Titolo: Amare un amore malsano
Fandom: Hey!Say!Jump
Pairing: Yabu Kota x Chinen Yuri
Rating: NC17
Avvertenze: Slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati e i fatti narrati sono frutto della mia fantasia. La storia non è scritta con scopo di lucro.
Riassunto: Lo amava. Più di quanto avesse mai amato in tutta la sua vita.
Note: Scritta per la
khorakhane_ita con il prompt “Come un bel sogno inutile che si scorda al mattino”
WordCount: 3930
fiumidiparole **
Non gli piaceva quella situazione. Non gli era mai piaciuta d’altronde, ma sapeva che non c’erano molte altre soluzione.
Li vedeva e sapeva che non doveva starci male, perché non avrebbe mai nemmeno dovuto provare quei sentimenti.
Perché lui era felice, perché aveva lottato per arrivare a quel punto, perché non era giusto che tutta la sua vita fosse messa in discussione da una stupida cotta passeggera.
Ma lo sapeva che non era passeggera e che non era una cotta. Lo sapeva che tutto quello avrebbe portato alla distruzione e che alla fine avrebbe perso tutto quello che aveva, ma non riusciva a farne a meno.
Lo amava.
Più di quanto avesse mai amato in tutta la sua vita. Più di quanto amasse la persona per la quale era andato contro tutti e tutto pur di averla.
Non capiva come mai. Perché guardava il fidanzato e si sentiva bene, felice, appagato. Forse era solo la routine che stava degradando un po’ il rapporto. Magari una bella vacanza, anche solo di un paio di giorni, loro due insieme e tutto si sarebbe sistemato, avrebbero trovato di nuovo la passione di un tempo, quella stessa passione che il lavoro di entrambi stava logorando, minuto dopo minuto.
Entrò in casa, osservando sorridente le carte che aveva in mano. Erano per un viaggio con poche pretese, alle terme, poco lontano da Tokyo. Non potevano fare viaggi troppo lunghi o lontani perché avevano solo due giorni a disposizione, ma Yuri era intenzionato a goderseli fino in fondo, cercando di risanare quel rapporto che ormai era scivolato nel buco nero della noia.
Si tolse le scarpe e camminò svelto fino al salotto, dove trovò Yuya sdraiato sul divano, il telecomando stretto in una mano. Si avvicinò e lo vide addormentato. Yuri sbuffò, lasciandosi ricadere sulla poltrona.
Osservò i biglietti del treno, le prenotazioni dell’albergo e tutto il resto e poi appoggiò tutto sul tavolo. Poi si girò verso la cucina, osservando la cena incartata nella carta argentata e si sentì sempre più oppresso da quella vita che aveva tanto desiderato.
Si alzò lentamente in piedi, aprendo un piatto e trovando del karaage, semplice pollo fritto troppo freddo per essere gustato fino in fondo.
Yuri comprendeva Yuya. Capiva che era stanco, che voleva solo riposarsi appena tornava a casa, ma era stanco di quella situazione.
Stanco di vedere tutti i suoi sforzi ignorati e gettati al vento. Si diresse di nuovo verso Yuya, scuotendolo leggermente, fino a che il più grande non si svegliò del tutto.
Gli sorrise e poi lo abbracciò, facendolo cadere fra le gambe aperte e baciandolo. Yuri avrebbe voluto avvertire sotto pelle quella sensazione di piacere incontrollabile che provava i primi tempi, ma cercò di ignorare l’assenza di emozioni.
Dovevano solo darsi un po’ di tempo e tutto sarebbe finalmente tornato come prima, ne era sicuro.
« Yuyan, sei tanto stanco? » chiese piano il ragazzino, sfiorandogli il volto con le dita.
L’altro scosse la testa, stringendogli la mano intorno ai fianchi. Allungò leggermente il volto, baciandolo e Yuri si ritrasse, giustificandosi con un sorriso.
« Ho un paio di giorni liberi. » annunciò « Potremo andare a fare un viaggio, che ne dici? Alle terme, così ci rilassiamo un po’. »
Il più grande sbuffò, scuotendo la testa.
« Non mi va Yuri. Sono stanco e lunedì ho le riprese tutto il giorno, per tutta la settimana e voglio riposarmi. »
« Beh, quale modo migliore di rilassarsi che stare sdraiato due giorni in una vasca termale servito dalla mattina alla sera? » domandò il più piccolo mentre sentiva la delusione crescergli nel petto.
