Are u fucking kidding me? My name is Marco not Mario.

Sep 16, 2013 22:18

Titolo: Are u fucking kidding me? My name is Marco not Mario.
Paring: Marco Reus/Mario Gotze
Prompt: "Marco é così logorroico da rincoglionire il tatuatore e ritrovarsi un Mario indelebile sul braccio"

“Ma allora sei proprio idiota!”
“Eh scusa…mi dispiace così…”
“No, senti, stai zitto, penso che tu l’abbia già fatta abbastanza grossa. Non voglio più sentire la tua voce.” Stava steso sul lettino con la testa appena appena sollevata a guardarsi il braccio ancora arrossato, incredulo. Riappoggiava la testa per qualche secondo sul lettino e poi si rialzava a guardare quella cosa che ora occupava l’intero avambraccio. Cielo, fosse stato almeno discreto, avesse avuto un font più fine, se lo fosse fatto su una chiappa. E invece no. Quell’orrendo tatuaggio era abominevolmente grande, in grassetto, nel punto più visibile del corpo e stava là, dannatamente sbagliato.
“Cioè andiamo, dimmi che è uno scherzo. Non puoi aver sbagliato seriamente. Cioè, lo sai che non posso rimuoverlo? Lo sai? Lo sai che dovrò andare in giro per tutta la vita con questo nome sul braccio? E nemmeno se cominciassi a farmi lampade da ora all’anno di mai riuscirei a diventare abbastanza scuro da renderlo non dico invisibile ma almeno meno visibile. L’unica soluzione rimane amputarmi il braccio o grattugiarlo. Esiste una grattugia così grande? Potrei prima grattugiare la pelle e poi amputare il braccio in modo che non rimangano tracce. In fondo sono un calciatore, a cosa mi serve un braccio? Ad ammazzarmi di seghe effettivamente. E anche questo ha un senso. Solo che ora tutte le volte che me ne farò una leggerò Mario e dai, andiamo.” Aveva pure smesso di parlare con il tatuatore. Era un flusso di coscienza, era una riflessione a voce alta, era uno sfogo, incredulità.
“Mi avevano detto che non era una buona idea tatuarsi il proprio nome. Me lo avevano detto. “Che sei coglione? Hai paura di dimenticarti il tuo nome?” Eh, ora se farò un incidente il mio nome potrò anche dimenticarlo, il problema sta nel fatto che il suo mica lo dimentico. Come se fosse stato possibile. Che poi ora come faccio ad andare ad allenarmi? Dovrò vivere con le magliette a manica lunga in modo che coprano il nome, dovrò farmi la doccia per sempre a casa che se quegli stronzi scoprono che mi sono tatuato il nome di Mario sul braccio nessuno li convincerà del fatto che in realtà è stato un equivoco. -finalmente smise con le sue riflessioni ad alta voce- Hey tu, mi devi minimo un documento scritto e firmato nel quale dichiari che questo tatuaggio non è stato voluto dal sottoscritto ma che è stato solo un tuo errore. Anzi, già che ci sei tatuamelo sulla chiappa. Visto che sei un campione nello sbagliare tuatuaggi.”
“Davvero?”
“Ma allora sei ritardato? Ma allora non la fai apposta, sei proprio tu che hai un quoziente intellettivo così basso da non riuscire a tenere un cucchiaio pieno di minestra in mano senza rovesciarti il contenuto sul pene. Ti pare che io possa volere una cosa simile?”
“Hey, adesso, mettiamo le cose in chiaro, se soltanto tu parlassi meno di questo Mario magari forse non ci sarebbero equivoci. Mario di qua, Mario di là. Ne parli così tanto che quasi non capisco dove sia il problema nell’averlo tatuato addosso!”
“Non capisci dove sia il problema? No gente, ditemi che qua c’è una telecamera nascosta, ho vinto i miei sessanta euro per questo disaster date? -intanto si guardava intorno fermamente convinto che da qualche parte ci dovesse essere il regista della puntata- Qualcuno mi dica che è una Candid Camera -e dimenava la testa almeno speranzoso di veder spuntare un qualche attore-. Tu, tu non ti rendi conto della gravità della cosa. Io ho sul braccio il nome di un ragazzo, capisci? E quel ragazzo non è né mio padre, né mio fratello, né mio cugino, né il fidanzato di mia madre, né il moroso di mio padre. E quel nome non dovrebbe sicuramente stare dov’è. Non puoi nemmeno lontanamente immaginare cosa mi diranno i miei compagni. Oh tu non puoi. Oddio, già ce li vedo. Non vivrò più, sarà uno sfottò unico. Kevin non mi parlerà più in preda ad uno dei suoi attacchi di gelosia inspiegabili. Kuba e Lewi mi devasteranno con battutine a doppio senso. Mats s’impunterà per voler essere il testimone d’onore ad un immaginario matrimonio che nessuno prevede e il Mister minimo prima di schierarmi in una partita contro il Bayern mi farà una ramanzina sul fatto che va bene l’amore, va bene tutto ma ai bavaresi il culo si fa a stelle e strisce (ma che se a fine partita sarò io a volerlo prendere nel culo nessuno dice niente).”
Non riuscì ad aggiungere nessun insulto al tatuatore, non riuscì nemmeno ad avvertirlo di una probabile e sicuramente meritata denuncia per negligenza, inettitudine, stupidità -sempre che una persona potesse essere incarcerata perché normodotata-. Semplicemente si alzò dal lettino e si trascinò fuori dal negozio. Lui, la giacca e il nome di Mario sul braccio.

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