Titolo: Teddy
Autore:
juliettesaito/
sophie_tentacleSerie: Harry Potter
Rating: G
Spoiler: Spoiler sul settimo libro.
Disclaimer: Purtroppo Teddy e parenti non mi appartengono, altrimenti non gli avrei fatto tanto male. Forse.
Teddy
Teddy Lupin ha quattro anni e mezzo, gli occhi grandi e vellutati e i capelli - per ora - rosso tiziano, inanellati come quelli di un cherubino.
Questa mattina quando si è svegliato erano di un normale castano, né troppo chiaro né troppo scuro, solo molto arruffati. La nonna glieli ha pettinati e gli ha dato un bacio sulla guancia morbida e rosea.
Teddy lascia per un attimo il libro sul tappeto, si arrampica sul pouf e si sporge sulle punte dei piedini per guardarsi nello specchio ossidato del comò.
Sì, sono ancora rossi, ma più chiari di prima.
Il bimbo guarda l'orologio - ah, ora capisce, tra poco diventano biondi. Diventano sempre biondi quando la lancetta grossa è sul numero con due 'uno'.
'Undici' è uno di quei concetti sfuggenti e nebulosi. Il dieci è già un'entità soprannaturale, ma almeno le dita ci arrivano. Teddy non sa ancora scrivere, e conta soltanto fino a dieci, aiutandosi con le dita, ma se potesse scriverebbe un trattato sul misterioso numero con due ‘uno’.
Un'altra cosa su cui Teddy scriverebbe dei trattati è il suo orsacchiotto di peluche. È un orsetto color miele, col nasino nero e gli occhi lucenti. Intorno al collo ha un fiocco di tartan nei toni dell’azzurro e profuma sempre di buono e di pulito. Quando la nonna lo porta via per lavarlo, l’orsetto sparisce per almeno due giorni e Teddy fa fatica a dormire. L’abbraccio fragrante al suo ritorno, però, vale quei minuti tormentosi di angoscia quando la porta è chiusa e l’unica luce della stanza è una lanterna stregata, che proietta sulle pareti immagini da sogno.
Teddy adora il fatto che l’orsetto sia un ‘teddy-bear’, perché ‘Teddy’ è il suo nome, e anche quello del pupazzo.
Quando la nonna gli ha parlato dei suoi genitori, quei due signori giovani nella foto sul comò, sì, la ragazza con i capelli rosa e il signore dall’aria stanca, Teddy non ha capito granché, e si è aggrappato confuso all’unica cosa che avesse del senso.
Con impeccabile logica infantile, ha scartato in pieno la spiegazione riguardo i suoi capelli dal colore cangiante, e ha deciso di essere un lupo.
Ora guarda l'orsacchiotto seduto impettito e impassibile nella sua poltroncina e mormora ‘teddy-wolf?’
Una sola volta Andromeda l’ha sentito chiamare così l’orso. Teddy ha visto un’ombra scura passarle sul viso. Poi la nonna ha sorriso, un sorriso tanto diverso dal solito, e si è inginocchiata sul tappeto per stringerlo forte, accarezzandogli i capelli.
Teddy si è spaventato quando l’ha stretto così all’improvviso, ma non ha protestato, ha solo smesso di dire quella parola quando lei è nei paraggi.
Forse è un segreto, e alle persone non piace che i propri segreti vengano scoperti.
Teddy salta giù dal pouf e torna sul tappeto.
Anche se non ha ancora compiuto cinque anni, Teddy ha deciso di dover imparare a leggere.
Prende un grande libro - se ha le figure è meglio - e col ditino traccia le righe cariche di lettere nere simili ad insetti, con testoline e antenne, code e filari di zampe.
Distingue già un paio di lettere a stampatello, ma questo libro ha tutti i segni della vecchiaia, compresa una grafia troppo elaborata.
A volte prende una matita e prova a fare dei segni dritti sotto ogni rigo, come fa zio Harry quando legge qualcosa; oppure scarabocchia tremolanti imitazioni di questi stessi insettini, la matita stretta convulsamente nel pugno troppo piccolo e il labbro stretto tra i denti.
Teddy gira la pagina, e trattiene un 'oh!' di sorpresa quando vede il disegno di un lupo, deciso a buttare giù una baracca nella quale sono nascosti tre porcellini.
Sotto ci sono quattro grandi lettere nere, pieni di orpelli e volute, la parola “lupo”.
“Lupo?” mormora Teddy, guardando la figura come a volerne imparare a memoria i particolari.
