Titolo: The Devil's Trill
Autore:
el_defePre-reader:
lisachanoandoPersonaggi: Zlatan Ibrahimović
Rating: 16+/18+
Warning: self, linguaggio
Conteggio Parole: 400 (FDP)
Prompt: Scrivere una drabble senza dialoghi per il Multifandom Drabble Fest, prompt Sfidante @
it100 // Partecipa a
mmom_italiaNote: Be', riaffermare le certezze della vita - e del fandom - è sempre una buona cosa, tanto più quando lo faccio io. Made in Womolandia (cit.), così sapete cosa aspettarvi (fondamentalmente, nulla che non abbia un senso nella mia testa).
ary_true: ♥.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro, non vuole offendere o essere lesiva nei confronti delle persone reali descritte, né pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità
Intro: Flusso di acqua e coscienza in atto impuro.
The Devil's Trill
Ti ritrovi sempre a pensare troppo quando lo sorprendi a sbirciarti.
Pensi che, dopo due settimane, potrebbe anche smetterla di girarti lentamente intorno, mezzo campo a separarvi, e di guardarti come se fossi una statua rara ospitata nel suo museo per un giorno soltanto, prima che venga rispedita nel suo paese d’origine; in primo luogo perché non andrai da nessuna ma proprio nessuna parte, almeno per un bel po’ e in ogni caso non prima delle cinque, e perché è irritante sentirsi i suoi occhi addosso ad ogni passo e ad ogni palleggio, che ti scrutano dentro e quasi ti spogliano, della carne prima che dei vestiti. Cosa scrive, in quel dannato taccuino, l’ode a Zlatan Ibrahimović? E intanto i suoi occhi continuano a seguire la tua corsa e i tuoi guizzi, attenti, fintamente disinteressati e così vicini da poterne distinguere tutte le sfumature impossibili e le pagliuzze dorate che brillano tra il verde e il marrone.
La tua attenzione si sposta sulle sue labbra, piene e screpolate dal sole e improvvisamente incurvate in un accenno di divertimento. Cominci ad avvertire un principio di mal di testa, piena com’è di troppi pensieri - non tutti innocui, non tutti normali - e non vedi l’ora che le cinque arrivino per davvero; e quando l’allenamento finisce, frustrato e di malumore, e prendi in mano il tuo cazzo duro e ti masturbi nella doccia, per quanto assurdo e malato possa sembrare, è a lui che pensi, inevitabilmente: pensi ai suoi occhi che vagano su tutto il tuo corpo, tentando di coglierne ogni particolare in un singolo momento, alle sue mani callose che si sostituiscono alla tua, in un tocco ruvido ma inaspettatamente lieve, alla sua voce che sussurra sillabe incomprensibili contro la tua spalla mentre ti accasci contro la parete, trattenendo un respiro impregnato di piacere troppo pericoloso da lasciar andare nell’allegra confusione dello spogliatoio.
Quando esci da quella porta, borsone in spalla e capelli ancora umidi a nascondere il viso un po’ arrossato dalla tua stessa furia, lo incroci un’ultima volta. Distogli lo sguardo, come se ti avesse colto sul fatto, e non sai se la sua risata è stata solo frutto della tua stremata immaginazione o il suono inaspettato che ha scollegato definitivamente la tua mente dal resto del corpo. Sarà un’annata difficile, pensi, rispondendo a monosillabi a chiunque ti saluti per augurarti la buona serata e l’arrivederci a un’altra giornata di tortura psicologica.
FINE