[Hey!Say!Jump] I wish I could play your father

Jun 02, 2013 14:35

Titolo: I wish I could play your father
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Takaki Yuya x Chinen Yuri.
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Kei si agitò un po’ nel sonno, mugolando parole che probabilmente nessuno a parte lui stesso avrebbe potuto comprendere. Kota, ancora sveglio per lavoro, computer sulle ginocchia, occhiali calati sul naso e una forte voglia di andare a dormire, allungò una mano verso il viso del fidanzato, accarezzandolo dolcemente.
Note: Scritta per la 500themes-ita con il prompt "448. Strappato" e per il Colla Bang di bigbangitalia
Note 2: La storia fa parte di * questo* verse (clicca sul link per altre informazioni)
WordCount: 2514 fiumidiparole

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Kei si agitò un po’ nel sonno, mugolando parole che probabilmente nessuno a parte lui stesso avrebbe potuto comprendere. Kota, ancora sveglio per lavoro, computer sulle ginocchia, occhiali calati sul naso e una forte voglia di andare a dormire, allungò una mano verso il viso del fidanzato, accarezzandolo dolcemente.
Il più piccolo si agitò ancora per qualche secondo, afferrando però la mano del fidanzato, come se fosse una piccola ancora di salvezza e la strinse a sé. Kota si sfilò delicatamente dalla presa, continuando ad accarezzargli il volto e il capelli, fino a che non fu assolutamente certo che l’altro si fosse addormentato di nuovo sereno.
Sbadigliò, stiracchiandosi. Voleva dormire eppure se il giorno dopo non avesse portato quei dati, Yuya si sarebbe arrabbiato e questa volta seriamente.
Era una ricerca abbastanza importante quella, una raccolta di dati che poi avrebbe usato la famiglia per prevedere le mosse delle altre famiglie oppure per ponderare nuove mosse di espansione o chissà che altro ancora.
A Yabu non interessava poi molto. Doveva sistemare quello che gli rimaneva, anche a costo di stare sveglio fino all’alba.
Sbadigliò ancora e poi tornò a lavoro, sperando di riuscire a riposare almeno per un paio d’ore. Ne dubitava perché in quelle situazioni finiva sempre per rimanere sveglio più di quello che aveva preventivato, per un motivo o un altro.
Aveva quasi finito di controllare tutti i dati e di fare una presentazione decente che il rilevatore di suoni iniziò ad illuminarsi. Kota prese il trasmettitore per neonati e lo accostò all’orecchio, ascoltando per un paio di secondi il piccolo Kyohei piangere.
Appoggiò di nuovo il trasmettitore sul comodino e poi, sospirando e sbadigliando, si trascinò fino alla stanza accanto.
Si chinò nel lettino per prendere fra le braccia il figlio che piangeva, seppur non molto forte e agitava le braccia piccole, con le mani strette a pugno e iniziò a cullarlo. Il bambino si calmò quasi subito, seppur continuando a mugolare ininterrottamente. Kota osservò l’ora notando con stanchezza che era l’ora di dargli da mangiare.
Accese la luce in cucina e tenendolo stretto a sé con una mano, usò l’altra per versare il latte nel biberon e metterlo a scaldare.
Poi si sedette sulla poltrona di nuovo nella stanza di Kyohei, abbassando l’intensità della luce a forma di stella, iniziando a farlo mangiare e a cullare. Se tutto fosse andato bene magari nel giro di una mezz’oretta si sarebbe di nuovo addormentato.
Quando il latte fu finito il piccolo aveva smesso di mugolare e si guardava intorno, attento a tutto e perfettamente sveglio. Kota sospirò di nuovo, riprendendo a cullarlo e, senza sapere esattamente come o quando, si addormentò con il figlio stretto al petto.