La figura è da vecchio libro di fiabe - i maiali grassi e gonfi su zampe minuscole, senza vestiti; il lupo col muso malvagio ornato da file di denti - ed è spaventosa quanto basta da essere anche morbosamente attraente.
Teddy fissa l’immagine finché le zanne luccicanti della belva non sembrano tingersi di rosso, poi chiude il libro con un tonfo e trotterella incerto in cucina, deciso a non mostrarsi turbato.
“Nonna, mi dai un biscotto?”
La nonna sembra non accorgersi di niente, ma Teddy è felice quando oltre al biscotto riceve un bacio.
*
Il libro cattivo è scomparso.
Teddy non l’ha neanche cercato, ma la costola blu con gli insettini dorati come scarabei egizi era difficile da ignorare. Poi all’improvviso un vuoto nello scaffale, tra un volume di ricette e il manuale di economia domestica per principianti che Andromeda aveva regalato per scherzo al marito, tanti anni fa, come frecciatina nei confronti del suo disordine.
Per un po’, Teddy ha fissato lo spazio vuoto.
Poi con un brivido represso, ha sospirato di sollievo. Niente più fauci ghignanti.
Il disegno del lupo cattivo gli è rimasto appiccicato come una macchia di marmellata secca, come un odore di marcio.
Ora invece di saltare sul pouf per guardarsi nello specchio, ci salta sopra per guardare da vicino la foto semovente al posto d’onore, accanto a quella di un signore anziano che doveva essere il nonno.
La ragazza sorride in un modo strano - è presto perché Teddy scopra la malizia - e tiene in braccio un fagotto che si muove piano e scalcia.
Teddy guarda meglio, e intravede un ciuffetto di capelli azzurri.
Capelli azzurri!
Il signore è più giovane di quello-dell’altra-foto, e ha dei segni scuri sotto gli occhi. Lo sguardo è mite e un po’ preoccupato, poi ci sono altre emozioni che Teddy non riesce a decifrare. Il mezzo sorriso che si stende sul viso dell’uomo, mentre si volta a guardare la ragazza e il minuscolo neonato, è dolce e amorevole, e questo Teddy può riconoscerlo.
Non sembra un lupo cattivo, no.
La parola ‘lupo’ lo costringe a voltarsi verso l’altro libro.
È comparso misteriosamente in mezzo ai suoi giochi, così come l’altro è scomparso.
Questo è piccolo, con la copertina imbottita che si schiaccia sotto i polpastrelli, lettere rosse tondeggianti come coccinelle in rilievo sul dorso e il disegno di una foresta ad acquerello. Quegli alberi slavati dicono ben poco, quindi Teddy trattiene il respiro e volta le pagine in fretta, fino alla pagina con quattro grandi insettini neri sotto l’ultima figura, la parola ‘fine’.
Eccola qui, non si è spostata di un millimetro.
Teddy passa il dito sui contorni della lupa sdraiata, del lupo in piedi che sorveglia la scena e del cucciolo addormentato accanto alla madre.
Questi non fanno paura, somigliano piuttosto a dei cagnolini, e il lupo maschio ha un’aria più fiera che feroce.
Teddy guarda i lupi, poi di nuovo la foto sul comò. Dal tappeto se ne vede soltanto uno spicchietto, non abbastanza per guardare la coppia col neonato.
Quindi la ragazza e il signore stanco sono i suoi genitori? Così ha detto la nonna quella volta.
Teddy non ha capito proprio tutto quello che lei gli ha spiegato, però. Lui conosce l’abbraccio caldo della nonna, l’affetto di zio Harry e di zia Ginny, la compagnia di Victoire, che è più piccola ma sa già benissimo il fatto suo. Non si è mai ancora veramente chiesto cosa voglia dire avere o meno dei genitori, o cosa voglia dire il fatto che uno dei due fosse un lupo.
Sono concetti troppo complicati e per adesso gli basta aver capito che il signore stanco non era una persona cattiva. Come il lupo nel libro nuovo…
… “Lupo!”
Ci vorrà ancora del tempo perché Teddy impari a leggere speditamente, ma nulla gli vieta di afferrare la matita mordicchiata nel pugno paffuto e di tracciare con estrema concentrazione le lettere che ha visto su entrambi i libri. Ora la famigliola di lupi è identificata da un singolare cartiglio.
Certo, la L pencola da ogni lato e la U sembra una V, ma Teddy è estasiato e corre in cucina col libro per mostrare alla nonna la sua incredibile scoperta.
*