[CM] Ritorni imprevisti [8/14]

May 01, 2010 14:53


"ATTENZIONE!
Questo capitolo, soprattutto verso la fine, potrebbe contenere scene e argomenti che potrebbero turbarvi. Se pensate possa succedere e preferite evitare di leggere questo capitolo ma poter essere in grado di leggere quelli successivi basta contattarmi e vi farò avere un riassunto via mail, non c'è alcun problema. Buona lettura, sku.

Sentiva un vuoto nel petto, si rigirava sul divano senza pace mentre le ore scorrevano lente, si assopiva e si svegliava di soprassalto a causa di incubi in cui Liliana lo chiamava disperata e lui non riusciva a raggiungerla e a portarla in salvo.
"Il tempo scorre lentamente senza lei, la sua assenza riempie i miei pensieri; la sua voce mi rimbomba nelle orecchie, sento i suoi singhiozzi e i suoi lamenti. Sto decisamente diventando pazzo."
Hotchner fissava il soffitto bianco del soggiorno da un tempo indefinito, aveva rinunciato a dormire e non riusciva a non pensare a lei, odiava non poter fare niente. Improvvisamente si ricordò di quando aveva trovato la sua donna davanti alla porta di casa in lacrime perché pensava gli avessero sparato; adesso capiva come doveva essersi sentita, la paura che doveva aver provato.
Nonostante l’irrequietezza non osava tornare in ufficio, conscio che Gideon l’avrebbe rimandato a casa se l’avesse visto stanco. Si alzò dal divano e si diresse in bagno. "Devo fare qualcosa." Crogiolarsi ulteriormente nel dolore non l’avrebbe portato da nessuna parte. Guardò il suo riflesso nello specchio illuminato dalla luce fredda e asettica del neon e vide un viso quasi estraneo, pallido e tirato. "Non puoi ridurti così, Lil ti sgriderebbe se fosse qui." Aprì il rubinetto e si sciacquò il volto con l’acqua fredda. Poi si tolse il pigiama e si infilò sotto il getto caldo della doccia, che l’avrebbe ritemprato e gli avrebbe dato nuove energie necessarie ad affrontare la giornata.
- Ti troverò Lil, non temere. - sussurrò, lasciando che l’acqua portasse via tutti i cattivi pensieri.

Quando uscì di casa il sole era alto ad est, promettendo una tiepida e limpida giornata. "Sta arrivando l’autunno." Senza un motivo sorrise. "Sono sicuro che oggi ci saranno buone notizie." Non aveva mai creduto nei presentimenti, nei presagi e cose simili però era giunto il momento di lasciare che il suo atteggiamento razionale, che per il momento l’aveva solo tenuto sveglio e angosciato, si facesse da parte per lasciare il posto ad un po’ di speranza.

Garcia si affacciò nel suo ufficio mentre parlava con Morgan.
- Buone notizie, cattive notizie. - comunicò loro.
- Comincia dalla buona, ne abbiamo bisogno. - le disse Morgan lanciando un’occhiata significativa ad Hotchner.
- Abbiamo individuato il complice. Si chiama Horace Ellis. E’ stato l’unico a far visita a Pavlovich oltre all’avvocato e l’unico a cui abbia telefonato. Le sue visite sono state frequenti e regolari negli ultimi tre mesi. Inoltre dalla casa dell’uomo sono partite le telefonate fatte a casa di Liliana. -
- Cosa sappiamo di lui? - chiese Morgan.
- Horace Ellis, 37 anni, qualche precedente, alcune denuncie per rissa e aggressione poi ritirate, una condanna per spaccio, scontata per intero. E se posso permettermi, dalla facilità con cui l'abbiamo trovato non è che sia poi questa gran cima. -
- Ottimo lavoro, però adesso dicci la cattiva notizia. - chiese quasi timoroso Hotchner.
- Non riusciamo a trovarlo al suo indirizzo, non è in casa, non risponde al telefono e la proprietaria del caseggiato non lo vede rientrare da due giorni. La sua testimonianza è abbastanza sicura, perché abita sotto l’uomo e sostiene che l’avrebbe sentito rincasare. -
- Pensavo peggio, lo troveremo. E’ore di riscuotere qualche favore dagli amici. - Hotchner alzò la cornetta e Morgan sorrise, il suo capo aveva riacquistato parte del suo abituale contegno, del resto avere qualcosa da fare gli avrebbe permesso di non angustiarsi.
- Comunque ho anche un’altra bella notizia… - disse Penelope per attirare nuovamente l'attenzione su di sè. Hotchner e Morgan la guardarono con un po’ di meraviglia e Aaron pensò ai buoni presentimenti della mattina. Avrebbe creduto più spesso in quelle strane sensazioni d’ora in poi.
- Abbiamo localizzato il cellulare di Liliana. Lo hanno trovato due ragazzi sull’interstatale ovest che va fuori città, la 66; lo hanno acceso e noi abbiamo ricevuto il segnale. Adesso lo stanno analizzando i ragazzi della scientifica, appena il rapporto è pronto ce lo inviano, Gideon ha detto loro che l’analisi ha la massima urgenza. - li informò con un sorriso.
- Garcia ti adoro! - esclamò Hotchner.
- Lo so, lo so, non potreste vivere senza la mia intelligenza ma soprattutto senza la mia bellezza. - disse uscendo dall’ufficio.

