Titolo: Ordinary day
Fandom: Heroes/Il Padrino
Pairing: Peter/Claire, vagamentissimamente implied Nathan/Peter
Rating: PG
Conteggio Parole: 1,052 (W)
Note: Sequel di
Redemption. Per
kimmy_dreamer, che ha richiesto: "Il giorno dopo una certa fic". Schifezzina in mille parole e posso usare la mia nuova shiny icon XD
This is just an ordinary day
Wipe the insecurities away
Ti svegli nel tuo letto, rannicchiata da un lato e infreddolita perché nel sonno hai calciato via le coperte. Quando ti tiri su per recuperarle ti accorgi che la tua camicia da notte si è slacciata e aperta sul petto e un seno è nudo. Ti tiri le lenzuola sulla spalla senza sistemarla, sorridendo vagamente nel cuscino al pensiero che lui possa averti visto così (anche se sai che non è possibile; l’hai baciato l’ultima volta ieri notte, prima che la macchina entrasse nel vialetto, e sei andata a letto sola).
È una domenica mattina grigia come un acquerello sporco, con l’umidità che sembra volerti entrare nella pelle e raggelare tutto il calore che Peter ha lasciato, ma tu resisti e ignori le cattive sensazioni, anche quando ti guardi allo specchio e una spina di ansia ti si conficca nello stomaco al pensiero di ieri notte. Scendi in sala da pranzo coi tuoi libri per studiare nel tuo solito angolino del tavolo - è il posto abituale di Peter quando mangia con voi, ma lo noti per la prima volta.
Lui non è in casa. Sai sempre quando c’è, anche se non esce dal suo studio. C’è qualcosa di opprimente nella villa quando lui è presente, come se l’aria sfrigolasse di elettricità statica; come se non potessi stare ferma senza voltarti a controllare ogni istante che lui non ti sta fissando dalle ombre. Stamattina, quando ti sei svegliata, per almeno un quarto d’ora hai avuto l’impressione che a momenti lui sarebbe entrato nella tua stanza e ti avrebbe chiamato puttana. Ma non l’ha fatto, naturalmente. Peter dice che non saprà niente, e tu ti fidi di Peter. Se non ti fidi di Peter, non sai proprio di chi altro.
Torni nella tua stanza quando senti il rumore della macchina nel cortile, e quando scendi di nuovo per il pranzo, il cuore ti sale in gola nell’intravedere la sagoma di Peter seduta al tavolo. Lo deglutisci con fatica al suo posto.
Da quanto tempo è arrivato? Perché non è salito a salutarti? Perché non ti sta sorridendo?
“Ciao, Peter” mormori sedendoti di fronte a lui.
“Ciao, Claire.” Il nodo allo stomaco si stringe fino a diventare un gomitolo di dolore, e non si allevia neppure quando Peter allunga una mano sul tavolo e ti sfiora le dita. Ti senti gli occhi di Nathan addosso.
Qualunque cosa sia successa ieri in questa famiglia, sembra spazzata via come polvere nascosta sotto il tappeto. Peter e suo fratello sono cordiali l’uno con l’altro come se niente fosse stato; tu continui a limitarti ad occupare uno spazio senza esistere davvero.
A giudicare dal sorriso di Peter, Nathan si è fatto perdonare e si è fatto perdonare bene. O forse non si è fatto perdonare affatto, ma Peter l’ha perdonato ugualmente. È una cosa che pensi che Peter farebbe - lasciarsi alle spalle qualche sgarbo per l’armonia della famiglia. La famiglia conta così tanto per lui. Quando pensi che è tutto così sbagliato perché appartenete alla stessa famiglia, una voce incerta nella testa sembra sempre volerti suggerire che in nessun altro modo sarebbe potuto succedere quello che è successo; che solo facendo parte della sua famiglia puoi sperare che scelga te sopra tutto il resto. Ma forse è solo la tua immaginazione che ti suggerisce complicazioni perverse; non puoi ragionare lucidamente quando ti sembra di avere i serpenti nello stomaco.
“Claire?” Tu sussulti violentemente, lasciando cadere la forchetta nel piatto. Nathan ti guarda con la fronte corrugata. “Sei pallida.”
“No” replichi. “Voglio dire, sto bene. Ho… ho dormito male.”
“Ha tuonato tutta la notte” osserva Heidi, gentile.
“Sì” rispondi, sperando che questo basti.
Peter si allunga sopra la tavola e ti appoggia il palmo sulla fronte, poi sulla guancia e sul lato del collo sotto l’orecchio, il tutto con rapida e schietta professionalità. “Secondo me hai qualche linea di febbre. Forse hai preso freddo ieri notte.”
“Forse non era il tempo adatto per un giro all’aperto” ribatte Nathan, ma Peter gli lancia un’occhiata. C’è qualcosa di strano in quello sguardo, un accordo silenzioso venato di una malizia che non comprendi, che non dovrebbe starci. Nathan alza gli occhi al cielo e Peter riporta i suoi su di te, sorridendo appena.
“C’è ancora un termometro in questa casa?”
“Nel bagno al piano di sotto. Secondo cassetto” risponde Heidi.
“Vieni, Claire.” Peter spinge indietro la sedia.
“Credo che Claire sappia misurarsi la temperatura anche da sola, tesoro” osserva Angela, lentamente.
La tavola raggela per qualche istante e il sorriso sulle labbra di Peter si congela in una smorfia un po’ meno convinta. Angela Petrelli è l’unica donna che, perfettamente calma, riesca a inquietarti più di tuo padre quando è arrabbiato. Neppure i suoi figli sembrano immuni.
Poi Peter tira su gli angoli della bocca e scopre i denti in un sorriso largo e affascinante da reclame. “Chi è l’infermiere?”
Angela sorride in risposta, ma la sua faccia non ha niente di rassicurante.
“Vieni, Claire. Non vogliamo che tu ti prenda qualche brutta malattia, vero?”
Più tardi, nel bagno, quando Peter ti sfila il termometro da sotto la lingua e ti bacia le labbra, i vostri volti attaccati si riflettono nello specchio illuminato dalla lampadina come una foto da matrimonio. Gli appoggi le mani sulle guance, rendendoti conto per la prima volta di quanto siano fredde, e Peter guarda il termometro e lo scuote per riportare giù la colonnina di mercurio.
“Neanche una linea. Come ti senti?”
“Bene.” Tu lo guardi e tenti di sorridere, ma il nodo nel tuo stomaco non accenna a sciogliersi.
“Claire.” Peter ti abbraccia, premendoti le labbra sulla fronte. “È tutto a posto.” Ti accarezza i capelli. Il calore della tua faccia contro il suo petto è soffocante. Peter ha l’odore della colonia di Nathan addosso. “È tutto a posto” ripete, quando ti scappa il primo singhiozzo. Al secondo ti premi una mano sugli occhi e cerchi disperatamente di capire perché stai piangendo, se Peter è qui con te e tutto è davvero a posto - ma non ti viene in mente niente.
Quando le lacrime cominciano a scendere ti si chiude il naso e non senti più nessun odore. I suoi baci sembrano più sinceri, dopo. Li accetti come hai accettato tutto il resto, ricacciando indietro le domande e le lacrime. Lui ha scelto te, no?
Ha scelto te.