Titolo: The Empty Room - La stanza vuota
Autore:
germanjjGenere: RPS, Angst (tanto, tantissimo angst), Drama, hurt/comfort
Pairing e personaggi: Jensen/Jared (J2), Chad M. Murray, Sandra McCoy, Michael Rosenbaum, Tom Welling, Christian Kane, Steve Carlson in questo capitolo.
Rating: NC17
Warning: slash, bottom!Jared
precedente ~ Canto di cose che devono essere ~
- capitolo uno -
Jared non riusciva a respirare.
Stava provando, inspirando profondamente e veloce, ma l’aria non sembrava raggiungere i suoi polmoni. Il suo cuore batteva così forte, minacciando di esplodergli fuori dal petto. Il rumore del sangue che scorreva gli pulsava nelle orecchie, assordandolo, annegandolo.
Vedeva puntini luminosi davanti agli occhi, il ronzio nelle sue orecchie diventava più forte ogni secondo.
Il suo collo diventò tiepido, poi caldo, bollente, e poteva vedere le sue mani tremare, non riusciva a sentire niente, ma poteva vederle; tremavano così forte quando cercò di raggiungere le mani distese di Steve.
Il suo corpo gli stava urlando, urlando che avrebbe dovuto sedersi. Il terreno lo tirò giù e lui provò. Provò a sedersi, ma era solo sulle ginocchia quando la sua visuale si oscurò e tutto si fermò.
Nessun sogno. Solo nero, freddo niente mi circonda.
Quando Jared si svegliò, lo scenario era diverso. Non era più fuori, ma mezzo seduto, mezzo sdraiato su un divano in una piccola stanza che appariva come una stanza degli ospiti con le tende floreali e cuscini sul divano.
E cinque paia di occhi lo stavano guardando con un misto di preoccupazione e aspettativa.
«Tu sei…ommioddio, tu sei…»
«Whoa, stai calmo, amico.» Christian Kane corse da lui, pronto a prendere Jared che minacciava di cadere dal divano quando cercò di tirarsi su.
«È tutto okay.» Jared trovò il suo equilibrio e si mise in posizione eretta.
«Stai bene?» chiese Chad, con questo tono che Jared non riusciva a decidere se fosse più rabbia o preoccupazione. Jared annuì, sospirando, lottando per ottenere controllo.
«Lo sogni anche tu! Lo…» Jared si sentì mancare di nuovo e si lasciò ricadere sul divano, guardando Steve e aspettando una risposta, una spiegazione, qualcosa.
«Lui cosa?»
Chad lanciò occhiate tra Jared e Steve. «Di che cazzo sta parlando?»
«Ho sognato questo…ragazzo.» spiegò Steve, la voce bassa e incerta. «Questo…ragazzo biondo. Sembra che anche Jared lo stia sognando. E anche Jared è nei miei sogni. Non…non sempre, ma…l’ho solo riconosciuto.»
«Lo stai incoraggiando?!» urlò Chad e fece due passi in direzione di Steve. «Cazzo, è malato amico e mi sto facendo il culo per farlo star meglio e tu stai solo peggiorando la situazione!»
«Fai un altro passo nella sua direzione e dovrai vedertela con me» minacciò Chris, la voce di ghiaccio quando si mise davanti a Steve. «Non te lo consiglio.»
«Ragazzi, volete calmarvi un po’?» si inserì Mike, cercando di suonare casuale.
«Solo…state lontani dal mio amico, voi strambi» replicò Chad, fulminando Chris senza mostrare alcun segno di paura.
«Chad» bisbigliò Jared. Stava disperatamente cercando di uscire dalla nebbia in cui era stato gettato, di dare un senso a quello che aveva appena sentito. Come era possibile che anche qualcun altro sognasse Jensen? Cosa significava?
«No, Jared!» Chad si voltò, «Dannazione, sto cercando di salvarti il culo, okay?»
«Lo so.» Jared alzò lo sguardo sul suo amico, non arrabbiato, solo triste perché non avrebbe mai potuto fargli capire. «Chad, lo so. Ma anche lui sogna Jensen. Sai cosa significa? Cosa potrebbe significare?»
Che potrebbe essere reale? Che potrei averlo? Che potrebbe non essere solo un sogno, quando anche Steve lo vede!
