Eccomi ^___^ finalmente siamo arrivati alla fine, un pò mi dispiace come sempre perchè arrivarealla fine di una fict è sempre triste xkè ci si affezziona cmq alla storia ç__________ç
Devo ringraziare Harin e Jinny per essersela sorbita in anteprima, e avermi dato qualche piccolo consiglio, grazie tesore *chu*
Ed ora a tutti quelli che volevano il finale *o anche no XD* dico che cmq questo è un capitolo che ci ho messo molto a scrivere ma che trovo sia venuto davvero bene quindi spero che piaccia anche a voi ^_____^
Buon finale ^^
Titolo: You love my...blood?
Fandom: Arashi
Genere: AU, angst con brio (gentilmente suggerito da Jinny XD)
Raiting: Pg-13
Pairing: Aimoto (ebbene si ancora niente sakumoto)
Desclaimer: non sono miei ma si prestano "volentieri" a lavorare per me XD
Capitoli precedenti:
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4,
Cap.5,
Cap.6,
Cap.7,
Cap.8,
Cap.9,
Cap.10,
Cap.11,
Cap.12,
Cap.13,
Cap.14,
Cap.15,
Cap.16,
Cap.17,
Cap.18,
Cap.19,
Cap.20,
Cap.21,
Cap.22 Capitolo 23
Passò qualche giorno, il lavoro era diminuito quindi ora aveva molto più tempo libero, da una parte ne era felice perchè lo passava con Masaki, infatti ormai vivevano alternativamente tra casa sua e quella di Masaki , anche se Jun preferiva stare a casa lui perchè non gli piaceva quel bugigattolo dove viveva Masaki.
Masa era felice e sopratutto era tornato quello di sempre, anche se Jun aveva notato una certa preoccupazione, sopratutto quando erano fuori casa, spesso lo vedeva guardarsi intorno come se si aspettasse l’attacco di qualcuno.
Fu così che una mattina molto presto Jun si alzò dal letto lasciando Masaki dormire e chiuse la porta per non svegliarlo, cercò di prendere tutto il coraggio che aveva, ma doveva farlo, prese il cellulare e scorse i numeri delle chiamate ricevute fino a trovare quello che gli interessava, rimase a fissare per un pò il monitor del display il pollice sul tasto per avviare la chiamata, d’un tratto di colpo lo spinse e si portò immediatamente il cellulare all’orecchio; lo lasciò suonare e suonare e suonare, l’attesa lo stava distruggendo; poi finalmente una voce:
-Moshi moshi-
-Voglio le foto!- disse tutto d’un fiato.
-Sei pazzo a chiamare a quest’ora!- urlò l’uomo dall’altro capo del telefono.
Jun non aveva considerato il fatto che fossero solo le 6 del mattino e sinceramente neanche gli importava di averlo svegliato.
-Ho fatto quello che volevi, dammi le foto!- ripetè cercando di sembrare sicuro di se, anche se in realtà era spaventato a morte.
-Grazie a te ho ottenuto quel che volevo, il mio ragazzo sono sicuro andrà molto in alto, ha talento-
Lo stava facendo apposta, Jun lo sapeva, ma non disse nulla, avrebbe voluto insultarlo questo era vero, avrebbe voluto dirgli quanto faceva schifo, ma non poteva farlo, doveva raggiungere quello che voleva ottenere e fare qualcosa del genere non lo avrebbe aiutato.
-Che fai non parli più?- chiese dopo un attimo di silenzio.
-Le foto!- ripetè di nuovo Jun.
-Sei sempre stato poco divertente. Vuoi le foto? Ok ti farò sapere quando incontrarci- disse, poi riattaccò.
Jun rimase nervoso per tutta la giornata, fece un servizio fotografico, ma era sempre distratto e pensieroso, e non faceva altro che controllare il cellulare.
-Jun c’è qualcosa che non va?- chiese Masaki in pensiero.
-No niente- rispose velocemente e questo insinuò ancora di più il dubbio in Masaki.
-Hai per caso richiamato la persona che ti sta ricattando?- chiese serio.
-No, non ancora- rispose e la cosa sostanzialmente era vera dato che stava aspettando proprio che lo chiamasse.
Nel pomeriggio finalmente arrivò un messaggio, lo lesse di nascosto a Masaki non voleva insospettirlo più di quanto già era, ma fortunatamente erano da lui ed era distratto a guardare 2 comici in tv.
<> questo era il messaggio.
Ripose il cellulare sul tavolo e continuò a bere il suo tè, Masaki la mattina dopo quella notte di qualche giorno fa, gli aveva fatto un regalo, aveva comprato una tazza, uguale a quella che lui aveva comprato per Masaki, solo che questa era viola, la stringeva tra le mani, l’ansia lo stava divorando, ma doveva fare di tutto per non farlo capire a Masaki.
