Il fallimento non era un'opzione che Sando fosse disposta ad accettare una seconda volta.
Vivere anni e anni - così tanti che ne aveva perso il conto già da molto tempo, e non le importava granché - a custodire, in solitudine, la tomba dell'uomo che era stata chiamata a proteggere, e che si era vista morire sotto gli occhi a causa di un errore per cui si rimproverava ancora, le aveva permesso di affinare l'arte della scherma con la claymore combattendo contro nemici partoriti dalla sua stessa immaginazione.
Così vermiglio-
Troppo.
Davvero quei fragili manichini fatti di carne e ossa contenevano così tanto sangue?
Aveva imparato a sue spese che se non maneggiava con cura chi le stava attorno gli avrebbe fatto male, o l'avrebbe ucciso: come quando un bambino rompe il suo giocattolo preferito scagliandolo un'ultima volta contro il pavimento.
In origine era un'essenza informe, vuota e priva di scopo, che fluttuava in un non-luogo che non apparteneva a nessuna dimensione.
Perciò si era allenata a comportarsi come un vero essere umano - il segreto della sua vera origine era noto solo a pochi - e divorava con gli occhi, quasi con curiosità intellettuale, qualunque cosa attirasse il suo nascente interesse.
Non aveva però dimenticato il suo compito, e si addestrava in varie discipline, fino a scoprire - con una certa sorpresa - la sua preferenza per l'uso di un'arma così inutilmente grande ed ingombrante come la claymore.
Aveva occhi per vedere. Aveva orecchie per ascoltare.
Ma aveva un cuore per sentire?
Il peso della spada nella mano in un certo senso la confortava, la faceva sentire reale.
Certe volte perdeva il contatto con la realtà e lottava disperatamente, dentro e fuori, per ripristinare quel tenue legame che la ancorava lì.
Davvero la sua esistenza in quel mondo era così fragile da necessitare continue conferme?
Aveva infine afferrato l'elemento chiave, e si meravigliò di non averlo capito subito. Il suo compito, il suo scopo - essere l'ombra dell'imperatore - era ciò che dava un senso alla sua esistenza, ciò che l'aveva resa quello che era - qualcosa di più solido di un guscio vuoto e più vero di un manichino senz'anima, che danzava nelle mani di un invisibile burattinaio, incurante di cosa manovrasse i suoi fili.
Allo stesso modo giunse alla conclusione che gli esseri umani non erano bambole, che una volta rotte venivano nascoste sottoterra perché non c'era più nessuno a muoverle. Non erano solo carne e sangue, e vivendo a stretto contatto con loro capì che anche lei stava formando un embrione di personalità.
Non poteva più non avere pensieri né desideri.
E quando desiderò di tornare allo stato primitivo della sua non-esistenza non ci fu nessuno a prestarle orecchio, mentre i suoi occhi fissavano le orbite vuote dell'uomo in armatura rossa che aveva ucciso il suo Dio...