Sera a tutti! ^O^ Rieccomi a postare, sta volta mi ci è voluto un po' più del previsto per scrivere, ma eccomi qui con un nuovo capitolo, che poi io vi dico nuovo ma in realtà se ve la devo proprio dire tutta io sono avanti di 2 capitoli rispetto a quello che posto XD, quindi relativamente nuovo per me, ma sicuramente nuovo per voi XD.Ok basta invece di dire stupidaggini posto.
Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la
MAPPACapitoli precedenti:
Intro,
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4 Capitolo 5
La degenza di Jun a casa di Satoshi continuò per qualche giorno, l'Haris si era infatti reso conto che l'altro aveva ragione, non era in condizioni di partire, le ferite che Satoshi aveva suturato e pulito erano ancora troppo fresche per potergli consentire di muoversi bene, per guarire totalmente ci sarebbe voluto però troppo tempo, tempo che Jun non aveva, decise però di riprendersi quel tanto che bastava per poter affrontare il viaggio con le forze necessarie per difendersi e quando la febbre cominciò ad abbassarsi e riuscì a muoversi senza troppi problemi decise che era il momento di andare, perché era pericoloso rimanere ancora nella foresta, così vicino al palazzo reale.
-Non puoi andare! E' assurdo le ferite devono essere medicate ogni giorno e la febbre si rialzerà se non prendi le medicine che ti servono- lo seguì Satoshi fuori dalla sua piccola casetta, cercando di convincerlo che era un suicidio partire ora, che doveva riposare ancora un po', le sue ferite erano gravi, soprattutto quella all'addome e aveva davvero rischiato tanto anche con la spalla.
-Non posso aspettare ancora, starò bene e poi è rischioso rimanere qui- rispose freddamente anche se era molto grato a Satoshi per averlo accolto nonostante sapesse chi era.
-E allora vengo con te!- disse tornando in casa e prendendo un fagotto con del cibo, alcune erbe medicinali ed dei vestiti.
-Non puoi venire con me- disse Jun mentre sistemava per bene la sella al cavallo che aveva rubato a palazzo.
-Chi me lo impedisce? Non ti lascerò da solo finchè non starai meglio! E per quanto tu sia stato educato a sopportare qualsiasi tipo di dolore fisico, non arriverai lontano se non ti curi adeguatamente- lo rimproverò Satoshi mentre prendeva il suo cavallo e lo sellava preparandosi per il viaggio.
-Sarà pericoloso e sicuramente mi stanno cercando- disse Jun.
-Sono piuttosto capace a nascondermi non ti preoccupare- replicò.
L’haris non riuscì a far desistere l’altro e fu costretto a portarlo con se, non sapeva bene dove poteva essere andato il principe, ma sicuramente avevano disceso la foresta verso la valle, se fossero andati a nord-ovest non avrebbero trovato altro che la steppa e il gelo, tutti i villaggi del regno di Zamìn erano verso est, l’unico luogo della regione più fertile, nonostante la presenza del deserto Sabaku.
-Dove stai andando esattamente?- chiese Satoshi mentre cavalcava accanto a Jun.
-A cercare il principe- rispose semplicemente.
-Il principe che gira voce sia stato ucciso dalla sua guardia del corpo, un haris che ora è ricercato in tutto il regno di Zamìn?- chiese Satoshi, facendo intuire all’altro di sapere molto più di quello che lasciava intendere e che poteva fidarsi di lui.
-Non ho ucciso il principe ed è ancora vivo sennò non mi avrebbero lasciato in vita- disse Jun.
-Perché un haris è stato incaricato della sicurezza del principe? Non odiate la famiglia reale per quello che vi ha fatto?- chiese Satoshi.
-Io odio la famiglia reale più di ogni altra cosa, ero solo un bambino quando sono stato portato a palazzo per proteggere il principe, un bambino che voleva la sua vendetta, ed ero stato incaricato proprio di questo l’altra notte, di uccidere il principe e di vendicare il mio popolo, ma non l’ho fatto, l’ho fatto fuggire e l’ho protetto per metterlo al sicuro come ero stato incaricato per dodici anni- spiegò Jun, ma gli era difficile dare una spiegazione del perché di questa sua decisione, non capiva bene del tutto il perché nemmeno lui.
