[Downton Abbey] See heaven's got a plan for you (I)

Feb 04, 2013 23:18


Titolo: See heaven's got a plan for you
Fandom: Downton Abbey
Personaggi/Pairings: Thomas Barrow, Jimmy Kent, Sybil Crawley, Tom Branson ; Thomas/Jimmy.
Rating: NSFW
Warning: Slash, AU
Scritta per: seconda missione del COW-T di maridichallenge + AU!anni ’60 per la mia tabellina di auverse prompt: 21. Risorgere dalle ceneri per 500themes_ita.
Wordcount: 7521

( PARTE SECONDA)


È inverno e come sempre a Brewham, Somerset, il freddo avvolge le case e gela il fiume Brue, insinuandosi in ogni piccola fessura disponibile, che si tratti dei vestiti degli abitanti o dei muri delle abitazioni.
Appoggiato contro lo stipite della porta Thomas impreca sottovoce nel vano tentativo di tirare fuori l’accendino dalla tasca del cappotto senza togliersi i guanti; cede dopo qualche secondo, riuscendo finalmente ad accendersi quella maledettissima sigaretta che sta aspettando di poter fumare da almeno un paio d’ore buone.
Sarebbe uscito anche prima - la libreria, l’unica del paese, è sempre così vuota che di certo a nessuno importerebbe dell’assenza del libraio - se non fosse stato per il romanzo nel quale era immerso fino ai precedenti cinque minuti.
Brewham - per la precisione Nord Brewham - è grigia e silenziosa e Thomas si ritrova improvvisamente a pensare che probabilmente è proprio questo il motivo per cui vive qui ormai da anni: Brewham è grigia e silenziosa tanto quanto lo è lui e in fondo a Thomas va perfettamente bene così.

Le poche volte che Thomas si guarda indietro - di solito per ricercare un qualche ricordo positivo, tanto per sfidarsi e vedere se mai ne troverà qualcuno - vede una sfilza di insuccessi che lo inseguono ovunque, dal lavoro alle sue sporadiche relazioni amorose, passando per quelle famigliari.
Oggi si concentra sul secondo punto, enumerando mentalmente ogni singola relazione che ha avuto e il modo in cui è finita: primo tra tutti c’è stato Charlie - Thomas si chiede per un istante se Charlie conti davvero, visto il modo orribile in cui si è preso gioco di lui, ma poi decide di considerarlo nonostante il rancore che ancora prova per lui.
Sospira appena, allungando le gambe al di sotto del bancone della libreria, nel ricordare il momento di vuoto durato quasi tre anni prima di incontrare William; sospira nel ricordare quanto maledettissimo tempo ha impiegato per capire cosa provasse per lui e per lasciarsi finalmente andare, sospira nel ricordare che solo qualche anno più tardi, dopo tutte le fatiche e gli sforzi, William gli è stato letteralmente strappato via.
Innamorarsi di un soldato non era stata una delle sue migliori idee, questo Thomas lo sa bene, eppure non riesce davvero a rimpiangere il tempo passato con quello-- stupido ragazzo.
Nessuno degli altri uomini con cui è stato ha avuto la stessa importanza di William - tanto che di molti non riesce nemmeno a ricordare il nome - e Thomas è abbastanza convinto che gran parte delle caratteristiche del suo carattere, quelle che gli fanno guadagnare ogni giorno il titolo di uomo più scorbutico di tutta Brewham, derivino anche dai suoi pessimi trascorsi relazionali.
Ma forse è soltanto colpa dei libri di psicologia che ha cominciato a leggere per noia nell’ultimo periodo.

James - Jimmy, come insiste subito a farsi chiamare - arriva a Brewham in un piovoso mercoledì di Gennaio, sorprendendo tutti gli abitanti del piccolo paesino, nessuno escluso.
