Originale - Amiche? No, NEMICHE!

Mar 04, 2011 15:51

Titolo: Amiche? No, NEMICHE!
Fandom: Originale
Rating: per tutti
Disclaimer: i personaggi appartengono a me.
Note: scritta per il "Clash of Writing Titans", seconda missione, prompt "nemici"
Words: 1233(fdp)



Amiche? No, NEMICHE!
Il venerdì pomeriggio era il giorno che da anni ormai era consacrato ai pettegolezzi, rigorosamente nel bar di Nicola, nell'ultimo tavolino in fondo e con la solita compagnia. In verità, negli ultimi tempi era diventato semplicemente un modo per passare un po' di tempo assieme e non perdere i contatti, più che un modo per spettegolare: Rachele e Giulia si erano sposate l'anno prima, mentre Tommaso e Valeria ormai avevano delle storie durature. Solo io continuavo a saltare di palo in frasca alla ricerca della persona giusta. Ormai i pettegolezzi sui bei ragazzi avevano lasciato il posto ai problemi con i figli, col "capo stronzo" e con "quell'oca senza cervello che ci prova mio marito... illusa!".
Anche quel venerdì pomeriggio di marzo ci eravamo impossessati del nostro solito tavolino, iniziando subito a litigare su cosa ordinare: la regola era d'estate gelato e d'inverno cioccolata calda, ma Marzo è un mese ambiguo e non riuscivamo proprio a decidere se facesse abbastanza caldo o meno per osare prendere un gelato. Alla fine optammo per la cioccolata calda, dimostrando così come stessimo ormai - ahimè! - invecchiando e non avessimo più il coraggio per fare certe cose. Piccole sciocchezze, magari, ma che ti colmavano il cuore di gioia ed anzi, ce n'era fin troppa, e quella che colava fuori la riversavi in tutto ciò che facevi, donando felicità agli altri.
Presi dalle nostre conversazioni, era come se fossimo all'interno di una bolla che ci isolava dall'esterno, estraniandoci. Anche quel giorno sarei rimasta volentieri nel nostro isolamento se, spostandomi per prendere la mia tazza dalle mani del cameriere, non avessi visto Lei! Immediatamente tirai la manica a Giulia, la mia inseparabile migliore amica fin da quando il primo giorno di asilo aveva pasticciato tutto il mio disegno, asserendo di averlo migliorato, cosa che, quando litighiamo, le rinfaccio ancora.
- Guarda! - sibilai, tentando di appiattirmi sulla sedia per farle vedere una ragazza che sedeva dall'altra parte della sala.
- Oddio, ma è... - disse lei sbalordita. Quanto tempo era che non la vedevamo?
- Sara Pasti! - continuai io indicandola, completamente dimentica di insegnamenti come "E' brutta educazione indicare le persone", che mia madre aveva sempre tentato di inculcare - inutilmente sembrava - nella mia testa dura.
- Dici che la devo salutare? - chiesi un po' incerta.
- Quella? Ma che, sei scema? Dopo tutto quello che ti ha fatto, la stronza... - rispose lei lapidaria, prima di riattaccare a parlare del fidanzatino della sua figlioletta di tre anni. Non smetterò mai di stupirmi riguardo a quanto siano precoci i bambini di questi tempi!
Io tentai di seguire la conversazione, ma in un modo o nell'altro mi ritrovavo sempre a sbirciare Sara con la coda dell'occhio. Era diventata davvero una bella donna, molto elegante e curata, e doveva essere in compagnia di un uomo che pensai essere suo marito. Come facevo da bambina, mi ritrovai a guardare incantata i suoi splendidi capelli rossi ed era proprio per sua invidia che a quattordici anni me li ero tinta di nascosto dello stesso colore, scatenando le ira di mia madre. Era strano ritrovarsi a ventisei anni a provare gli stessi sentimenti di quando ero una bamberottola di dieci, perchè ero cresciuta, maturata, stavo per mettere su famiglia, eppure... Ogni volta che la guardavo sentivo rimbombarmi nella testa un unica parola "Nemica!". Già, perchè questo rappresentava lei per me quando andavamo alle scuole elementari San Carlo: la Nemica Giurata alla quale non si deve mai rivolgere la parola se non con qualcun altro a pararti le spalle, per essere sicura che non faccia qualche scherzo, quella alla quale non ho mai negato una bella scazzottata con tanto di ginocchia sbucciate come accade ai maschietti, quella che dovevo sempre superare nei voti e nella simpatia delle maestre.