"L’emorragia si è fermata per ora, ma quanto durerà? Ho bisogno di punti, di disinfettante e di antibiotici, potrebbe svilupparsi un infezione. Anzi non potrebbe, si svilupperà un infezione sicuramente, dato che questo cubicolo non è certamente il paradiso dell’igiene di mastro lindo. Il coagulo è fragile, potrebbe non reggere anche se pensavo che la ferita fosse più profonda." Liliana cercava di ragionare logicamente e razionalmente per non permettere che la paura che l’aveva attanagliata fino a poco prima riprendesse il sopravvento. Aveva molto bisogno di riposo, le altre volte che si era addormentata Pavlovich l’aveva svegliata, aggiungendosi all’agitazione che le impediva un riposo almeno un po’ ristoratore.
"Devo pensare a qualcosa di sicuro, che mi tenga occupata la mente, qualche esercizio mnemonico…" Fu la chimica a venirle in aiuto e Liliana cominciò a ripetere a bassa voce la tavola periodica, tutto quello che riusciva a ricordare di ogni elemento. "Idrogeno, simbolo H, massa atomica 1,0079, stati di ossidazione ±1; litio, simbolo Li, massa atomica 6,941…" Per lei fu come contare le pecore, dopo poco riuscì ad addormentarsi.

Quando dopo qualche ora si svegliò, sentiva tutto il suo corpo rattrappito e indolenzito, la ferita sul viso le bruciava ma era anche più lucida e decisa a vendere cara la pelle. L’aveva presa di sorpresa sulla porta di casa e non si era certo aspettata quel colpo di bisturi dopo tutte quelle confidenze che le aveva fatto. Adesso però era decisa a reagire nel caso si fosse avvicinato troppo. "Certo è facile prendere queste decisioni quando lui non c’è, ma come ti comporterai quando sarà qui? Avrai ancora tutta questa grinta o ti rintanerai nel tuo angolo sperando che abbia compassione per te? Ti ho già spiegato che non sei un’eroina." Era irritante che il buon senso la punzecchiasse in tal modo. "Limitati ad evitare di farlo arrabbiare, il resto non conta."
I suoi pensieri furono interrotti dal cigolio della porta che la mise in allarme e le fece serrare lo stomaco. L’uomo entrò e la fissò per qualche secondo prima di parlare.
- Vedo che non sanguini più. Sarai contenta. -
"Sta scherzando sicuramente, come può pensare che io possa essere contenta in questa situazione!"
- Allora com’è il dolore per una ferita da taglio? Senza contare la pena per il fatto che ho deturpato il tuo bel faccino… Adesso hai una vaga idea di quello che mi è successo, ma non posso fermarmi qui, ti farò provare il vero terrore. - Mentre lo diceva cominciò a slacciarsi la cintura. - Adesso capirai perché me la sono presa con te e non con Carter. -
Il respiro di Liliana accelerò, nelle orecchie sentiva solo il battito veloce del suo cuore e il suo cervello sembrava essersi disconnesso.
- Mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho vista, ma ho capito subito che non ti saresti mai interessata a me. Ora però posso fare di te ciò che voglio. -
- No, vattene, non voglio! - gridò Liliana dimenandosi per quanto la catena glielo permettesse.
- Non crederai veramente che mi importi quello che tu vuoi o no. - Le si avvicinava sempre più - Stai ferma, non sprecare energie… - L’uomo si abbassò e le tolse la gonna che si sfilò con facilità, lasciandola solo con la sottoveste. - Sei proprio una gioia per gli occhi. -
