Mar 26, 2011 22:43
Jun guardò gli uomini che lo attendevano nell’auto. Sapeva che non sarebbe stata una cosa veloce. Ma…
<< Posso fare un’unica richiesta? Avrò pure il diritto ad un ultimo desiderio…>> disse. Uno degli uomini, quello che lo voleva morto, serrò leggermente la mandibola, poi sbuffò
<< Ok, vada per l’ultimo desiderio.>> disse
<< Non voglio che mi veda. Qualsiasi cosa mi facciate, non voglio che mi veda dopo…>> disse Jun. L’uomo lo guardò, poi annuì. L’auto si mise in moto, e si allontanò. Jun guardò il palazzo dove Masaki viveva
<< Abbiamo tolto gli esplosivi, come da accordo.>> disse qualcuno, dalla radio in auto
<< Perfetto. Abbiamo il ragazzino, allarme rientrato.>> disse quello che guidava. Jun si sentì estremamente sollevato. Nemmeno quando uno degli uomini tirò fuori il coltello, la sensazione di sollievo se ne andò. Masaki era salvo…
Sho guardò Masaki che, dopo essere rimasto fermo a guardarlo per un attimo, era corso in camera. Sho l’aveva seguito, ed ora lo guardava vestirsi in fretta, senza scegliere quello che si metteva
<< So che sai dov’è, lo so, quindi portami la!>> sibilò, mentre cercava di infilarsi la felpa
<< Non ho idea di dove possano essere andati…>> disse Sho, sentendosi impotente. Masaki lanciò un grido di frustrazione, lanciando di nuovo la sveglia contro il muro. Sho gli si avvicinò
<< Non puoi fermarli…>> disse
<< Ma voglio provarci lo stesso!>> disse Masaki. Sho fece per dire qualcosa, ma Masaki gli prese le mani.
<< Lo so che non posso fermarli… lo so… ma… non voglio che muoia da solo… non ce la farei…>> mormorò. Sho gli passò un braccio attorno alle spalle. Lo condusse fuori dall’appartamento e lo fece sedere in auto. Poi salì al posto di guida. Accese l’auto, ed il computer che aveva a bordo. Cercò il nominativo giusto, e trovò facilmente l’unica auto a suo nome in movimento in quel momento.
<< Per una volta i sotterfugi di mio padre per tenere sotto controllo tutto e tutti tornano a nostro vantaggio. Si stanno ancora muovendo.>> disse Sho. Partì, mentre Masaki guardava fisso la strada, serrando e rilassando i pugni.
<< Merda, si sono fermati…>> disse ad un tratto Sho. Infilò un paio di scorciatoie, ma quando arrivarono nel punto dove l’auto che cercavano si era fermata, l’auto in questione se n’era già andata. Sho si fermò, sotto un ponte. Vide la figura a terra e fece per dire qualcosa a Masaki, ma quello era già sceso. Sho si affrettò a seguirlo. Masaki corse verso la figura stesa a terra. Era Jun, era perfettamente riconoscibile anche se aveva il viso gonfio per i colpi ricevuti. L’avevano spogliato, e gli avevano gettato addosso alcuni sacchi. Era ferito, e sanguinava molto. Respirava appena. Masaki gli prese una mano e Jun tentò di aprire gli occhi. Riuscì a socchiuderne uno e riconobbe Masaki
<< Quegli stronzi… avevo chiesto che non mi vedessi dopo che…>> iniziò a balbettare. La voce, di solito sicura, ora era un mormorio appena percettibile. Masaki gli strinse un po’ di più la mano.
<< Ho chiamato un’ambulanza.>> disse Sho. Masaki annuì, senza distogliere lo sguardo da Jun
<< Temo non servirà a molto…>> mormorò Jun, tentando di sorridere. Iniziò a tossire sangue
<< Calmati, amore…>> supplicò Masaki. Jun riuscì a smettere di tossire, ma la stretta nella mano di Masaki si era allentata molto.
