The Hell' Spot 2

Sep 01, 2008 13:18


Yuhu~♥! Per non lasciarvi sole a postare... eccomi con HS!
DOUZO!

Titolo: The Hell' Spot
Gruppo: Arashi, News, Kattun, Toma (s.p.a XDDD) - precisazione: News, Kattun (che poi ce n'è uno solo) e Toma sono personaggi secondari che non appaiono tutti subito.
Pairing: allora... Ohmiya (NinoxOhno) per ora può bastare.
Rating: PG-13
Genere: angst (scusatemi!), noir-giallo, AU
Disclamers: i personaggi citati non mi appartengono, la ff sì.
Note: credo, fino ad ora, la mia migliore AU. Per una totalità di 39 pagine di Word scritte... è finita! E l'ho scritta praticamente tutta d'un fiato... ne sono molto soddisfatta.
Già pubblicati: Prologo, cap 1.

Capitolo 2.

Durante la pausa pranzo, aveva chiamato al numero di Aiba e aveva lasciato un messaggio in segreteria per confermare. Avrebbe voluto che a farlo fosse Mary, ma dato che la segretaria non esisteva, era stato costretto a telefonare di persona, dal suo cellulare, seduto al tavolino di un McDonald’s. Cibo sano.
Una volta arrivate le 4 del pomeriggio chiuse l’ufficio lasciando Mary a rispondere alle chiamate (dopotutto la pagava fino alle 8!) e prese il cavallo per galoppare fino al castello.
In coda sulla Meiji, si fermò a riflettere sul compagno delle medie che l’aveva contattato.
Masaki Aiba.
Di sicuro ora aveva 25 anni come lui, ma non si vedevano da quando ne avevano 15. Era il capitano della squadra del club di basket. Nino faceva il playmaker data la sua scarsa altezza (già a quell’epoca…). Masaki era guardia. Facevano anche le lezioni di educazione fisica insieme, e il laboratorio di chimica, però erano di sezioni diverse. Era un ragazzo di buona famiglia, simpatico, ma iperattivo e estroverso ai limiti della sopportazione. Nino, al contrario, era un ragazzino abbastanza introverso e taciturno, quindi trovava la gioia, la vivacità e addirittura la generosità di Aiba sentimenti troppo fastidiosi.
Chissà se era cambiato al punto da riuscire a sopportarlo?
Chissà se Aiba era diventato un po’ più maturo, così da riuscire a farsi sopportare?
Ok, era anche colpa sua… aveva gusti difficili.
Non avrebbe scelto come compagno un artista stralunato come Ohno, sennò.

Arrivato al castello si arrampicò sulle rose fino al balcone e bussò in attesa che la principessa aprisse. Cosa impossibile, perché abitavano in una villetta di un piano solo.
Entrò in casa, si tolse le scarpe e non fece in tempo a raggiungere il salotto che Satoshi gli saltò al collo.
-Mi sei mancato, ci hai messo tanto!- esclamò.
-Sono le 5 adesso, Toshino… e poi il cavallo oggi andava lento…- si giustificò.
L’artista rise e lo fece sedere di fianco a sé sul divano.
Passarono un’oretta a parlare, coccolarsi e guardare la televisione, poi si fecero la doccia, si cambiarono e salirono in sella al cavallo per trovarsi alle 7:30 a Shibuya.

Arrivarono con 5 minuti di ritardo e non fu difficile trovare Aiba: un uomo sui 25, abbastanza alto, con le all star. Le portava sempre anche alle medie.
Scesero dall’auto e Nino guidò Ohno verso il vecchio amico.
Lo richiamò con lo sguardo.
-NINO!!!- esclamò gettando le braccia al cielo Masaki, non appena si accorse di lui.
“Ecco, appunto… non è affatto cambiato” pensò con rimpianto il detective.
Gli corse incontro e lo abbracciò stretto, non notando Satoshi.
-Sei uguale a 10 anni fa, ma com’è possibile??? Il tempo non passa, per te???- chiese un po’ troppo forte, stritolandolo. Come riuscì a liberarsi, Nino lo colpì sulla testa.
-E tu sei sempre il solito baka… solo un po’ più alto e con qualche ruga- scherzò.
-Non ho le rughe!- protestò Masaki.
Nino fece avvicinare Ohno e lo presentò all’amico.
Era giunta l’ora del test.
-Questo è Satoshi Ohno, il mio ragazzo-.
Un attimo di pausa, durante il quale Toshi allungò la mano e Masaki gliela strinse.
Poi, capendo, balbettò un: -Eh? Ragazzo? …Ah. Ah, certo-.
Fine del test, livello dell’individuo: accettabile.
Ohno si limitò a sorridere dolcemente, con il suo solito visino un po’ spaesato.
Masaki si riprese e si incamminò verso il locale.
-Che locale è?- chiese Satoshi, la prima volta che parlava da quando erano scesi dall’auto.
-Si chiama Happiness, è qui vicino- spiegò Aiba, facendo strada.
-Non lo conosco…- sussurrò Satoshi perdendo lo sguardo fra la gente che affollava la piazza.
Nino lo prese per mano per non perderlo.

