[Originale] Everybody seems so happy, have I possibly gone daffy?

Dec 03, 2010 00:01

Titolo: Everybody seems so happy, have I possibly gone daffy?
Fandom: Quelli del Liceo S (originale)
Personaggi: Marco Lucarelli, Achille Varri
Rating: Per tutti.
Beta: namidayume 
Genere: Generale, Commedia.
Avvisi: Nessuno.
Parole: 2596 (Word).
Disclaimer: Tutta la storia è mia xD il titolo viene da una canzone meglio specificata sotto
Note: Un GRAZIE a Namida, senza la quale questa storia non sarebbe più stata la stessa /o
- Il titolo è una citazione di “What’s this?” da The Nightmare Before Christmas, significa letteralmente “Ognuno sembra così felice, che io sia diventato matto?” mentre nella versione italianizzata è “Le strade sono piene di persone che sorridono felici, sono pazzi oppure amici?”.
- Questa storia ha partecipato al calendario dell'avvento di Fanworld nel 3 dicembre /o\


Difficilmente Achille ricordava molto di quelle noiose mattinate trascorse a scuola, scandite da una routine puntuale come la morte e sconvolte solo qualche volta da eventi eccezionali, degni di essere registrati per le generazioni a venire -come quando Guido, chiamato alla cattedra per un'interrogazione d'italiano, cominciò a declamare dei versi suoi per poi essere rimandato a posto con un due e i complimenti della professoressa.
Tra quegli episodi scolpiti nella sua memoria, aveva certamente un posto d'onore quella fredda mattinata in cui il professore presentò alla classe un nuovo alunno dai capelli rossi: un avvenimento che lo colpì, non tanto perché era raro che qualcuno cambiasse scuola al terzo anno di liceo, ma perché negli occhi aveva un'espressione alquanto incazzata che mal s'addiceva a quel giorno.
Nevicò molto, quel 3 dicembre.

Everybody seems so happy, have I possibly gone daffy?

Marco sbuffò, stringendo ancor di più le mani immerse nelle tasche del giubbotto, cercando di scaldarsele un po' di più: anche se la neve caduta qualche settimana prima s'era sciolta, il freddo continuava ad imperversare padrone anche alla Vigilia di Natale.
Mentre camminava lungo la via semi-deserta, il ragazzo si rimproverò interiormente per la fretta con cui era uscito qualche ora prima, scordandosi i guanti, troppo ansioso di uscire di casa alla ricerca di un po' d'aria fresca. E di qualche bel fumetto da auto-regalarsi, ovvio.
Gli venne spontaneo lanciare uno sguardo soddisfatto alla busta piena della sua fumetteria di fiducia, che non l'aveva deluso nemmeno in quell'improbabile data, offrendogli la possibilità di comprare vari arretrati delle sue serie preferite che finalmente sarebbero state complete -certo, era rimasto senza più nemmeno un soldo, ma ne valeva la pena.
Già gustandosi la lettura imminente, Marco salì gli scalini del portone cercando le chiavi...
-...Eh?-
...una ricerca leggermente lunga...
- No, non può essere!-
...magari più del previsto...
- Non posso essere stato così idiota!-
...e destinata a fallire.

Il ragazzo s'afflosciò sui gradini di casa, tentato dal darsi ripetute testate al muro per auto-punirsi per la sua stupidità: tra tutte le cose che avrebbe potuto scordare, le chiavi erano veramente le ultime da dimenticare.
Ormai i suoi genitori erano sicuramente arrivati a Paesello Sperduto, dove si sarebbe radunata per festeggiare la Vigilia tutta la famiglia Lucarelli -tutta tranne lui.
Già da molto tempo Marco aveva annunciato che non aveva nessuna intenzione di vomitare anche quell'anno dalle due alle quattro volte tra andata e ritorno attraverso tortuose strade di montagna come aveva dovuto fare le Vigilie precedenti; però stavolta era abbastanza grande da rimanere da solo per una nottata -aveva 16 anni, diamine!
Inoltre, sapeva per esperienza personale che in questo tipo di eventi i genitori non sentivano né controllavano il cellulare, quindi era pressoché inutile tentare di contattarli.
Conclusione: era solo, fuori casa, senza un soldo e impossibilitato a raggiungere qualsiasi dei suoi familiari.
-...Allegria.-
Abbassò la testa, che cominciava a dolergli per il freddo, cercando di trovare un qualche modo per non passare la notte di Natale digiuno e al freddo, ma sospirò, pensando che era inu-
La sua riflessione condita abbondantemente di rassegnazione fu interrotta da una busta appoggiata malamente sulla sua testa.
- Sei rimasto fuori casa eh?-
Con uno scatto rapido Marco alzò lo sguardo, pronto a riversare la sua ira sullo sconosciuto, ma rimase spiazzato dal trovarsi davanti un sorriso gentile che già conosceva.
-...Varri?-
- Già.-
- E tu cosa ci fai qui?-
Achille alzò la busta con cui l’aveva colpito poco prima, piena di pacchetti.
- Stavo portando i regali a casa di mia nonna, dove facciamo la cena, e poi ti ho visto lì seduto a prendere freddo sugli scalini e me ne sono chiesto il perché.-
Marco lo scrutò, leggermente sospettoso: non amava molto che qualcuno si facesse gli affari suoi, ma Achille non sembrava un ficcanaso di professione e quindi si degnò di rispondergli abbassando leggermente lo sguardo.
- Ho dimenticato le chiavi dentro casa, i miei stanno fuori città e non sentono il cellulare.-
- Però, bel concentrato di sfiga.-
Al ragazzo cominciò a scattare leggermente il sopracciglio, indice di nervosismo crescente.
- A questo punto, vuoi venire da noi?-
Marco alzò il viso, guardando con gli occhi aperti per la sorpresa l’altro, ancora intento a sorridere gentilmente.
-...Cosa?-
- Beh, non mi sembra un granché trascorrere la nottata al freddo e al gelo e non posso certo lasciarti qui la notte di Natale -la coscienza mi rincorrerebbe per sempre- quindi potresti venire con me da mia nonna almeno per la cena, aspettando che i tuoi tornino.-

