Titolo: Goodnight, Travel Well
Fandom: Letter Bee/Tegami Bachi
Personaggi/Pair: Zazie Winters, Lag Seeing; Zazie/Lag
Contaparole: 1280 (
fiumidiparole)
Introduzione: Zazie e Lag s'incontrano a una festa mentre sono sbronzi.
Warnings/Generi: Modern AU, ubriachezza, canon age difference, accenni a vomito
Note: Il titolo l’ho preso da una canzone dei The Killers. Storia scritta per il maribingo di @ maridichallenge e per l’AU Challenge che ho postato sul mio livejournal. I prompt erano, rispettivamente, “Qualcosa che cade, qualcosa che si rompe” e “meeting at a party whilst drunk au”. La seconda me l’ha chiesta la
rhoot scrivendomi che voleva fosse una Zazie/Lag. E allora eccola qui.
Zazie cerca sul serio di farsi spazio tra le bottiglie senza fare casino e soprattutto mantenendo una certa dignità, ma è difficile quando la testa gli gira come se fosse appena sceso da delle stramaledette montagne russe. Ogni movimento gli viene fuori a rallentatore. È quasi comico. E non ha neppure bevuto tanto. Deve fare i conti col fatto che, però, aver mischiato il mohito col prosecco, la birra e il rum non gli ha giovato granché.
Ammettere a se stesso di non aver ancora imparato a bere è umiliante, specie per l’età e il genere che porta. Connor sa reggere molto più di lui. Connor.
Zazie, concentrati, si dice, cercando di controllare il movimento dei propri piedi il più possibile. Con le mani si regge appoggiandosi al muro da una parte e al tavolo dall’altra. Il Monte Fato che sta cercando di aggirare è un modesto gruppetto di bottiglie vuote di birra che giace sconsolato vicino alla spazzatura sulla soglia della cucina. Da cui bisogna passare per arrivare in bagno. La persona che si è occupata di mettere lì i rifiuti della festa dev’essere un genio.
Si fa forza. Ispira. Espira. E poi d’accapo. Fa due passi in più, velocemente, praticamente buttandosi oltre quella montagna di Smaug, e tutto sembra essere andato a posto finché sente di aver urtato qualcosa con lo scarpone che calza il suo piede destro. Quella cosa rotola, fa una piroetta su se stessa e cade.
Prega silenziosamente tra sé e sé che non fosse una bottiglia con dentro ancora qualche liquido e tira avanti, procedendo per il corridoio della cucina col fare di un cowboy che lascia dietro di sé un villaggio in fiamme senza più guardarsi indietro. Non che non possa farlo, guardare cosa diavolo ha fatto cadere, ma il suo cervello in quei minuti ritiene che se proverà a girarsi il rischio vomito e la percentuale che non ce la farà più ad andare avanti e a raggiungere l’agognata meta - il bagno - aumenterà esponenzialmente, e chi è lui in fondo per contraddire tanto ragionevoli argomentazioni.
Così va avanti, appoggiandosi dove capita. Finché non arriva al corridoio del bagno, e quando prova ad aprire la porta della toilette la maniglia torna su con un click fastidioso, e qualcuno dall’interno urla un infastidito è occupato.
Il lato positivo è che una volta arrivato il suo turno potrà chiudersi a chiave, quello negativo è che dovrà aspettare. Zazie passa i successivi minuti appoggiato al muro, lottando contro la voglia di far scivolare il suo corpo giù e mettersi direttamente a sedere sul pavimento. Contempla una macchia sull’intonaco, situata proprio sopra a una brutta stampa di un quadro di Gauguin, per quelle che gli sembrano ore. Da lontano sente i rumori della festa che è ancora in corso dall’altra parte della casa, con gli urli e la musica che si confondono, creandogli dei dubbi su se la canzone che sta sentendo sia Uptown Funk o Timber.
È l’ultimo dell’anno. È l’ultimo dell’anno - ormai finito, e benvenuto duemilaesedici - e lui non si sente meno solo rispetto a tutti gli anni passati. Ha bevuto per noia, passando da una conversazione all’altra, sentendo e non sentendo quello che si dicevano gli amici di Bunny, mentre Connor passava il tempo al tavolo dei dolci e Sunny provava a farsi voler bene da un gruppetto che Zazie ha sempre visto da lontano al suo corso di Musicologia comparata.