« Voglio stare un po’ a casa. Ma tu vai se vuoi. Non è un problema per me. »
Yuri si alzò in piedi, seccato. Afferrò i fogli prima che li vedesse Yuya e li sbatté in borsa. « Vado a dormire. » ringhiò nervoso « Così potrai riposarti in pace. » sibilò dirigendosi in camera da letto e sbattendosi la porta alle spalle.
Girò la chiave nella toppa, scivolando a terra, portandosi la testa fra le ginocchia, reprimendo con fatica le lacrime.
Perché stava andando tutto a rotoli?
**
Era in casa di Yabu. Ormai accadeva spesso che passasse a casa di Yabu e Kei le sue giornate libere perché Yuya era quasi sempre troppo stanco per uscire di casa e divertirsi con loro.
E Yuri dopo aver rinviato i primi due o tre inviti, si era stancato di stare di stare da solo in quella casa vuota, mentre Yuya dormiva, senza avere sonno e senza avere voglia di fare assolutamente nulla.
E a quel punto sapeva che per la propria sanità mentale per la propria relazione, avrebbe dovuto rimanere in casa, sulla poltrona a guardare la televisione, anche se non c’era nulla che gli interessava.
Invece aveva deciso di essere egoista. Perché era stanco di essere sempre buono e, per qualche ora, voleva crogiolarsi in quelle sensazioni che credeva aver dimenticato ormai da tanto tempo.
Anche quella sera, Yabu e Kei erano a casa. Yuri li aveva raggiunti dopo cena, da solo, come capitava fin troppo spesso.
Yabu era andato a farsi una doccia e Kei invece cucinava. Yuri, seduto su una sedia vicino a lui, aveva le gambe strette al petto e sospirava.
« Va tutto bene con Yuya? » chiese il più grande all’improvviso.
Il ragazzino rimase in silenzio, non sapendo esattamente come rispondere. Poi, optò per una sana bugia, perché non aveva voglia di parlarne.
« I soliti alti e bassi. Come mai? » chiese fingendo indifferenza.
« Vi vedo sempre distanti. Non state più insieme ormai da tanto tempo. »
Yuri scosse le spalle, distogliendo lo sguardo.
« E’ stanco e io mi annoio a stare da solo a casa. Se Yuya non vuole uscire, sono affari suoi. »
Kei annuì, lentamente, continuando a cucinare. Stava per rispondere quando arrivò Yabu coperto solo da un asciugamano, ancora bagnato dalla doccia.
« Quanto tempo ho prima di cena? » chiese.
Yuri fissò immediatamente le ginocchia, cercando di non arrossire troppo. Non era la prima volta che lo vedeva dopo la doccia, anzi, alcune volte lo aveva visto perfino nudo perché in alcuni stadi non c’erano le docce separate, quindi non avrebbe dovuto imbarazzarsi in quella maniera.
Fortunatamente nessuno dei due parve fare caso a lui. Kei si voltò, sorridendogli.
« Ancora dieci minuti. Vai ad asciugarti i capelli, altrimenti poi ti ammali. E nessuno vuole sentire te che ti lamenti per tutta la settimana. » lo prese blandamente in giro il fidanzato.
Yabu sorrise, divertito, prendendolo per i fianchi e baciandolo. Yuri si morse la lingua, senza guardarli, perché non era giusto desiderare la loro sofferenza per provare solo un po’ di pace per sé stesso.
Il più grande ritornò in camera e Kei tornò a cucinare. Fortunatamente, iniziarono subito dopo a mangiare.
**
Yuri tornò a casa. Era stanco e si sentiva male perché desiderava qualcosa che non poteva avere.
Si disse che era arrivata l’ora di smetterla, di tornare con i piedi per terra, di cercare di fare qualcosa per quella che era veramente la sua vita.
Perché con Yabu non sarebbe mai nato nulla, lo sapeva. Lui era solo di Kei. Lo aveva nel corso degli anni, aveva visto i segno invisibili che portava Hikaru sulla sua pelle e nel suo cuore, aveva visto quello che faceva, come ti rendeva amare per tanti anni una persona impossibile.
E Yuri aveva troppa stima di sé stesso per finire come Hikaru. Non voleva passare il resto della sua vita a guardare da lontano la persona che ami.
Doveva ritornare sui binari, cercare e riaccendere quell’amore per Yuya che lo aveva visto a smuovere anche le montagne.
Ma non aveva i mezzi. Non sapeva come. E forse, dentro di sé, era anche stanco di fare tutto da solo.