Il mattino dopo Kei si svegliò presto, così come ormai si era abituato negli ultimi tre mesi. Aveva dormito poco e male a causa del continuo ticchettare della tastiera del fidanzato, ma almeno per quella notte non aveva dovuto alzarsi per raggiungere Kyohei. Si sentiva stremato eppure ogni volta che si svegliava sembrava che qualcuno gli avesse ricaricato le batterie e nulla, appena vedeva il figlio, riusciva più a fermarlo.
Entrò nella stanza da letto del piccolo, mentre Kota correva su e giù per la casa in ritardo. Kei accennò un sorriso, intercettandolo in mezzo alla cucina.
« Ha la cravatta annodata male. Devi essere sempre bello quando hai una riunione, no? » sussurrò con tono basso, sempre un po’ infantile.
Kota ricambiò il sorriso, tentando di calmarsi, lasciando che Kei sistemasse tutto ciò che sembrava fuori posto, poi afferrò la borsa con il computer e i dati sul divano e si diresse in tutta fretta alla porta.
Kei lo fissò, ancora un po’ intontito dal sonno quando lo vide tornare indietro. Il più grande gli circondò la vita con un braccio, tirandolo verso di sé e baciandolo dolcemente. L’altro arrossì, ricambiando e poi si allontanò imbarazzato. Stava bene adesso. Stava bene e non provava più paura nei confronti di Kota, riusciva a stare fuori casa per tutto il giorno, senza più nessuna delle sue vecchie crisi. Erano mesi che non prendeva più le medicine e non avrebbe mai ringraziato abbastanza il fidanzato per tutto quello che aveva fatto per lui.
Lo amava e avrebbe fatto di tutto per dimostrargli che potevano ancora recuperare quel rapporto che si era sgretolato più di dieci anni prima. Avrebbe combattuto contro tutti e tutto, anche contro sé stesso. Kota e Kyohei erano la sua famiglia e niente e nessuno gliel’avrebbe portata via.
Quando Kota si fu chiuso la porta alle spalle Kei iniziò a sistemare un po’ in giro. Kyohei stava ancora dormendo e avrebbe approfittato di quegli attimi di tranquillità per fare le pulizie.
Da quando Kyohei stava da loro lui e Kota erano stati trasportati in un altro mondo scandito da sonnellini, pappe e biberon e pastine e omogeneizzati su ogni superficie visibile in casa.
Ma nonostante ciò era felice della sua nuova vita. Era felice di ogni più piccola cosa perché erano state quelle piccole cose ad aprirgli gli occhi su tutto quello che aveva perso.
Era intento a caricare la lavastoviglie quando vibrò il cellulare che aveva abbandonato sul tavolo in salotto. Si asciugò rapidamente le mani, vedendo che era una chiamata di Yuri.
« Yuri! » salutò con voce contenuta.
« Ciao Kei. Sto andando a fare la spesa, volete venire anche te e Kyo-chan? » domandò.
« Certo, tanto devo comprare qualcosa anche io. Allora io devo cambiare Kyohei e mettergli una tutina per uscire. »
« Ok. Allora passo da voi così andiamo tutti insieme. A fra poco. »
Kei chiuse il telefono e osservò lo stato disastroso in cui versava la casa, ma decise che avrebbe sistemato tutto dopo. Era vero che doveva comunque fare la spesa, ma era altrettanto vero che non gli andava di rimanere tutto il giorno chiuso in casa a fare le pulizie.
Un po’ di shopping con Yuri era proprio quello che ci voleva.

Quando Kei si lasciò ricadere su una panchina del parco del quartiere, l’ora di pranzo era passata da un bel po’.
Sistemò il passeggino davanti a sé per controllare e osservare il figlio e le buste della spesa e dello shopping su un lato della panchina. Yuri, con altrettante buste, era seduto accanto a lui e ridacchiava, stanco.
Avevano mangiato un po’ di ramen e gyoza ad una bancarella per strada, poi Yuri aveva dato il biberon a Kyohei e infine erano approdati al parco. Kei mangiava l’ennesimo gelato della giornata e mentre Yuri aveva spostato tutta la sua attenzione su Kyohei, in procino di addormentarsi.
« E’ bellissimo. » sussurrò dopo un po’ il più piccolo.
« Lo so. » replicò l’altro guardandolo a sua volta « E’ mio, è bellissimo per forza. »
Yuri ridacchiò.
« Certo che tu e Kota siete proprio una bella coppia. Sembrate davvero una famiglia. »
« Uhm… Il punto è che io lo sento veramente. Sono felice e ogni cosa brutta o pesante diventa bella o facile perché ci sono Kota e Kyohei. »
Yuri annuì mordendosi un labbro, osservando il più piccolo che aveva iniziato ad agitarsi e a piangere, nonostante il sonno.
« Il mio piccolino ha fame? » cinguettò Kei alzandosi e prendendolo in braccio « Yuri mi prendi il biberon dentro la borsa per favore? » domandò poi, tornando a rivolgere le sue attenzione al figlio « La mia principessa ha fame, vero? »
Sistemò Kyohei sul braccio, appoggiandolo sulla gamba per farlo stare seduto, poggiando poi il ciuccio fra le labbra, osservandolo mangiare.
« Ma come è bella la mia principessa oggi. Sei affamato, vero? Guarda qua, te lo sei quasi già finito. »
Yuri rise e poi si avvicinò all’amico.
« Posso provare a farlo dormire io? » chiese quando vide Kei poggiare il biberon al suo posto.
« Uhm… sì, certo. Lo devi cullare per un po’. Non si addormenta facilmente. » pizzicò leggermente il naso di Kyohei « E’ proprio una piccola peste, come Ko-chan. »
Yuri sorrise ancora, cullando il bambino. Era bello e scoprì di non desiderare altro che quello nella sua vita futura con Yuya.