Si stiracchia (o almeno tenta di farlo), cercando di fare il punto della sua situazione, per capire se l’ubriacatura si è minimamente stemperata e se magari l’aveva sopravvalutata ed è solo un po’ brillo. Ovviamente l’ubriacatura c’è ancora, fortunatamente la voglia di vomitare c’è un po’ di meno. Magari non dovrà farlo e domani mattina avrà un mal di testa incredibile e starà malissimo. O magari dovrebbe liberarsi lo stomaco, così da far andare via la sbronza più facilmente. Non ne ha per niente voglia.
Zazie si gratta una natica, continua a guardare intensamente la macchia sul muro davanti a sé. Poi lo sente. Il rumore di qualcosa che cade, qualcosa che - poi - si rompe. Un’imprecazione. E Zazie si volta verso l’altra parte del corridoio, anche se quel minimo movimento gli costa fatica e un leggero male alla testa. Qualcuno dev’essere inciampato sul monte delle bottiglie.
Il colpevole appare davanti a lui strascicando i piedi, ed è praticamente una figurina. Un albino?, pensa, notando i suoi capelli completamente bianchi. O è un albino o è un punk molto ma molto strano, perché un punk con il viso da bambina e dei vestiti da liceale non l’ha mai visto.
Il ragazzo si tiene una mano sulla testa, e solo quando se la toglie per vedere meglio dove sta andando lo nota.
«Oh» Dice, aprendo i suoi grandi occhi. «È qui il bagno?»
Zazie annuisce. Lo sconosciuto si accascia automaticamente sul pavimento, lasciandosi scivolare contro al muro, affianco a lui. Zazie sente l’impegno morale di dover fare lo stesso, perché quel ragazzino sembra essere messo molto peggio di lui.
«Devi vomitare?» gli chiede subito. Il ragazzo fa di no con la testa, il dubbio negli occhi. «Quanti anni hai?»
«Ne ho diciotto» gli risponde, e davvero, Zazie gliene avrebbe dati molti di meno. «Tu?»
«Venti. Mi chiamo Zazie» e si presentano. A quanto pare il nome del ragazzo è Lag, Lag Seeing, e mentre conversano amabilmente - si fa per dire, sono ubriachi entrambi e tutto ciò che riescono a fare è strascicare le parole, ma questo non gli fa sembrare Lag Seeing una persona meno carina - Zazie si sorprende a sperare che chiunque ci sia dentro il dannato bagno decida di non girare mai più quella chiave.
«Come mai sei qui?»
«Sono amico di Connor» risponde Lag, e Zazie fa in tempo a dire un anch’io, mentre abbozza un sorriso. «Ti ha mai raccontato di quella volta in cui ha bevuto troppo e si è messo a dormire in bagno?» E ride. Dal di fuori devono sembrare così ridicoli, due ragazzetti con le facce stravolte e le risate biascicate.
«E lui si era addormentato proprio contro la porta, quindi non riuscivamo più ad aprirla per farlo uscire» finisce il racconto Zazie. Era stata una serata divertente, quella.
«C’eri anche tu?» chiede a Lag.
«No, ero tornato al mio paese per le vacanze»
Passano i successivi minuti a ipotizzare che la persona che sta occupando il bagno si sia realmente addormentata anche lei contro la porta, come aveva fatto Connor anni prima. Ridacchiano fino a che la soglia del bagno non si apre sul serio, e ne esce una ragazza che ha l’espressione di chi ha deciso che nell’immediato futuro desidera solo un letto.
Il resto della serata Zazie lo trascorre cercando di convincere Lag che vomitare è la migliore soluzione per liberarsi dalla sbronza - che, come aveva immaginato, per lui è praticamente la prima. Gli tiene i capelli mentre si libera della sua cena e lo fa bere dal rubinetto fino a che non ne ha più bisogno, poi finiscono per continuare a parlare in quella stanzina piena di odori schifosi di tutto e nulla, lui seduto sul bordo della vasca e Lag sulla copertura del water. Si uniscono a loro anche Sunny e un suo compagno di corso, a un certo punto.
Zazie sa che quello è il risultato della rilassatezza e del torpore provocatogli dall’alcool, ma cerca di fregarsene altamente almeno fino a che la festa non finisce, e Lag deve tornarsene a casa in tutt’altra macchina e con tutt’altre persone che non sono lui e Connor.
Riesce a chiedergli il numero, prima di perderlo di vista. Lag gli lascia la sua sciarpa.