Ascoltarlo parlare di lei in quel modo le era insopportabile. - Lasciami stare, vattene via, ti prego... - lo supplicò ma si accorse che nel farlo aveva solo aumentato la sua eccitazione.
Le accarezzò le cosce salendo sempre più, poi cercò di sdraiarsi su di lei tentando di tenerla ferma e di allargarle le gambe ma Liliana senza riflettere sferrò con forza una ginocchiata tra le gambe dell'uomo.
Lo sentì trattenere il fiato per un secondo, poi l’uomo rotolò lontano da lei urlando e contorcendosi per il dolore.
Liliana non aveva mai pensato che fare del male a qualcuno potesse provocarle una sensazione così piacevole, ma si preparava alla vendetta del suo carceriere, consapevole che non avrebbe lasciato impunito il suo gesto.
Quando Pavlovich si alzò aveva ancora il fiato corto e la donna vide la furia nei suoi occhi e perse ogni speranza di uscire viva da quella stanza.
- Hai commesso il più grande errore della tua vita. - sibilò cominciando picchiarla con calci e pugni. Liliana tentò di difendersi ma poi si arrese e si rannicchiò su sé stessa cercando di limitare i danni e le parti esposte a quella cascata di colpi.
"Ti prego fa che tutto questo finisca presto, in qualsiasi modo."

Garcia irruppe nella sala riunioni trafelata e con uno sguardo vittorioso.
- Hanno trovato Ellis e lo stanno portando qui perché lo interroghiate. -
Hotchner si alzò di scattò imitato da Gideon.
- Fammi assistere all’interrogatorio. - chiese a Gideon che annuì.
- Starai dietro lo specchio, non nella stessa stanza. - precisò poi.
Aaron annuì a sua volta. Liliana era vicina, presto l’avrebbe riabbracciata.

"Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire"
Sören Kierkergaard



***
Ieri c'è stata la notte bianca nella big city, tanta gente, tanto casino e diverse persone che si sono sentite male. Ho cercato di fare la giovane più che ho potuto ma già mentre aspettavo il bus navetta sbadigliavo di brutto. Tra l'altro anche quest'anno ho perso Omar Fantini, però ho sentito un pezzo del concerto di Noemi, brava anche se non è molto il mio genere. Certo che ieri sera avevano aperto le gabbie, c'era in giro di quella gente che era uno spettacolo già guardarla. Infatti uno vicino a me ha esclamato: "In queste occasioni le bestie scendono dalle valli." Che poi parecchi di questi esemplari non venissero dalle valli, ma fossero indigeni della città lui l'ha omesso.

Questa sera invece siamo invitati a vedere la progenie del demonio che si avvia verso i quattro mesi, spero di non attaccarle questo malefico raffreddore che mi ritrovo, regalo dell'aria condizionata che già è stata accesa in farmacia (sì, sono squilibrati, e lo so che basterebbe aprire le porte e fare corrente per rinfrescare l'ambiente. Sarebbe anche più salubre, visti i microbi patogeni che girano).

Lunedì rientra dalla maternità una collega che non ho ancora conosciuto e arriva la commessa nuova che sostituisce quella appena andata in maternità (prolifici, eh?!) e che mi manca già un sacco perché rideva sempre. Sarà una settimana particolare...

fandom: criminal minds, long-fic: ritorni imprevisti, [long-fic], sproloquio

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