**
Yuri entrò dentro le terme. L’acqua bollente gli diede una scossa e si lasciò ricadere dentro la vasca. Gemette di piacere, gettando indietro la testa per appoggiarsi alle rocce e per godersi un po’ la pace e la tranquillità che lo pervadeva da quella mattina.
La sera prima, si lamentava a tavola con Yabu e Kei che aveva organizzato una vacanza per lui e Yuya dicendogli che poi era andato tutto all’aria perché il più grande era stanco.
Yabu allora aveva alzato la testa dalla sua zuppa di miso e gli aveva detto che, solo se si fosse fatto rimborsare la parte di Yuya, poteva andarci con lui dato che il fidanzato era a Saitama a trovare i genitori.
Yuri si era un attimo irrigidito, guardando Kei che non aveva fatto una piega, ma si limitava a fissarlo con un sorriso che non gli piaceva per niente. Avrebbe voluto dirgli che poteva fidarsi, che non voleva mettere le mani su Yabu, ma sapeva che qualunque cosa avesse detto lo avrebbe reso colpevole davanti agli occhi di Kei.
E non era sua intenzione instillare in Yabu qualche dubbio o sospetto.
Aprì leggermente gli occhi, osservando Yabu poco distante da lui, con una pezza di acqua fredda sulla fronte e gli occhi chiusi. Aveva un vago sorrisetto, rilassato e Chinen lo trovò bello.
Preferiva uno Yabu serio, rispetto a quello che faceva apparire di fronte alle telecamere, sempre felice, in una maniera quasi molesta. Invece era rimasto affascinato da quel lato quasi posato nella vita privata, tanto che i suoi sentimenti per Yuya erano vacillati appena la loro amicizia si era fatta più profonda.
Si avvicinò senza farsi sentire e si appoggiò alla sua stessa roccia, adagiandosi di nuovo.
« Ti stai divertendo Yabucchi? » chiese dopo qualche altro minuto di silenzio.
Il ragazzo aprì gli occhi, fissandolo e sorridendogli. Un sorriso triste, che raramente gli aveva visto e Yuri si chiese se per caso non avrebbe preferito la presenza di Kei piuttosto che la sua.
« Sì, molto. Era tanto che volevo qualche giorno libero da passare alle terme. Ultimamente sono sommerso di lavoro. »
« Se si può, fa sempre bene riposarsi. » acconsentì Yuri senza sbilanciarsi « Ho un po’ di fame. Oggi a pranzo non abbiamo pranzato, ti dà fastidio se mi avvio verso la stanza? Esco a prendere qualcosa al conbini. »
« Oh, aspetta. Vengo anche io. Ho fame anche io, è inutile che ci vai da solo. Siamo qua insieme, no? »
Yuri arrossì leggermente, spostando lo sguardo e incrociando le braccia al petto.
« Se avevi fame potevi dirlo prima. » borbottò « Io è da un pezzo che ci penso, ma non volevo disturbarti! »
Yabu rise. Una risata vera, che non gli sentiva fare da tempo e si tirò leggermente su di morale.
« Mi puoi dire tutto Yuri! » gli scompigliò i capelli alzandosi e uscendo dalla doccia e il più piccolo osservò la sua schiena allontanarsi.
Sorrise, lievemente. A volte era felice del fatto che Yabu fosse così ingenuo.
**
Rientrati in albergo, erano tornati un’altra volta alle terme, prima di annoiarsi e tornare in stanza, per rilassarsi e sdraiarsi sul letto, rimanendo solo gli accappatoi. Yuri si sentiva un po’ a disagio perché, pensando che ci sarebbe stato Yuya con lui, aveva prenotato una stanza con un letto matrimoniale, ma non sembrava che a Yabu la cosa disturbasse così tanto.
Mangiarono i loro panini, osservando passivamente la televisione, quando decise di giocarsi il tutto per tutto.
Tanto ormai non aveva più nulla da perdere.
Era comunque intenzionato a lasciare Yuya perché non sentiva più niente, da parte di nessuno dei due. Si sentiva solo un po’ in colpa nei confronti di Kei, ma era sicuro che quello che avrebbe ricevuto sarebbe stato un netto rifiuto.
Tornare a guardare Yabu in faccia sarebbe stato difficile, ma non aveva nulla da perdere.
Stava per avvicinarsi quando sentì la mano del più grande sfiorargli la spalla. Sussultò, voltandosi verso di lui, senza sapere che cosa dire o che cosa fare.