-Non sei riuscito ad uccidere il bambino con cui sei cresciuto, era un bambino come lo eri tu e non potevi incolparlo per una decisione presa da suo padre- disse Satoshi intuendo il suo stato d’animo, cosa che meravigliò molto l’haris.
-Però ora hai assolto ai tuoi doveri lo hai salvato, cosa ti fa continuare a volerlo proteggere?- chiese ancora Satoshi.
-Gli ho detto che lo avrei raggiunto, ho rotto il giuramento di vendetta, ma ora manterrò quello di proteggerlo fino alla sua incoronazione- disse Jun, era stato addestrato a mantenere ogni giuramento, aveva infranto una delle regole più importanti ed ora avrebbe rimediato anche a costo della sua vita.
-Altezza è sicuro di questa decisione?- chiese Masaki per quella che probabilmente era la millesima volta.
-Si Masaki sono sicuro, ma se tu non te la senti puoi rimanere qui te l'ho già detto- disse il principe, Masaki aveva deciso di andare con lui, ma Sho non voleva che rischiasse la vita per lui, quello che avrebbero incontrato lungo la strada era pericoloso e non sapevano come avrebbe reagito il sovrano di Ᾱb quando si sarebbero presentati al castello.
-Ho detto a Jun che vi avrei portato al sicuro e continuerò a farlo, vi porterò fino ad Apsu e non permetterò a nessuno di farvi del male- disse deciso il servo, nonostante non era un guerriero come il resto della sua famiglia, dentro di lui scorreva comunque il sangue dei Sabaku e il suo coraggio ne era la dimostrazione.
-Altezza siete pronto?- chiese il padre di Masaki facendo capolino dalla porta della stanza.
-Si, arriviamo- rispose semplicemente e l'uomo si congedò con un inchino.
-Masaki non sei più a palazzo, non devi farlo per forza, non sei obbligato, puoi rimanere qui con la tua famiglia- non voleva obbligare l'altro che già tanto aveva rischiato portandolo lì, a dover affrontare un viaggio che poteva anche portarli direttamente alla morte.
-Vi seguirò ovunque decidiate di andare altezza, e non perché è un mio dovere, ma perché voglio farlo, vi resterò affianco finchè non riprenderete il vostro trono, e anche dopo se voi ancora vorrete- rispose Masaki, un po' in imbarazzo per questa sua dichiarazione di fedeltà che vide stupire molto il principe.
-Ti ringrazio Masaki, grazie- gli sorrise.
Poco dopo entrambi uscirono dalla casa di Masaki e una piccola truppa era lì ad aspettarli, c’erano il padre di Masaki e suo fratello, altri due Sabaku che erano stati scelti tra i più esperti e fidati e addirittura il maestro Sabe.
La madre di Masaki abbracciò il figlio, quella che si accingevano a fare era una missione piuttosto pericolosa, non sapevano se sarebbero tornati e ovviamente la donna sentiva il peso dell’ansia per il figlio, sicuramente dentro di se desiderava che il figlio non andasse ma anche in lei scorreva il sangue dei guerrieri e mai avrebbe chiesto una cosa del genere, anzi si sentiva fiera dell’incarico affidato al figlio.
-Mi raccomando proteggi il principe, ma… non fare sciocchezze- si raccomandò la donna quando sciolse l’abbraccio, Masaki annuì e si asciugò velocemente una lacrima che gli era sfuggita.
-Vorrei accompagnarvi al confine del regno anch’io altezza, ma ormai la mia schiena non mi permette più di cavalcare e vi rallenterei inutilmente, invece ora è fondamentale che voi vi allontaniate il più velocemente possibile da Zamìn. Di sicuro vi stanno cercando e presto scopriranno, se non lo hanno già fatto, dove vi poteva aver portato il giovane Masaki. MI raccomando altezza potrebbe volerci un po’ ma cercate di acquistare la fiducia del sovrano, ci potrebbe volere del tempo ma se ci riuscite potrete veramente rimanere nella storia come il sovrano che portò la pace in tutta Ghaliya-
-Non è la gloria che mi interessa maestro Sabe, voglio solo la pace per il mio regno e che mio zio paghi per quello che ha fatto- disse Sho e lo disse con dolore, perché suo zio era comunque l’ultima parte della sua famiglia che gli rimaneva.
