Un nonsense, nato così, pensando ai lupi ma non so nemmeno che cosa c'entrino
Mi abbandono sul letto, il respiro corto, il petto che si abbassa e alza ritmicamente, il sudore che lentamente si ghiaccia sulla pelle calda, bollente... afferro un lembo di lenzuolo e, svogliatamente, mi copro mentre tu, accanto a me, ti giri di lato, accoccolato, in posizione fetale, come a proteggerti. E fa male sentirti così distante, dopo, sapere che anche dopo quanto abbiamo condiviso, per te rimango un estraneo o poco più. Ogni volta è come se ribadissi che posso avere il tuo corpo ma niente di più, il tuo cuore, il tuo animo non saranno mai miei. Lei è ancora tra noi, in ogni gesto, in ogni ansito. Chiudi sempre gli occhi durante l'orgasmo e serri le labbra, perché nessun gemito appaghi il mio ego e so che è a lei che pensi.. ancora... mi volto appena, allungo una mano per sfiorarti ma la lascio ricadere: ora vuoi solo essere lasciato in pace e io non posso raggiungerti lì. Se me ne andassi, scoppieresti a piangere? Mi malediresti? O ti limitersti a lavarti via il mio odore di dosso, con un colpo di spugna? Così mi alzo, nudo, incurante, tanto non mi guarderesti comunque, e mi verso da bere. Affacciato alla finestra, osservo le luci della città, ne ascolto i rumori, le voci, ne assaporo i profumi ma è il tuo l'unico che voglio e che vorrei. Su di me... aspiro il fumo lentamente e poco dopo sento i tuoi passi leggeri nella stanza accanto, lo scrosciare dell'acqua e sorrido mesto. Mi blocchi il polso e prendi la sigaretta: <> è tutto quello che mi sai dire, mentre racatti la giacca ed esci da casa mia. Un'ombra, fievole e il tuo profumo che ancora rimane qui, a tenere compagnia ai miei incubi.