La mano di Yabu continuò a toccarlo, lentamente, come se fosse una cosa perfettamente normale e non avessero entrambi dei fidanzati a Tokyo che stavano aspettando loro.
Si lasciò andare contro la mano dell’altro, perché era qualcosa che desiderava e se era stato lui a prendere l’iniziativa allora si sentiva meno in colpa.
Andava bene così perché non era stato Yuri a provocare Yabu e non lo aveva spinto lui al tradimento, ma veniva tutto da parte di Kota. Sì, così era molto meglio.
Le grandi mani di Yabu lo spinsero delicatamente contro il materasso, montandogli sopra e il più piccolo aprì gli occhi, proprio mentre l’altro gli slacciava l’accappatoio, lasciandolo nudo sotto di lui.
« Perché Kota? » chiese, sapendo che, in fondo, non lo voleva sapere davvero.
Vide l’altro scuotere di nuovo le spalle, prima di chinarsi su di lui per baciargli il collo. Yuri socchiuse gli occhi. Avrebbe voluto chiedergli di nuovo perché lo stesse facendo, perché stesse tradendo Kei, avrebbe voluto dirgli che non era giusto, che se c’erano dei problemi con lui doveva semplicemente parlarne.
Si amavano, no? Il più piccolo era convinto che non ci fosse problema in grado di indebolire il rapporto che c’era Kei e Kota.
Ma rimase in silenzio. Per vigliaccheria, per egoismo, perché non voleva sentirsi dire che era solo un ripiego anche se lo sapeva bene.
Si abbandonò contro il materasso, mentre la bocca di Yabu continuava a baciarlo su tutto il volto, il collo e le spalle. Alzò leggermente le braccia, trovando il coraggio per toccarlo e per sentire la sua pelle bollente contro la propria, incredibilmente fredda.
Scostò la testa, baciandolo sulla bocca. Kota rimase un attimo interdetto, prima di lasciarsi andare a sua volta, prima di infilare la lingua fra le sue labbra e i suoi denti, facendola incontrare con la sua. Yuri gli strinse le mani contro le spalle, penetrandolo con le unghie.
Il più grande riprese a baciarlo sul collo, mordendolo con forza e Yuri gemette, prima di aprire il suo accappatoio e di toglierglielo, lasciandolo nudo, osservando la sua erezione già dura.
Yabu scivolò contro il suo membro, prendendoglielo leggermente il bocca, solo la punta, senza fare nient’altro.
Lo succhio lentamente, mentre Yuri stringeva le mani sul lenzuolo, cercando di contenere i propri gemiti e di non spingere troppo profondamente dentro la bocca di Yabu, non essendo sicuro di come comportarsi con lui.
Le mani del più grande si artigliarono contro i suoi fianchi e Yuri gemette ancora di più, sentendo il piacere scuoterlo come non accadeva da tempo. Sentì due dita dell’altro, penetrarlo, muoversi dentro di lui, dandogli modo di superare il senso di fastidio, prima di desiderare l’uomo sopra di lui dentro di sé, mentre lo prendeva completamente.
Desiderava sentirlo muoversi dentro di sé, fino in fondo, incurante del dolore o di tutto il resto.
Sentì che stava per venire e fu a quel punto che Yabu si allontanò dalla sua erezione, allargandogli frettolosamente le gambe per spingersi completamente, senza aspettare altro, dentro di lui.
Yuri inarcò la schiena per il dolore, soffocando un urlo contro la spalla del più grande, mordendola fino a che non si fu abituato. Yabu fremeva, ma rimase fermo fino a che lui non gli fece un cenno, permettendogli di muoversi.
E allora Kota non si contenne più e iniziò a muoversi sempre più velocemente dentro di lui, mentre Yuri ricadeva con la schiena sul materasso, muovendo i fianchi contro l’erezione di Kota, muovendosi allo stesso tempo delle spinte dell’altro dentro di lui, sempre più veloci e profonde, mentre la sua mano era tornata a stimolargli l’erezione.
Venne nella sua mano dopo pochi minuti, stremato.
Ma Yabu non sembrava averne abbastanza e quello gli parve un segnale. Uscì da dentro di lui, montandogli sul petto, afferrandogli la testa per i capelli e spingendosi dentro la sua bocca.
Yuri aprì di più la bocca, leccando e succhiando più che poteva l’erezione dura e pulsante di Kota fra le sue labbra. Lo sentiva fino in gola, rischiando quasi di soffocare, ma non si spostò di un solo centimetro. La mano di Yabu si strinse con ancora più forza fra i suoi capelli, facendogli quasi male, ma il più piccolo aveva le orecchie riempite dai gemiti di Kota e non riusciva a pensare ad altro se non a lui.