-Glielo auguro altezza, ogni Sabaku sarà dalla sua parte al momento del suo ritorno- disse il maestro Sabe con un leggero inchino.
-E’ meglio andare ora- disse il padre di Masaki porgendo le redini di uno dei cavalli al principe, quel cavallo era splendido dal manto bianco con una macchia nera sul muso, Sho prese le redini e accarezzo il muso del cavallo che nitrì compiaciuto della carezza.
Gli altri uomini salirono a cavallo, compreso Masaki allora Sho fece altrettanto, un istante dopo il piccolo gruppo si avviò verso la porta del villaggio, la madre di Masaki li seguiva a piedi salutandoli, in giro non c’era ancora nessuno, l’alba ancora non era sorta ma in lontananza il cielo si stava già rischiarendo.
Vagare per il regno era inutile, doveva raccogliere un minimo di informazioni per capire quale era realmente la situazione e quali erano le intenzioni di Nobuyoshi, così arrivati al limitare sud della foresta Jun decise che sarebbero entrati nel primo villaggio che avrebbero incontrato e che avrebbero raccolto qualche informazione. Era pericoloso perché da quanto diceva Satoshi era ricercato in tutta Zamìn, quindi dovevano procedere con discrezione. Lasciarono i cavalli in un posto sicuro riparato e nascosto, poi entrarono nel villaggio a piedi accodandosi ai contadini che dopo il lavoro del mattino tornavano dai campi. Nel villaggio c’era movimento, subito alle porte cominciava il mercato e nonostante già la tarda ora ancora tanta gente era in giro per fare acquisti convenienti. Grazie alla confusione entrarono passando inosservati, nonostante la vitalità del villaggio sulle porte delle case era attaccato il fazzoletto nero del lutto, ogni suddito di tutta Zamìn portava il segno del lutto per la morte del principe.
-Forse dovremmo chiedere a qualcuno- suggerì Satoshi mentre camminavano tra i banchi del mercato, -E intanto approfittarne per fare anche qualche provvista- suggerì.
-Ok allora tu occupati delle provviste, io devo procurarmi alcune cose- disse Jun, poi si divisero, Satoshi rimase nel mercato adocchiando già un interessante banco di pesce, mentre Jun prese a scendere lungo la strada uscendo dal mercato velocemente.
Il suo obbiettivo era quello di trovare informazioni ma anche di procurarsi delle armi, quindi se come pensava non era riuscito a scappare, ma era stato lasciato andare sicuramente qualcuno lo stava seguendo, non ne era sicuro al 100% ma la sua fuga era stata troppo facile, la sorveglianza era minima ed era sicuro quindi che lo avevano lasciato andare, quale era lo strano piano di Nobuyoshi non lo sapeva, ma non gli avrebbe permesso di portarlo a termine.
Discese così la strada fino a una zona isolata, camminò tranquillo come se fosse tutto normale poi girò l’angolo e spari in pochi secondi nascondendosi a chi lo stava seguendo, ci fu silenzio tutto era immobile, tutto veniva studiato ogni folata di vento ogni piccolo movimento nell’aria e sul terreno, attendendo il semplice errore di respirare dell’altro e Jun colse quell’errore un impercettibile movimento che gli fece individuare l’altro. Lo raggiunse con grande velocità troppo veloce per dar tempo all’altro di individuarlo e si accorse di lui solo un attimo prima che lo colpisse senza riuscire a schivarlo. Jun non voleva ucciderlo, non era nel suo stile uccidere se non lo riteneva necessario, era la prima cosa che gli aveva insegnato suo padre e lui non l’aveva mai dimenticato. Lo aveva però tramortito quel tanto che sarebbe bastato per avere il tempo di far sparire le loro tracce. Come sospettava era uno dei due Sabaku che lo avevano torturato, si chinò su di lui e gli tolse le armi, alcuni pugnali e una spada, poi velocemente scese dal tetto dove si trovava e riprese la strada per il mercato coprendosi il volto con un lembo della veste e abbassando sugl’occhi il cappello di paglia.
