Titolo: Love Chronicles
Fandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: PG-13
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
Già postati:
01 02 03 04 05 06 07 08 La mia passione per te è come il deserto: inestinguibile... insaziabile...
-Non sono dell’umore adatto, Aiba.
Sbottò Sho mentre gentilmente, ma con fermezza, allontanava Aiba da sé. Quello, che desiderava dare il via a un bacio, e magari anche a qualcosa di più, chinò la testa, sconfitto. Alcuni ciuffi di capelli nascondevano i segni di delusione e dolore presenti nei suoi occhi. Quante volte era stato rifiutato? Quante volte ci aveva provato sperando che la reazione sarebbe stata differente dalla precedente? Ne aveva perso il conto ma la sofferenza era intensa ogni volta come la prima. Avrebbe ormai dovuto impararlo. Avrebbe dovuto averci fatto il callo. Avrebbe dovuto capire che Sho non cercava alcun tipo di intimità con lui dopo quella notte.
-Dovresti leggere un po’ anche tu, sai?
La voce di Sakurai si fece strada tra i suoi pensieri; come uno zombie, afferrò il quotidiano che il ragazzo gli aveva avvicinato e fece quanto gli era stato detto, ma la per la sua mente il discorso era diverso. Sho e la sua freddezza dominavano e monopolizzavano i suoi pensieri.
Tutto era iniziato il giorno dopo quella notte. Aveva pensato che ora che aveva concesso tutto al suo ragazzo, lui sarebbe tornato desiderandone ancora, ma si era sbagliato. Dolorosamente sbagliato. Quando lo ebbe capito, i loro incontri di baci e piacere se ne erano andati con la loro intimità, svanita come una bolla di sapone. Erano stati amanti per una volta solo ed il loro stare assieme non era che apparenza. Cosa aveva fatto per arrivare a questo? Sho non l’aveva trovato attraente? Era arrivato alla conclusione che era noioso dentro e fuori dal letto? O forse non gli piaceva più? No, doveva piacergli ancora. Di questo Aiba ne era certo. Allora, perché? La sua mano cadde senza vita quando arrivò alla conclusione che Sho non lo voleva più.
Poteva esistere attrazione senza desiderio? Guardò di soppiatto il ragazzo affianco a sé. Sospirò mentalmente. Non voleva che le cose tra loro fossero platoniche, ma...
Prese silenziosamente il respiro e ricacciò indietro le lacrime. Quando il desiderio diventava a senso unico, feriva in un modo che era difficile capire per chi non lo provava di persona, in un modo che lui non voleva capire. Era uno stupido. Vicino a uno Sho così adulto e controllato, appariva come uno sciocco adolescente con gli ormoni impazziti. Che imbarazzo! Non poteva sopportare di stare con lui ora! Proprio non poteva, non quando le cose gli erano diventate così dolorosamente chiare.
Sho alzò a malapena lo sguardo quando Aiba si alzò di scatto e uscì senza una parola dal suo camerino. Sospirò quando la porta si chiuse alle sue spalle. Lanciò uno sguardo alla stanza che era vuota esattamente nel modo in cui si sentiva dentro di sé. Batté un pugno sul tavolo in frustrazione. Maledizione! Perché non riusciva a dirlo?
Mi dispiace, Aiba-chan...
Quando Aiba non rispose alle sue chiamate, Sho cominciò a preoccuparsi. Ovviamente, non era questa la ragione per cui si trovava di fronte al suo appartamento. Si trovava semplicemente nei paraggi e aveva deciso di farci un salto. O almeno questo era quello che avrebbe detto al ragazzo se gli avesse chiesto il motivo per cui si trovava lì.
Tuttavia, alla porta non rispose mai nessuno.
Dove sei?
E mentre Sho si domandava dove fosse, Aiba stava passando il tempo a casa di Jun. Il più giovane sedeva silenzioso in attesa che l’altro parlasse; sapeva che qualcosa lo turbava dal momento in cui lo aveva chiamato chiedendogli se aveva un po’ di tempo per lui. Lo guardò afferrarsi la testa ringhiando.
-Odio quel bastardo!
Disse in un tono che Jun riconobbe come frustrato e sofferente; anche se Aiba odiava Sakurai, la voce con cui lo affermava sapeva d’amore, perché odio e amore camminano mano nella mano, e sono fatti per completarsi a vicenda.
-Che ha fatto questa volta?
Decise di chiedere ciò che Aiba voleva sentirsi chiedere. Si sedette di scatto accanto a lui girandosi in modo da vedergli il viso. Era giusto dire tutto a Matsujun? Anche di quella notte? Si convinse che sì, era più che giusto. Lui avrebbe capito.
Senza tralasciare nulla, gli raccontò tutto.
Non c’erano emozioni che attraversavano o disturbavano l’espressione tranquilla di Jun. Rimaneva seduto lì ascoltando la storia del suo amico... sedeva come se non ne fosse in alcun modo sfiorato. Le ferite aperte dal semplice scoprire che quei due erano una coppia erano ancora aperte e il racconto di Aiba le faceva sanguinare di più. La notte passata assieme non aveva fatto altro che rafforzare il loro rapporto, dimostrandogli che non avrebbe mai avuto alcuna opportunità con Aiba... non che lui ne avesse mai avuta una. Alla fine, tutto ciò che poteva fare era sacrificarsi per la loro felicità. Era doloroso, ma era la sola cosa che poteva fare.
-Intendo, un momento sembra non poter fare a meno di me, e dopo, quando sono io a volere lui, si rifiuta di fare qualsiasi cosa. Sono ripugnante o disgustoso, Jun-kun?
Fece frustrato alzandosi in piedi e allargando le braccia in modo da farsi vedere.