Pochi secondi prima di venire, Kota uscì di nuovo, si afferrò l’erezione in una mano e quasi subito dopo Yuri sentì la propria faccia ricoperta dallo sperma del più grande.
Entrambi si fecero cadere sul materasso.
Yuri aspettò qualche secondo, cercando di riprendere fiato, mentre ascoltava il respiro pesante di Kota stabilizzarsi.
Si strinse a lui.
Il più grande non disse nulla. Gli circondò le spalle con un braccio, stringendolo a sé e Yuri si riempì le narici dell’odore della sua pelle che sapeva di sesso e di Yabu allo stesso tempo.
Lo abbracciò con tutte le forze che aveva, non desiderando allontanarsi da lui per nessun motivi.
Nessuno dei due disse nulla per molto tempo.
Non era il momento giusto o, forse, nessuno dei due aveva voglia di affrontare ciò che era successo.
**
Quando Yuri si risvegliò, era notte inoltrata. Sentiva un buco allo stomaco, la fame lo stava uccidendo.
Si guardò intorno, ma vide che era da solo nel letto. Impiegò un po’ di tempo prima di capire che sentiva la voce di Yabu e che veniva dal terrazzo. Si alzò in piedi, coprendosi di nuovo con l’accappatoio, che odorava ancora di Yabu e di sesso.
Avrebbe voluto rubarlo e tenerlo tutto per sé, per ricordarsi di quei momenti, di quella sera in cui aveva ottenuto tutto quello che voleva.
Si avvicinò leggermente alla finestra del balcone socchiuso. Immaginò che stesse al telefono con Kei, a proclamargli tutto il suo amore e sentì una fitta al cuore che, lo sapeva, non avrebbe dovuto provare.
« …sono stanco Kei. Tutto qua. » sentì sussurrare piano, con voce strozzata « Mi sono stancato di credere alle tue bugie, sempre più assurde. Lo so Kei, è inutile che continui a mentirmi. »
Yuri sentì il cuore balzargli nel petto, troppo sconvolto per dire qualcosa. Non credeva possibile che Kei fosse stato il primo a tradire Yabu. All’apparenza, erano sempre la coppia perfetta.
Quella che aveva smesso di litigare per ogni sciocchezza, quella che stava sempre insieme nonostante tutto, quella che aveva messo tutta la propria vita nelle mani dell’altro.
Li aveva sempre visto trasudare un amore quasi malsano, molesto forse e tutto quello gli sembrava decisamente sbagliato.
Udì il fiato di Kota spezzarsi per un secondo, la voce sempre più flebile e sempre più rotta da dei singhiozzi che non avrebbe mai voluto sentire.
« Mi dispiace. Non posso più pensare a te e a Yuya, a come fate di tutto per vedervi. Sono stanco Kei. E non è giusto che in tutto questo ci vada di mezzo Yuri. Non se lo merita. »
Il più piccolo trattenne il fiato. Sentì gli occhi lucidi, perché quello che aveva sentito era un tremendo colpo al cuore.
Non amava più Yuya. Non più come prima almeno, ma era sempre stato per lui un punto fermo, un qualcuno che c’era sempre stato, sia nei momenti belli che quelli brutti.
Yuya lo aveva accettato quando nessuno voleva che stessero insieme, aveva ceduto di fronte alle sue insistenza ed erano stati felici. Sapeva, si rendeva conto, che non avrebbe mai potuto essere sexy come Kei, ma mai si sarebbe aspettato che il suo fidanzato lo tradisse, proprio con quello che era uno dei suoi amici più stretti.
Sì sentì tradito, ferito nel profondo. Aveva provato per settimane, forse mesi, a cercare di recuperare e sanare il rapporto con Yuya, e non si era mai reso conto della reale intenzione che si celava dietro ai rifiuti del più grande, dietro ai suoi tentennamenti. Aveva dato la colpa alla quotidianità, al fatto che forse era lui stesso il primo a non fare abbastanza sforzi perché si era innamorato di Yabu. Si era sentito in colpa sia nei confronti del fidanzato, che nei confronti di Kei perché sentiva che con quella scopata aveva tradito due persone che amava, in diversa maniera, allo stesso modo.
Era come se si fosse appena svegliato da un sogno, uno di quei sogni stupidi, senza motivo, ma alla quale ti ci eri affezionato e poi, all’improvviso, nel momento del risveglio si dimenticano.
