(Harry Potter) Hai sempre avuto ragione

Feb 28, 2018 00:29


Cow-t, settima settimana, M1.
Prompt: Rivelazione
Numero parole: 1948



Ora che la vedeva bene, sentì che in gola gli si stava formando un groppo che difficilmente sarebbe riuscito a ingoiare; ma mantenne la stessa espressione di prima, gelidamente arrabbiata.

L’aveva chiamato zio. Aveva sogghignato. Aveva riso.

Come lui.

L’avvicinò, sovrastandola con la sua altezza, fissando i suoi occhi ambrati che lei non abbassò un solo secondo.

Fiera. Orgogliosa. Stupidamente senza paura.

Gli fece quasi male riconoscere l’intensità di quello sguardo, perché gli ricordava lo stesso che aveva visto in sé guardandosi allo specchio quando aveva diciassette anni. Lo sguardo di chi crede che le disgrazie capitino agli altri. Di chi si sente forte alla stregua di un leone, non sapendo realmente che cosa si celi all’esterno. Di chi crede fermamente in se stesso.

Una maledizione. Qualcosa che, dovette ammettere rigidamente con se stesso, anche lui aveva avuto, sebbene in modo diametralmente opposto.

« Chi sei? » domandò secco, con voce bassa, roca, ma venata di una furia palpabile.

Si accorse appena dello sguardo che gli lanciò Remus, che rimase fermo dov’era, a poca distanza da entrambi, senza intervenire. L’aria era pesante, quasi irrespirabile.

La ragazza non rispose, limitandosi a studiare con tranquilla indifferenza il viso dell’uomo. Assottigliò appena l’espressione, come se stesse cercando qualcosa di importante.

« Chi sei? » domandò di nuovo Sirius, avanzando ancora di un passo, entrando nel suo spazio vitale. Lei finalmente parve prestargli attenzione, sorridendogli brevemente con scherno.

« Se te lo dicessi… » ponderò, misurando il tono della sua voce flautata e chinandosi appena, come se gli stesse per sussurrare un segreto « Che cosa faresti, Sirius Black? ».

Non era la mossa migliore da giocare, ma la giovane non sembrava spaventata, neanche quando il braccio di Sirius scattò vicino al suo orecchio, il palmo che cozzò col muro alle sue spalle. Remus si fece avanti, ma l’amico lo inchiodò con uno sguardo di ghiaccio, intimandogli di non muoversi.

« Non ho voglia di scherzare » ringhiò a pochi centimetri dal viso della ragazza.

Lei lo scrutò ancora per qualche secondo, con un’espressione indecifrabile, prima di schiudere le belle labbra tinte di cremisi.

« Siria Black ».

L’atmosfera nella cucina di pietra di Grimmauld Place si ghiacciò. Se il viso di Remus si tinse di un’incredula sorpresa, quello di Sirius divenne rigido come il marmo di una statua.

Siria, la misteriosa ragazza che l’aveva salvato quella notte, invece lo fissò senza alcuna emozione. Solo curiosità. Mera curiosità.

Ma l’ex prigioniero di Azkaban non le prestò attenzione. Staccò lentamente la mano indolenzita dal muro, facendosi indietro, voltandosi.

E scoppiò a ridere. Una risata simile a un latrato, ma incolore, senza allegria. Agghiacciante.

Remus conosceva quella reazione. Le emozioni di Sirius erano in subbuglio e presto sarebbe esploso.

« Siria Black » rise ancora il moro, senza guardarli, facendo appena rabbrividire la ragazza. « Divertente » disse solo, calmandosi apparentemente.

Un sottile sopracciglio di lei si alzò, fissandolo.

« Divertente? » ripeté piatta.

« Divertente. Davvero. Black. Mi auguro che tu sia solo una pazza esaltata, venuta qui a far valere una qualche parentela per avere l’eredita di questa fottuta famiglia del cazzo » e non diede tempo agli altri due di registrare le sue parole che afferrò una sedia dallo schienale, lanciandola violentemente contro il muro. Il suono del legno rotto vibrò dell’aria per qualche attimo, prima che le iridi brucianti di collera di Sirius si posassero sulla giovane, ancora immobile, con le spalle addossate alla parete. « Hai scelto l’argomento sbagliato, Siria Black ».

C’era una sfumatura nuova negli occhi dell’amico, notò Remus. Qualcosa a metà tra una rabbia accecante e… paura? Possibile?, si chiese interdetto, rimanendosene al suo posto, anche dopo quello scatto.

