Simply... Irresistible! (cap. 7)

Sep 30, 2010 14:12

La linea è diventata di nuovo lenta... se l'intenzione è quella di farmi sclerare, ci sta riuscendo...
Beh!

Titolo : Simply... Irresistible! (7/?)
Fandom: Horitsuba Gakuen AU
Rating: giallo
Genere: fluff/angst altalenante
Personaggi: Yuui, Fay, Shaoron, Kurogane, guest vari...
Riassunto: la fic è liberamente ispirata al film Semplicemente irresistibile. Yuui e Fay possiedono un ristorante sull'orlo della chiusura. Niente sembra destinato a cambiare finchè non viene espresso un desiderio...
Disclaimer: tutti i personaggi appartengono alle Clamp, la fic è stata scritta senza scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.
Note: shonen-ai
Beta: akitochiaki

07 
Un conoscente?

La settimana seguente il lavoro proseguì con i consueti alti e bassi di un locale problematico, anche se ormai entrambi i fratelli erano consapevoli delle nuove facoltà di Yuui. Se sfruttate a dovere, avrebbero potuto essere un modo per attirare i clienti, ma il giovane non aveva voluto saperne: non si trattava di un dono elargito per far soldi, da qualunque parte arrivasse.
Durante quei giorni, Shaoron si fece vivo un paio di volte, sempre in orario di chiusura e, con grande gioia di Yuui, accettò volentieri il caffè o il dolce che gli offriva di volta in volta. Fay, ormai deciso ad agevolare il più possibile la vita sentimentale del fratello, in quei momenti puntualmente spariva, inventandosi le scuse più assurde, dal rubinetto aperto al piano di sopra al dare da mangiare ad un cane che non avevano. Shaoron ne rideva per qualche istante, poi le sue attenzioni si concentravano completamente sull’altro fratello, ed erano attenzioni decisamente dolci ed insinuanti. Yuui ne era intimorito e attratto allo stesso tempo, finendo sempre per cedere alle sue avances maliziose. Il sentimento che era nato in lui stava mettendo radici sempre più profonde e quasi temeva per quella felicità inaspettata.
In netta contrapposizione a questo, Kurogane non si era più fatto vedere. Ad inizio settimana aveva mandato il suo assistente, un giovanotto taciturno di nome Shizuka Doumeki, a raccogliere le ordinazioni, provocando l’irritazione di Watanuki, sua vecchia conoscenza, e lo sconforto di Fay.
Yuui avrebbe voluto consolare il fratello, rassicurarlo dicendogli che sicuramente Kurogane  si sarebbe fatto vivo il giovedì per le consegne, ma il chiasso provocato dall’assistente aveva reso impossibile avere un minimo di privacy.
Purtroppo la sua previsione si rivelò errata e nemmeno il giovedì Kurogane si presentò al ristorante. Quando Doumeki terminò di scaricare le casse di frutta e verdura, Yuui gli offrì premurosamente una tazza di caffè con una fetta di torta al cioccolato e lamponi preparata appositamente quella mattina, e si sedette di fronte a lui.
«Se deve chiedermi qualcosa, faccia pure. » disse il ragazzo, più intuitivo di quello che poteva sembrare.
Yuui tentennò per un attimo, poi finalmente diede voce ai suoi dubbi.
«Kurogane-san sta… ehm… bene? »
Doumeki masticò in silenzio per qualche istante, poi tornò a rivolgersi al padrone del locale.
«Non è malato, se è questo che intende. » rispose. «Però non si può dire che stia bene. È come se avesse perso l’entusiasmo. »
Yuui annuì, mesto: proprio come Fay. Quei due si completavano a vicenda e si erano persi proprio quando si erano trovati, per uno stupido equivoco. Non potevano continuare così.
«Doumeki-kun, ascolta, ho un favore da chiederti. » disse mentre un’idea un po’ balzana gli balenava in mente. «Se mi aiuterai, darò il pomeriggio libero a Watanuki-kun e lo avrai a tua disposizione per tutta la giornata. »
Yuui era ingenuo per quanto riguardava le proprie faccende di cuore, ma non si poteva negare che fosse un buon osservatore. Infatti Doumeki sogghignò e annuì.

