[HARRY POTTER - Alice Paciock / Frank Paciock, Fare l'amore al San Mungo e non ricordarlo.]
Warning: NC-17, Angst
Nebbia
Succedeva spesso - specialmente all'inizio, in quei mesi di esplosiva gioia che succedettero il Luglio del 1981 - che ai maghi del San Mungo venissero sussurrate, con un fragile filo di speranza, infinite paure, aspettative e domande sulle condizioni di Alice e Frank Paciock.
Il loro sguardo veniva allora oscurato da un velo di tristezza e la risposta era sempre la stessa, secca, definitiva, irreversibile: "Non sono in grado di intendere e capire alcunché", affermavano; "I loro corpi si muovono e loro mangiano, bevono, parlano, talvolta si scambiano un bacio o un abbraccio; ma non c'è alcun senso nelle loro parole. I loro sguardi sono vuoti. I signori Paciock non sono più le persone che furono; mi dispiace molto."
Tuttavia, c'era al San Mungo una ragazza, una Mezzosangue di buon cuore assunta da poco, che li contraddiceva tutti. "Il signor e la signora Paciock hanno dei momenti di lucidità", sosteneva, stringendo i pugni, negli occhi il fuoco della convinzione. "Sono solo pochi secondi... pochi minuti... ma io li ho visti", sussurrava. "Glielo giuro."
Eppure nessuno le credeva. Nessuno le credette mai.
"Alice. Mi ricordo Neville. Ricordo il suo nome, voglio dire. Solo il suo nome. Ricordo una cascata di riccioli neri, una donna che ride con una risata aspra. Ricordo cosa vuol dire stare tra le tue braccia. Ricordo che tra un istante lo scorderò di nuovo."
Frank le accarezzò una guancia con disperazione, lucido, forse, o forse solo a sprazzi. Alice, seduta al suo fianco, sorrideva con la serenità dei pazzi, e bisbigliava un'antica filastrocca.
"Amami." sussurrò Frank, baciandola come non aveva mai fatto - ma l'aveva poi fatto? Non lo ricordava. "Amami, perchè tra un minuto l'avrò dimenticato."
La strinse a sè, accarezzandole i capelli con una mano, sfiorandole i fianchi con l'altra, che, infilata sotto la sua maglia sottile, risaliva piano fino al seno. E tutto già si annebbiava. Le disse qualcosa all'orecchio e lei rise, ma poi scordarono entrambi quelle parole.
Lei lo guardò come fosse un gioco e si sfilò la maglietta, stringendo la mano di Frank sul suo seno e parlando di storie sconnesse. Lui tornò a baciarla, le baciò le labbra ed il collo ed i capezzoli e scese fino all'ombelico. Ma ormai era un gioco anche per lui - un gioco di risate ed antiche filastrocche, ed il resto era nebbia. Alice lo guardò con occhi spenti e, infilando le mani sotto la sua maglia, cominciò a disegnare forme astratte sulla sua schiena, avvicinandosi e baciandogli il petto, appoggiando per un istante la testa vicino al suo cuore. No, troppo a destra. Ma lei lo sentiva battere, lei credeva fosse lì. Il resto era nebbia.
Si sfilò la gonna e le mutande e si strinse ancor di più a Frank, per una ragione che solo lei comprendeva o forse per amore. Gli prese la mano e lasciò che lui le accarezzasse le cosce e che entrasse in lei con le dita e le provocasse brividi che non capiva.
Ed infine si spogliò anche lui e la baciò per un'ultima volta e la contemplò con sguardo vuoto mentre lo baciava a sua volta e gli mordeva piano la pelle; la udì ridere e recitare la sua filastrocca o forse non la udì mai davvero. Poi, in un istante fu dentro di lei e credette quasi di provare dolore, di provare piacere.
"Frank?" sussurrò Alice, sdraiata al suo fianco, nuda, le mani strette sulla sua schiena.
"Sì?"
Lo guardò confusa. "Per quale motivo non abbiamo alcun vestito addosso?"
Lui sorrise, come fosse ovvio. "Non lo so. Ma sai, credo c'entri Neville."
"Oh", disse lei, ed annuì convinta. "Ma chi è Neville?"
"Non me lo ricordo."