Beh, perché questo? Per colpa dell’ora. Perché è il compleanno di Sergio. Perché un Sernando fa sempre piacere. Perché… Oh, non c’è un perché. Perché sì. Perché mi andava. Perché ciao.
Titolo: Attimi e secoli, Lacrime e brividi.
Paring: Fernado Torres/Sergio Ramos
Prompt:"Ma hai le lentiggini ovunque? Ma proprio ovunque ovunque?"
Rating: Rosso.
“Dio solo sa quanto ami queste tue lentiggini” disse Sergio baciando ad una ad una quelle che ricoprivano il naso di Fernando.
“Dai Sese, smettila.” Lo rimproverò Nando scacciandolo con la mano.
“Oh quanto sei un cagacazzo. Conta che ci vediamo una volta ogni morte di papa aggiungici che Juan ci prova spudoratamente e a differenza mia ti vede perennemente nudo -aggiunse un inciso cambiando leggermente tono-, per la cronaca freno la mia immaginazione dal pensare che cosa voi possiate fare in uno dei possibili momenti di intimità in quei cazzo di spogliatoi, e tira tu le tue somme.” Fece l’offeso il moro.
Fernando distolse lo sguardo dalla partita che stava cercando di guardare provando a resistere alle ripetute allusioni che riecheggiavano come le trame di mille film porno e ruotando gli occhi si concentrò sull’amico. Sergio aveva assunto la tipica espressione che utilizzava per addolcirlo: sguardo basso, braccia incrociate e labbro inferiore all’infuori. Un bambino un po’ troppo cresciuto.
“Oh andiamo Se, sei impossibile.” Eppure, accompagnò il rimproverò con un morso leggero a quel labbro sporgente. Un morso che venne seguito da un bacio e da un altro.
“Sei impossibile e mi fai dannare. Quando sto con te non ho un attimo di riposo. Sei perennemente eccitato. Guardati!” aggiunse succhiandogli il lobo destro e poggiando la mano sul rigonfiamento dei pantaloni.
“Cosa ci posso fare se mi fai questo effetto?” gli chiese retorico Sergio adagiandosi sul compagno, sentendo le loro erezioni sovrapporsi, aumentare, farsi prepotenti.
“Beh, niente. Poi -aggiunse ammiccando- adoro farti ancora questo effetto.” Ribatté Fernando muovendo le anche ad aumentare lo stato d’eccitazione di entrambi.
“Mmh, questa è la volta buona che ti sequestro ed a Londra non ti faccio tornare!” mormorò il madrileno ormai confuso, biascicante, servo del tasso di testosterone. Slacciò i pantaloni del biondo e li sfilò senza fretta, gustandosi ogni attimo, assaporando il piacere dell’attesa. Si chinò sui boxer aderenti e tracciò con la lingua linee immaginarie. La saliva si sparse sul tessuto bianco, bagnandolo, rendendolo in alcuni punti semitrasparente. Fernando fremeva, stringeva i pugni sperando che quell’agonia s’interrompesse e il compagno lo facesse scoppiare al più presto in un soffio di piacere.
Ma Sergio, mentre stava per sfilare le mutande, gli sorrise beffardo.
“Che c’è?” domandò Fernando interdetto.
“Sai a cosa non ho mai fatto caso?!”
“Sese, seriamente, non mi sembra il momento di parlare.” Tagliò corto.
“Al fatto se avessi o meno lentiggini ovunque.”
“Sergio, davvero. Non lo so e in realtà ora come ora nemmeno mi interessa.”
“Beh, in viso le hai, sulle spalle pure, sul petto alcune, sulle braccia in estate. Ma… -abbassò lo sguardo sul bacino dell’amico- qua in mezzo? Le hai anche qua?!”
Fernando sembrava allibito da tale domanda. “Non, non, -degluì- non ci ho mai fatto caso. Cioè, non è mai stato un problema tanto grande da attanagliarmi la vita. Se, non è importante. Ti prego, smettila di parlare e finiamo quello che abbiamo cominciato.”
Alchè Sergio si riposizionò sull’amico e cominciò a sfiorargli il capezzolo con le labbra, baci brevi e veloci, baci fuggitivi, nascosti, di quelli che ci si scambiavano in spiaggia da piccoli di nascosti dai genitori. Quell’amore si poteva intuire ma nessuno sapeva della sua vera esistenza. Sernando? Leggenda metropolitana, pettegolezzo malefico, gossip succulento, sogno di molte ragazzine. Eppure il Sernando in quel momento si stava consumando ed ad ogni scatto di lingua, ad ogni dito intrecciato, ad ogni gemito sommesso diventava più forte.
Fernando piegò le gambe e l’amante riuscì a sfilargli i boxer, con un gesto unico, potere dell’abitudine. Col dito passò l’intera lunghezza del membro e chinandosi leggermente per prenderlo in bocca ansimò “Facciamo che controllerò le lentiggini un’altra volta. Giusto per avere un altro pretesto per possederti.”
Il biondo annuì solamente confuso e stordito dalle troppe sensazioni che provava in quel momento.
Accompagnò con l’anca il movimento della bocca di Sergio fino a quando il piacere non raggiunse il culmine e gemette un suono incomprensibile chiudendo gli occhi.
Sergio si svegliò madido di sudore. Si posizionò seduto sul letto poggiando la schiena contro la lettiera e fece un respiro profondo. Non aveva il coraggio di controllare chi occupasse il lato destro del letto. Se quello era stato solo un sogno non voleva che la realtà avesse la meglio, non voleva che il ricordo del fisico sudato di Fernando si volatilizzasse, come non voleva che si smaterializzasse il pensiero del retrogusto particolare che gli aveva lasciato in bocca.
Portò la testa indietro, lasciando che la nuca entrasse a contatto con la frescura del muro. Dopo qualche istante allungò la mano sulle lenzuola vicine e passò le dita su tutte le grinze che questo formava sul corpo addormentato. Sentii i fianchi sinuosi, i glutei sodi, la schiena dritta, i capelli lunghi.
“Amore, che hai?” mugugnò la voce femminile.
“Niente, torna a dormire” la rassicurò Sergio.
Pilar non era Fernando. Pilar non era Fernando. Si chiese per quale assurdo motivo era finito con lei, non aveva nemmeno una stupida lentiggine.