<< Sei gelato, piccolo…>> mormorò Masaki. Jun fece una smorfia
<< Ho due sacchi di plastica addosso, e basta…>> riuscì a mormorare. Poi guardò Masaki
<< Ma non potevano buttarmi nella baia, come fanno tutti sempre?>> chiese, in tono lamentoso << Così almeno non mi avresti visto conciato in questo modo… così… sporco…>>
<< Non parlare… devi resistere finchè arriva l’ambulanza…>> supplicò Masaki
<< Avrei voluto che… avrei voluto che l’ultimo ricordo fosse quello del tuo corpo, sul mio… le tue mani… invece…>> mormorò Jun. Chiuse l’occhio, poi lo riaprì, a fatica
<< Non volevo che mi vedessi così…>> mormorò ancora. Guardava tutto intorno, ma era chiaro che non vedesse. Masaki si portò la mano di Jun al viso. Non aveva bisogno di spostare i sacchi per vedere dove ed in che modo fosse ferito. Serrò gli occhi
<< Sono qui con te, piccolo…>> mormorò. Jun si girò verso di lui, sentendo la voce, ma non lo vedeva davvero più
<< Almeno… sentire la tua voce…a ver visto un’ultima volta il tuo viso… migliora gli ultimi ricordi… Ma-chan?…>>
<< Dimmi…>> mormorò Masaki
<< Mi ami?>> chiese Jun. Aveva il respiro sempre più corto. Masaki gli baciò la mano, poi si chinò a baciargli le labbra
<< Ti amo.>> disse, baciandolo di nuovo. Jun sorrise
<< Anch’io ti amo.>> disse. Con un ultimo sospiro, si spense.
Sho, poco distante, capì che Jun se n’era andato quando sentì il lungo lamento di Masaki. Si avvicinò. Serrò forte la mandibola, vedendo di nuovo come avevano ridotto Jun. Po si affrettò ad aiutare Masaki ad alzarsi, e lo fece allontanare. Nel frattempo arrivarono polizia ed ambulanza. Portarono via il corpo di Jun, mentre Sho stringeva forte a sé Masaki, tenendogli una mano sulla testa, impedendogli di vedere il sacco nero che veniva chiuso. La polizia, riconoscendo Sho, non fece domande. Un poliziotto avrebbe voluto interrogare Masaki, ma un solo sguardo gli bastò per cambiare idea. Avrebbe ricevuto solo ondate di dolore, come risposta a qualsiasi domanda. Sho fece salire Masaki in auto, e lo tenne stretto ancora. Masaki non pianse. Rimase in silenzio tutto il tragitto fino a casa sua. Entrato nell’appartamento, rovesciò tutte le foto di Jun. Prese tutte le sue cose e le lanciò in una scatola, che poi chiuse e mise nella parte più remota dell’armadio. Tenne fuori solo la maglia che Jun portava il giorno prima. Crollò seduto sul letto e se la portò al viso, aspirando il profumo di Jun. In quel momento, un enorme singhiozzo gli squarciò il petto. Sho, che era rimasto a guardarlo tutto il tempo senza sapere che fare, gli si avvicinò.
<< Voglio restare solo…>> mormorò Masaki << Per favore…>>
Sho annuì ed uscì dalla stanza, rifugiandosi in soggiorno. Dovette asciugarsi gli occhi. Sentì i singhiozzi alzarsi ed abbassarsi per delle ore. Poi il silenzio. Allora si alzò e tornò nella stanza. Masaki era raggomitolato su un fianco, stringendo la maglia di Jun. Aveva gli occhi rossi e gonfi, il naso rosso, il viso gonfio a forza di piangere. Lo sguardo era assente, sembrava svuotato. Sho si sedette accanto al letto, sul pavimento, ed iniziò ad accarezzare il viso a Masaki. Lui chiuse gli occhi un attimo, poi li riaprì e fece un mezzo sorriso
<< Grazie, Sho-chan…>> mormorò. Sho gli baciò una guancia
<< Stavolta davvero non tornerà. E… gli spaccherei la faccia per questo… glie l’avevo promesso, che se ti avesse fatto soffrire l’avrei ridotto a brandelli, ma… mi hanno preceduto…>>
<< Ma stavolta non è stata colpa sua.>> disse Masaki. Sho fece una smorfia ed annuì
<< E’ vero… io… io non l’ho fermato…>> disse. Masaki lo guardò, poi sospirò
<< Tuo padre mi ha chiamato, mentre metteva giù a te. Mi ha spiegato la situazione. Ma… adesso ce l’ho con lui…>> disse Masaki. Sho serrò la mandibola. Suo padre gli aveva messo giù per mezz’ora. Il tempo perché quell’uomo orribile facesse di Jun quello che voleva.