Preparò la cena e cenarono insieme come sempre, teoricamente a quel punto sarebbe rimasto a dormire da Masaki, ma doveva trovare una scusa ed andare via, ripose i piatti nel lavandino poi si avvicinò alla porta.
-Dove vai?- chiese Masaki confuso.
-Vado a casa- rispose soltanto.
-Non rimani?- chiese Masa.
-Sono stanco e voglio dare una sistemata, sono giorni che trascuro la casa- rispose, Masaki fece un sorriso divertito, erano giorni perchè erano sempre impegnati con altro.
-Ok allora ti passo a prendere domani mattina- disse Masaki.
-Ma sono occupato solo nel pomeriggio-
-Vengo con un pò d’anticipo- disse con un sorriso malizioso, Jun arrossì, poi si infilò le scarpe ed uscì con ancora il viso in fiamme.
Rimasto solo, non avendo nient’altro da fare si mise a leggere dei fumetti che aveva comprato ma non aveva avuto il tempo di leggere, si sdraio sul futon a pancia sotto e ne prese in mano uno quando il suono di un cellulare lo distrasse, si girò versò il tavolo e notò a terrà il cellulare di Jun; si alzò e lo prese in mano, era un messaggio ed era di Nino, ci pensò qualche secondo, forse era meglio riportarglielo.
Si infilò le scarpe e presa una giacca uscì di casa, l’appartamento di Jun a piedi distava solo 10 minuti e non ci mise tanto a raggiungerlo, suonò ma nessuno rispose, forse Jun si stava facendo la doccia, per fortuna aveva le chiavi, salì fino all’appartamento ed entrò usando il suo mazzo di chiavi, quando entrò però trovò tutto buio.
-Jun?- chiamò dirigendosi verso la camera da letto, ma anche lì le luci erano spente, andò fino in bagno ma Jun non era neanche lì.
Dove poteva essere andato? Da quella mattina si comportava in modo strano, lo aveva notato ma pensava fosse soltanto nervoso, ma evidentemente c’era qualcos’altro.
Prese il cellulare di Jun dalla tasca e lesse il messaggio di Nino:
<>
Nino doveva aver litigato con Jun per via del lavoro, ma ora non aveva ancora nessun indizio su dove potesse essere andato, e più i secondi passavano più Masaki sentiva l’ansia crescere, era sicuro che c’era qualcosa che non andava, perchè Jun gli aveva mentito? Cosa gli stava nascondendo? Che la persona che lo ricattava lo avesse contattato e non gli avesse detto nulla?
Cominciò ad agitarsi sempre di più e riprese in mano il cellulare scorrendo i numeri, quella mattina aveva chiamato diversi numeri ma solo 1 non era nominato e lo stesso era presente anche in un messaggio ricevuto nel pomeriggio...
<>
Istintivamente guardò l’orologio appeso alla parete in soggiorno, erano le 9:45, scattò come un lampo, sentiva che stava per accadere qualcosa di brutto, non sapeva quale senso era che glielo diceva, forse quello del vampiro che era in lui, però sapeva di dover correre il più veloce che poteva.
Erano le 10 meno 5 quando entrò nella hall dell’ albergo, si diresse verso la reception e chiese alla signorina al banco.
-Stanza 635, ha detto di farla salire quando arrivava- rispose la ragazza.
-G... grazie- balbettò Jun, si avvicinò agli ascensori, era terrorizzato, non voleva salire, non voleva trovarsi da solo in una stanza con quell’uomo.
Ma nonostante le sue paure salì su quell’ascensore e scese al 6° piano, percorse il corridoio lentamente per ritardare il più possibile quell’incontro, finchè non si ritrovò inevitabilmente davanti alla porta, prese tutto il coraggio che aveva, pensò a Masaki e alla possibilità di perderlo, e alla fine bussò; qualche istante dopo la porta si aprì e quell’uomo con il suo sorriso compiaciuto si fece da parte per farlo entrare.
-Accomodati pure- disse facendogli segno di sedersi, Jun ignorò la richiesta non voleva rimanere in quella stanza, voleva quelle foto e andarsene il più in fretta possibile.
-Meglio che ti rilassi un pochino, tra un pò avrai le foto- disse avviandosi verso il bar e versandosi da bere e versandolo anche per Jun.
Jun anche se di mala voglia si sedette e accettò il bicchiere, un pò d’alcool lo avrebbe aiutato a farsi coraggio.
-Perchè dobbiamo aspettare!- protestò Jun dopo aver bevuto qualche sorso.
-Solo qualche minuto- disse facendo un sorriso sbieco.
