TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A
yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A
mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2013, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI:
Prologue - Anche i dannati amano ;
Chapter #01 - Lo sapevo che sarebbe stato un errore venire quaggiù ;
Chapter #02 - I still live! ;
Chapter #03 - L'illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali ;
Chapter #04 - La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare ;
Chapter #05 - La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi ;
Chapter #06 - L'ignoranza è la palpebra dell'anima. La cali e puoi dormireChapter #07 - Che differenza corre tra scegliere ed essere scelto?
Le giornate scorrevano monotone da un paio di settimane: dopo i primi giorni in cui erano successo un mucchio di casini tutto sembrava essersi rimesso a posto.
Ciò che mi lasciava più perplessa era il comportamento che mostrava il mio collega Heechul nei confronti del nuovo arrivato.
Finalmente sembrava essersi deciso a parlargli, il problema principale consisteva nel fatto che arrivasse alla porta della sua camera e poi cambiasse idea, tornando indietro.
E pagava, oh se pagava: praticamente pagava ogni giorno, la tariffa dell'intera giornata.
Era come se Siwon stesse lavorando, cosa che in effetti non faceva visto che il suo cliente, Heechul stesso, pagava, ma non si faceva mai vedere.
La sua guardia si era addirittura lamentata perché pensava di essere presa in giro, credeva che fosse tutto un piano per fare in modo che lui venisse licenziato.
Assurdamente patetico oltre che irragionevole.
In ogni caso Heechul non voleva dirmi cosa lo bloccasse, ma io lo sapevo già da sola.
Era la paura che, una volta entrato lì dentro, la bolla di sapone si rompesse rivelandogli la vera identità di quel ragazzo, che non era assolutamente quella del ragazzino di cui Heechul si era innamorato tempo fa.
Ovviamente non poteva essere lui, ovviamente non era lui visto che avevo controllato personalmente considerata l'incredibile somiglianza che sembravano avere.
"Chul, dovresti farti coraggio. Sono stanca di guardarti nello schermo tremare come un coniglio e scappare via. Guarda che non è mica il lupo cattivo, non ti mangerà, anche perché non potrebbe mai farlo. Avanti... lo sai che ti sta aspettando"
"Tu non sai niente di come mi sento. Non puoi capire la mia paura"
Vi giuro che se non fossi stata una persona tremendamente paziente niente sarebbe riuscito a farmi desistere dal piantargli due schiaffi sulla guancia.
Heechul quando voleva sapeva essere tremendamente patetico oltre che indicibilmente testardo.
In ogni caso il mio discorso sembrava avergli donato un po’ di coraggio per cui mi limitai ad osservarlo mentre, finalmente, apriva la porta della stanza di Siwon ed entrava all'interno della stessa.
Il ragazzo alzò gli occhi ed incrociò quelli limpidi di Ueda.
"Ciao. Sei tu il mio nuovo cliente?"
Heechul aveva scosso la testa, ma poi ci aveva ripensato, era arrossito ed aveva mormorato un flebile sì.
Ci mancava solamente il comportamento da ragazzina delle medie in piena crisi ormonale: ora eravamo a posto davvero.
Sì, lo so che dei miei commenti non ve ne fate nulla, ma se volete ascoltare la storia dovrete adattarvi.
Ecco, bene, continuiamo.
"Sono Kim Heechul. Non mi importo molto dei soprannomi, tanto qui mi conoscono praticamente tutti"
Siwon lo aveva guardato perplesso e poi aveva sicuramente fatto due più due.
"Sei colui che controlla questo posto, vero? Quello che mi osserva dalle telecamere poste in ogni angolo di questa stanza?"
Chul era arrossito: lo ammetto, era assurdamente carino quando lo faceva e credo che Siwonnie la pensasse allo stesso modo perché gli aveva sorriso.
A dire la verità quello era il primo vero sorriso che avevo visto sul volto di quel ragazzino.
"Mi piace il tuo nome, sai? E mi piace il fatto che non ti fai chiamare con un soprannome idiota come tutti gli altri. Significa che non sei imbarazzato nel trovarti qui, insieme a me. Significa che lo volevi sul serio, giusto?"
Oh, amavo la parlantina di quel ragazzo: riusciva a rompere ogni assurda barriera che Heechul era riuscito a crearsi come protezione del suo cuore e questo non poteva che farmi sorridere.
Se quelle barriere fossero crollate tutte, una ad una, Heechul si sarebbe potuto innamorare nuovamente, questa volta in modo giusto e non morbosamente ossessivo.
