(Voltron) Accettazione

Mar 01, 2018 01:28

Cow-t, settima settimana, M1.
Prompt: Rivelazione
Numero parole: 1724



Keith li aveva evitati tutti da quando aveva rimesso piede nel Castello dei Leoni dopo la visita alla Lama di Marmora. Solo Shiro sembrava avere il permesso di stargli vicino e non era volata una spiegazione una di cosa fosse accaduto durante l’incontro con quei Galra “buoni”.

Lance rigirò il cucchiaio nella poltiglia verdastra mattutina al sapore, vago, di fiocchi d’avena. fiocchi d’avena lasciati a macerare nel latte, con un retrogusto troppo dolce. Ogni giorno si ripeteva che sarebbe stato l’ultimo in cui avrebbe fatto colazione con quella roba; ogni giorno arrivava in cucina e la desolante scelta era tra quello e qualche diavoleria cucinata da Coran con ingredienti di cui non voleva conoscere l’origine.

Nonostante avessero da poco una mucca, ancora la stavano facendo ambientare, ma Lance non vedeva l’ora di poter bersi un bicchiere di buon latte. Ma la questione colazione era un granello rispetto a quello che gli ronzava in testa.

« Secondo voi cos’è successo? »

La domanda attraversò il tavolo, raggiungendo due assonnati Hunk e Pidge. Il primo stava affondando il cucchiaio nella seconda porzione di cibo verdastro con l’entusiasmo di uno scout che si prepara all’ennesima scampagnata del giorno; tutto il contrario era Pidge, che poco ci mancava che si riaddormentasse sul tavolo e sulla tastiera del pc. Entrambi fissarono Lance interrogativamente.

« Con i Marmoriti. Avete visto com’è tornato conciato Mullet Head? Sembrava passato in un tritacarne, per non dire di quella tutina nera »

Hunk si guardò in giro, come se all’essere nominato Keith potesse spuntare dal pavimento e accanirsi su di loro perché stavando parlando di lui. O cospirando, conoscendo alcune inclinazioni di Lance.

« Non sembrava aver passato una bella giornata, che dite? Intendo, proprio una brutta giornata. Di quelle che preferiresti poi rintanarti sotto le coperte per una settimana »

« Ecco! Anche! Non si è fatto vedere da nessuna parte e con nessuno di noi! Solo con Shiro! È- »

Hunk scosse la testa vigorosamente.

« No, no, non dirlo Lance! Non dirl- »

« … molto sospetto »

« Vuoi indagare? » Pidge sembrò avere abbastanza neuroni svegli per buttare lì la domande, ciancicata col cucchiaio di traverso in bocca mentre digitava qualche dato e in definitiva non prestava che una distratta attenzione agli altri due.

Lance sorrise da un orecchio all’altro. Hunk nascose il viso tra le mani con un basso oh no.

« Oh sì! »

L’indagare di Lance fu fare la posta a Keith fuori dalla camera per braccarlo e parlarci. Si rivelò un buco nell’acqua. Keith usciva a orari assolutamente inumani e Lance finiva con l’attenderlo delle ore, per poi scoprire che era dall’altra parte del Castello e succedeva qualche Voltron-chiamata nel mezzo.

Fu per caso, qualche giorno dopo, mentre mettevano appunto il tempestivo piano per la battaglia definitiva contro Zarkon, che Lance capitò davanti alla sala d’allenamento e scorse Keith, da solo, intento a massacrare robot alteani. Non era una novità che si trovasse a fissare il compagno mentre si allenava, perché la cosa aveva un certo fascino, anche se molto difficile da ammettere. Keith sapeva farci, era innegabile. Dove avesse imparato a padroneggiare la spada, o a combattere il quel modo, ancora se lo chiedeva. La Garrison, essendo un apparato paramilitare, includeva anche mesi di allenamenti in varie e più discipline, ma Keith pareva dimostrare l’ennesimo talento innato alla lotta.

Anche in quel momento, c’erano un quantitativo numeroso di pezzi di androidi sparsi per il pavimento della sala per cui Lance poteva già sentire Coran lamentarsi. La modalità di combattimento era attiva su “avanzato”, anche se Lance avrebbe detto “brutale”, come lo sguardo che lesse negli occhi di Keith.

Un brivido gli passò lungo la schiena. Per un lungo istante percepì una girandola di emozioni tutte molto cupe provenire dal paladino rosso. Non che fosse una novità che da lui trapelassero stati più o meno “emo”, ma sembravano di gran lunga essersi intensificati, oltre che tradotti in una violenza che Lance non gli aveva ancora visto usare.

Per il computer della sala di allenamento quell’indice dovette essere interpretato come voglia ulteriore di combattere, perché anche quando Keith fece fuori tutti i droidi mandatigli contro, ansimando piegato in due, un’altra mezza dozzina apparve dalle botole circolari sul pavimento.

E Keith non diede comando di fermarsi, ma al contrario, si scagliò contro gli avversari nel pieno di quella che per Lance fu una furia animalesca.

Era successo qualcosa, all’incontro con la Lama di Marmora. Ne era più che sicuro e Keith ci si stava macerando dentro. Non era una novità che sfogasse la frustrazione fisicamente, ma Lance, per la prima volta, avvertì vibrante il bisogno di Keith di spaccare le cose senza uno scopo.

Intervenire in quel momento forse gli avrebbe procurato solo una corsa di emergenza alla camera delle medical pod. Con le mani affondate nelle tasche del parka, le dita che stringevano la stoffa con un senso di impotenza nuovo e che malamente riuscì a mettere a tacere - perché era forte la voglia di irrompere in quella sessione di “allenamento al massacro” esordendo con qualche insulto per far breccia nella concentrazione di Keith - Lance fece dietro-front.

