Feb 11, 2011 19:04
<< Ti do dieci minuti per prepararti. Ti faccio anche il caffè, se vuoi, ma poi vedi di sparire.>> disse lui, in tono sgarbato
<< Che palle! Tutte le volte!>> sbuffò lei
<< Ti faccio anche il caffè, che pretendi?> replicò lui, stizzito.
<< Le possibilità che lui torni, non aumentano se scopi con me. E il tuo caffè, ficcatelo su per il culo!>> detto questo, la ragazza si vestì in fretta e se ne andò, sbattendo tutte le porte. Masaki si sedette sul letto e si passò le mani sul viso. Poi prese la prima cosa che gli capitò a tiro, la sveglia per l’esattezza, e la scaraventò contro il muro, con un urlo di frustrazione. Si alzò, andò in cucina e mise l’acqua nella macchina automatica del caffè. Si accese una sigaretta ed aprì la finestra. La brezza primaverile lo fece rabbrividire. Si strinse nell’accappatoio e starnutì, non sapeva se per il freddo o per le allergie. Spense la sigaretta e richiuse la finestra. Lo aspettava un’altra lunga giornata. Bevve il caffè lentamente, cercando di vuotare la mente e di far passare il mal di testa, poi andò a vestirsi. Completo grigio scuro, camicia lilla, cravatta grigio scuro con disegni in rilievo… guardò l’orologio e si affrettò ad uscire dalla stanza. La giornata non si sarebbe accorciata se fosse arrivato in ritardo ….
Alle cinque, Masaki si alzò dalla propria scrivania. Essere l’assistente del capo aveva dei vantaggi, ad esempio il posto auto nel cortile della ditta, stipendio alto, un bell’appartamento, belle donne a richiesta. Ma aveva anche qualche piccolo svantaggio. Non che Masaki si fosse mai lamentato del suo lavoro, ma quello che succedeva dalle cinque alle sette era una delle principali cause della sua solitudine. Forse era La Causa della sua solitudine… bussò all’enorme porta nera ed aspettò. Poco dopo, sentì la voce dall’altra parte dirgli di entrare. Masaki obbedì e si chiuse la porta a chiave alle spalle. Si avvicinò all’enorme scrivania di mogano, dietro la quale Sho Sakurai, il suo capo, sedeva, dritto, bello e potente. Aveva preso in mano l’azienda appena laureato, e non si era mai schiodato. Il precedente dirigente era andato in pensione presto, lasciando il posto vacante. Sho e Masaki si erano trovati ad essere gli unici due candidati al posto, e per circa un mese se l’erano giocata ad armi pari. Poi Masaki, consapevole dei propri limiti soprattutto emotivi, aveva ceduto il passo a Sho, tenendosi il proprio posto d’assistente. Non gli interessava fare carriera. Gli bastava quello che aveva, sul lavoro. Un altro vantaggio di quel posto, era avere un sacco di tempo per pensare. Ma le ultime due ore…
<< Oggi sei pensieroso…>> disse Sho, alzandosi ed avvicinandoglisi. Masaki si strinse nelle spalle
<< Da quando quella troia del tuo ragazzo se n’è andato, sei come spento… non mi diverto più così tanto… forse dovrei retrocederti, e far salire quell’Ohno al tuo posto… è carino, e sono sicuro che accetterebbe…>>
<< Magari lui accetterebbe, e sono sicuro sia più che capace di supplire alla tua mancanza di… agilità… ma non credo che Ninomiya sarebbe d’accordo…>> disse Masaki << E…non chiamare troia il mio ragazzo.>>
<< Oh, ti offendi? Beh, in effetti ti ostini a chiamarlo il tuo ragazzo, invece che ex…>> disse Sho, passando una mano sulla schiena di Masaki. Anche attraverso la giacca e la camicia, Masaki sentì quel tocco, che odiava ed adorava allo stesso tempo. Si avvicinò a Sho, i loro visi a pochi millimetri, e Sho catturò le sue labbra in un bacio. Masaki, come al solito, si sentì sciogliere. Quell’uomo baciava dannatamente bene… lo sentì iniziare a sbottonargli la camicia, e lo aiutò, allentando e poi togliendosi la cravatta. Sho gli tolse la giacca e lo fece sdraiare sul tappeto, al centro della stanza, con la camicia aperta. Lo fissò per un lungo istante, poi si tolse giacca e camicia, con gesti così veloci che Masaki quasi non se ne accorse. Subito dopo, sentì la pelle di Sho sulla propria, le mani si Sho sotto la camicia, sulla schiena. Le labbra di Sho sui capezzoli, sul petto, la lingua di Sho nell’ombelico. Gli sfuggì un gemito. Sho lo morse leggermente, sopra l’ombelico, facendolo gemere di nuovo. Poi gli sbottonò e sfilò i pantaloni