Jun sentì la testa cominciargli a girare, la vista gli si appannò...
-Co...cosa- non riusciva a muoversi era come paralizzato.
-Il solito ingenuo, non sei cambiato affatto- disse ridendo.
-Io...-
-Ti ho drogato- rise, -è inutile che tenti di muoverti, per un pò non ne sarai in grado- disse avvicinandoglisi.
Ora aveva paura e tanta, voleva gridare ma non ci riusciva, a malapena riusciva a sussurrare qualcosa; lo vide sollevarlo e trascinarlo verso il letto per poi lasciarcelo cadere.
-Per colpa tua ho perso l’udito all’orecchio sinistro- disse scostando i capelli e mostrando la ferita all’orecchio.
Jun lo guardava senza capire.
-Che succede non ricordi con che mi hai colpito?- urlò assestandogli uno schiaffo in pieno viso.
Poi si allontanò, non riusciva a vederlo, perchè non si poteva muovere ma poco dopo tornò verso di lui mostrandogli un oggetto.
-Era una cosa come questa- disse mostrandogli il tagliacarte che aveva in mano, poi si avvicinò passandoglielo sul viso e poi sul collo.
-Tre anni fa sei riuscito a scappare, ma adesso voglio proprio divertirmi prima di vendicarmi- disse, poi fece saltare via il primo bottone della camicia di Jun con il tagliacarte.
Masaki arrivò alla reception dell’albergo con il fiatone per quanto aveva corso, si appoggiò al bancone e si rivolse alla ragazza che era al banco.
-Sono l’assistente di Jun Matsumoto, dovrebbe essere arrivato poco fa- disse.
-Si è arrivato qualche minuto fa- rispose la ragazza.
-Mi può indicare dove si trova?- chiese lui, non voleva essere scortese ma il tono con cui lo chiese era piuttosto innervosito, ma questo è solo perche aveva paura per Jun.
-Mi dispiace mi è stato detto di non disturbare per nessun motivo- rispose la ragazza.
-Senta...- esordì Masaki brusco, ma dal volto contrariato della ragazza capì che era partito con il piede sbagliato; -la prego- disse tornando ad avere un tono di voce tranquillo e facendole un bel sorriso.
-Ho dei documenti molto importanti da consegnare a Matsumoto-san, se non glieli porto immediatamente si arrabbierà con me e anche con lei perchè non mi ha detto dove si trova, le assicuro anche se è un bel ragazzo quando si arrabbia è davvero cattivo- spiegò assumendo un aria spaventata.
La ragazza cedette e gli disse il numero della stanza e lui gli promise un autografo di Jun.
Stava succedendo di nuovo e questa volta non poteva difendersi, quelle mani lo stavano toccando ovunque e lui aveva paura, l’unica cosa che riusciva a fare era piangere e sperare che finisse tutto in fretta, voleva soltanto che tutto finisse.
D’un tratto però dei forti colpi alla porta...
-Jun sei qui?!-
Era la voce di Masaki.
-Ma...sa- bisbigliò.
-Chi è? Quello che ci ha interrotto la scorsa volta?- chiese l’uomo scostandosi leggermente da Jun per guardarlo in volto.
-Non servirà a niente tutto il baccano che sta facendo, servirà solo ad attirare la sicurezza che lo porterà via- disse ridacchiando quando vide una scintilla di speranza negl’occhi di Jun; poi d’un tratto cessarono i colpi e tornò il silenzio.
-Visto? E’ inutile...-
Un colpo seccò fece aprire la porta, Masaki entrò nella stanza e la porta per il forte colpo si richiuse alle sue spalle.
-Lascialo andare!-urlò.
Jun non percepì bene i movimenti, ma si vide afferrare dall’uomo e sentì il freddo della lama del tagliacarte sulla sua gola.
-Stai lontano!- gli intimò facendo una leggera pressione sul collo di Jun.
Da quel punto Jun poteva vedere il volto di Masaki e capì perchè incuteva quella paura nonostante fosse disarmato; Jun lo aveva visto spesso così, gli occhi completamente neri i denti che spuntavano leggermente dalle labbra; ma lui non aveva paura di quella parte di Masaki, sapeva che mai e poi mai gli avrebbe fatto del male.
-Lascialo andare- ripetè Masaki in tono gelido, in risposta Jun sentì la lama graffiargli la carne facendogli uscire un rivolo di sangue.
Masaki scattò, si mosse a una velocità incredibile e in un secondo gli fu alle spalle e con una sola mano lo sollevò scaraventandolo a terra.
-Jun stai bene?- gli chiese spostandolo a sedere a terra dove era caduto quando Masaki aveva attaccato.
-Si...ma...non riesco... a muovermi- rispose.