Marco rimase in silenzio, semi-boccheggiando a bocca aperta, spiazzato dalla proposta e incapace di dare una risposta adeguata.
Dopo qualche secondo, levando gli occhi al cielo, Achille lo afferrò per la manica e cominciò a trascinarlo per la strada, camminando con forza.
- Ehi, lasciami!-
- Non ci penso nemmeno, ora tu vieni con me.-
- Ma non voglio!-
- Non posso certo lasciarti lì da solo, ho i sensi di colpa facili, io.-
- Ma non posso arrivare all’improvviso, ad un cena dove di solito i posti sono contati, e dire “Salve, mangio anche io qui!”.-
- Nonna ha preparato anche per mio zio che però non è riuscito a tornare oggi in città, quindi il posto c’è.-
Marco sospirò sconsolato.
- Qualsiasi scusa troverò me la smonterai, vero?-
- Con somma soddisfazione.-
- Non ti facevo così sadico Varri.-
- Se è per una buona causa...-
L’altro non poté che ridere, contagiando anche Achille, che lasciò la presa e si mise al suo fianco.
- Giusto per chiaccherare, per chi sono quei pacchetti?-
- Per Sara, Chiara, Amanda, Martina, Diana ed Edoardo, i miei genitori hanno portato quelli per gli altri cugini.-
- Ah. Tutti questi regali solo per i cugini? -
- Mia madre ha tipo cinque fratelli e due sorelle e tutti hanno abbondantemente figliolato, tranne lo zio sperduto che lavora una settimana a Roma e quella dopo all’estero.-
- Famigliola piccola, eh?-
Achille alzò le spalle sorridendo, mentre entrava in un androne e citofonava.