<< Carino… boxer con i fantasmini e calzini a righe… maturo…>> scherzò. Masaki sorrise e lo attirò a sé, per baciarlo. Sho gli morse le labbra, strappandogli un verso di sorpresa e dolore. Poi iniziò a baciargli e mordicchiargli il collo ed i lobi delle orecchie
<< Ti spaccherei la faccia, Sakurai!>> mormorò Masaki. Sho sorrise, passandogli una mano sul petto, scendendo con carezze sul ventre e poi sulle gambe. Masaki gemette ancora. Sho sfiorò la sua erezione, facendolo gemere forte. Masaki gli si aggrappò ed inarcò la schiena, quando Sho passò un dito sotto l’elastico dei boxer. Sul ventre, avanti ed indietro sotto l’elastico. Masaki gli piantò le unghie nella schiena. Sho si staccò un attimo e si spogliò completamente. Masaki si morse le labbra. Lo desiderava. Il suo corpo lo desiderava così tanto da far male. Sho gli sfilò anche i boxer, lasciandolo con addosso solo la camicia aperta ed i calzini a righe
<< Il fatto che i calzini a righe non mi facciano sentire meno eccitato, temo sia grave. Devo essere malato…>> disse Sho, riabbassandosi su di lui. Sfiorò con la propria erezione il pene di Masaki, facendolo gemere ancora più forte. Catturò le sue labbra in un bacio, dopodiché lo penetrò. Con forza, senza prepararlo, senza preoccuparsi di fargli male o meno. Masaki gli si aggrappò, soffocando un urlo. Gli piantò di nuovo le unghie nella schiena, lo morse, cercò di allontanarlo, di farlo uscire. Gli stava facendo male, ma era anche dannatamente piacevole. Sho aumentò velocità e forza delle spinte, e Masaki urlò di nuovo. Sho lo guardò, vedendolo spaventato. Lo vide con le lacrime agli occhi, e spinse ancora più forte. Masaki fece per affondargli di nuovo le unghie nella schiena, ma Sho gli prese i polsi, bloccandoglieli sopra alla testa. Con l’altra mano iniziò a masturbarlo. Masaki gemeva e singhiozzava. Urlò quando raggiunse l’orgasmo, assieme a Sho, che uscì da lui senza lasciargli il tempo di rilassarsi. Masaki serrò gli occhi e si girò su un fianco, dandogli le spalle. Stava ansimando. Sho iniziò a passargli un dito sul braccio, dalla spalla al gomito e viceversa. Sapeva che di li a poco sarebbero stati di nuovo eccitati tutti due. Tutti gli impiegati di quel piano, a quell’ora se ne andavano. Il capo ed il suo assistente avevano due ore di riunione, nessuno ci trovava nulla di strano. E nessuno sentiva le urla ed i gemiti dei due uomini, perché la stanza era insonorizzata. Masaki sospirò e si girò, fermando Sho
<< Senza la camicia di mezzo, sarebbe più efficace, Sakurai…>> disse Masaki. Sho lo baciò, con forza, mordendogli le labbra. Masaki si staccò, e Sho seppe che questa volta avrebbe condotto lui i giochi. Il continuare a scambiarsi i ruoli li faceva sentire perennemente curiosi l’uno dell’altro. Erano più o meno amici. Quando le loro vite erano andate a rotoli, avevano preso l’abitudine di parlare, dopo aver fatto sesso. Non avevano una vera e propria relazione, non nel vero senso della parola. Non c’erano sentimenti. Erano solo i loro corpi che li obbligavano ad unirsi sempre… Masaki si tolse la camicia e, con espressione decisa, anche i calzini, cosa che fece ridere tantissimo Sho
<< Che c’è?!>> chiese Masaki, imbronciandosi leggermente
<< Tu che tutto serio ti sfili le calze… eri buffissimo…>> disse Sho, cercando di calmarsi. Masaki fece una smorfia
<< Mi trovi buffo…>> disse, come se stesse soppesando la questione. Sho annuì. Masaki si alzò e lo fece alzare, tirandolo su per un braccio. Sho si trovò a fissarlo, pensando che si, lo voleva. E che quelle due ore al giorno erano il minimo indispensabile per la sopravvivenza… Masaki lo trascinò verso la scrivania
<< Appoggiaci le mani.>> ordinò