-Tu sei a posto, Aiba-chan. - gli rispose tranquillo.
Scosse la testa.
-Prova a pensare come quello lì. C’è qualcosa nel mio corpo che ti da fastidio? Forse sono troppo magro...
Rimuginò prendendosi il meno in una mano.
-Non mi viene in mente nulla del genere.- rispose, forse un po’ troppo in fretta per i suoi standard. Gemette frustrato per poi ruotare gli occhi e in un secondo momento posarli sul corpo dell’amico nel modo in cui aveva sempre fatto, discretamente e in modo silenzioso.
-Se fossi in lui, non smetterei di desiderarti.
E l’intensità e la sincerità della sua voce avrebbero dovuto far si che Aiba si domandasse se il ragazzo stesse parlando per se stesso in quel momento o per Sho, ma era troppo occupato a sbrogliare quella matassa di mistero che era il suo ragazzo per soffermarsi su certe “piccolezze”.
-Allora perché non mi vuole nemmeno toccare?
Jun si accigliò: era stanco. Il continuo blaterare di Aiba a proposito di Sho lo stava ferendo nei sentimenti.
Non riusciva a vedere ciò che gli stava facendo? Ovvio che non ci riusciva: aveva occhi solo per Sakurai.
-Aiba, io non sono Sakurai-san.
Disse ironicamente quando tutto ciò che voleva fare era urlarlo. Voleva urlare quanto desiderava essere quel ‘Sakurai-san’ ai suoi occhi; che lo amava e voleva il suo amore, che non lo avrebbe fatto mai soffrire. Voleva urlarlo fino a che la sua gola non fosse stata secca e dolorante, fino a che non avesse sanguinato come il suo cuore. Perché l’amore era così doloroso?
Aiba sorrise, ignaro del silenzioso dolore dell’amico.
-Gome, Jun-kun. È che io non sono intelligente come te...
Scrollò le spalle, mentre Aiba si avvicinava a una delle finestre del salotto.
-La luna è bellissima- disse quasi senza fiato. Era così grande e luminosa.
Jun gli si avvicinò, guardando anche lui verso il cielo.
Sì, la luna era così bella e incantevole. E a causa della bellezza radiosa della luna, le persone non prestavano attenzione al fascino delle stelle che la circondavano. Tutto ciò che riuscivano a vedere era la sua gloria eterea. Voltò lo sguardo a lato e osservò l’amico, i cui occhi erano ancora rivolti alla luna. Aiba era esattamente come tutti gli altri, cieco allo stelle.
Fissò il suo pugno stretto.
Perché devo essere le stelle ai tuoi occhi, quando voglio essere la luna?
Occhi dorati fissavano Sho che stava bloccando la strada pretendendo di sapere dove fosse stato la notte precedente.
-Non vedo nessuna ragione per cui dovrei dirtelo.
Gli rispose Aiba incrociando le braccia al petto.
-Ho aspettato davanti alla porta di casa tua per quasi un’ora, baka!
-Mica ti ho chiesto di aspettarmi!
-Stai forse cercando di provocarmi?
Ringhiò Sakurai. Detestava quando Aiba si comportava in modo così infantile e si dimostrava più testardo del solito. -Ero preoccupato, accidenti.
Aggiunse indietreggiando. Era così difficile dire ad Aiba quanto era stato in pena per lui, quando non sapeva dove fosse; perché l’altro non riusciva a rendersene conto?
L’ammissione avrebbe dovuto riscaldare il suo cuore, se non fosse che gli era sembrata come costretta a uscire dalla bocca di Sakurai. Distolse lo sguardo.
-Lasciami passare, Sakurai, devo andare a lavorare. Non ho tempo da perdere al momento.
Ringhiò quando si trovò sbattuto contro il muro. Sollevò lo sguardo per fissarlo con freddezza su colui che lo teneva come ostaggio.
-Lo stesso vale per me. - ribattè - quindi è meglio che tu mi dica dove sei stato la notte scorsa.
-Perché vuoi saperlo?
-Perché non me lo vuoi dire?
Insistè Sho avvicinando ulteriormente il suo viso a quello di Masaki; il suo si dimostrò essere un gesto avventato quando i loro fiati si mischiarono e le loro labbra si ritrovarono ad essere quasi sovrapposte. Aiba combattè la necessità di chiudere gli occhi e unire le loro labbra. No, non avrebbe perso il controllo quando sapeva cosa l’avrebbe aspettato. Non avrebbe cominciato un bacio che sapeva sarebbe stato rifiutato.
Sho sobbalzò silenziosamente: desiderava fondere le loro labbra, ma sapeva di non dovere. Era così doloroso sapere di non poter toccare ciò che era suo... ciò che gli era stato concesso gratuitamente. Poteva leggere delusione in quegli occhi che lo fissavano inquisitori.
-Aiba...
Sussurrò mentre sollevava una mano per accarezzare la guancia liscia, ma velocemente si ritirò prima che il contatto avvenisse. Il gesto incompiuto fece gridare di dolore il cuore di Masaki. Cos’era che tratteneva Sho?
Questo era troppo. Non poteva più aspettare, ne aveva abbastanza.
-Lasciami andare, Sakurai.
Sussurrò distrutto mentre allontanava da sé l’altro ragazzo e lo superava.
Sho indietreggiò ma si riprese rapidamente per allungarsi e prendere la mano dell’altro ragazzo, ma tutto ciò che afferrò fu aria. Per quanto desiderasse correre dietro ad Aiba, non lo fece. Anche se lo avesse raggiunto, cosa avrebbe fatto? Nulla... o almeno, nulla di quello che Aiba voleva che facesse. Maledizione! Perché si tratteneva? La sua parte razionale fu subito pronta a suggerirgli la risposta... era tutto per Masaki.