Fay parcheggiò il furgone verde davanti al negozio di frutta e verdura, chiedendosi per l’ennesima volta come avesse potuto lasciarsi convincere ad andare là. La spiegazione di Yuui era stata abbastanza confusa: quello che era riuscito a capire era che Doumeki non si era sentito bene, Watanuki se ne stava occupando e a lui, Fay, toccava restituire il furgone delle consegne perché Yuui non poteva in nessun modo lasciare il ristorante.
Tergiversò per alcuni minuti picchiettando con le dita nervose sul volante, lo sguardo fisso sull’ingresso del negozio. Si stava chiedendo se non fosse il caso di lanciare le chiavi oltre la porta e darsela a gambe, quando Kurogane in persona uscì di gran carriera con una delle sue peggiori espressioni temporalesche.
«Doumeki! Si può sapere cosa stai facendo?! » tuonò. «Dormi al volante?! »
Fay si affacciò timidamente oltre lo sportello.
«Ehm… non sono Doumeki-kun, mi dispiace. » disse. «C’è stato un problema e… eccomi qui. »
Kurogane gli lanciò un’occhiata obliqua a dissimulare la propria sorpresa.
«Tu. » brontolò mentre la sua espressione, se possibile, si incupiva ancora di più.
Il sorrisetto forzato di Fay svanì mentre si limitava ad annuire. Come gli sembravano lontani i momenti in cui rideva prendendo in giro Kurogane e quanto impossibile gli appariva ora quel bacio scambiato solo una settimana prima! Probabilmente, tra pochi istanti, Kurogane l’avrebbe cacciato con espressione disgustata. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene di sua iniziativa prima che un gesto del genere lo ferisse di nuovo.
«Allora? Hai intenzione di rimanere a fissarti le scarpe per tutto il giorno? » esclamò Kurogane, strappandolo dalle sue deprimenti elucubrazioni.
Fay alzò la testa, stupito.
«No! Cioè, io…» balbettò confuso.
Il fruttivendolo gli tolse di mano le chiavi del furgone e aprì la porta del negozio.
«Per qualche arcano motivo il mio dipendente non sembra intenzionato a rientrare, quindi avrò bisogno di qualcuno che mi dia una mano. » disse mantenendo il consueto tono di voce burbero, ma che alle orecchie di Fay suonava come una musica.
Mentre varcava la soglia, sempre a testa bassa e in preda ad ingiustificati sensi di colpa, si chiese se davvero per loro non esistesse più nessuna possibilità, o se quella che aveva davanti altro non fosse che l’occasione che aspettava.
«Kuro-pon, senti, io…» iniziò titubante.
«I pomodori devono essere spostati, così in fondo non sono abbastanza in vista. » lo interruppe Kurogane. «Renditi utile e metti le cassette di fianco al bancone. »
Fay, ancora un po’ spiazzato dalla situazione e da quell’ordine, si affrettò ad ubbidire.
Per buona parte del pomeriggio, Kurogane lo sfiancò facendogli spostare casse e scatoloni, impedendogli di intavolare qualunque discorso. Nonostante questo Fay non mancava mai di rivolgere un sorriso e una parola gentile ad ogni cliente che entrava. Addirittura una ragazza, che riconobbe come la ricciolina che era stata al ristorante con Tomoyo-chan, lodò Kurogane per la scelta di un nuovo assistente così simpatico e carino.
«Non è affatto il mio assistente, Himawari. » brontolò l’interessato con aria tutto sommato imbarazzata. «Impazzirei se lavorasse qui. »
«Oh, allora è il suo ragazzo? » chiese la fanciulla, giuliva. «State così bene insieme! »
A quelle parole Kurogane arrossì suo malgrado e Fay si preparò ad assistere ad una scenata. Meglio intervenire preventivamente prima che quel cagnolone grosso e scorbutico sbranasse la povera ragazzina.
«Oh, no! » esclamò, stampandosi in faccia il suo sorriso professionale. «Sono solo un conoscente capitato qui per caso a dare una mano. Grazie per i complimenti, comunque! »
Himawari se ne andò con l’aria di chi aveva capito che c’era qualcosa sotto e Fay, per evitare lo sguardo indagatore del suo principale provvisorio, si gettò a capofitto su una cesta di insalata.
