The Hell's Spot 7

Sep 30, 2008 19:25


Eccola che torna, galvanizzata dai nuovi postaggi! *io vi lovvo! Vi lovvo, lo sapevate???*

Titolo: The Hell' Spot
Gruppo: Arashi, News, Kattun, Toma (s.p.a XDDD) - precisazione: News, Kattun (che poi ce n'è uno solo) e Toma sono personaggi secondari che non appaiono tutti subito.
Pairing: allora... Ohmiya (NinoxOhno) per ora può bastare.
Rating: PG-13
Genere: angst (scusatemi!), noir-giallo, AU
Disclamers: i personaggi citati non mi appartengono, la ff sì.
Note: credo, fino ad ora, la mia migliore AU. Per una totalità di 39 pagine di Word scritte... è finita! E l'ho scritta praticamente tutta d'un fiato... ne sono molto soddisfatta.


Capitolo 7.

Il rapporto fra lui e Kage cambiò ancora.

Per quel poco che riuscivano a parlare al locale, non facevano altro che scambiarsi battute o parlare di argomenti non certo seri. Ogni volta che tentava di combinare un appuntamento, il cameriere declinava con una risata, un sorriso, uno sguardo veloce.

Non era ancora pronto, probabilmente.

Voleva vederlo solo quando era certo di quello che poteva dirgli.

-Ti stai distraendo, cola tutto!- esclamò Satoshi, salvando il salvabile della sua creazione.

Nino aveva il compito di reggerla… in teoria.

-Scusa!- disse, appoggiando la grossa stampella di cartone e aiutando il suo ragazzo a pulire per terra prima che la colla si seccasse.

-E dire che quello con la testa fra le nuvole sono io…- sospirò Ohno, guardandolo storto.

L’artista odiava interrompersi, odiava assistenti incapaci. Nino era sempre stato bravo e attento fino ad allora, ma quel giorno pensava ad altro.

-Toshino…- mormorò Nino, catturando il suo sguardo -Parliamo?-.

Ohno sospirò e annuì, prendendolo per mano. Restarono seduti sul pavimento.

-Perché sei tanto distratto, Kazu?- chiese poi, un po’ preoccupato -E’ da quando hai iniziato ad andare in quel locale ogni sera che sei diverso…-.

-Toshino, se ci fosse una persona che ha un problema, ma per una qualche ragione non te lo può dire, tu la aiuteresti lo stesso? Cosa faresti per aiutarlo?- chiese lui, sorvolando.

-Non lo so… dipende- fece Satoshi -Se questa persona mi piace e ci sono affezionato allora lo aiuterei lo stesso, probabilmente standogli vicino e consolandolo… aspettando finché non mi dice qual è il problema che lo tormenta…- rispose.

Nino annuì e lo abbracciò piano, appoggiando la testa contro il suo petto.

-Non te lo dice perché crede che tu non possa capire?- chiese l’artista.

-Forse. Non lo so, non lo so più… ogni cosa che dico sembra ferirlo, da qualunque parte la prendo. Sto aspettando, ma mi sembra che la situazione non migliori. E ho paura che quello che mi sta nascondendo sia quello che mi serve sapere…- sussurrò.

Ohno gli accarezzò la testa, dolcemente.

-Ti piace?- chiese piano.

Nino sorrise, alzò lo sguardo, baciò Satoshi dolcemente, ad occhi chiusi.

-E’ una persona che non può non piacere: è misterioso, capace di creare qualunque tipo di emozione nel suo interlocutore, ma è anche fragile e complicato- spiegò, sorridendogli.

-E chi sarebbe?- chiese Toshi, perplesso.

-Il barista- fece Nino, baciandolo ancora a lato della bocca.

Ohno rise, stringendolo a sé.

-Non metterti nei guai, Kazu…- sussurrò.

-Ti proteggerò, mia principessa- fece lui, chiudendo gli occhi.

Compose il numero che aveva scritto su un foglietto mentre finiva il suo caffè.

Erano le dieci di sera, era andato fuori a cena con Toma prima di andare al locale. Ora il suo amico ispettore si era allontanato un attimo, al telefono. Decise che era il momento buono per provare.

Attese due o tre squilli e una voce familiare gli rispose: -Pronto?-.

Sentiva il silenzio dall’altra parte del ricevitore, la voce bassa e molto chiara. Se lo immaginò a casa sua, appoggiato alla finestra dell’ultimo piano, la bellissima vista di una strada con le luci delle auto che scorreva al di fuori.

-Sono Jocker- fece, sorridendo a sé stesso.

-Come hai fatto ad avere il mio numero?- chiese Kage.

-La magia…- rispose lui, vago.

Lo sentì ridere, poi sospirare.

-Dove sei?- chiese.

-Dove vuoi che sia? A casa… sto studiando- mormorò Jun. Sentì un rumore di fogli.

-Ti posso immaginare?- chiese ancora.

Jun rise ancora, acconsentì.