-Non ti preoccupare- disse accarezzandogli il viso.
Si alzò di nuovo e si avvicinò all’uomo che si alzo di corsa dirigendosi verso la porta, ma Masaki fu di nuovo più veloce e gli sbarrò la strada.
-Sta lontano!- disse minacciandolo con tagliacarte.
Ma Masaki lo ignorò e si avvicinò con passo lento ma deciso, l’uomo tentò di difendersi attaccando per primo, ma Masaki con una mossa che Jun non riuscì a percepire lo afferrò per il collo e con una mano sola lo afferrò sollevandolo da terra, lo stava strangolando.
-Non ti azzardare più a toccarlo!- disse stringendo ancora di più la presa, mentre quello si dimenava per liberarsi, sempre più debole per via della mancanza d’aria.
-Ma...saki- disse Jun muovendosi leggermente con le poche forze che aveva, Masaki si girò a guardarlo senza mollare la presa.
Non doveva diventare un assassino, non doveva succedere ora dopo così tanto tempo che aveva lottato contro se stesso per evitare che succedesse.
-Lascialo... ti prego- disse Jun.
Masaki lo tenne stretto ancora per qualche secondo, poi lo lasciò andare facendolo cadere a terra come un sacco di patate.
-Dove sono le foto?- chiese Masaki.
Oramai era terrorizzato e senza neanche una parola indicò il cassetto della scrivania, Masaki ci si diresse e lo aprì prendendo le foto e i negativi; poi andò verso Jun e lo aiutò ad alzarsi.
-Meglio che non ti faccia più vedere, sennò la prossima volta non ci sarà nessuno a impedirmi di ucciderti-
Una volta a casa Jun aveva ripreso quasi del tutto il controllo dei suoi movimenti, Masaki lo fece sedere sul letto, era ancora un pò scosso, ma quando Masaki lo lasciò andare si accorse della ferita al braccio.
-Stai sanguinando- disse preoccupato afferrandogli il braccio, ma Masaki si scansò.
-Come ti è venuto in mente di andare lì da solo!- gli urlò.
Era furioso, non era più trasformato ma faceva comunque più paura ora a Jun che prima.
-Non potevo, aveva detto che...-
-Non mi importa cosa aveva detto!- lo interruppe Masaki, -ti rendi conto a cosa sei andato incontro? Ti ha drogato! Se non fossi arrivato in tempo, se ti avesse fatto del male... se ti fosse successo qualcosa io... io cosa avrei fatto- il tono serio e arrabbiato, pian piano che parlava era finito a singhiozzare, nessuno avrebbe mai creduto che la persona spaventosa che era poco prima in quella stanza d’albergo, fosse ora la stessa che come un bambino dopo un incubo stava piangendo tra le braccia di Jun.
Una mezz’ora dopo Jun aveva fasciato il braccio a Masaki, non era una ferita grave però aveva perso parecchio sangue perchè la maglia di Masaki era quasi ricoperta di sangue.
-Stai bene?- gli chiese Jun.
-Si, sto bene, solo un pò debole- rispose; -e tu stai bene?- chiese a sua volta Masaki.
-Se non fossi arrivato adesso non lo sarei, quindi grazie- rispose.
Masaki lo baciò.
-Io ti amo- disse; -e non so se è stato solo perchè ho letto il messaggio, o perchè quando sono arrivato qui ho trovato la casa vuota, ma sentivo che qualcosa non andava, che eri in pericolo; se non ti avessi salvato, se non fossi arrivato in tempo non me lo sarei mai perdonato, quindi non mi ringraziare-
Fu Jun a baciarlo questa volta, commosso da quelle parole, si baciarono più e più volte, poi Masaki cominciò a baciargli il collo, passando la lingua sul graffio fatto dal tagliacarte e ancora leggermente sporco di sangue.
-Sei buono- sussurrò Masaki.
-Ma allora tu non ami me! Tu ami il mio...sangue?!- esclamò Jun facendo ridere Masaki.
-Anche- rispose ridacchiando, -ma se vuoi che la serata continui, devi darmi una mano perchè adesso io sono davvero stanco- disse, poi affondo delicatamente i denti nel collo di Jun che dopo un piccolo lamento si lasciò trasportare dal piacere che sarebbe durato tutta la notte.
Epilogo
-Jun...-
-Masaki, ora sono io quello stanco- disse Jun verso le 4 del mattino.
-Ora ti lascio dormire, ma solo una cosa prima che me la dimentico- disse.
-Cosa?-
-Devi un autografo alla ragazza della reception dell’albergo- lo informò.
-Eh?!- O__o
FINE
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Ed ora è davvero la fine ç______ç *saluta con il fazzolettino*