Quello era stato Yuya per lui
Un bel sogno. Una bellissimo sogno per il quale aveva lottato, con tutte le sue forze, ma che poi all’improvviso veniva stracciato, dimenticato nel momento stesso in cui ci si svegli.
E lui aveva appena aperto gli occhi. Si era appena reso conto che tutto quello per il quale aveva lottato era solo una visione, solo un’allucinazione dettata dal suo cervello troppo fantasioso.
Voleva dimenticarlo. In fretta, perché se lo avesse dimenticato, allora avrebbe sofferto di meno.
Sentiva le lacrime sull’orlo degli occhi, che scivolavano silenziose, rese udibili solo tramite i singhiozzi e le lacrime dello stesso Kota, che continuava a chiedergli, incessantemente, perché lo avesse tradito, dove avesse fallito, perché i suoi sacrifici e i suoi sforzi non gli erano più sufficienti.
Yuri non aveva mai visto Kota piangere. Mai. Nemmeno dopo il peggior litigio con Kei o con Hikaru, nemmeno dopo aver sbagliato in diretta, in nessuna situazione. Sapeva, anzi, aveva capito, che era una persona che non faceva trasparire nessuna preoccupazione davanti agli altri, che rimuginava e si deprimeva quando era a casa, nel suo angolo sicuro, ma mai aveva immaginato di vederlo in quella situazione.
Era a terra, le gambe al petto, il telefono in una mano mentre l’altra si asciugava il volto e tratteneva a stento i singhiozzi cercando di parlare, di avere un tono fermo, senza successo.
« Fra noi è finita Kei. Ti prego, non rendere tutto peggio di quello che è. Renditi conto dei tuoi sbagli per una volta e impara a crescere. Non credere che la tua bella storia con Yuya ne esca pulita. Non andrà mai bene, perché lui non è me. » lo sentì accennare ad una risatina, triste « Io posso anche essermi portato a letto Yuri, ma non cambia la situazione Kei. Da quanti mesi è che va avanti con Yuya? Troppo, vero? Sono stanco. » lo udì sospirare, profondamente, per rimanere di nuovo in silenzio « Addio Kei. Domani, ti prego, non farmi trovare le tue cose a casa mia quando torno. »
Poi prese il telefono e, senza aspettare una risposta dall’altro, spense il telefono. Rimase fermo per un tempo che a Yuri parve interminabile, mentre lo osservava piangere e finire di sfogarsi, il volto nascosto fra le ginocchia.
Aprì un po’ di più l’anta della finestra, rendendosi visibile. Yabu sussultò, cercò di arrabattare qualche scusa, ma Yuri si mise al suo fianco, abbracciandolo e stringendolo a sé.
Avrebbe voluto dire qualcosa. Che andava bene. Che c’era lui adesso, che lo avrebbe aiutato a dimenticare Kei, che lui si meritava il suo amore e che poteva dargliene quanto voleva.
Ma nulla avrebbe aiutato Kota. Nulla sarebbe mai stato paragonabile a quello che aveva provato e passato con Kei.
E all’improvviso si rese conto di essere diventato esattamente come Hikaru. Perché anche lui, pur di avere Yabu, avrebbe annullato sé stesso, diventando schiavo di un amore che sarebbe presto diventato malsano.
Ma ormai, giunti a quel punto, nulla aveva più importanza. La sua dignità, il suo amore, la sua vita. Yabu aveva tutto e poteva farci quello che voleva.
Tanto, lo sapeva, non sarebbe mai stato abbastanza.
Lo strinse con più forza, mentre Yabu continuava a piangere.
Avrebbe voluto sfogarsi anche lui, perché il tradimento di Yuya pesava su di lui più di quanto si fosse mai aspettato.
Ma non era il momento di cedere, di pensare a lui e a Kei nudi nello stesso letto, che si scambiavano parole d’amore da chissà quanto tempo.
Non avrebbe pianto, non avrebbe fatto nulla.
Voleva solo che Kota ne uscisse in piena serenità.
Alla fine, che fosse con lui o senza di lui, aveva davvero importanza? Yabu non lo avrebbe mai amato, lo sapeva bene.
Ma in fondo, Kota aveva fra le mani anche la sua dignità. Sapeva che l’avrebbe calpestata perché aveva bisogno di conforto, di appoggiarsi a qualcuno.
E fino a che gli sarebbe andato bene, Yuri sarebbe rimasto con lui.
Fino a che la morte non li avrebbe separati.
Fine