<< Ce l’ho anch’io con lui. >> sibilò, ed era sincero nella maniera più assoluta. Non che gli importasse molto di Jun, in effetti, ma vedere Masaki in quello stato era insostenibile. Masaki sospirò
<< Hai presente i nostri vecchi progetti per la conquista del mondo? Quelli che facevamo a scuola?>> chiese ad un tratto, senza guardarlo. Sho annuì. Anche se Masaki non lo vedeva, seppe che aveva percepito il gesto d’assenso. Non solo li ricordava, ma sapeva che era giunto il momento di metterli in pratica. Guardò Masaki, che ora si era girato sulla schiena
<< Quand’è che è degenerata fino a questo punto?>> gli chiese. Masaki si girò a guardarlo e sospirò
<< Io ero solo un dirigente che a forza di scopare con il proprio assistente se n’è innamorato, e tu eri l’assistente innamorato di un ragazzo difficile… quando sono diventato il figlio di un assassino? Dell’assassino del ragazzo difficile, per la precisione… quand’è successo?>> chiese, sentendo le lacrime bagnargli il volto. Quando, sei anni prima, si era allontanato dalla propria famiglia con l’obiettivo di farcela da solo senza l’ombra oscura dei Sakurai, si era ripromesso che non sarebbe mai stato debole. Ma con Masaki non riusciva a nascondere le proprie emozioni…
<< Sei solo nato con il cognome sbagliato.>> disse Masaki, con un debole sorriso
<< Ma sei Sho-chan… non posso amarti, perché amo Jun, ma… ma ti voglio bene lo stesso… e adesso sei qui con me… >>
<< Se non puoi amarmi, ridammi indietro il mio cuore.>> disse Sho, cupo. Masaki sospirò
<< Ma se ti ridò il tuo cuore, poi non avresti motivo per aiutarmi a vendicarmi…>> disse. Sho lo guardò
<< Lo farei perché siamo amici.>> disse. Masaki si rannicchiò di nuovo
<< Ma… mi faresti lo stesso le coccole?>> chiese in un soffio. Sho sorrise
<< Scemo.>> disse. Masaki ridacchiò. Poi strinse di nuovo a sé la maglia di Jun
<< Visto che siamo migliori amiche, vai a prendermi del gelato? Ed una quantità industriale di birra…>> supplicò
<< Migliori amiche…>> sogghignò Sho, alzandosi.
Masaki si stiracchiò. Erano passati tre anni dal giorno in cui Jun se n’era andato per sempre. Non l’aveva mai dimenticato, ma sapere che avesse un motivo più che plausibile per non essere più al suo fianco, l’aveva aiutato ad accettarne l’assenza… si alzò dal divano di pelle nera ed iniziò a vestirsi. Sho lo guardò, con disappunto mentre si abbottonava con cura la camicia bianca
<< Perché a te le giacche stanno così bene e io sembro un attaccapanni?>> chiese, mentre Masaki si infilava la giacca
<< Sono più alto. E tu hai le spalle spioventi.>> disse, stringendosi nelle spalle. Sho annuì. Masaki si girò e gli diede un leggero bacio. In tre anni, pur avendo fatto sesso tutti i giorni per ore, non erano mai andati oltre al bacio sulle labbra. Ridicolmente casti, dopo ore di sfrenata passione. Sho sbuffò, mentre Masaki finiva di vestirsi e si avviava verso la porta del nuovo enorme ufficio
<< Masaki…>> lo chiamò. Masaki si girò a guardarlo, con un’espressione tra il seccato ed il divertito.
<< Vado a casa. Sono sudato da far schifo, voglio fare una doccia…>> disse. Sho sorrise, sentendo le parole che aveva già sentito. Inspirò a fondo, prima di chiederlo di nuovo. Dopo più di tre anni…
<< Posso chiederti un appuntamento?>> chiese. Masaki rimase in silenzio, poi sorrise dolcemente.
<< Si.>> disse. Uscì dall’ufficio, e Sho seppe che si era portato via di nuovo il suo cuore.
p: sakuraiba,
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