Quando Kota rientrò a casa, Kei appoggiò Kyohei dentro il box dove c’erano tutti i suoi giocattoli e corse verso il fidanzato.
« Kota! » esclamò a voce alta afferrandogli le mani « Oggi è successa una cosa incredibile, lo sai? »
« Cosa amore? »
« Stavo mettendo a posto i vestiti per Kyo-chan che ho comprato e… »
« Hai comprato dei vestiti nuovi? » lo interruppe esterrefatto « Ma Yuya gliene ha già comprati tantissimi, probabilmente avrà vestiti a sufficienza fino al compimento della maggiore età! »
« Esagerato! E poi non vuoi che tuo unico e prezioso figlio vada in giro con i migliori vestiti in circolazione? »
« Si ma… »
« Comunque, stavo dicendo! » esclamò Kei ignorandolo « Ho visto che potevo partecipare ad una lotteria mandando una mail con il codice dello scontrino e indovina un po’? Ho vinto una giornata per due persone alle terme! Non vedo l’ora di andarci e di passare un po’ di tempo con te e con Kyohei! »
« Alle terme? » commentò Kota seguendolo in salotto « Ma Kyohei è troppo piccolo, non lo farebbero entrare. »
Il fidanzato si voltò verso di lui.
« Eh? Davvero? Oh… » Kei si morse un labbro, poi scosse le spalle « Allora non fa niente. Ci andremo per i fatti nostri quando Kyo-chan sarà più grande, che ne dici? »
« S-Sì… »
Kota lo osservò prendere in braccio il figlio, portandolo verso il bagno per fargli il bagno e lo seguì, un po’ titubante.
« Che ne dici se ci andaste te e Yuri? » propose « Alla fine è solo una giornata, posso starci io con Kyohei. »
« Ma Kota, io voglio stare anche con voi. »
« Lo so, ma una giornata di relax ti farebbe bene. E’ da quando abbiamo preso Kyohei che non ti fermi un secondo. »
« Lo so, ma non mi pesa. Mi piace tutto quello che faccio. »
« Sì, lo so. » ripeté piano il più grande abbracciandolo da dietro e dandogli dei leggeri baci sulla guancia « Ma te lo meriti. Sarei felice se tu ci andassi e poi così potrei godermi un’intera giornata con la mia principessa senza che lui indichi te ridendo! »
« Sei solo geloso. » rise Kei voltandosi nel suo abbraccio e baciandolo « Va bene, va bene. Dopo che ho fatto il bagnetto a Kyohei allora chiedo a Yuri se vuole venire, contento? »
« Contentissimo. » mormorò Kota senza sciogliere il suo abbraccio e osservando come, anche in quel modo, Kei riuscisse a fare tutto ciò che voleva con Kyohei.