-Sei seduto sulla tua poltrona con i libri sulle ginocchia e c’è la luce di una piccola lampada su tuo fianco sinistro: il resto della stanza è al buio. Dietro di te c’è la finestra grandissima dell’ultimo piano, con la strada piena delle luci delle macchine che scorrono… hai gli occhiali appoggiati sul bracciolo e la coda hai capelli… sei bellissimo- raccontò.

-Non ci ha preso per niente, ma apprezzo la descrizione accurata e la sorprendente fantasia- scherzò Jun.

-Di sicuro però ci ho preso sul fatto che sei bellissimo… tu sei bellissimo sempre- disse.

Jun non rispose, lo sentì sospirare ancora.

-Ok, sono pronto. Vieni da me, sai la strada- disse.

-Ora? Ora sono un po’…-

-O ora o mai. Quanto vuoi sapere di me?- fece quella voce.

Ecco di nuovo: Kage era riuscito a mettergli quella curiosità, a lanciargli l’esca giusta. Si chiese per l’ennesima volta come ci riuscisse.

-Abito al secondo piano, comunque- scherzò Jun, prima di mettere giù.

Nino sospirò, pagò il conto per sé e per Toma e lo raggiunse per fargli cenno che andava.

-Di già?- chiese l’ispettore, abbassando il cellulare per un attimo.

-Un mio amico ha bisogno di aiuto, mi dispiace. Tu fai pure con calma, ho offerto io- spiegò.

Uscì dal ristorante e si infilò in macchina, accendendosi una sigaretta.

Arrivò al portone dello stabile e notò che era aperto. Entrò, salì la rampa di scale e si fermò al secondo piano. C’erano due porte. Notò che sul campanello di una c’era scritto “Matsumoto” e suonò, guardandosi le scarpe affondare nello zerbino.

Jun venne ad aprire: indossava dei pantaloni da ginnastica della Nike e una t-shirt, entrambi neri. Portava gli occhiali e i capelli raccolti.

Lo guardò un po’, forse sorpreso dei suoi abiti: una maglietta di Doraemon e dei pantaloncini alla pescatora beige. Quando usciva con Toma non si sforzava neanche di scegliere il vestiario adatto.

-Entra, che aspetti? Vuoi scaldare l’uscio?- fece poi Kage, aprendo di più la porta.

Nino entrò e la richiuse alle sue spalle con un forte click.

-Vuoi qualcosa?- gli chiese l’ospite.

-No, tranquillo… ho appena finito di cenare- rispose. Si stava guardando in giro: l’appartamento era piccolo, molto differente da come se l’era immaginato. C’era una sola stanza con letto, scrivania, armadio e una poltrona di fronte a stereo e televisione, un bagno e una cucina molto piccola, con un balcone. Il colore dominante, manco a dirlo, era il nero. Anche se le pareti erano sul crema.

Si sedette sul letto, mentre Jun si sistemava sulla poltrona.

-Allora, ti va di cominciare o prima parto con alcune delle mie battute?- chiese Nino.

Bastò a far sorridere l’uomo, che sembrava fin troppo teso.

-Comincio, non ti preoccupare…- sospirò.

Poi si guardò un po’ intorno, in cerca delle parole giuste.

-Io, Notte e Dark ci conosciamo dai tempi delle superiori…- mormorò.

-Lo so questo. Ho parlato con Notte- sorrise Nino.

-Cos’altro sai?- chiese Kage.

-So che avevate intenzione di aprire un locale voi tre insieme, ma poi sono sorti dei problemi. Tutto qui- disse.

-I problemi erano ovviamente i soldi. Rinunciai ad iscrivermi subito all’università e cercai un altro lavoro, ma nel frattempo tutti e tre ci facemmo prestare dei soldi da uno strozzino. Non avevamo nemmeno i soldi per pagarci gli appartamenti, gli interessi erano altissimi e dopo un po’ non resistemmo più. Lasciammo perdere con l’idea di aprire un locale nostro e accettammo di lavorare all’Hell’ Spot. Ma non era così facile…- sospirò.

Si accese una sigaretta, tenendola fra le lunghe dita.

-Ovviamente lo strozzino non aveva voglia di perdere dei clienti…- osservò Nino.

-Ovviamente. Non avevamo ancora finito di pagare il debito, ma ce l’avremmo fatta facilmente, visto che la paga dell’Hell’ Spot non era bassa. Lui avanzò pretesti, e io mi feci carico del debito. Avevo da pagare l’università, l’appartamento, le spese e quell’uomo. Presto iniziarono ad arrivarmi anche delle minacce. Capii che con solo il mio stipendio non ce l’avrei fatta a pagare. Così, seguii il consiglio di uno dei clienti…-.

Fece un’altra pausa, guardandosi una mano, fumando.

Sembrava avesse perso le parole, tanto che Nino dovette chiedere: -Prostituzione?-.

Annuì piano, spense la sigaretta ancora a metà.

-Non ti ci immagino…- disse Nino, senza pensarci.