Quando lo vede tirare dritto davanti alla sua libreria con quel sorriso sfrontato Thomas sente qualcosa agitarsi nella parte finale del suo stomaco e per qualche istante rimane a fissare il vuoto, convinto di sentire sul viso la brezza leggera dell’estate.
Quando Jimmy volta l’angolo il calore scompare, lasciandolo da solo al freddo, la sigaretta accesa e stretta tra le dita irrigidite dal freddo del pieno inverno.
Per un secondo Thomas accarezza l’idea di seguirlo soltanto per vedere di nuovo quel piccolo ghigno, prima di riscuotersi e tornare dentro alla libreria, cercando per tutto il resto della giornata di scordarsi di quel ragazzo.
Sybil decide di farsi viva soltanto quando ormai Thomas sta chiudendo la libreria, costringendolo a rimanere fuori al freddo ancora per qualche minuto - qualcuno nella sua mente ripete che potrebbe benissimo andarsene comunque e per qualche istante Thomas ci pensa perfino, almeno fino a quando lei non solleva lo sguardo ed esordisce con un gioioso ed interessantissimo «ho conosciuto James!»
Il freddo penetrante viene immediatamente dimenticato mentre Thomas si sforza di mantenere la solita aria indifferente nell’inarcare appena le sopracciglia e quasi sibilare quel «.. chi?»
«Oh, il ragazzo che è appena arrivato! L’abbiamo visto tutti arrivare stamattina e qualche ora più tardi è passato in officina, così ho avuto l’occasione di parlarci un po’».
«Non mi pare di aver visto nessuno di diverso dal solito, oggi» dopo anni di reciproca conoscenza Thomas non sa ancora bene che tipo di rapporto ci sia tra lui e Sybil - per quanto lei sia sempre stata incredibilmente gentile e disponibile - e soprattutto non è ancora certo di potersi fidare così tanto da lasciarsi sfuggire nemmeno una minuscola parte del grado di interesse che forse prova per quel-James.
Per questo rimane in silenzio, prendendo a camminare verso casa, seguito subito dopo dai passi affrettati di Sybil; «dovresti provare a parlarci, sai? Sembra simpatico!»
Thomas sbuffa, cercando di ignorare il fastidioso entusiasmo della ragazza, aumentando il passo e cercando di seminarla discretamente: com’è ovvio non ci riesce e i sorrisi incoraggianti di Sybil lo raggiungono fin dentro casa.

Jimmy passa davanti alla sua libreria senza mai fermarsi anche il giorno dopo e quello dopo ancora e così via per una settimana buona, lasciando così a Thomas il tempo di osservarlo meglio e soprattutto di continuare a farsi domande sul suo conto.
Brewham è uno dei paesini più tranquilli di tutto il Somerset e negli ultimi dieci anni - da che Thomas si è trasferito lì - non è mai successo nulla di diverso dalla solita routine; perfino il suo trasferimento era stato palese fonte di curiosità per il resto del paesino, almeno fino a quando la freddezza del nuovo arrivato non aveva messo a tacere i bisbigli e le voci.
Per questo quando Sybil compare davanti alla libreria esattamente una settimana e due giorni più tardi con il solito sorriso gentile e la notizia che James si trasferisce lì, Thomas non può fare a meno di spalancare impercettibilmente gli occhi, ovviamente sorpreso da quelle parole.
Sorpreso, sì, di certo non dispiaciuto. Specialmente non quando, un paio di giorni dopo, la porta della libreria si spalanca di colpo, lasciando che sulla soglia si stagli proprio la figura di James, illuminata dalla pallida luce invernale.
«Posso esserti utile?» azzarda Thomas, piegando appena all’insù gli angoli delle labbra e riponendo con attenzione il libro che stava leggendo fino a qualche secondo prima.
«Jimmy Kent. Mi hanno detto che vivi da solo nell’appartamento qui sopra. Affitteresti una delle stanze?» James appoggia le mani sul legno scavato del bancone, piegandosi appena in avanti per poterlo guardare negli occhi e per un istante Thomas è sicuro che non riuscirà mai più a distogliere lo sguardo da quegli assurdi e penetranti occhi. Poi si riscuote, ovviamente, allargando appena quel sorriso mellifluo con una punta di curiosità negli occhi.