"So che ti chiami Choi Siwon, ma so anche che ti sei presentato qui dentro di tua spontanea volontà. Sapevi cosa succedeva qui dentro, allora perché l'hai fatto? Perché hai accettato di distruggere te stesso?"
Lo sguardo di Siwon era tagliente, ma allo stesso tempo sofferente: si vede che doveva fargli male rimembrare certi fatti accaduti chissà quanto tempo prima.
"Semplicemente questa era la mia unica possibilità. La mia unica via d'uscita. Se non fossi venuto qui dentro probabilmente sarei morto assiderato in qualche buco. Sai, ma anche se non sembra, per me la mia vita vale molto"
Sapevo che Chul sarebbe rimasto stupito da una risposta simile: per lui le persone avevano sempre una via d'uscita migliore dal finire là dentro.
Non aveva mai compreso l'amara realtà: che a volte non ti restava altro che dare via te stesso per provare un po’ di conforto.
Non lo sapeva, non l'aveva mai saputo, ma non gliene facevo di certo una colpa.
Heechul era come lo si vedeva: genuino e spontaneo, a volte irascibile e testardo, ma di certo un gran bravo ragazzo.
"Ora tocca a me farti una domanda se non ti spiace. So che mi hai osservato spesso da quelle telecamere. Perché lo hai fatto? E soprattutto. Domanda ben più importante della precedente: ti è piaciuto ciò che hai visto?"
Heechul era andato letteralmente a fuoco mentre annuiva.
"Sì, mi è piaciuto. E... l'ho fatto perché non avevo ancora il coraggio di venire direttamente da te. Tu mi ricordi una persona. Una persona di cui ero e sono innamorato tutt'oggi. Sarebbe un eufemismo nonché incredibilmente ipocrita da parte mia dire che non mi piaci. Mi piaci, forse fin troppo"
Per una volta nella sua vita Heechul era stato completamente sincero con un altro essere umano oltre che con sé stesso ed apprezzavo questo suo cambiamento.
Forse stava realmente maturando, forse il suo cuore sarebbe riuscito a riprendersi dallo scossone che aveva avuto anni fa.
Lo speravo, vivamente, con tutto il mio cuore: per questo facevo il tifo per la loro storia, per questo chiudevo un occhio su tutto ciò.
Non mi importava se fossi stata scoperta, in quel momento non stavo facendo niente di male e la mia scusa era: Kim Heechul è un mio collega, sa perfettamente cosa sta facendo.
Forse era una scusa debole e patetica, ma in quel momento non me ne importava granché.
Dopo quella confessione Heechul se ne era andato lasciando Siwon da solo e sicuramente pieno di domande che dovevano faticosamente vorticargli in testa.
Lo avevo guardato sdraiarsi sul suo letto e spostare il suo sguardo verso la telecamera, sorridendo compiaciuto, come se sapesse che qualcuno lo stava, sicuramente, osservando.
Ma quella giornata non era stata piacevole solamente per il cambiamento di Chul, era successa un'altra cosa che mi aveva messo di buon umore: Sungmin sembrava essere riuscito, per una volta, ad infilarsi nel cuore di Kyuhyun passando per quello stretto cunicolo che lui aveva lasciato scoperto.
Per una volta era riuscito a farlo sorridere a lui, solamente a lui.
"Sei ancora qui? Scegli sempre me, vero?"
Kyuhyun era sempre stato un ragazzo sicuro di sé, ma il fatto di essere sempre scelto da quel ragazzino cominciava ad annoiarlo.
Lo capivo dal modo in cui lo trattava: con sufficienza come se pensasse che, in ogni caso, sarebbe ritornato comunque da lui.
Come se lo considerasse alla stregua di un cagnolino altamente fedele, ma ben presto avrebbe dovuto ricredersi ed iniziare a fare i conti con la realtà.
Sungmin lo aveva guardato a lungo e poi gli aveva sorriso, per niente colpito od impressionato dal tono che aveva usato l'altro nei suoi confronti, anzi ne sembrava assurdamente soddisfatto.
"Certo, pensavi che ti avrei lasciato solo? Mi diverto a stare in tua compagnia e oggi non voglio fare sesso. Ho portato un'altra cosa da fare. Sono sicuro che ti piacerà!"
Kyuhyun lo aveva guardato scettico: non credeva possibile che qualcuno pagasse una somma simile solo per fare chissà cosa.
Tutti quelli che aveva avuto come cliente gli avevano chiesto l'impossibile ricordandogli sempre l'amara verità: loro pagavano, per cui potevano chiedergli di tutto.
Non riusciva a capacitarsi di quel ragazzino così ingenuo che di solito gli chiedeva solo cose normali, cose che ogni ragazzino sogna nel buio della sua camera.