Jared non disse niente di tutto questo ad alta voce, ma era tutto lì, scritto nei suoi occhi imploranti.
«Jensen?» una risposta pacata arrivò dall’angolo e tutte le teste si girarono verso Tom, che li guardò, le sopracciglia corrugate.
«Non anche tu.» gemette Chad.
Tom si limitò a scrollare le spalle. «Se stiamo parlando di questo ragazzo biondo, tipo un metro e ottanta, occhi verdi…Sì, l’ho sognato. Stavamo giocando a golf insieme, non ci ho mai fatto troppo caso, sapete, solo un sogno. Ho sognato roba più strana in vita mia. Aspettate. Mi state dicendo che lo sognate anche voi?»
Come se stessero seguendo una partita avvincente tutti spostarono l’attenzione verso Mike, che si dondolava nervoso da un piede all’altro.
«Mi state prendendo in giro, giusto? È uno scherzo o qualcosa del genere, no?» La sua risata morì quando nessuno vi si aggregò. Quando la stanza rimase di un silenzio mortale.«Uhm, stavamo solo passando del tempo insieme» iniziò, la voce come se non credesse alle sue stesse parole.
«Ho sognato noi che giocavamo ad Halo e bevevamo un paio di birre e roba così.»
«Tutto questo è assurdo!» esclamò Chad, infastidito e arrabbiato, e si lasciò cadere vicino a Jared sul divano.
Il silenzio cadde sulla stanza. Così profondo, pieno di shock e dubbi.
Mike e Tom fissavano il pavimento sotto di loro. Chris e Steve si scambiavano occhiate, confusi e preoccupati.
Jared fissava il nulla, vedendo Jensen davanti ai suoi occhi, cercando di capire tutto quello che aveva sentito.
Chad lo stava guardando, incerto se fosse il momento giusto per trascinare il suo amico fuori di lì o limitarsi ad andarsene lui stesso, lasciandolo con tutti quei tipi strambi.
«Cosa…cosa significa? Lui è…forse è un ricordo? Forse è…reale?»
La voce di Jared si ruppe sulle ultime parole, le emozioni che lottavano troppo forti dentro di lui.
«Sei tremendamente tranquillo, amico» si lamentò Chad, lanciando occhiate al suo amico che era stretto nel piccolo spazio del taxi vicino a lui.
«Anche tu non è che sei proprio di compagnia» replicò Jared, ma senza reale veleno nella voce.
Era stanco. Così dannatamente stanco e confuso, la sua mente che correva così tanto da dargli le vertigini.
«Non può essere una coincidenza, giusto?» borbottò Jared. «Voglio dire, qualsiasi cosa sia, non è una coincidenza che facciamo gli stessi sogni giusto?»
Chad voleva precisare che milioni di persone condividevano gli stessi sogni. Che sognavano di cadere da qualche parte, di essere nudi in classe o qualche strana stronzata del genere. Sognare dello stesso - ipotetico - ragazzo, poteva non voler dire un cazzo. Ma essere il saputello - per una volta - non sembrava la via giusta da percorrere.
«Smettila, JT, dai. Archiviamo tutto questo sotto ‘troppo alcool e alcuni pazzi che probabilmente ti hanno fatto uno scherzo’.»
Jared voltò la testa. «Vuoi prendermi in giro?» sibilò «Dopo tutto quello che hai sentito, davvero pensi che mi farebbero uno scherzo?!»
Chad davvero non lo pensava. Kane poteva essere una testa di cazzo e non sapeva niente di Carlson, ma era assolutamente sicuro che - dopo che Tom e Mike avevano trovato Jared quella notte a casa sua, seduto sul pavimento che fissava il nulla per quelle che forse erano state ore, con i cani che correvano intorno a lui, abbaiando senza sosta - non avrebbero mai fatto uno scherzo come quello a Jared. Mai.
«Non lo so, okay?» rispose Chad invece, lanciando le mani in aria. «Mi stai solo facendo impazzire!»
Jared sbuffò e girò di nuovo la testa «Quindi non senti come se ci sia qualcosa di sbagliato?» chiese, la voce bassa come se stesse ricordando l’autista del taxi davanti a loro.
«Mi prendi in giro?» sibilò Chad in risposta e fece sì che Jared si voltò di nuovo verso di lui. «Come potrei sentire diversamente? Ti comporti come se il tuo amore fosse morto! Salti il lavoro, abbandoni i tuoi cani, non mangi! Tutto è sbagliato, Jared!»