«Come fai a sapere che posso affittare una stanza e che non vivo in uno squallido monolocale di due metri per due?»
«La moglie del meccanico, quella che sorride sempre-- mi ha detto lei di venire da te. Sembra una persona affidabile. E in più tu non mi sembri tipo da vivere in uno squallido monolocale di due metri per due».
Sybil, certo: avrebbe dovuto immaginarlo subito.
«Felice di non farti quest’impressione. Thomas Barrow, comunque» sorride, allungando la mano con un sorriso sornione e tentando in ogni modo di nascondere il fremito che lo coglie quando Jimmy stringe con forza la sua mano; «sono abbastanza libero in questo momento. Se vuoi salire posso farti vedere com’è l’appartamento».
James annuisce e Thomas si alza immediatamente, facendogli strada e precedendolo su per le scale, fino ad arrivare davanti alla porta di casa.
«Allora.. per quanto hai intenzione di fermarti?»
«Veramente non ho ancora deciso. Di sicuro ho bisogno di un posto dove stare per i prossimi sei mesi, poi si vedrà» Jimmy gli rivolge di nuovo quel sorriso pericolosamente simile ad un piccolo sogghigno, prima di superarlo e prendere a girare liberamente per l’appartamento, curiosando un po’ ovunque.
Thomas lo osserva con attenzione, lasciando scivolare lo sguardo lungo tutto il suo corpo, soffermandosi in particolare sulle mani che ora sfiorano distrattamente uno dei mobili in legno, e risalendo subito dopo lungo le braccia, non potendo impedirsi di annotare mentalmente i muscoli che si intravedevano al di sotto della stoffa.
È più bello di quanto dovrebbe essere e Thomas acquista la piena consapevolezza di questo pensiero quando si ritrova a pochi centimetri da lui, alle sue spalle, improvvisamente desideroso di avvertire il debole profumo che viene dall’altro. Si scosta immediatamente, finendo al suo fianco e fingendo che quella fosse la sua unica intenzione fin dall’inizio e fortunatamente Jimmy non sembra nemmeno averci fatto caso.
«Cosa te ne fai di tutti questi vecchi orologi?» domanda James dopo qualche istante di silenzio, voltandosi appena verso di lui con un guizzo di divertita curiosità negli occhi; «li colleziono» è l’unica risposta che Thomas sembra disposto a dare ma al contrario suo Jimmy non pare voler chiudere lì il discorso.
«Credevo che la gente collezionasse monete o francobolli, non grossi, ingombranti e polverosi orologi del secolo scorso».
«Ma io non sono la gente, Jimmy» la risposta di Thomas è seguita, dopo solo un istante di silenzio, dalla risata profonda dell’altro; «credo di aver appena cominciato a capirlo».
Una settimana più tardi alla stessa ora Jimmy è già comodamente sistemato nella sua stanza e Thomas si aggira inquieto per casa, tentando di trovare qualcosa da fare per distrarsi dal pensiero di averlo a pochi metri da sé e al tempo stesso di non poter fare nulla di azzardato.
Ha passato l’ultima settimana ad osservarlo quasi di nascosto, nemmeno fosse una sorta di stalker professionista, solo per riuscire a carpire qualcosa di quel ragazzo che è per tutti un mistero: il motivo per cui è a Brewham - di certo non per una vacanza, non in questo periodo -, le sue intenzioni presenti e future e magari anche qualcosa sul suo passato, perché no. Thomas si accontenterebbe di sapere qualsiasi piccola, stupida cosa su di lui.
C’è una parte di lui in realtà che vorrebbe semplicemente bussare alla sua porta e chiedere conferma delle sue sensazioni - perché la prima volta che hanno parlato una voce nella sua testa ha chiaramente affermato un sì, è gay, no, non c’è nulla di male a pensarci - ma ovviamente Thomas sa fin troppo bene di non poterlo fare. Non ancora, almeno.