Entrarono al locale e si sedettero ad un tavolo abbastanza vicino all’ingresso.
L’interno non era male: molte luci tutte colorate, un ampio cielo azzurro con qualche nuvola disegnato sulle pareti e sul soffitto e appesi in aria dei fili con delle mollette da bucato.
-Carino, qui…- sussurrò Ohno, guardandosi in giro.
Ordinarono dalla cameriera e subito Aiba iniziò a ricordare e raccontare dei loro trascorsi scolastici, mentre Nino giocava con il posacenere e Ohno disegnava su un fazzoletto.
-Veniamo al perché ti ho invitato ad uscire- disse infine Aiba, dopo quasi un’ora di monologo.
-Sono d’accordo…- sospirò Nino, fornendo un altro tovagliolo su cui Ohno poteva sfogarsi.
-Lavori da due mesi al caso della ragazza morta allo Sheraton, io so dove puoi trovare indizi- disse con calma Masaki -Vedi, frequento lo stesso locale del presunto assassino-.
Nino spalancò gli occhi e ci mise un po’ a capire, poi iniziò a guardarsi intorno furtivo.
-Non è questo, il locale- precisò Aiba.
Nino si fermò, ma l’ansia crebbe.
-Ascolta, mi dispiace… non posso dirti molto. So solo che questa persona può avere a che fare con il locale perché le sere successive alla morte della donna sono girati parecchi soldi, e sono state messe a tacere un po’ di persone. Non se possa collegarsi direttamente al fatto, ma conosco la gente che frequenta quel locale e so che potrebbe aver fatto di tutto- disse Aiba, abbassando gradualmente la voce.
-Che tipo di gente?- chiese Nino, sentendosi la gola improvvisamente secca. Bevve un sorso del suo cocktail. Ohno lo osservava ammirato.
-Gente coi soldi. Tanti soldi-
-Tu che ci fai lì?-
-La mia famiglia è abbastanza ricca e ho avuto degli agganci- spiegò Masaki con un veloce gesto della mano, come se quello non c’entrasse.
-Per spiegarti bene ti descriverò il locale…- sospirò l’amico.
Fece una breve pausa, rigirando la cannuccia nel suo bicchiere con le dita, poi prese a spiegare.
-L’Hell’ Spot non è un locale come gli altri. Apre solo la sera dopo la mezzanotte ed è molto esclusivo. In totale ci saranno massimo 70 soci e non tutti sono presenti ogni sera. Data l’identità dei soci, all’interno è stata decisa una regola. Si segue una specie di gioco, un gioco di ruolo. All’iscrizione ogni socio è tenuto a scegliersi un nickname, un nome finto. All’interno del locale sarà conosciuto con quel nome, dovrà presentarsi così e mai con il suo nome vero, pena l’espulsione. Non solo il nickname, ma anche l’intera personalità sarà fittizia. In base al nickname scelto, ognuno si crea una personalità fittizia, da usare solo e sempre all’interno del locale- disse.
-Hell’ Spot, hai detto?- fece Kazunari pensieroso -Come ci si arriva? Chi è il proprietario?-.
-Il proprietario non si sa chi sia… cioè, io non lo so. Conosco un po’ di gente del locale, ma con nessuno mi è concesso parlare del proprietario… vedi, funziona così: se io lì dentro sono il tipo A, sono il tipo A e basta. Potrei incontrare il tipo B e chiedergli cos’ha fatto la sera prima, ma lui non è tenuto a rispondermi la verità, può rispondermi come avrebbe passato la serata il tipo B. Allo stesso modo non si può chiedere chi è il proprietario perché… chi è, in fondo? Come fai a sapere che la risposta sia giusta o no? Potrei anche dirti che sono io, se fossi uno strano personaggio all’interno del gioco, capisci? E’ come se si vivesse in un mondo parallelo…- mentre tentava di spiegare Aiba faceva un sacco di gesti. Muoveva le mani in aria, le strofinava sui pantaloni, si toccava le tempie, le labbra.