Trovò Satoshi molto velocemente, era intento a comprare delle erbe da un mercante.
-Dobbiamo andare- disse secco.
-Solo un attimo- disse porgendo il denaro all’uomo.
-Dobbiamo andare ora- lo incitò trascinandolo poi via con se appena questo afferrò il sacchetto che l’uomo gli porgeva.
-Cosa succede?- chiese confuso Satoshi, che lo avessero riconosciuto?
-Siamo stati seguiti dobbiamo andare via alla svelta- rispose solamente uscendo in gran fretta dalle porte del villaggio.
Solo quando raggiunsero i cavalli Satoshi decise di fare di nuovo una domanda.
-Perché ci stavano seguendo? Se ti stanno cercando perché non ci hanno attaccato?-
-Ci seguono da quando sono fuggito da palazzo, la mia fuga è stata troppo facile sapevo che mi avevano lasciato andare, se ci stanno seguendo il motivo può essere uno solo, sperano che io li conduca dal principe, e questo significa che è ancora vivo e che non sanno dove sia- spiegò Jun.
-E tu hai idea di dove possa trovarsi?-
-Il principe non conosce nessun luogo del suo regno ed io l’ho affidato a uno dei servi di palazzo, gli ho chiesto di portarlo al sicuro e in un solo posto può averlo portato…- disse Jun.
-Il suo villaggio- lo anticipò Satoshi cogliendo all’istante l’intuizione di Jun.
-Esatto- confermò.
-E qual è il suo villaggio?-
-Un posto in cui io non posso entrare, il villaggio di Sunar, il villaggio dei Sabaku- rispose Jun, non sapeva se era stato saggio portarlo nel villaggio degli stessi uomini che avevano tentato di ucciderlo, però una cosa era certa i Sabaku come gli Haris erano dei guerrieri con le loro regole e il loro onore ed erano anche i guerrieri che avevano giurato fedeltà alla famiglia reale, quindi per il principe in quel momento non c’era posto più pericoloso e allo stesso tempo più sicuro al mondo.
Il viaggio verso il confine durò un giorno intero, solo all'alba del mattino dopo arrivarono al confine, sulle sponde del Sekai-sen, il fiume che naturalmente creava con il suo letto il confine tra il regno di Ᾱb e il regno di Zamìn. Era arrivato il momento di dividersi e di affrontare il viaggio che avrebbe portato il principe fino alla capitale di Ᾱb, Apsu, dove dimorava il sovrano.
-Altezza siete sicuro che non volete che almeno uno di noi venga con voi?- chiese il padre di Masaki, aveva già cercato più volte di convincere il principe che non era saggio avventurarsi da solo senza una scorta, ma Sho non ne aveva voluto sapere, doveva andare senza scorta doveva far capire che le sue intenzioni erano davvero quelle di pace.
-No, andremo solo io e Masaki, nessun altro, vi prometto che andrà tutto bene, torneremo con un esercito e proteggerò io Masaki- disse cercando di rassicurare l'uomo.
-Come desidera altezza- disse questo chinando il capo in segno di riverenza.
A Sho dispiaceva allontanarsi da quella gente, per la prima volta si era sentito in qualche modo parte di qualcosa, la famiglia di Masaki era splendida e lo invidiava, lo aveva fatto sentire a casa, lo aveva trattato con riguardo ma senza badare all'etichetta che a palazzo non permetteva a nessuno nemmeno di guardarlo direttamente negl'occhi, mentre loro lo avevano trattato come un figlio e non solo come "sua altezza reale".
-Fate buon viaggio e buona fortuna altezza- salutò.
-Grazie, torneremo state sicuri- rispose ancora Sho.
Masaki era commosso e piangeva in silenzio, triste per dover lasciare la sua famiglia, che salutò velocemente abbracciando sia il padre che il fratello per poi rimontare a cavallo per seguire il principe.
Ora iniziava il vero viaggio, tutto dipendeva da lui ora, avrebbe non solo riacquistato il suo trono, ma anche riportato la pace in tutta Ghaliya.