Questo non lo trattiene comunque dal bussare alla porta della sua stanza un paio d’ore più tardi e a sorridere appena nel momento esatto in cui se lo ritrova davanti: «hai fame?»
«Hm, sì, stavo giusto per uscire a prendere qualcosa» Thomas allarga appena il sorriso cortese a quelle parole, facendosi da parte per lasciarlo passare e indicandogli con un cenno del capo la cucina.
«Se ti va di mangiare con me--» si limita a lasciare la frase in sospeso, cercando di cogliere qualcosa, qualsiasi cosa, nell’espressione dell’altro: quando Jimmy risponde al sorriso, illuminandosi quasi, Thomas non può fare a meno di gioire interiormente. Per ora tanto basta.
Durante la cena nessuno dei due trova particolarmente difficoltoso parlare, passando da un argomento all’altro con abbastanza disinvoltura da compiacere entrambi: Thomas prova una volta soltanto ad indagare discretamente sul perché abbia deciso di fermarsi proprio a Brewham, salvo poi venire immediatamente zittito da un’improvvisa espressione incupita sul viso dell’altro.
È tanto veloce a cambiare argomento quanto ad annotare mentalmente che non vuole mai più vedere quell’espressione su quel viso tanto luminoso; solo qualche istante più tardi lui stesso si stupisce di aver fatto un pensiero simile - non è da lui pensare o dire certe sciocchezze romantiche e sentimentali - eppure non riesce a rinnegarlo completamente, non mentre guarda il volto dell’altro illuminarsi di nuovo per una risata divertita.
Quella notte Thomas non riesce a prendere sonno e passa ore e ore a rigirarsi nel letto, tentando di afferrare il calore che ad ogni movimento gli sfugge e cercando di impedire al freddo di penetrare nelle sue ossa. È abbastanza sicuro che se Jimmy fosse con lui non patirebbe così tanto quel maledetto clima invernale.
Quando finalmente riesce a prendere sonno l’alba è pronta a coglierlo di sorpresa.

«Hai un aspetto tremendo oggi, Thomas» esordisce Sybil con un piccolo sorriso di scuse per la solita franchezza della quale proprio non può fare a meno.
«Grazie» replica lui in tutta risposta, troppo concentrato sui libri che sta risistemando per prestarle davvero attenzione e offendersi a quel commento. In fondo Sybil è l’unica in tutta la cittadina che si spreca a passare del tempo con lui, arrivando perfino ad aiutarlo con la libreria quando ne ha tempo. Non è mai stata meno che gentile con Thomas, perfino quando si sono sparse certe voci sul suo conto, anzi: aveva fermamente respinto qualsiasi tipo di tentativo di spettegolare alle sue spalle, preferendo piuttosto raggiungere Thomas in quella solitaria libreria e approfondire la sua conoscenza. Non ha mai dato l’impressione di aver creduto a quelle voci - peraltro quasi tutte vere, questo è costretto ad ammetterlo - e nessuno dei due si è mai addentrato in quella selva oscura composta dai commenti degli altri. Ad entrambi va più che bene così, di questo sono reciprocamente certi.
«Allora, come sta Jimmy?» Thomas si volta improvvisamente a guardarla, ritrovandosi però davanti una sorta di cortina di libri che ovviamente gli impediscono di trovare il suo sguardo.
«Com’è che sai sempre tutto, hm?»
«Oh, veramente me l’ha detto lui stamattina. Branson stava sistemando un paio di cose in officina, così abbiamo chiacchierato un po’» la voce di lei risuona nella libreria esattamente come potrebbe fare il canto di un usignolo e Thomas si ritrova improvvisamente a riflettere su quante risorse nasconda in realtà quella donna, sotto le apparenze di piccolo, fragile fiore di campagna.