Padfoot sembrò ritenere la faccenda conclusa, perché con un ultimo ringhiò ordinò alla moretta di sparire, prima di avviarsi lui stesso alle scale.

« Non sono qui per alcuna eredità » riprese con tono calmo e deciso Siria, scrutando le spalle irrigidite dell’uomo. « E non ho mentito sulla mia identità » precisò incalzante, mentre Sirius sembrava fregarsene altamente, continuando a salire i gradini.

La ragazza indurì la mascella, gli occhi improvvisamente accesi di una sottile collera che non riuscì a trattenere, e le parole che sbottò ebbero il potere di immobilizzare ancora una volta l’aria nella cucina. Fu come se un dardo infuocato fosse saettato in mezzo a loro, letale.

« Mio padre era Regulus Black ».

La voce fu alta e tonante. Parve essere appena stato emesso un verdetto inattaccabile, che fece breccia nei due uomini.

Il licantropo la guardò a bocca aperta, ma al contempo con l’espressione di uno che ha appena riordinato tutti i tasselli di un complicato puzzle.

Sirius, al contrario, rimase di spalle, ma almeno si fermò, un piede quasi sull’ultimo gradino prima della porta d’uscita. Un’uscita che adesso sembrava tremendamente lontana.

Senza volerlo chiuse gli occhi, conscio che gli altri non potessero vederlo, o si sarebbe tradito. Il fardello che quella notte gli gravava in gola non accennava a sparire e la sensazione di timore che si era annidata in lui in seguito all’incontro con quella ragazza era arrivata al culmine.

Vecchi ricordi presero a sfrecciargli nella mente indolenzita, portati da un tornado di sentimenti che andavano dall’indifferenza ad un segreto sentore di angoscia. Un’emozione che aveva represso da anni, sotterrata dalla semplice impassibilità verso quello che era stato il passato.

Il suo passato. Quello di Regulus Black.

Suo fratello.

Prese un respiro profondo, che solo Moony riuscì a cogliere. E fece la scelta migliore.

Si voltò, i capelli scuri che gli adombravano il viso, marciò giù per le scale e attraversò la cucina fino a trovarsi di nuovo davanti a lei. Non attese un attimo.

Allungò la mano e le artigliò il polso sinistro, strappandole un gemito di sorpresa mentre le denudava l’avambraccio dall’impiccio del mantello. Per un lungo minuto squadrò ogni centimetro di pelle lattea, per poi arricciare le labbra in una smorfia delusa.

Siria, con gli occhi lampeggianti di ira, ritrasse bruscamente il braccio al petto, fissandolo furiosa. La sua voce uscì glaciale.

« Soddisfatto? » sibilò.

Sirius non abbandonò l’atteggiamento sdegnato e schifato.

« Avrei detto tale padre, tale… figlia » spiegò velenoso, fissandola senza però mai incontrarne lo sguardo. « O forse adesso il vostro Lord Oscuro non vi marchia più come capi di bestiame? Sarebbe intelligente » continuò, facendo vibrare ogni singola sillaba come una frusta contro la ragazza, che a sua volta fremeva di rabbia e umiliazione.

La discussione stava raggiungendo i suoi massimi livelli, e Lupin, che si era fatto indietro sapendo bene di non poter intervenire in alcuna maniera, stava osservando il tutto, realizzando lentamente cosa sarebbe successo dopo quell’inatteso incontro. La vita di Sirius era appena stata, letteralmente, stravolta. E intuiva che non sarebbe tornata stabile a breve.

« Mio padre è stato un Mangiamorte » soffiò Siria, cercando di ripristinare la calma che aveva ostentato prima, senza successo.

« Già, ed è morto come tale » replicò con sprezzo l’uomo, non riuscendo a trattenere un’espressione di puro disgusto. Le guance della ragazza si colorarono di una sfumatura cremisi, dettata dall’animo infiammato.

« Lo è stato! » ripeté con foga, facendo un passo avanti. « Si è tirato indietro! ».

« Sì, certo, quando ha vigliaccamente realizzato a che razza di gente si era unito! Non mi ha stupito, è sempre stato un idiota attaccato alla gonnella di quella donna malefica di nostra madre e agli ideali di sangue di nostro padre! Credeva di essere il giusto erede di quelle sanguisughe che abitavano questa casa! Toujours pur, Siria Black, sii fiera di te » urlò Sirius, non riflettendo minimamente su quello che stava dicendo, il viso trasfigurato in una maschera di odio e ribrezzo totali.

