Paura del buio : Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù

Mar 20, 2011 11:36





TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2132, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue - Anche i dannati amano Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù

Sapete, oggi ci sarà da divertirsi perché voglio raccontarvi un episodio che, personalmente, mi ha fatto riflettere molto.
Un ragazzo, più precisamente, il figlio del Grande Capo viene messo all'asta.
Certo, voi potrete non capire perché è stato compiuto un gesto simile: quale padre venderebbe mai il proprio figlio?
Il problema stava proprio lì, tra questo ragazzo ed il Grande Capo non vi è nessuna relazione, proprio per questo quest'ultimo ha deciso di fargli comprendere che se voleva rimanere nella sua famiglia doveva pagare il giusto prezzo.
Ovviamente il ragazzo in questione non sa niente di tutto ciò, non sa che la madre non è la sua vera madre, e che il padre è stato preso in giro per tutto questo tempo, ma io lo so.
Sapete, sua madre ha perso il suo vero figlio, ma ammetterlo al marito sarebbe stato un suicidio.
Questa donna era stata presa in sposa solo per mettere al mondo un erede, al marito non importava nulla di lei.
Dichiarare che il primo figlio era nato morto e che lei, dopo quel fatto, era diventata sterile, era condannarsi a morte sicura.
Per questo aveva cercato di preservare la propria vita, e la propria posizione.
Ha comprato un altro bambino e l'ha spacciato per suo.
Suo marito però, ora è venuto a scoprirlo perché lei, prima di morire, glielo ha lasciato scritto in una lettera non riuscendo più a sopportare i rimorsi della propria coscienza.
Che dite?
Non è una storia interessante?
Allora iniziamo.