«Credo bene. Mi sembra contento. L’appartamento è grande e io sono fuori quasi tutto il giorno, quindi non lo disturbo particolarmente».
«Lo tratti bene, sì?» un istante di silenzio avvolge la libreria mentre Thomas fissa lo sguardo sulla figura di Sybil, improvvisamente impegnata a sistemare con attenzione i libri sullo scaffale; «ti paiono domande da fare, queste?»
Sybil non risponde, preferendo rivolgergli un sorriso sornione e schiarirsi la gola, uscendosene con un «sai.. mi ha chiesto di te, questa mattina» che per poco non fa cadere a terra la pila di libri che Thomas ha appena preso tra le mani.
«Ti ha.. chiesto di me?» cerca in ogni modo di mantenere un tono di voce quantomeno saldo, riuscendoci forse solo in parte a giudicare dallo sguardo divertito della donna; «e che cosa ti avrebbe chiesto?»
«Oh, sai, solo qualche curiosità. Sembrava soltanto voler sapere qualcosa di più su di te» Thomas si ritrova improvvisamente diviso a metà tra un schiera di angeli impegnati ad intonare l’Alleluja e una voce nella sua mente che urla disperata qualcosa come santo cielo, Thomas Barrow, ha soltanto chiesto qualcosa di te! Magari voleva soltanto assicurarsi di non avere in casa un serial killer!
Thomas mette immediatamente a tacere entrambe le voci, tornando a concentrarsi sui libri e tentando di dare alla propria voce una tonalità il più indifferente possibile: «capisco».
Non ha bene idea del perché ma nell’incontrare lo sguardo di Sybil al di sopra del mucchio di libri che li divide è abbastanza sicuro che lei non abbia bevuto affatto la sua messinscena.
Con il passare dei giorni il freddo aumenta, spazzando via le vane speranze di vedere al più presto una primavera più mite e peggiorando ulteriormente l’umore di Thomas, ormai decisamente provato da quelle settimane di convivenza.
Sospira piano, stringendo tra le mani il primo libro che gli capita davanti e tornando a sedersi dietro al bancone, lasciandosi cadere su quella sedia che non è mai stata così scomoda: Jimmy sa.
Era certo sarebbe successo prima o poi - ci sono svantaggi e vantaggi nel vivere in un piccolo paese come Brewham e uno dei primi è la totale assenza dei fondamenti della privacy -, non si è mai fatto illusioni su questo: che qualcuno sarebbe andato da lui a insinuare il sottile dubbio del vivi sotto lo stesso tetto di un omosessuale era praticamente ovvio.
Forse non si aspettava che succedesse così presto, ecco, forse inconsciamente sperava che se lo fossero semplicemente dimenticati ma-- a giudicare dal modo in cui Jimmy ha preso ad evitarlo tutto ad un tratto le spiegazioni possibili non sono poi molte.
Thomas sospira di nuovo, sforzando per l'ennesima volta la sua mente nel ripercorrere ogni singolo istante passato con l'altro: eppure, Dio, eppure non sembrava che le sue attenzioni dispiacessero così tanto a Jimmy - ricorda distintamente la sera in cui si sono ritrovati così tanto vicini, in religioso silenzio, che il non finire davvero per baciarsi gli era sembrato soltanto una pura coincidenza. E Jimmy continuava a chiedere di lui a Sybil - o almeno così lei riferiva - e gli sorrideva spesso e volentieri e--
Thomas si alza in piedi di scatto, buttando per terra i libri impilati sul bancone in un momento di rabbia e frustrazione: stupido, stupido, è stato così stupido a lasciarsi trasportare da un paio di occhioni blu e un bel sorriso. Stupido, stupido, stupido. Fortunatamente, questo si ripete annuendo piano per convincersi, è riuscito ad accorgersene in tempo per evitare di fare qualche stronzata.