Jared impallidì e abbassò la testa.
Chad trasalì non appena si rese conto quanto avesse terribilmente ragione con quello che aveva appena detto.
Sospirò. «Dai, solo…ne verremo a capo, okay?»
Quando Jared non reagì, Chad mise una mano sul suo braccio e lo strinse. Sapeva che doveva diventare un po’ più sentimentale con Jared, più di quanto fosse normalmente a suo agio.
«Te lo prometto, JT, troveremo una va d’uscita da questa merda, okay? Solo ti prego, ti prego, ascoltami per una volta e lascia perdere per ora.»
È sdraiato sul divano troppo bianco del suo appartamento quando inizio a sognare: guarda la TV, ma posso capire che non sta prestando attenzione. Sembra nervoso, stanco, e con un po’ di dolore realizzo che si sta preoccupando per me.
«Non riesci a dormire?» La mia voce è rauca e la sua testa si gira verso di me.
Annuisce.
«Mi dispiace.» sussurro in risposta e abbasso la testa.
«Non è colpa tua.»
Indosso solo i boxer e una t-shirt, quello che di solito uso per dormire, e i miei piedi fanno un rumore buffo sul pavimento quando cammino verso di lui.
Ridacchia quando semplicemente striscio e mi rannicchio contro di lui, la testa appoggiata alla sua spalla, la mia mano sul suo cuore. Posso sentirlo battere contro il palmo e non voglio mai più spostarla. Mai. È proprio dove deve essere.
Darei qualsiasi cosa perché tu sia reale, penso; il piccolo bagliore di speranza che mi aleggia nel petto.
Stiamo così, silenziosi, solo sentendoci, respirandoci, e il bagliore di speranza che lui potrebbe davvero essere reale è solo…andato via, quasi non fa più male.
Perché questo è ciò che fa la speranza. Ti fa male, ti tira su dal pavimento così che puoi cadere ancora una volta.
Non lascerò che mi faccia male, non mentre posso averlo qui così.
«Mi hai fatto così spaventare, amico.» ammette, a voce bassa.
Ci vuole un momento prima che capisca di cosa sta parlando. La commozione cerebrale. La commozione che pensa io abbia avuto perché un dottore gli ha detto così dopo aver controllato la mia testa. Non so davvero cosa sia successo. Non ho mai sognato di andare da un dottore. Ma non riesco a trattenermi dall’essere felice che Jensen abbia una spiegazione per il mio comportamento, una ragione per cui io potrei scordarmi di lui. Anche se lo sta tenendo sveglio la notte e sta portando la preoccupazione nei suoi occhi. È molto meglio della verità.
«Ti amo.» sussurro sulla sua pelle, la mia bocca sul suo collo.
Per un secondo penso che stia per tirarsi indietro, invece mi stringe di più e nasconde il naso nei miei capelli.
«Ti amo anch’io.»
Chad stava ancora dormendo quando Jared si svegliò la mattina dopo. Poteva sentirlo russare nella sua camera da letto.
Nonostante avesse fatto le solite cose, fatto una doccia, mangiato qualcosa per colazione, venti minuti dopo Jared si sentiva ancora come sospeso.
Forse Jensen era reale.
Quel pensiero si era insinuato nella mente di Jared così profondamente, solo l’idea gli faceva battere il cuore più veloce. E se fosse stato? Se davvero avesse potuto averlo? Se non fosse stato pazzo?
Jared stava seduto al tavolo in cucina, perso nei suoi pensieri, quando il suo cellulare squillò.
«Hey Jared.»
«Sandy, hey.» Jared fu sorpreso di quanto fosse bello sentire la sua voce.
«Ciao piccolo. Come stai?»
Sembrava preoccupata e Jared si maledì di nuovo per far preoccupare tutti intorno a lui così tanto.
«Sto…meglio.» cercò di non mentire.
La sentì sospirare dall’altro capo. «Volevo solo parlarti, vedere come stavi. Sei da Chad, giusto?»
«Già.»
«Mi dispiace non essere a casa,» si scusò. «Mi sarebbe piaciuto tanto vederti, piccolo.»
«Già, anche a me.»
Stettero in silenzio per un attimo, cercando entrambi di trovare parole rassicuranti, fallendo entrambi.