Jinki era sempre stato un ragazzo intelligente eppure quando il pericolo aveva bussato alla sua porta, lui gli aveva aperto, incurante di ciò che sarebbe potuto accadere.
Forse era anche per la sua innegabile ingenuità che in quel momento si trovava in quel posto, aperto alla vista di tutti quelli che si trovavano nella sala delle aste: lui stava per essere venduto.
O meglio, non lui, la sua verginità.
"Ora vi stiamo per presentare il pezzo d'eccezione dell'asta di oggi: un ragazzo grazioso, non trovate anche voi? Potete chiamarlo Onew. E' completamente vergine... notate lo sforzo che sto compiendo per infilargli un dito nel culo... vedete quanto è stretto? E' completamente vergine e potrebbe essere di uno di voi"
Jinki era stato narcotizzato, ovviamente, ma ormai si stava svegliando: aveva gli occhi bendati, ma quando quell'uomo aveva finito di pronunciare quelle parole, la benda gli fu tolta e lui poté vedere tutta le persone che lo stavano osservando e se ne vergognò infinitamente.
Si agitò inutilmente rendendosi ben presto conto di avere le mani legate e le gambe costrette in una posizione innaturale, aperte per mostrare a tutti il suo punto più vulnerabile.
Mai avrebbe potuto credere che una cosa del genere sarebbe successa proprio a lui: quando, quel mattino, gli uomini di suo padre erano venuti all'Università a prelevarlo, gli avevano confidato che proprio suo padre avrebbe voluto assumerlo in prova nella sua azienda.
Jinki ne era stato entusiasta, ma mai avrebbe pensato che il suo lavoro sarebbe stato vendere la sua verginità.
Che razza di padre aveva?
Gliel'avrebbe fatta sicuramente pagare una volta fuori di lì: stava studiando per diventare un avvocato e quale modo migliore per farsi conoscere se non intentare una causa di proporzioni gigantesche?
Era assolutamente convinto di ciò finché non sentì qualcuno del pubblico urlare delle parole che gli mozzarono il fiato in gola: ogni protesta che stava iniziando a nascere in lui si era ben presto spenta.
"Ma non è figlio del Grande Capo?"
La guardia annuì, un sorrisetto divertito che stava nascendogli sul volto.
"Oh... e dire che avremmo voluto tenere nascosta la sua vera identità. Sì, è il figlio del Grande Capo, ma sapete... lui ha detto che non lo considererà suo figlio finché Lee Jinki non avrà pagato per la sua vita"
Jinki non riusciva a comprendere: come faceva suo padre, sangue del suo sangue, a pensare una cosa del genere?
E dire che fino a qualche giorno prima era un padre modello, quello che qualunque ragazzo sogna: si interessava della sua Università, si complimentava per i suoi successi scolastici e gli dava persino consigli amorosi.
Perché era cambiato in quel modo?
E da quando aveva quella fottuta azienda sotto il suo controllo?
"Lasciatemi andare!"
Il suo debole tentativo di farsi valere finì ben presto visto che l'uomo di fronte a lui gli aveva fatto aprire la bocca ed infilato un lurido straccio tra i denti.
Si sentiva tanto una bestia pronta per il macello e le lacrime stavano iniziando a pungere ai lati dei suoi occhi: non voleva essere venduto, lui non era una puttana!
Sentì gli uomini iniziare a partecipare all'asta, divertiti: cosa ci trovavano di divertente in tutto ciò?
Lui non era nemmeno consensuale, non voleva fare sesso con nessuno di loro, non gli importava di suo padre... o forse, sì, di lui gli importava, ma se era impazzito tutto d'un tratto non era mica colpa sua, lui non avrebbe dovuto pagarne le conseguenze.
Cercò di respirare normalmente perché avvertiva le pulsazioni cardiache farsi sempre più frequenti e ci sarebbe mancato solo un attacco di panico per far concludere la giornata in bellezza: non credeva che nessuno in quella stanza sarebbe riuscito a comprendere cosa avesse... probabilmente l'avrebbero lasciato crepare per mancanza d'aria nei polmoni senza fare assolutamente nulla per aiutarlo.
Bhè, Jinki non voleva morire, non in quel momento comunque.
"Io... scommetto 2 milioni di yen"
Quella voce fredda riuscì a far placare tutti gli altri ed anche Jinki, a suo malincuore, si ritrovò vagamente curioso di sapere chi avesse offerto una somma simile per lui.
Va bene, stava per essere venduto probabilmente ad uno psicopatico, ma in ogni caso si sentiva compiaciuto di valere così tanto.
Colui che aveva parlato aveva corti capelli neri, uno sguardo tagliante ed un ghigno storto sul volto.
Non era molto alto eppure il suo fascino era tale che chiunque, in quella stanza, chinò il capo ad un suo incrocio di sguardi.
"Nessuno offre di più? 2 milioni e uno, 2 milioni e due, 2 milioni e tre. Congratulazioni! Ve lo siete aggiudicato!"
Jinki non si rese nemmeno conto di ciò che stava accadendo: venne slegato, e portato velocemente in una stanza.
Gli avevano fatto un'iniezione di morfina di modo che non si ribellasse durante il tragitto, difatti chiuse gli occhi, il corpo che non rispondeva più ai suoi comandi.
Si svegliò solo un'ora dopo rendendosi conto di non essere l'unico nella stanza: un ragazzo gli dava le spalle, completamente nudo e Jinki sentì scorrere sulla sua pelle un'onda di terrore.
Gli ci volle davvero poco, il tempo di riuscire a tornare lucido, per capire che anche lui era nudo, completamente, come prima durante l'asta.
E come allora, le sue mani erano legate alla testata del letto.
Il ragazzo di fronte a lui stava fumando e non si era ancora accorto che lui si era svegliato, forse se avesse fatto finta di dormire, l'altro si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato.
Di certo era una mera illusione visto quanto aveva pagato quel tizio per scoparselo.
"Lo so che sei sveglio"
Quella voce lo raggelò, congelandolo sul posto: vide il ragazzo avanzare verso di lui e slegargli le mani senza poter fare assolutamente niente, era come se il suo corpo si fosse completamente arrestato.
Quando riuscì a riprendere una parvenza di controllo di sé tentò un'azione disperata e cercò di alzarsi.
L'altro lo bloccò stringendolo violentemente tra le sue braccia, facendolo ritornare supino nel letto, ghignando.
"Oh sì, ribellati, sarà ancora più divertente, sai... Jinki-ah?"
Jinki aprì gli occhi, annaspando nella ricerca di una soluzione: lui era un debole, lo era sempre stato, non sarebbe mai riuscito a vincere contro l'altro in una prova di forza.
Evidentemente quella giornata doveva finire in un lago di sangue.
"Non... non chiamarmi in quel modo. Sei solo uno psicopatico. Io non voglio essere scopato da te! Lasciami andare!"
Va bene, era un debole tentativo di imporre la sua volontà, ma non poteva fare altro.
Quel ragazzo ne sembrò stupito, tanto che sorrise e Jinki credette di averla vinta non sapendo quanto si stava sbagliando.
"Oh... sai, è divertente giocare con te. Non sei come tutte le altre doll che mi sono fatto. Quelle restavano in silenzio... invece tu. Tu no, eh? Sì, è divertente... oh, e se proprio vuoi chiamarmi, chiamami Lee Changsun. Per tutti io sono Joon, ma voglio che tu mi chiami con il mio vero nome. Sarà delizioso, non trovi, Jinki-ah?"
Jinki si sentì prendere dal panico mentre quel ragazzo gli mordeva la clavicola, violentemente, facendogli uscire il sangue.
"Smettila! Lasciami andare! Io... io ti denuncerò. Fanculo, stronzo!"
Ma quel ragazzo non sembrò essere per niente impressionato dalle sue parole.
Tornò a legarlo alla testata del letto e poi gli diede le spalle cercando qualcosa all'interno dell'armadio posto di fronte al letto e quando si voltò di nuovo verso di lui aveva in mano una cintura.
I colpi che gli inflisse sul corpo riuscirono a far venire meno ogni suo tentativo di protesta, gli occhi lacrimavano, ma stava cercando di non piangere, di non dimostrarsi un debole agli occhi di quel psicopatico.
Quando Joon decise che si era stancato di sentirlo urlare guardò la sua opera: il corpo di Jinki, prima completamente intatto, era ormai solcato da lividi violacei, alcuni erano già diventati neri.
Joon ridacchiò mentre si sdraiava sopra di lui allargandogli con forza le gambe.
Gli tappò la bocca infilando la lingua dentro di essa prima di penetrarlo in un colpo solo, sentendo la sua carne aprirsi con dolore a quell'intrusione.
Sentì il corpo di Jinki tremare per colpa degli spasmi tra le sue mani e si compiacque.
Quel ragazzo doveva sentirlo fin nel profondo, doveva rendersi conto di chi era lui.
Lo masturbò velocemente finché gli occhi di Jinki non si aprirono, colmi di dolore.
A quel punto, restando dentro di lui, gemendo per quel calore che lo stava portando dritto in manicomio, prese la punta del pene di Jinki infilandogli un anello di acciaio.
Sentì il suo corpo cercare di ribellarsi ad altro dolore, ma ormai quel ragazzo era troppo debole per poter fare qualsiasi cosa.
Joon quando venne sentì montargli in corpo il miglior orgasmo della sua vita.
"Jinki-ah... sai, potrei davvero considerare l'idea di comprarti di nuovo, sei divertente"
Glielo disse mentre si rivestiva, guardando annaspare alla ricerca di un qualche aiuto da parte sua.
"Oh, no... mi dispiace, se vorrai venire dovrai liberarti da solo. A meno che tu non voglia sentire il tuo pene scoppiare a causa dell'anello, ma non preoccuparti in quel caso riporterò ai posteri quanto eri bravo nel farti scopare"
Ridendo se ne era andato, lasciando Jinki completamente solo, gli occhi colmi di dolore e disperazione.