Questo almeno è quello che si ripete per tutto il resto della giornata, perfino quando torna a casa e si ritrova davanti Jimmy praticamente nudo, intento a cambiarsi decisamente al di fuori dei propri confini. Questo almeno è quello che si ripete nel vederlo arrossire appena e voltargli le spalle, correndo a rifugiarsi nella propria stanza. Questo è quello che si ripete perfino nel bussare, soltanto una mezz'ora più tardi, alla porta di quella stanza.
«Hm?» è l’unica risposta - se così si può definire quel vago brontolio che proviene dall’altra parte della porta - che arriva alle sue orecchie, così Thomas decide di prendere il coraggio a due mani ed insistere comunque: «Jimmy-- posso entrare?»
«Hai bisogno di qualcosa? Puoi chiedermela anche da lì».
«Non essere ridicolo. Senti-- qualsiasi cosa ti abbiano detto davvero credi che ti salterò addosso non appena aprirai questa maledetta porta?» per un secondo Thomas si pente di aver osato domandare una cosa del genere, convinto com’è che si sentirà rispondere sì, ovviamente sì, mi fai schifo e via dicendo. Il suo rammarico però dura soltanto un secondo, il tempo necessario a James per aprire la porta, ritrovarsi davanti a lui e guardarlo in silenzio con quegli occhi così blu.
Poi succede e Thomas non ha la più pallida idea di come o perché - anzi, forse sul perché potrebbe avere un paio di idee che però non si azzarda a tirare fuori. Succede: le labbra di Jimmy che si premono con forza contro le sue - o forse sono le sue labbra che raggiungono per prime quelle dell’altro, in realtà nessuno dei due riesce bene a capirlo - e la mano di Thomas che si infila tra le ciocche disordinate dei suoi capelli, stringendoli piano.
In mezzo a tutta la confusione che segue - labbra dischiuse, sospiri, gemiti trattenuti e vestiti che cadono a terra - l’unica cosa di cui Thomas riesce a rendersi consapevolmente e pienamente conto è che per la prima volta da che è arrivato a Brewham non sente freddo.

La mattina dopo Thomas si sveglia nel letto vuoto di Jimmy: si convince per qualche secondo che l’altro sia andato a fare colazione, sia uscito a comprare il giornale o a fare una qualsiasi altra piccola commissione. Dopo appena venti minuti la consapevolezza di quello che sta succedendo davvero lo raggiunge come un pugno dritto nello stomaco, sotto forma di un biglietto spiegazzato ai piedi del letto: non è successo.
Non è successo. Incredibile come tre semplici parole riescano in un colpo solo a distruggere tutte le sue convinzioni, prendendolo di peso e sbattendolo con la violenza di un tornado contro il muro, tanta è la forza del colpo che lo investe nel leggere quell’unica frase. Non è successo.
Ma allora perché? Thomas non è stupido, non è stupido e non può in tutta onestà accontentarsi di un maledettissimo biglietto scritto in tutta fretta e senza nemmeno un accenno di spiegazione logica, no, non può.
Per questo rimane fuori dalla libreria per tutto il resto della giornata, aspettando con pazienza - o almeno così si direbbe se non fosse per la quantità di mozziconi di sigaretta vicino ai suoi piedi - che Jimmy torni.
Quando succede, quando finalmente si vede comparire James davanti, Thomas non può fare altro che buttare a terra la sigaretta che ancora stava fumando e azzardare un paio di passi verso di lui; Jimmy alza lo sguardo, lo vede e impallidisce di colpo, voltandosi il più velocemente possibile nel tentativo di andarsene. Peccato che Thomas non abbia la minima intenzione di lasciarlo scappare.
«Jimmy-- aspetta!»
«N-non posso adesso, vattene» e se non fosse stato per quell’iniziale tentennamento il suo tono freddo e deciso sarebbe anche potuto risultare credibile.
«Dobbiamo parlare, lo sai anche tu!» Thomas allunga una mano per bloccarlo, stringendo piano le dita attorno al polso dell’altro - gesto al quale ovviamente Jimmy si ribella subito, provocando in Thomas reazioni decisamente contrastanti. Lo sguardo che gli rivolge, l’espressione che lo congela letteralmente sul posto sono davvero segni di quanto Thomas teme?