«Sandy, ho un’altra domanda.» iniziò Jared e aspettò che Sandy lo interrompesse, ma lei si limitò a restare silenziosa, aspettando che lui continuasse.
«Come sapevi che era un ragazzo? Voglio dire, che…che ci sarebbe mai stato un ragazzo?»
«Quindi l’hai trovato?» chiese lei di nuovo, e questa volta, Jared poté rispondere.
«Sì. L’ho trovato.»
«Oh piccolo, sono così felice per te» gli disse e Jared capì che diceva davvero.
E gli spezzò il cuore. Lei non aveva idea cosa significasse per lui averlo trovato. Non ne aveva idea.
«Io…okay, questo suonerà da pazzi, okay?» rise imbarazzata «Io…continuavo a sognare te con un ragazzo. Sai, niente di brutto o…o intimo. Solo tu che passavi del tempo con questo ragazzo bellissimo con questi occhi verdi incredibili, e…sì…sembrava semplicemente giusto, sai? Come se dovesse essere così per te.»
Jared chiuse gli occhi, sospirando forte.
«Ora pensi che sono matta.» disse Sandy.
«No. No, davvero non lo penso.» fu la risposta di Jared e doveva ammettere che le parole di Sandy erano esattamente quello che si stava aspettando.
Jared era ancora seduto al tavolo in cucina, giocherellando assente col telefono, quando sentì il campanello suonare.
Pensando un attimo se avrebbe dovuto rispondere mentre Chad ancora dormiva, si alzò e si diresse nel corridoio verso l’entrata.
«Giuro su Dio che ci siamo appena incontrati qui.» precisò Mike Rosenbaum non appena l’occhiata di Jared si spostò su di lui, le mani nell’aria e la faccia seria.
«Questo e il fatto che sono in piedi a quest’orario assurdo dovrebbe essere la prova schiacciante per tutti che qualcosa va veramente, veramente storto qui.»
Jared si fece da parte e fece entrare Mike. Tom, Chris e Steve lo seguirono.
«Che diavolo state facendo qui?» chiese Jared, rimanendo indietro sulla porta e continuando a fissarli totalmente confuso.
«Come ha detto lui, amico» rispose Chris «Ci siamo incontrati davanti a casa. Davvero non abbiamo pianificato di venire qui insieme.»
«Sì, ma cosa ci fate qui?» chiese di nuovo Jared, chiudendo finalmente la porta.
I quattro uomini davanti a lui si scambiarono un’occhiata imbarazzata.
«Sai quel momento in cui tutto ti urla di fare una certa cosa?» iniziò Tom cauto.
«Già» si inserì Mike, eccitato «come quando pensi di prendere un cane e non riesci a decidere e tutto il giorno vedi tipo quelle pubblicità di cibo per cani e ti trovi questo volantino nella cassetta delle lettere che parla di cucce per cani in saldo e sai che allora la risposta è ‘sì’?!»
Steve e Chris si scambiarono un altro sguardo, ridacchiando entrambi.
«Sì più o meno così.» annuì Steve nella direzione di Jared, e sospirò.
«Okay, se abbiamo una riunione a casa mia» una voce assonnata li interruppe dalle scale, «possiamo farla seduti da qualche parte e preferibilmente con me che faccio colazione?»
Chad non sprecò nemmeno un’occhiata verso di loro ma si diresse in cucina, senza aspettare che lo seguissero.
«Hey, Murray, dov’è la tua ragazza? Non hai una nuova moglie?» urlò Chris ma Chad non si girò neanche.
«Fottiti, Kane.» brontolò e iniziò a versare cereali in una ciotola.
«Quindi, come lo troviamo questo Ackles?» chiese Chad con la bocca piena di cereali e guardò al gruppo di uomini che si erano disposti introno al largo bancone della cucina. «O, sapete, come scopriamo almeno se questo tizio esiste?»
Cinqua paia d’occhi lo fissarono.
«Da quando sei entrato nel gioco?» chiese finalmente Tom, dando voce ai pensieri di tutti.
«Chad fece spallucce. «È solo che non evdo il punto di fare lo stronzo quando voi ragazzi continuate a portare avanti ‘sta storia comunque.»
«Chad.» lo avvertì Jared. «Solo ieri pensavi che questi ragazzi mi stessero giocando un terribile scherzo e ora questo?»