Non avrebbe cavato un ragno dal buco, soprattutto perché aveva il sentore che qualsiasi cosa fosse accaduta con i Marmoriti, riguardasse tutti loro in un certo modo.

Doveva aspettare che quell’emo Mullet Head facesse pace con se stesso e si aprisse, fidandosi degli altri.

Successe quella sera.

Avevano appena finito di mangiare, per la prima volta tutti insieme, tutti presenti, da diversi giorni. C’era stato non poco silenzio, qualche battutina per spezzare l’atmosfera che era andata a morire tra una cucchiaiata e l’altra di food goo. Gli sguardi poi non erano stati da meno, di sottecchi, eloquenti, occhi che si dicevano Di’ qualcosa! o Forse dovremmo chiedere…? ma nessuno aveva avuto il coraggio.

Se non alla fine, un attimo prima che Coran si alzasse per dichiarare a chi toccasse sparecchiare quella sera; una routine un po’ comica che portava via sempre qualche lamentela leggera e si finiva col fare, spesso, lavoro di squadra, la loro specialità.

Keith prese la parola.

« Io… devo dirvi una cosa »

Non stava guardando nessuno di loro, ma il proprio piatto, con il cibo praticamente intatto se non rimescolato più volte durante la cena. Aveva le mani sul tavolo, strette a pugno, le nocche bianche dalla tensione. Shiro, seduto di fianco, alzò la testa per lui, fissando i presenti con un’occhiata molto seria di chi sapeva e, forse un po’, si aspettava di vedere della comprensione da parte degli altri, quando il segreto sarebbe stato rivelato.

« Riguardo… quello che è successo alla Lama di Marmora? »

Hunk si beccò una leggera gomitata da Pidge per la domanda e un chiaro segno di non interrompere il momento. Il paladino giallo si strinse nelle spalle, innocente.

Passò ancora qualche attimo di silenzio, prima che Keith trovasse le parole con cui esprimersi. Prima di farlo, sganciò dalla fodera il proprio pugnale, poggiandolo sul tavolo. Non c’era più alcuna benda ad avvolgere la parte alta dell’elsa e la gemma incastonata, con il simbolo dei Marmora che avevano appena imparato a conoscere, brillò nel riverbero delle luci. La tavolata trattenne il fiato e Keith confermò quello che doveva essere stato il primo dubbio di tutti.

« Sembra che io… che mia madre… fosse un Galra »

Ci fu una sequenza di parole confuse, dette le une sulle altre. Keith non prestò attenzione a cosa dicessero, alzò appena lo sguardo, con qualcosa che somigliava a della colpa.

« Ragazzi » li richiamò Shiro, zittendo Hunk, Pidge e Coran, quelli che si erano espressi. « Non c’è molto da chiedere, non- » Shiro guardò verso l’amico, come a chiedere il permesso di continuare. « Non ne sappiamo molto neanche noi. Solo che è così. Questo tipo di lama » e indicò il pugnale. « Si attiva solo se l’individuo che la impugna ha un legame di sangue con i Galra »

« Ok, questo andava al di là di ogni immaginazione! » fu quello che, quasi in coro, dissero Hunk e Pidge, mentre Coran sembrava perso a fare dei calcoli tra sé e sé.

Tra i due che ancora non erano intervenuti, il primo a rompere il ghiaccio, braccia incrociate, buttato contro lo schienale della propria seduta, fu Lance.

« Cosa c’è di sconvolgente? È irritante come al solito, non ci vedo nulla di diverso »

Se per la rivelazione di Keith tutti si erano sconvolti, alle parole di Lance alcuni rimasero ugualmente a bocca aperta.

« Che c’è? Lo vedete viola per caso? È venuto a piantarvi i suoi artigli da mezzo-galra nella schiena mentre dormivate? No. Sapete che ha fatto in questi giorni? L’emo. Il solito, faccia-da-incompreso, emo. Ha distrutto praticamente tutti i bot d’allenamento! Se ne è rimasto zitto in un angolo a ogni riunione strategica, con la faccia di uno che pensa che la vita faccia schifo! Cosa c’è di diverso? Non- »

« Lance » Shiro lo interruppe, ma senza il tono da predica.

« Cosa? Non stavo- »

« Grazie » e come lo disse, Shiro lo intese per sé e per Keith, che aveva riabbassato lo sguardo sul piatto.

Seguì un momento di silenzio in cui Lance fissò interrogativamente entrambi, senza capire il motivo di quel ringraziamento. Pidge e Hunk, al contrario, si scambiarono uno sguardo e fecero spallucce, complici.

Chi invece non prese bene la notizia fu Allura. Spostò rumorosamente dal tavolo la propria sedia, alzandosi in tutta la propria altezza e ignorando il « Principessa? » di Coran. Aveva lo sguardo immobile e con una vena di ferocia, di rabbia, che fece sinceramente spaventare i presenti.

Keith abbassò la testa, nell’imitazione perfetta di un cane bastonato, nonostante le sue dita si strinsero nuovamente a pugno, in maniera assai più dolorosa di prima. Shiro sembrò sul punto di intervenire, ma Allura lo inchiodò con una sola occhiata, molto chiara.

Non osare. E il paladino nero rimase in silenzio, ma senza abbassare la testa, uno sguardo indecifrabile, di chi da un lato comprendeva, ma dall’altro avrebbe voluto parlarne e difendere l’amico.

« Non posso accettare che un Galra sia parte di Voltron »

Fu lapidaria e ferì forse più di una persona oltre Keith, ma non diede tempo di reazione. Si voltò, lasciando piombare la cucina in un silenzio attonito.

voltron, cow-t

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