-No? Sicuro? Eppure dici sempre che sono bellissimo… tu cosa mi daresti per una notte?- fece Jun, guardandolo: il detective sussultò.

-I miei clienti erano per lo più quelli del locale, gentaglia. I miei guadagni raddoppiarono. Rimaneva il fatto che mi facevo schifo, ma che importava? Avevo bisogno di soldi, era un modo sicuro per guadagnarli. Poi conobbi Arashi…- mormorò.

Si alzò dalla poltrona e si sedette per terra, la schiena contro il bordo del letto. Nino gli si fece più vicino. Non riusciva quasi più a parlare.

-Ha un anno in più di me e te, fa il giornalista. Una sera chiese di vedermi, così entrai nella sua stanza dalla porta nera. Da quella sera, iniziammo a vederci regolarmente, per quasi un mese. Diventammo amici, credo- fece una specie di risata.

Nino scivolò per terra, al suo fianco. Fissò lo sguardo sul muro di fronte a sé.

-Poi un giorno mi pregò di smettere di fare quel “lavoro”… gli spiegai il problema del debito, mi disse che non c’era bisogno di preoccuparsi. Suo padre è un finanziere. Accettai e pagò tutto il debito. Lo strozzino, spaventato dal padre e dai suoi uomini, non mi scocciò più. Smisi di prostituirmi, ma non vidi più Arashi- disse Kage.

Fece una pausa, poi riprese:

-E’ per questo che quando fai certe battute mi infastidisci… sai quante volte mi sono dovuto sentir dire “sei bellissimo”? Sai in che tipo di situazioni? Per fortuna neanche te le immagini. Ed è per questo che quando vedo Arashi mi sento in imbarazzo, per questo che tentavo di difenderlo… da quel che so, che posso raccontarti di lui, non ha alcun alibi: potrebbe averla uccisa, davvero. Ma credo di averlo conosciuto, credo di sapere chi è… non può averlo fatto. Io sono in debito con lui, vorrei aiutarlo. Ora capisci, no?- chiese.

Sentì la voce di Jun diventare sempre più debole.

Lo vide spingere la testa contro le ginocchia piegate, nascondere il viso tra le mani.

-Credo che non riuscirò mai a capire… cos’hai passato…- si sentì dire Nino.

Jun lo guardò fra le lacrime, gli si appoggiò contro.

Nino lo strinse in un abbraccio.

-Non sai cosa significa… andare all’università, con tutti gli sguardi addosso: loro non sanno cosa sono stato, loro non sanno cosa subivo ogni notte, cosa io stesso accettavo di subire, solo per soldi… non lo sa nessuno di loro- lo sentì mormorare, soffocando le lacrime contro la sua maglietta.

Gli fece alzare la testa e gli asciugò il viso con il fazzoletto.

-No, non lo so. Ma ti posso solo dire cosa vedo io ora: vedo una persona che ha subito un trauma e che finalmente, dopo tanto tempo, è riuscita a sfogarsi. Vedo una persona che ha tutte le possibilità di recuperare, di dimenticare colpe o non colpe. Jun...- sorrise.

I loro sguardi si incontrarono, Kage si morse il labbro.

-Kazu…- lo sentì mormorare.

-Sono qui, Jun. Sono venuto per te, resto qui per te. E sono felice di essere stato io ad asciugare le tue lacrime- gli disse, appoggiando la fronte contro quella del cameriere.

Lo sentì muovere le mani dietro la sua schiena, stringersi dietro la nuca. Alzò lievemente la testa per incontrare lo sguardo di Jun. Senza che se ne accorgesse, le loro labbra si erano incontrate.

Chiuse gli occhi, lasciandosi baciare dolcemente, più volte, dalla bocca morbida e calda di Jun, che sapeva di fumo. Lo avvicinò ancora, prendendolo per i fianchi.

Poi lo sentì ritrarsi e allentò la stretta.

-Ecco, vedi…- lo sentì sospirare.

-Vedi cosa?- sorrise, alzandogli ancora il viso, per poterlo guardare.

-Sono un cretino. Ogni volta che le cose sembrano andare meglio… rovino tutto. Hai un ragazzo, cavolo…- mormorò.

Kazunari rise, appoggiò la testa contro il materasso del letto al loro fianco.

-L’hai fatto per un motivo, per questo ho accettato. Io amo il mio ragazzo- spiegò semplicemente.

Jun sorrise, gli si appoggiò ancora contro, chiedendo e ottenendo il consenso di restare così.

-Grazie…- mormorò poi.

Nino non ripose.

-Kazunari? Ora noi due… siamo amici?- chiese.

-Credo proprio di sì- rispose, sorridendo.

Il prossimo è L'OTTAVO CAPITOLO. Ovvero il capitolo dell'oblio e della sofferenza pure *chi ha già letto SA cosa intendo* Quindi fare attenzione... e aspettarlo impazienti! ^___-

g: toma, gnr: noir, g: arashi, gnr: giallo, g: news, r: pg-13, gnr: angst, g: kattun, gnr: au

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