Mi scusi… non sono più abituato ai dorama!>> rispose Masaki, sorridendo. Jun lo guardò. Ormai lo capiva da come si muoveva. Il mal di testa era tornato. Stanchezza, diceva lui. E lo ripeteva anche il medico. Stanchezza e stress. Allora forse avrebbe dovuto riposarsi… a volte il dolore era forte abbastanza da impedirgli di parlare o muoversi. Una notte l’aveva sentito piangere, in bagno. Si era alzato e l’aveva trovato rannicchiato
<< Masa…>>
<< Scusa, non volevo svegliarti…>> aveva mormorato Masaki.
Poi un giorno era caduto. Un momento prima stava parlando con gli altri Arashi, tranquillo, un secondo dopo era inginocchiato a terra, con lo sguardo perso. Jun non riuscì muoversi. Sho fu il primo a reagire. Prese Masaki e lo mise sdraiato. Masaki ebbe un attimo di lucidità. Allungò una mano. Sembrava spaventato. Jun corse a stringere quella mano tesa.
<< Ma-chan… stai tremando…>> disse Jun. Masaki tentò di sorridere. Poi serrò gli occhi. Jun quasi urlò quando Masaki strinse la presa.
<< Chiamo un’ambulanza.>> disse Kazunari
<< Nino, non serve. Sono solo stanco… adesso vado a casa, dormo e mi passa.>>
<< Masa, lo dici da mesi, ma… stai sempre peggio… cosa ti succede?…>> singhiozzò Jun. Masaki sorrise debolmente
<< Sono solo stanco.>> ripeté, chiudendo gli occhi.
<< Ma adesso si risveglia, vero?..>> chiese Jun a Kazunari.
<< Jun… >> gemette Kazunari. Era stato lui a chiamare l’ambulanza, nonostante Masaki avesse detto di no. Era lui che aveva parlato con il medico, lui che si era sentito dire che Masaki aveva nascosto un tumore al cervello, che comunque non si sarebbe potuto salvare perchè era già troppo esteso quando se n’erano accorti, che Masaki aveva chiesto di non dire loro nulla. Ed ora non ce la faceva proprio a parlare ancora. Era stanco. Voleva nascondersi in un angolino e piangere con tutte le sue forze, ma…
<< Jun, Masaki è morto…>> riuscì a dire. Poi si prese di nuovo il viso tra le mani. Satoshi andò ad abbracciarlo. Sho guardò Jun. Vide la sua espressione cambiare ad una velocità incredibile
<< Il mio Ma-chan?…>> chiese Jun. Poi si girò a guardare Masaki. Lui era li, immobile. Non aveva voluto dire loro nulla. Non voleva che lo trattassero diversamente. Voleva solo che tutto continuasse come prima. Chissà se aveva avuto paura? Ma ora non avrebbe più potuto chiederlo.
<< E adesso chi mi difende dal buio?…>> chiese Jun. Sentì due braccia forti stringerlo, mentre sentiva la sua voce urlare. Quando tornò lucido, erano in macchina. Satoshi lo stringeva, mentre Sho piangeva aggrappato a Kazunari, che per il momento aveva esaurito le lacrime. O forse era solo troppo stanco per piangere ancora.
Si fermarono tutti nell’appartamento dove Jun e Masaki vivevano insieme. Jun, senza sapere per quale motivo, entrò in camera. Frugò in uno dei cassetti e ne estrasse un quaderno. Aveva visto Masaki scrivere qualcosa li. Lo sfogliò velocemente. C’era quasi ovunque scritto “Jun” con dei cuoricini intorno
<< Ma che è, una liceale?!>> chiese ad alta voce. Poi trovò la pagina che cercava. Quella della sera in cui l’aveva baciato per poi allontanarlo.
“Jun mi ha chiesto di cosa ha paura. Non gli ho risposto. Non posso rispondergli. Sono un egoista, e voglio stare con lui. Non posso dirgli che sto morendo, sennò non potrei più permettermi di volerlo per me. Sono crudele…” Jun lanciò un grido e ricominciò a singhiozzare forte. Satoshi lo raggiunse immediatamente. Lesse. Abbracciò stretto Jun
Due anni dopo salirono di nuovo su un palco insieme. Masaki non c’era, ma era con loro. Il concerto lo facevano per lui. Perché nessuno si dimenticasse di lui. Jun pianse ininterrottamente dall’inizio della prima canzone. Si erano divisi anche le canzoni che normalmente era Masaki a cantare durante i concerti. Jun vide Kazunari doversi sedere mentre cantava Yasashikutte Sukoshi Baka. Satoshi non tentò nemmeno di fermare le lacrime o la voce mentre cantava Itsuka No Summer. Yokaze quasi uccise lui stesso. Sho passò il microfono a Satoshi durante Friendship. Jun lo abbracciò stretto. Satoshi li guardò, implorando aiuto. Jun si concentrò e cantò insieme a lui. Dopo poco anche Sho si unì, e Kazunari li raggiunse poco dopo. Jun fu sicuro che Masaki li stesse guardando. E che stesse sorridendo
<< Ti amo.>> bisbigliò, guardando un punto imprecisato in alto, sopra di loro. Sentì di nuovo il calore di quel sorriso.