Salendo le scale, Marco non poté fare a meno di sentirsi leggermente nervoso: per quanto fosse stato educato all’etichetta, il “Come comportarsi con l’infinita famiglia cui scrocchi la cena di Natale a causa di un ficcanaso che sospetti abbia una paresi facciale considerando quanto sorride” era una situazione talmente assurda da sfuggire a qualsiasi regola.
Cercò di eliminare quei pensieri scuotendo la testa, tentando di recuperare un minimo della sua sana e solita espressione indifferente; una volta arrivati, Achille disse:
- Forse è meglio se ti fai indietro.-
Marco sbattè le palpebre un paio di volte.
- Ho capito bene cosa hai appena detto?-
- Fidati, è per la tua incolumità.-
Perplesso, il ragazzo fece un paio di passi verso il corridoio, lasciando Achille a bussare deglutendo; subito dopo, un inquietante rumore di passi veloci si sentì dietro la porta, che una volta aperta lasciò due gemelle libere di saltare addosso al povero Varri, il cui equilibrio rimase seriamente compromesso.
- Achi, sei qui finalmente!-
- Ci hai messo un sacco di tempo, gli zii sono qui da un’eternitààà�€�-
- Su bambine, calmatevi un momento, che spaventate il mio amico...-
Le due si voltarono contemponeareamente verso Marco, cominciando a scrutarlo ad occhi socchiusi- cosa che gli fece venire i brividi, ma le salutò comunque con gentilezza.
Le due pesti (sì, come soprannome era davvero azzeccato, si disse il ragazzo) si rigirarono di nuovo verso il cugino senza calcolare minimamente lo sconosciuto, per dirgli con aria seria:
- Devi subito dirlo alla nonna.-
- Lo posso fare solo se ci lasciate entrare, no?-
Detto ciò, le due si staccarono per trascinarlo dentro e Marco li seguì, più perplesso di prima; una volta nell’ingresso una delle due lo bloccò piazzandosi davanti a lui, mentre l’altra trascinava Achille in un corridoio.
- Tu non ti muovere da qui, capito?-
Il sopracciglio di Marco cominciò a scattare, mentre diceva con tono leggermente irritato:
- Senti piccoletta, passi lo sguardo inquietante, passi l'ignorarmi, ma il lasciarmi alla porta come se fossi un venditore ambulante non lo accetto da una bambina di nemmeno undici anni.-
- Beh, cosa ne so io di te? Potresti benissimo essere una cattiva persona!-
-... Hai così poca stima di tuo cugino?-
- Semplicemente è troppo buono, quindi potresti averlo imbrogliato per avere una cena gratis.-
Marco s'abbassò per guardarla negli occhi.
- Senti piccoletta, io non volevo nemmeno venire qui, sono stato costretto dal tuo generoso e compassionevole cugino; quindi, se devo rimanere, preferirei evitare di subire le maniere di due bambine che non sanno dov’è di casa la buona educazione. E comunque, sono un suo compagno di classe, quindi sta tranquilla.-
Una volta raddrizzatosi, la bambina lo scrutò di nuovo per qualche secondo.
- Che c'è?-
- Tu non mi piaci.-
- Il sentimento è ricambiato.-
- Però forse sei una brava persona.-
- Ah, bene, ne sono rinfrancato.-

Gli occhi della bambina saettarono verso la busta colorata di Marco.
- Cosa c’è lì dentro?-
- Niente per piccolette come te.-
- Dai, fai vedere!-
- No.-
- Daiiiiii.-
- No.-
- Per piacereeee.-
- No.-
- Voglio vedere!-
- Mi tormenterai all'infinito se non ti faccio vedere, vero?-
- Già.-
-... Si vede che sei cugina di Varri.-
Con un sospiro, tolse dalla busta un paio di manga, qualche comics e un grosso volume -sempre americano- dalla copertina cartonata particolarmente morbida, che affascinò la bambina.
- Cos'è questo?-
Il ragazzo abbandonò l'espressione seccata, mostrando un sorriso leggero e soddisfatto.
- Questo è Kingdom Come, a mio parere una delle migliori storie a fumetti mai scritte.-
La bambina l'osservò un altro po', per poi sganciare la bomba.
- Ma non manca Spiderman?-
Si poté quasi sentire il sorriso del ragazzo frantumarsi.
- ...Scusa, come hai detto?-
- Qui non manca Spiderman?-
- Guarda bene piccoletta, qui davanti c’è Superman, dietro Wonder Woman e Batman, sicura che qui ci debba stare Spiderman?-
- Mmm...forse no...-
Il cuore di Marco si riempì di speranza...
- ...ci vanno i Fantastici Quattro!-
...ma anche no.
Marco inspirò con forza.
- No, per niente, ora ti spiego. I Fantastici Quattro, Spiderman e Iron Man sono della Marvel, M-A-R-V-E-L. Invece Superman, Batman e Wonder Woman sono della Dc, D-C. La Marvel e la Dc sono due mondi diversi tra loro, anzi, incompatibili, sono due case editrici in eterna competizione, sono come...come spiegarti? Ecco, tu conosci le Winx?-
- Un pochino.-
- E le Witch?-
- Anche.-
- Bene: prima, è come se avessi detto che le Winx e le Witch stanno nello stesso cartone! Capito il concetto?-
La bambina non fece in tempo a rispondere, poiché la conversazione fu interrotta da una sonora risata; i due si voltarono, trovando un Achille che rideva così tanto da dover tenersi la pancia.
- E tu da quanto tempo stai lì Varri?-
- Abbastanza da aver potuto sentire la discussione. Non sapevo fossi un appassionato di fumetti!-
Marco non poté fare altro che distogliere lo sguardo, bofonchiando qualcosa con aria leggermente imbarazzata.
- Beh ragazzi, credo sia ora di andare a tavola. Su andate, altrimenti s’arrabbia la nonna!-