Il giorno della partenza Kei, con lo zaino in spalla e tutto l’occorrente per la giornata alle terme, continuava a guardarsi intorno con aria spaesata.
« Allora, i numeri sono nell’agenda Kota. Se ti servono i pannolini di nuovi sono nella credenza e ieri ho comprato una scorta di cibo in più per Kyohei. Nel box ci sono i suoi giocattoli preferiti e tutti i vestiti sono stirati nel suo armadio. Se ci dovessero essere dei problemi, chiamami di corsa, va bene? »
« Sì, certo amore. Ma tranquillo, so badare a nostro figlio. »
« Lo so, lo so ma… è la prima volta che sto lontano da lui per così tanto tempo e… sono un po’ agitato. »
« Tu pensa solo a divertirti. » tentò di rassicurarlo il più grande, con in braccio Kyohei che agitava le braccia verso Kota « Oggi io e Kyohei passeremo una giornata da veri ometti. »
« Va bene. » Kei si morse di nuovo un labbro, poi prese il figlio e lo strinse a sé « Ciao principessa, papà torna presto, te lo prometto. »
« Su su… se non ti muovi il pullman partirà senza te e Yuri. »
« Ok. Va bene. Ciao amori miei. » sussurrò prima di andare via di corsa.
Kota tornò in salotto, appoggiando Kyohei nel box e iniziando a preparare il caffè, senza perdere di vista il figlio. A breve sarebbe arrivato Yuya per fargli compagnia e di certo non lo avrebbe sopportato senza una buona dose di caffeina.
Con il passare delle ore però Kota ebbe modo di pentirsi dell’idea di mandare via Kei da solo per tutto il giorno. Yuya faceva di tutto per non intromettersi, doveva dargliene atto, eppure Kyohei stava piangendo ininterrottamente da quasi un’ora e Kota non riusciva a comprendere dove e come stesse sbagliando.
Aveva pensato che fosse sporco, quindi gli aveva cambiato il pannolino. Poi aveva pensato che potesse avere fame, ma di mangiare il più piccolo non ne voleva avuto sapere e non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, lanciando e sputando tutto il cibo che tentava di mettergli in bocca.
Kota non aveva nessun dubbio, stava per avere una crisi isterica e si chiedeva, decisamente si chiedeva come Kei riuscisse a fare tutto quello che faceva anche quando il figlio non ne voleva sapere di collaborare.
Fu a quel punto che Yuya decise di prendere in mano la situazione. Afferrò Kota per le spalle e lo fissò dritto negli occhi.
« Kota, adesso devi calmarti. Avrai passato la giornata con Kyohei almeno altre mille volte, perché oggi non ci riesci? »
« Non c’è Kei! Ogni volta che Kyohei fa i capricci lui riesce sempre a farlo tranquillizzare. Lo prende in braccio, lo coccola un po’, gli fa due moine e lui si calma. Io non ci riesco! Forse non ne sono in grado. » si lamentò facendosi ricadere sul divano, disperato.
« Beh, prova a fare quello che fa lui. Di certo non ha poteri magici quindi in qualche maniere deve pur fare, no? »
« Forse potrei stendermi nel letto e tentare di farlo dormire. Sembra abbastanza stanco. »
« Perfetto. Mentre tu sei in camera io guarderò un film. Fai come se non esistessi, va bene? » prese Kyohei in braccio dal seggiolone e lo mise fra le braccia di Kota « Ora vai, prima che queste urla ci trapanino il cervello. » concluse spingendolo verso la stanza e sperando che il suo futuro figlio avesse avuto un carattere decisamente più tranquillo.

Kei rientrò in casa che era passata da un po’ l’ora di cena. Yuya e Kota stavano guardando un film a volume basso e Kyohei era addormentato serenamente dentro la sua culla, indifferente a tutto il mondo che lo circondava.
Casa era stranamente in ordine, non c’erano piatti sporchi in giro, né i resti del pranzo cinese del fidanzato e dell’amico e anche il salotto era altrettanto in ordine, con tutti i giochi e i vestiti di Kyohei al loro posto.
Solo sul tavolino c’era un po’ di disordine, qualche bottiglia di birra vuota, due biberon vuoti e un piattino di pastina e omogeneizzato di Kyohei.
« Siamo tornati. » salutarono i due ragazzini a voce bassa.
« Kei, già tornato? » commentò piano Kota abbracciandolo « E’ tutto in ordine e Kyohei già dorme. Sono stato bravo, vero? »
« Bravissimo. » confermò il più piccolo sorridendogli « Devi avere il tocco magico con lui, io di solito non riesco mai a farlo dormire a quest’ora. »
E decisamente, Kota si sentì come l’uomo più felice della terra. Strinse Kei, osservando Kyohei che dormiva.
Quella era la sua famiglia e l’avrebbe protetta e guidata per tutto il resto della sua vita.

challenge: 500themes ita, challenge: colla bang, pairing: yabu x inoo, fandom: hey!say!jump, pairing: takaki x chinen

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