«Non ho nulla di cui discutere con te!» Thomas lo vede guardarsi nervosamente intorno, improvvisamente conscio di stare attirando l’attenzione su di loro ed impulsivamente decide di seguire l’istinto: stringe la presa sul suo polso, cogliendolo di sorpresa e riuscendo solo per questo a trascinarlo indietro, fin nella libreria.
«Cosa-- lasciami!»
«Qui possiamo parlare senza che nessuno ci ascolti, se è questo quello di cui ti preoccupi» sussurra lentamente Thomas, lasciando andare la mano dell’altro come a volerlo rassicurare. Non lascia il suo sguardo nemmeno per un secondo, cercando di infondere nella propria espressione tutta la sicurezza che possiede. Lo capisce, in fondo, o almeno crede di capirlo.
«Hai capito male, Barrow, non dobbiamo parlare proprio di nulla».
«Dobbiamo parlare di quello che è successo ieri notte e del--»
«Ieri notte non è successo nulla!» e pur essendo all’interno della libreria quell’urlo - che Thomas non riesce a non catalogare come rabbioso - è così forte che sicuramente qualsiasi persona nel raggio di venti metri l’avrà sentito: per questo, quando se ne accorge, Jimmy si zittisce improvvisamente, tremando piano e abbassando la voce; «ieri notte non è successo nulla. Ero ubriaco fradicio, dimenticatelo».
«Non eri--»
«La conversazione finisce qui, Barrow».
Ma Thomas sa perfettamente che quelle parole sono false: non c’era alcuna traccia di alcool nella bocca di Jimmy - lo sa perché ricorda ogni singola sfumatura differente del suo sapore, lo sa perché non riuscirebbe a dimenticarsi un particolare di quello che è successo nemmeno desiderandolo con tutte le proprie forze - né nelle sue azioni. Thomas sa perfettamente che quelle parole sono false eppure la convinzione che Jimmy mette in quelle parole riesce a farlo tremare con forza, specialmente nel fissare lo sguardo sulla figura dell’altro che esce dalla libreria sbattendosi la porta alle spalle.
Nei giorni successivi la convivenza diventa un supplizio di silenzi e occhiate di sfuggita, tanto che perfino Thomas alla fine si impone di rimanere più del solito in libreria, tornando nell’appartamento solo a sera tarda, giusto in tempo per sentire regolarmente la porta della stanza dell’altro chiudersi e la chiave girare nella toppa.
Thomas si interroga più e più volte su che cosa dovrebbe fare: qualsiasi altra persona probabilmente avrebbe già lasciato perdere, si sarebbe scusata e avrebbe trovato una soluzione a quell’orribile situazione. Qualsiasi altra persona, certo, ma lui è Thomas Barrow e in fondo se deve essere deviato non vede il motivo per cui dovrebbe comportarsi come una persona normale. Thomas Barrow non è una persona normale - non nel modo che intende il resto di Brewham, no, in un modo che solo lui conosce davvero, in un modo che lo rende fiero e orgoglioso di se stesso nonostante tutto quello che è successo in trent’anni di vita.
Per questo Thomas sa che non se ne andrà - e non lo farà andare via -, per questo sa che non può arrendersi così facilmente, non quando sa con certezza che quelle di Jimmy sono soltanto scuse. E se poi non dovesse essere così, se poi Thomas si sbagliasse davvero - e lui non si sbaglia mai - può sempre tentare di rimanere vicino a lui come può.
La sensazione che ha provato quella prima sera non è ancora sparita: è sicuro di poter fare qualsiasi cosa per vederlo sorridere di nuovo. La luce sul suo viso sembra perfino meglio della primavera in arrivo.

pairing: thomas barrow/jimmy kent, challenge: cow-t, fandom: downton abbey

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