SAFESLASHVia
una real person fanfiction sul Calcio di
perlinhaIT
Warning: Angst.
"Non era una novità, che le persone che più ama se ne andassero. Che lo abbandonassero."
DISCLAIMER
(EN) The author doesn't own real people depicted in this fanwork and no one makes money from this fanwork. None of what is depicted in this fanwork has happened or has to be considered true in any way; events and characters are fictional and in no way supposed to represent actual reality.
(IT) Questo fanwork non vuole offendere o essere lesivo nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità, e nessuno guadagna denaro a causa di questo fanwork. Niente di quanto è raffigurato in questo fanwork è accaduto o deve essere considerato vero in alcun modo; eventi e personaggi sono fittizi e non rappresentano in alcun modo la realtà.
Perché da me lo so si va soltanto via.
E quindi se ne va.
Non era una novità, che le persone che più ama se ne andassero. Che lo abbandonassero. Questa non era la prima né sarebbe stata l'ultima volta, ne era certo. Certi giorni, quando aveva troppi incubi per dormire una notte di fila, si rigirava nel letto e fissava sua moglie riposare placida, il suo respiro così profondo da fare rumore nella stanza nera e silenziosissima, pregando chiunque ci fosse lassù che non gli portasse via anche lei e le bambine. Gli rimanevano praticamente solo loro, oltre a quello sgangherato di Carra.
Era fondamentalmente scritto in qualche polveroso, sovrumano libro del destino a caratteri rossi e dorati, che Xabi se ne sarebbe andato. Non che nessuno si fosse accorto di quanto fosse scontento dell'ultima stagione. Ma nessuno gli aveva detto che si era pure stufato di lui. In realtà questo non era mai successo, e forse Stevie si era aggrappato un po' troppo forte a questa quasi-certezza, credendo come un dodicenne cretino che sarebbe bastato a tenerglielo vicino fino alla fine dei suoi giorni, come una specie di inesistente fede matrimoniale. Inesistente, appunto.
Il suo cuore di omone forte e duro, pur abituato a tante crepe in continua formazione, stavolta aveva cominciato a sgretolarsi sul serio.
Lo sai da me tu non puoi proprio andare via.
In realtà non era proprio la fine: dopotutto, Xabi non stava partendo per la guerra in uno sperduto continente irraggiungibile da altro piede umano. Dopotutto, tra di loro, come non era mai cominciato niente (ogni tanto gli piaceva crederci), non sarebbe finito niente.
Dopotutto, era tornato dopo pochi mesi, con quei suoi occhi color miele bruciato pieni di umidità, a bussare al suo portone pregando nel miracolo di trovarlo solo in casa. Era stato esaudito, e ora il suo divano stava assorbendo pian piano tutto l'imbarazzo che si ergeva come un muro d'acqua sporca tra di loro, asciugando sequenzialmente ognuno di quei terribili giorni di vuoto, portandoli ad avvicinarsi, un minuto per volta, sempre più lontani dalla lontananza che sarebbe tornata presto.