«E così saresti solo un conoscente. » disse Kurogane dopo un lungo silenzio, che aveva avuto come conseguenza quella di vedere gli innocenti cespi ridotti a brandelli.
Non potendo più infierire sugli ortaggi, sotto lo sguardo accusatore dell’uomo, Fay si torse le mani.
«Suppongo sia quello che preferisci la gente pensi. » disse con un sorrisetto, tenendo tuttavia gli occhi bassi.
«Non m’importa un accidente di quello che pensa la gente! »
Fay emise una risatina nervosa.
«Non essere asociale, Kuro-wan! »
«E tu non essere idiota. Non c’è proprio niente da ridere in tutto questo. »
Fay incassò il rimprovero e si zittì. In effetti, assumendo quell’atteggiamento frivolo, poteva sembrare che non gliene importasse nulla. Sarebbe stato meglio così? Se a Kurogane fosse venuto ancora più in odio, forse avrebbe sofferto di meno. Era sufficiente che a stare male fosse solo lui.
«Non ho mai provato tanta rabbia in vita mia! » sbottò improvvisamente Kurogane, picchiando sul bancone un pugno che lo fece sussultare e ritrarre istintivamente.
Fay rimase a fissarlo in silenzio, incapace di ribattere alcunché: era ovvio che Kurogane fosse furioso, non aveva scusanti per la situazione in cui si era fatto sorprendere, che aveva provocato con le sue mani e da cui si era anche fatto salvare.
«Non ho mai provato tanta rabbia a causa della mia incapacità. » continuò l’uomo distogliendo lo sguardo. «Quando ho visto le mani di quel tipo su di te, ho perso completamente la testa. Dopo la rabbia iniziale ho cominciato a pensare ogni genere di assurdità, finendo per giungere alla conclusione che avevi bisogno di qualcuno vicino che sapesse proteggerti, cosa che io non sono ancora in grado di fare. »
Fay avanzò di qualche passo, sollevando una mano per sfiorare la sua, ancora chiusa a pugno sul bancone.
«Tu non hai colpa. Tutto quello che è successo è stato a causa della mia leggerezza. » mormorò.
«Tuo fratello ha saputo consolarti e starti vicino, mentre io, preso dalla rabbia e dalla gelosia, ho saputo solo maltrattarti. Non sopportavo che qualcuno osasse toccarti e, invece di pensare a come dovevi sentirti, avevo solo voglia di prendere a pugni quel tipo. »
Il sorriso di Fay si tinse di tenerezza mentre apriva la mano di Kurogane e intrecciava le dita con le sue. Tutto quello che aveva pensato e ipotizzato fino a quel momento non era stato altro che un castello in aria e non era mai stato più felice di essersi sbagliato.
«E io che pensavo che mi odiassi…» continuò accarezzando con l’indice le loro mani unite. «Che mi considerassi uno che ci sta con tutti. »
«Se quello era un atto consenziente, io sono una ballerina di tip tap. » brontolò Kurogane.
«Staresti bene con le scarpette, Kuro-myu! » esclamò Fay, sciogliendosi in una risata sollevata.
Risata che venne bruscamente interrotta quando Kurogane serrò le dita sulle sue e lo attirò a sé;
«Ti ho detto di smetterla con le scemenze. » soffiò sulle sue labbra un attimo prima di baciarlo.
Fay si abbandonò completamente tra le sue braccia. Avevano tantissime cose di cui parlare, questioni da chiarire, domande sul loro rapporto e su tutto quello che stava succedendo, ma ci sarebbe stato tempo in un altro momento per porsele. Ora esistevano solo loro e la riscoperta di un sentimento che non era mai svanito.
Staccandosi dalle sue labbra, Kurogane prese un respiro e si sciolse di malavoglia dall’abbraccio.
«Dovrei proprio andare a vedere quale terribile male ha bloccato Doumeki. » disse. «Potrei, non so, approfittarne per riaccompagnarti al ristorante. »
Fay annuì con un sorriso solare. Tutto era tornato a posto, ora non ci sarebbero più stati dolori e amori non corrisposti, tutti i problemi si sarebbero appianati.
Non poteva certo sospettare cosa li aspettasse finché non varcò la soglia e non sentì uno schianto di vetri infranti provenire dalla cucina della “Torre delle Delizie”.

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