Nino seguiva assorto, annuendo ogni tanto. Tentava di capire, ma non era facile.
Ohno, al suo fianco, aveva smesso di scarabocchiare e ascoltava anche lui, fissando un punto lontano: Nino sapeva che voleva dire che era davvero concentrato sull’argomento.
-Per come ci si arriva, ecco… è facile. Però non posso dirtelo io. Ascolta, ci vuoi entrare?- chiese Masaki, serio.
Nino ci rifletté un momento: -Cosa rischio? Cioè, nessuno conoscerebbe la mia identità, con questo siamo d’accordo… ma devo pagare? Devo fare una specie di iniziazione? Qualcuno mi dovrà pure indagare per sapere se sono uno che può entrare o no!- disse, ragionando.
Aiba scosse la testa.
-Io sono dentro. Ho un amico, è nella gestione, lui è uno di quelli che può scegliere nuovi soci. Gli andrò a dire che voglio farti entrare, gli darò le tue referenze. Solo lui saprà che sei un detective, ma di lui ti puoi fidare, lo conosco molto bene. Non si paga niente, non devi fare dichiarazioni dei redditi o altro. Entrare è solo una questione di inviti e contatti. Riferirò tutto io. Devi solo dirmi se ci stai- fece Aiba, appoggiando il mento sulle mani e i gomiti al tavolo.
Ohno gli strinse il ginocchio con una mano e i loro sguardi si incontrarono per un breve istante. Gli dava fiducia.
Nino aprì la bocca per parlare, ma Aiba lo interruppe: -Una volta entrato non puoi più uscire. Non sei obbligato a essere presente ogni sera, ma quando ricevi inviti sì. Io non sono certo che l’assassino sia lì dentro, ma questo spiegherebbe perché la polizia non abbia mai trovato indizi. I clienti sono rispettati e tutelati al massimo, non trapela nessuna notizia. E credo di avere i sospetti giusti. Solo, dipende da te fidarti-.
Nino deglutì, chiuse gli occhi.
La posta in gioco era alta, doveva ammetterlo.
E non sapeva in che guai si sarebbe cacciato, sapeva solo che erano guai.
Ma voleva arrivare in fondo a quel caso, voleva sapere. Quello era il suo unico aggancio.
Ohno gli accarezzò dolcemente la mano sotto il tavolo, sorrise.
-Mi fido, ci sto. Fammi entrare- decise.
Seguì un attimo di silenzio fra di loro, circondato dal rumore della musica del locale e delle chiacchiere. Nessuno si mosse.
-Allora io vado, a mezzanotte apre il locale. Parlerò di te al mio amico, gli dirò ogni cosa, stai tranquillo, fidati. Già domani riceverai la visita- disse Masaki sorridendo.
-Visita?- chiese Nino.
-Il mio amico incontra personalmente i soggetti che sono invitati a diventare soci. Gli spiega le prime cose e li fa iscrivere, “alla luce del giorno” dice lui. Te lo manderò in studio, so l’indirizzo. Arriverà verso le 10. Non essere impulsivo e rispondi alle domande solo se te al senti, ma non agitarti- lo avverti Aiba prima di alzarsi dalla propria sedia e lasciare delle banconote sul tavolo.
-Offro io- sorrise.
Nino e Ohno ringraziarono.
-Kazu… ti fidi di me?- chiese Masaki tornando serio.
Nino lo guardò fisso negli occhi. Si ricordò dell’intesa che avevano in campo quando giocavano a basket, dell’assoluta sincerità che rendeva quel giovane un sempliciotto.
Sorrise, rivedendolo in quegli stessi occhi.
-Mi fido, Masa-.
Li lasciò con un sorriso e un veloce saluto a Satoshi.
-Vuoi andare a casa?- chiese Ohno guardandolo.
-Sì, sono un po’ stanco…- mormorò.
Toshi gli strinse la mano e non parlarono fino a casa.
Perso nei suoi pensieri, ci mise molto anche ad addormentarsi.
Commenti~♥!

g: toma, gnr: noir, g: arashi, gnr: giallo, g: news, r: pg-13, gnr: angst, g: kattun, gnr: au

Previous post Next post
Up