Non gliene fregava niente. Aveva solo dato voce a ciò che aveva sempre pensato di suo fratello. Quella poteva anche essere davvero sua figlia, le cose non cambiavano. Regulus era stato un idiota appeso alle idee di altri solo perché troppo debole per pensare con la propria testa, troppo codardo per scappare dalle grinfie dei loro genitori e sopravvivere facendo a meno di una famiglia ricca e influente. Si era fatto manipolare senza né se né ma e ne aveva pagato le conseguenze. E a lui, dei suoi errori, non importava minimamente. Aveva fatto la sua scelta. Di marionetta.

« Regulus è morto. E con lui tutto ciò che lo riguardava. Capitolo chiuso. Non ho più niente da spartire con la sua memoria e i suoi fantasmi. Vattene » concluse, tagliente alla stregua di una lama.

Siria abbassò lo sguardo, il rossore che poco prima le aveva sfumato le gote completamente sparito, lasciando spazio solo ad una carnagione color luna.

Così era lui. Lui, di cui aveva sentito parlare sempre, insieme ai ricordi legati a suo padre. Lui, l’ultimo Black, suo zio. Oh, fu orgogliosa di sé per non essersi illusa, per aver prestato fede a quello che le era stato detto sul suo rapporto con Regulus.

Ma faceva male ugualmente. Sentire tutto quel disprezzo venare parole che, in precedenza, ma con toni più accondiscendenti, aveva già conosciuto. Avvertire realmente cosa fosse l’odio nei confronti di ciò che era stato suo padre. L’aveva ferita. Anche se sapeva che era tutto vero, e per quanto si fosse psicologicamente preparata, ogni sillaba di quel discorso le si era piantata nel cuore.

La realtà.

Ma solo in parte. Sì, non poteva giustificare niente del passato di Regulus Black, un Mangiamorte. Però non poteva nemmeno dimenticare la sua rinuncia.

“Capì di aver sbagliato e provò a tornare indietro, sebbene questa scelta l’abbia ucciso.”

Si aggrappò a quelle parole che le erano state riferite tempo prima dall’unica persona che aveva conosciuto per davvero il minore dei Black. Sua madre.

« Ha sempre avuto ragione » sussurrò, non rialzando il viso. Sia Remus che Sirius però la sentirono, senza capire.

« Chi? » soffiò l’ex prigioniero, che considerava la faccenda terminata.

« Tu » rispose con tono indecifrabile Siria, levando lentamente lo sguardo ambrato su di lui. « Sirius ha sempre avuto ragione, ma non avrò un’altra possibilità per dimostrarglielo. Sono le ultime parole che mi ha lasciato nell’unica lettera che mi ha scritto, prima di morire » spiegò, sentendo la voce percorsa da sentimenti che avrebbe voluto celare. Sconforto, sofferenza, e un piccolo barlume di amore per una persona che non aveva mai conosciuto.

La giovane abbassò di nuovo il volto, fissando le piastrelle della cucina, desiderando solo di andarsene come le era stato ordinato prima. Perché ormai aveva detto tutto. E aveva anche ricevuto le risposte che voleva. Rifiuto. Suo zio gliela aveva chiarito a lettere cubitali, di lei non sapeva che farsene, di lei, figlia di un uomo che non riconosceva come proprio fratello.

Ma non aveva fatto i conti con l’espressione appena dipintasi sul viso un tempo perfetto di Sirius. Del lampo che aveva attraversato i suoi occhi, grigi come mercurio liquido.

Hai sempre avuto ragione.

Hai sempre avuto ragione.

Lui le conosceva quelle parole. Le conosceva. Quasi diciassette anni prima le aveva lette. Prima incredulo. Poi disprezzandole, strappandole insieme alla pergamena che le conteneva.

Non ci aveva creduto. Non poteva crederci. Non dopo tutti quegli anni di silenzi e sguardi ricolmi di reciproco biasimo. Non dopo averlo rinnegato, dopo aver saputo del marchio, dopo non aver più avuto sue notizie.

Una lettera. Una lettera a cui non aveva dato retta, che era finita in pezzi nel camino, pronta per essere dimenticata.

Con uno sguardo che non sapeva più distinguere la menzogna dalla verità, guardò un’ultima volta quella… ragazza.

Siria Black.

Ora quel nome si arricchiva di significati. Ora… iniziava a comprendere.

Ora tutto si sgretolava lentamente.

E fece l’unica cosa che ritenne giusta.

Se ne andò.

harry potter, cow-t

Previous post Next post
Up