Il problema per Kyuhyun era che ciò che gli chiedeva Sungmin di solito sarebbe stato ciò che due fidanzati facevano.
Forse era questo quello che gli dava più fastidio di tutto.
"E cosa sarebbe di grazia? Fare un pic-nic come se fossimo due fidanzatini? E' da un po’ che sto notando questa cosa. Tu mi chiedi delle cose troppo semplici per quello che paghi. Perché? Sei strano, ed assurdo"
Sungmin gli aveva sorriso di nuovo, senza rispondergli, cosa che aveva alterato l'umore dell'altro che si era fatto nero.
Dopodiché il più piccolo aveva tirato fuori dalla sua borsa una palla da calcio e gliel'aveva tirata.
Kyuhyun l'aveva presa all'istante di testa e lo aveva guardato scioccato.
Sapevo a cosa stava pensando, sapevo perché era così estremamente stupito da tutto ciò: Kyuhyun era un calciatore.
Era bravo, realmente bravo, e poteva anche essere scelto dalla squadra nazionale se solo non fosse finito in quel posto.
Ed ora si stava chiedendo come un ragazzino potesse conoscere il suo più importante segreto, il suo più grande sogno.
Era stravolto: credeva di essere stato scoperto, pensava che Sungmin sapesse chi era e che per questo si comportava in quel modo con lui.
Povero stolto: Sungmin non aveva assolutamente idea di chi fosse, lo aveva solo osservato capendo tutto.
Era un ragazzino sveglio.
"Non fare quella faccia stupita. Ho capito da tempo che giochi a calcio. Dai tuoi piedi e dalle tue ginocchia, soprattutto dai muscoli delle gambe. Sono sempre ben tesi, allenati e ti ho visto spesso, mentre aspettavi i clienti come me, fare qualche scatto per la stanza. Solo i calciatori li fanno, o comunque qualcuno che ha fatto sport. Non sono stato sicuro della mia idea finché un giorno non ti ho sentito sospirare nella stanza qualcosa riguardo ai mondiali. Sicuramente sei curioso di come stanno andando, giusto? Questo è il mio regalo di oggi per te. Ti ho portato un pallone di calcio e anche le ultime notizie sulle recenti partite"
Kyuhyun non lo aveva ringraziato, non gli si era buttato addosso piangendo di gioia: aveva preso il giornale ed il pallone stringendoseli al petto.
Aveva letto le notizie e poi avevano passato il resto del tempo a giocare come due semplici amici, come i ragazzi che erano.
Confesso che non avrei dovuto permettere un atteggiamento simile in una delle stanze della SM TOWN, con una delle nostre doll più efficienti, ma in quel periodo il mio cuore era molto più leggero e mi sentivo in grado di prendere alcune decisioni che, forse, prima non avrei preso.
Per paura, o chissà per cos'altro.
Fatto sta che vedere Kyuhyun sorridere mi aveva scaldato il cuore: non che io amassi particolarmente quella doll, anzi, tutt'altro.
Mi incutevano terrore i suoi occhi sempre così freddi e forse era anche per quel motivo che mi piaceva Sungmin.
Mi piaceva il modo in cui sembrava rendere Kyuhyun più umano.
Sungmin non aveva paura di lui, a differenza di me: non ho idea di cosa ci trovasse in quel ragazzo, ma sembrava realmente piacergli.
Il modo in cui lo guardava, in cui gli sorrideva: tutto in lui indicava che Kyuhyun gli piaceva sul serio forse più di quanto avrebbe dovuto, ma chi ero io per giudicare?
Non lo avrei mai fatto anche perché, a dire la verità, invidiavo il coraggio di Sungmin, invidiavo il fatto che gli piacesse un tipo del genere.
Io ne avevo realmente paura.
Non so perché non dissi niente, non so perché continuai a proteggerli, ma lo feci.
Loro erano all'oscuro di tutto questo, ovviamente, ma non mi piaceva prendermi il merito di sottigliezze così minuscole.
Non è che stavo salvando il pianeta, facevo solamente ciò che sentivo il dovere di fare e poi, dicendolo chiaramente, non lo faceva solo per loro, ma soprattutto per me stessa.
Se Kyuhyun avesse sorriso un po’ di più in quei giorni avrebbe anche smesso di farmi così paura.
E quella sarebbe stata una piacevole novità.
In quei giorni sentivo anche di poter apprezzare molto di più il mio lavoro: addirittura mi divertiva contravvedere alle regole per la felicità delle doll.
Stavo cambiando radicalmente e me ne accorgevo ogni giorno di più.