Il comportamento di Giulia - mia fida compagna di scherzi contro di lei - mi mostrava come, nonostante fossero passati tantissimi anni nei quali io non avevo più rivisto Sara, si potesse continuare a provare lo stesso rancore e a considerare una persona sempre uguale. Però, lo confesso, mi sembrava un comportamento sciocco e tremendamente infantile. Così al momento di andare via feci in modo di uscire per ultima e mi fermai al tavolino di Sara Pasti e del marito.
- Ciao... - dissi imbarazzata, avvampando e pentendomi immediatamente di aver iniziato quella conversazione.
- Maria Casanzio, vero? - chiese lei alzandosi in piedi per abbracciarmi e baciarmi sulle guance. Profumava di buono, cipria e vaniglia. - Che piacere rivederti! -
Le sue parole erano sincero, non c'era alcuna traccia di scherno in esso. Così le sorrisi annuendo. - Sara Pasti - dissi poi al suo indirizzo. - E' davvero tanto tempo che non ci vediamo... -
- In verità... - disse arrossendo. - Ti ho incrociata un paio di volte in discoteca quando eravamo alle superiori, però... il mio orgoglio di ragazzina era ancora vivo e non potevo sopportare di salutarti per prima. Nella confusione tu non mi devi avere riconosciuta -
- Oh, davvero? Mi dispiace - risposi, desiderando sprofondare sotto terra. Quella che aveva descritto era proprio il comportamento che io avevo pensato di attuare non dieci anni prima, ma nemmeno un'ora!
- Nessun problema, davvero - asserì rivolgendomi un bellissimo sorriso, sincero. Decisamente, la battaglia finale l'aveva avuta vinta lei, comportandosi da persona matura, in maniera adatta alla sua età. Io invece... beh, penso di essere ancora oggi un'eterna Peter Pan!
- Ora devo scappare... però rivederti è stato un piacere anche per me! - dissi vedendo la compagnia che mi faceva cenno di darmi una mossa. - Magari... Magari ci possiamo rivedere un giorno di questi! - mi scappò poi, prima di riuscire a zittirmi.
- Volentieri! - rispose lei, chinandosi a baciarmi nuovamente le guance e porgendomi il suo biglietto da visita. - Ciao, mostro! -
- Ciao, strega! - risposi io con il nomignolo che le riservavo all'epoca, facendole la linguaccia. Mi era sembrata una signora elegante e posata, ma in quel momento vidi guizzarle negli occhi verdi la stessa espressione birichina di quando era una bambina con le trecce rosse e il grembiulino blu.
Non appena uscii, Giulia mi saltò al collo e temetti sul serio che volesse azzannarmi. Non riusciva proprio a capire come avessi potuto rivolgere la parola a quella strega che mi aveva rovinato la vita per ben cinque anni. Io sorrisi, facendole notare come in tanti anni le persone cambino e non sia bello covare rancore tanto a lungo. Mentre Tommaso ci dava il solito strappo a casa non mi mischiai nelle loro conversazioni, ma continui a ripensare a Lei, la mia Nemica Numero Uno: mai avrei pensato che una persona tanto odiata, in seguito si sarebbe rivelata tanto piacevole... e bella. Era straordinario come i numerosissimi bisticci infantili sembrassero non essere mai esisiti, perdendo totalmente di significato essendo noi cresciute.
Salii i gradini delle scale di casa a due a due, tentando di fare il più fretta possibile. Lanciai il cappotto e la borsa su una poltrona e mi precipitai al telefono. Era un azzardo senza dubbio, pensai digitando in fretta il numero che era scritto sul biglietto da visita sul mio telefono fisso, ma...
- Pronto? Parlo con la mia Peggior Nemica? - chiesi ridendo, quando la sentii rispondere nella cornetta. Valeva la pena di tentare, fare una cosa sciocca senza pensarci troppo su, come si fa da bambini, come facevo a sette anni prima di rubarle il fiocco blu che le fermava le trecce e scappare.

originali, challenge: cow-t

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