<< Ok… adesso sei tu il capo…>> disse Sho, con espressione divertita, anche se in cuor suo sentiva un vago timore. Quando Masaki aveva quell’espressione la cosa si faceva interessante, ma non sempre finiva bene… a volte era poco credibile la scusa di aver sbattuto contro la porta… Masaki gli si avvicinò da dietro, e gli fece girare il viso, baciandolo. I baci di Masaki erano dolci, delicati, sembrava che chiedesse il permesso ogni volta. Sho pensava che quel cretino del ragazzo che aveva scaricato Masaki fosse proprio un idiota. Non si scarica una persona che bacia in quel modo… le mani di Masaki iniziarono a muoversi sui fianchi di Sho, che gemette nell’ennesimo bacio. Masaki gli mordicchiò un labbro, poi, con una mano, gli accarezzò il petto, soffermandosi sul capezzolo destro, per poi scendere lungo il ventre. Dopodiché risalì, mentre Sho sospirava chiudendo gli occhi. Masaki gli accarezzò il collo, facendolo fremere, poi scese lungo le spalle, e seguì la spina dorsale con un dito. Sho si inarcò, con un lungo gemito. Masaki gli baciò il collo, e lo penetrò on un dito. Sho sussultò leggermente, mentre Masaki infilò anche un secondo dito. Con l’altra mano, iniziò ad accarezzargli la parte bassa del ventre, con dolcezza, ma con decisione. Sho si sentì sul punto di esplodere. Fece per usare una mano, ma Masaki lo fermò. Lo penetrò con un terzo dito. A Sho sfuggì un gemito di dolore
<< Non fa male, palchista.>> mormorò Masaki, muovendo la mano. Sho sentì dalla voce che Masaki era davvero eccitato. Dopo poco, la mano di Masaki uscì da lui. Sho gemette quando Masaki lo penetrò. Piano, senza fargli male. Solo una piccola scarica di piacere. E le scariche aumentarono, man mano che Masaki si muoveva. Con una mano gli accarezzava il petto, con le labbra era sul viso, sul collo, sulle spalle. L’altra mano, avvolse il pene di Sho, che si aggrappò con forza al tavolo. Masaki iniziò a seguire con la mano le proprie spinte, mentre Sho lo chiamava a voce sempre più alta. Le spinte iniziarono ad essere più forti, più veloci e più profonde. Sho si trovò a mordersi le labbra, gemendo, non solo per il piacere. Masaki si stava vendicando. Un attimo prima che Sho venisse, diede una spinta più forte
<< Itai!>> protestò Sho. Poi il piacere arrivò, in un’onda che li sommerse entrambi. Masaki continuò ad accarezzarlo e, assicurandosi di non fargli male, uscì da lui con la massima delicatezza. Sho si girò di scatto e baciò Masaki con foga. Sapeva che erano appena entrati nella fase clou dei loro incontri. Il momento in cui non si stancavano mai. Lo spinse sul divano. Fecero l’amore con forza, continuando a scambiarsi. Le mani e le labbra erano ovunque. Sho urlò quando la bocca di Masaki lo avvolse. Gli affondò le dita nei capelli, aggrappandosi con l’altra mano allo schienale del divano. Masaki sapeva esattamente cosa fare e come farlo… cambiarono posizione di nuovo. E ancora, urlando, gemendo, sentendo piacere, dolore. Ed emozioni. Non le avevano contate… si accasciarono, esausti, sul divano. Masaki, un po’ timidamente, si rannicchiò sul petto di Sho.
<< Non tornerà…>> mormorò Masaki. Sho gli passò un braccio attorno alle spalle. Non si era mai reso conto di quanto fosse magro, pur vedendolo tutti i giorni nudo… non l’aveva mai stretto in maniera tale da potersene accorgere… lo strinse un po’ più forte
<< Non tornerà.>> disse poi. Sapeva che Masaki non voleva sentirselo dire, ma in quel momento era l’unica cosa che poteva dirgli. La verità. Masaki gli affondò in viso nell’incavo tra collo e spalla, ed iniziò a singhiozzare sommessamente
<< E’ proprio un cretino ad averti scaricato… >> disse Sho. E si sorprese a pensarlo intensamente. Troppo intensamente…
<< Lo dici come se lo pensassi davvero… che carino, grazie…>> disse Masaki. Sho lo guardò, e si stupì di quanto fosse sincero e dolce quel sorriso. Lo baciò, e non fu uno dei soliti baci. Era un Vero Bacio. Masaki si staccò
<< Scusami, ma non sei Jun.>> disse. Si alzò e si rivestì. Sho lo guardò vestirsi, con gesti veloci e sicuri
<< Masaki…>> lo chiamò. Masaki si girò a guardarlo, le ciglia ancora imperlate di lacrime
<< Vado a casa. Sono sudato da far schifo, voglio fare una doccia…>>
<< Posso chiederti un appuntamento?>> chiese Sho. Masaki rimase in silenzio, poi scosse la testa
<< No. >> disse semplicemente. Uscì dall’ufficio, e Sho seppe che si era portato via il suo cuore.
<< Sono proprio un idiota…>> borbottò, abbandonando poi la testa sul bracciolo del divano.
p: sakuraiba,
gnr: angst,
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r: nc-17,
gnr: au,
p: aimoto