«Che cazzo?» Mike fece un’espressione offesa ma nessuno gli prestò attenzione. Tutti gli occhi erano ancora su Chad.
«Chad» fece di nuovo Jared, la voce che si alzava impaziente.
Chad sbuffò e roteò gli occhi. «Okay, potrei aver sognato qualcosa stanotte. Possiamo prendere e non parlarne più? Tipo mai più?«
Dopo un altro minuto di silenzio, Steve si schiarì la voce e fu il primo a parlare.
«Allora, c’è qualcosa che dobbiamo dirti.»
Tutti gli occhi si posarono su di lui, ma i suoi rimasero sul suo ragazzo. «Dovresti dirglielo tu.»
«Cosa? Cosa sai tu?» Jared si voltò verso Chris, la speranza che traspariva nei suoi occhi.
Chris esitò. «Ho fatto qualche ricerca sul nome Jensen Ackles.»
«Hai fatto qualche ricerca? Cosa sei? L’FBI?» scherzò Chad.
Chris roteò gli occhi «No. Ma ho un buon amico che può fare questa roba.»
«E che ti deve un favore» lo presero in giro Mike e Chad all’unisono e poi si scambiarono uno sguardo sorpreso, combattendo un sorriso.
«Ragazzi, potete smetterla per favore?»
«Non c’è nessuno con il nome Jensen Ackles in tutti gli Stati Uniti o in Canada.»
Il silenzio riempì la stanza.
«Ma» ricominciò Chris, prendendo un respiro profondo «Ho trovato qualcos’altro.»
«C’è una famiglia a nome Ackles giù a Dallas, in Texas. Sono stati sui giornali e nel gossip locale ultimamente.»
«Perché?» chiese Chad, tutta la simpatia svanita dal suo comportamento.
«Dicono che loro figlio è scomparso.»
«Cosa?» la risposta arrivò da Tom.
«Quindi è reale? Voglio dire, questo è un segno, giusto?» Jared non riuscì a fermarsi, lasciando che la speranza prendesse piede in lui.
Poteva essere reale. Poteva essere reale.
Chris alzò le spalle. «Onestamente non lo so. A dispetto di quello che dice la famiglia, non c’è traccia di un uomo chiamato Jensen Ackles. Nessun certificato di nascita, notizie da scuola, niente. Ci sono una o due persone fuori dalla famiglia che li incoraggiano, dicono che ricordano un ragazzino o un adolescente. Ascolta, ognuno dice qualcosa di diverso. Ma il fatto è, non c’è nessun Jensen Ackles.»
Jared sospirò disperato e agitò le mani in aria. «Cosa…Non capisco cosa significa per noi.»
«Non ne ho idea» rispose Chris, con un’espressione di scusa sul viso.
«Quindi forse è stato rapito. Dal Governo o qualcosa del genere.» suggerì Mike cautamente.
«Beh» Steve sorrise «Magari non quello, ma se fosse il programma ‘protezione testimoni’?»
Chris scosse leggermente la testa. «Quello spiegherebbe i documenti mancanti, ma non i ricordi mancanti. E prima che qualcuno di voi lo dica, no, questo non è ‘Men in Black’ e non credo che il governo possa farci dimenticare le cose.»
«Quindi, basicamente abbiamo il nulla, giusto?» Un sorriso triste si aprì sul volto di Jared.
Chris annuì «Per ora.»
«Cosa ne dite di un medium?» chiese Chad, ficcando la sua ciotola di lato.
«Non è morto, Chad.» si affrettò a dire Jared, più cattivo di come intendeva.
«Cristo, JT. Non stavo dicendo quello, okay?» rispose Chad, ma la sua voce prese una nota gentile. «Ma queste persone sanno delle cose, giusto? Forse potremmo solo chiedere?»
«Credi in quella roba? Davvero?» Chris nemmeno provò a nascondere un ghigno.
«Ascolta, non mi sembra che abbiamo un’altra opzione, no?» gli chiese Chad arrabbiato «Puoi continuare a cercarlo nei documenti quanto vuoi, ma direi che dovremmo provare tutte le possibilità, va bene?»
Chris non rispose subito. Ma poi, sembrando stupito che Chad gli tenesse testa, annuì.
«Sembra che abbiamo un piano.»
successivo