Tre ore dopo

I due ragazzi entrarono barcollando nel salottino, per poi gettarsi sul divano come se fosse un letto, dopo essere fuggiti a pancia piena dalla tavolata della stanza da pranzo.
- Credo di aver capito ora da chi hai preso la vena sadica.-
- Ah sì? E da chi?-
- Da tua nonna: è da sadici dare così tanta roba da mangiare! Non so se sarò in grado di alzarmi di nuovo entro domattina.-
Achille sorrise per poi guardare di sottecchi l’altro divertito.
- Non mi sembra ti sia tanto lamentato quando ti sei scofanato i tortellini.-
- Già, così non ho potuto mangiare altre cose! Ecco un’altra dimostrazione del sadismo Varri: rendere impossibile mangiare tutte le portate, così uno si ritrova a dire “Ah, se mi fossi lasciato un posticino!”.-
- Oh suvvia, nonna Luisa non lo fa certo con quest’intenzione.-
- Peggio allora: vuol dire che il sadismo è inconscio.-
L’altro scoppiò a ridere.
- Vuoi per caso dire che in famiglia siamo tutti sadici?-
- Non tutti, solo te e le gemelle -Amanda e Martina, giusto?-
- No, le piccole sono Chiara e Diana. Amanda è quella che si sposa tra tre mesi e fa la guida turistica, e Martina è la cugina alternativa che vuole diventare regista.-
-... Non so come tu faccia a ricordarli tutti.-
- Questione di allenamento, fidati.-
- In ogni modo, è impressionante la quantità di gente stramba che hai in famiglia.-
Achille sbatté le palpebre.
- Come prego?-
- Insomma, tra i tuoi cugini di gente normale hai solo Amanda! Dopodichè ci sono un’aspirante regista, un genio che sembra venire da un’altro pianeta, un’appassionata dell’occulto, due gemelle inquietanti, un altro piccoletto convinto di essere un ninja e poi...chi ho dimenticato?-
- Sara.-
- Giusto, quella che si veste come se fosse nell’800.-
- Insomma, vuoi dire che mi manca solo l’esperto di fumetti?-
- ... Stai cercando di dirmi che sono strambo?-
Marco fece quella domanda con un’espressione abbastanza seria, e Achille rispose guardandolo in faccia.
- L’hai detto tu, non io. Penso che a questo mondo ognuno sia diverso dagli altri e che questo sia una cosa bella e necessaria, e che cercare di reprimere le proprie peculiarità sia, più che sciocco, molto doloroso.-
A quella frase, detta col sorriso e senza malizia, Marco si voltò dall’altra parte senza farsi guardare in faccia.
- Sai, in classe si spettegola un po’ su di te. Dicono che vieni da una scuola privata costosa e rinomata, e si scervellano sul perché tu l’abbia lasciata così all’improvviso, nel mezzo del liceo.-
- E tu cosa ne pensi?-
- Che palesemente non sono fatti che riguardano me o i nostri compagni.-
- Però vorresti saperlo, vero?-
- ... Solo se me lo vuoi dire.-
Marco sospirò, lo sguardo perso nel fissare il soffitto.
- Semplicemente, quel tipo di scuola era un ambiente in cui non mi trovavo a mio agio e me ne sono andato. Era faticoso essere l’unico a pensarla in maniera diversa dagli altri, ad essere in maniera diversa dagli altri.-
Achile rimase in silenzio, mentre l’ombra di un sorriso cominciava a spuntare sul viso dell’altro.
- Cenare qui è stata un’esperienza... interessante: non sono abituato a trovarmi con così tanta gente fuori dal comune.-
- Quindi... ti sei divertito?-
Marco accennò un pugno sulla spalla di Achille.
- Non ti montare troppo la testa, Varri.-
I due scoppiarono a ridere con così tanta forza da catturare l’attenzione di qualcuno che stava fuori dalla stanza, che cominciò ad avvicinarsi alla porta di soppiatto per poi gettarsi velocemente dentro e...
- Tecnica segreta del solletico!-
Achille fu attaccato dal cugino mini-ninja, con cui cominciò una lotta a colpi di solletico sotto le ascelle e sul collo; Marco li osservava, sorridendo, pensando che probabilmente gli sarebbe servito molto tempo per capire quello che passava per la testa di quello strano ragazzo dal sorriso facile.
Le sue riflessioni furono interrotte dalla vibrazione del cellulare: una volta stabilita la connessione, mancò poco al dover allontanare il telefono dall’orecchio per il volume.
- Marco! Tesoro mio, stai bene vero? Non ti hanno rapito o cose simili?-
- Mamma, sto bene, tranquilla.-
- Non hai idea di quanto ci siamo preoccupati quando abbiamo chiamato a casa e non hai risposto! Adesso dove sei?-
- Ho scordato le chiavi dentro e adesso...-
Guardò il mini-ninja soccombere contro la notevole esperienza di un Achille sogghignante e sorrise.
- ...adesso sto a casa di un amico.-

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