Stavo per intervenire sapete?
Possono dire qualsiasi cosa su di me, ma non amo vedere le mie doll soffrire più del dovuto.
Comunque sia, non ne ho avuto bisogno perché un cliente ha deciso che al posto di avere ciò per cui aveva pagato sarebbe stato più interessante salvare un ragazzino.
Quel cliente si chiamava Choi Minho, il suo soprannome era Flame, e da quel giorno sarebbe stato colui che avrei guardato con più interesse.

"Ehi... Ehi... cosa ti è successo?"
Il corpo di Jinki si stava lentamente lasciando andare, la sua mente era in piena tempesta, il suo pene era violaceo, e lui stava per svenire dal dolore quando un ragazzo, che a lui sembrava un angelo lo liberò dalla costrizione.
Gli slegò le mani che andarono subito sul suo pene: Jinki si tolse quel maledetto anello e ci volle solo una carezza per venire tra le proprie mani.
"Stai... stai bene?"
Quel ragazzo era ancora lì e lo stava guardando con apprensione.
"Io non sono la doll per cui hai pagato. Sarebbe meglio se te ne andassi ora, sai?"
Però l'altro non lo aveva ascoltato, gli aveva accarezzato delicatamente il petto provocandogli fremiti di puro dolore prima di guardarlo negli occhi.
"Io sono un medico, sai? Stai fermo, ti aiuterò io"
Jinki lo vide dirigersi verso l'armadio e rabbrividì impaurito: cosa voleva fargli?
Quando lo vide tornare con una cassetta del pronto-soccorso si rilassò guardandolo negli occhi.
Quel ragazzo, quell'angelo, lo curò delicatamente, gli disinfettò tutte le ferite con dolcezza per poi bendarlo, Jinki gliene era grato.

"Co-come ti chiami?"
"Flame"
"No... non... il nome che usi qui dentro. Nella realtà, come ti chiami?"
"Oh. Sono Choi Minho, e tu?"
"Jin... Jinki Lee, grazie per avermi aiutato"
"E' stato un piacere Jinki... non mi sembri come le altre doll. Non sembri abituato a stare qui dentro, cosa ti è successo?"
"Mio padre ha deciso di vendere la mia verginità, ma non so perché"

A quel tempo non avrei mai immaginato che quei due sarebbero riusciti a far chiudere la SM Town e a liberare tutti.

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