Titolo: I try to live without you (every time I do I feel dead)
Fandom: DC Comics, new gen
Beta:
cialy_girlPersonaggi:
Helena Kyle/Catwoman,
Jim Kuttler/Anonymous,
Josh Mardon,
Thomas Blake Jr/Catman (apparizioni abbastanza veloci ma intense:
Lena Luthor Radley Xeradis/Red X,
Dylan Myers,
James Gautier/Joker II, Anthony Lecter/Cheetah, William Camden, Anybody, Nightshade,
Ibn Al Xu’ffasch, Zoe Lawton/Deadshot, Julian)
Info sui pg non-schedati: Cheetah è un cannibale, figlio dell'attuale Cheetah nel canon
Barbara Ann Minerva; William Camden è un fondamentalista cattolico, ha ricevuto i suoi poteri da velocista dopo aver fatto un patto con il demonio e, correndo troppo forte, è arrivato nella nostra epoca; Anybody è un mutaforma di cui non si conosce nulla - nè sesso reale o età -, Nightshade è un'allieva di Poison Ivy, Zoe Lawton è la figlia (canon) dell'attuale Deadshot, diventata un membro degli HIVE, altro membro è Julian, esperto d'armi.
Rating: PG15
Parole: 2585 (W)
Prompt: Tra le dita tutto sfugge via, come neve come una bugia.
Note: Scritta per il contest
The Nightmare Before Christmas, arrivata prima.
- Titolo scopiazzato da Over And Over dei Three Days Grace.
- Ad un certo punto Lena comincia a paralre di Coraline di Neil Gaiman... ignoratela. Ma di brutto, tipo. Quella ragazza troverebbe il lato maligno anche nella cosa più pura del mondo.
Riassunto: Tommy, Joshie e Jimbo hanno cambiato bandiera, smettendo di fare i ladri-boyscout e cominciando a fare i villain come si deve, prendendo strade diverse, il primo un mercenario, il secondo cazzeggia in giro ma diverrà un membro dei Rouges, il terzo andando a finire tra le file della Luthor, tutto ciò mentre Helena passava dalla parte dei bbuoni (come genetica impone), diventando a tutti gli effetti una componente della bat-family.
Disclaimer: Non mi appartengono, non ci guadagno, mi diverto.
Lei.
I ragazzi le mancano. Non passa un solo giorno in cui non ci pensi, con la loro assenza che pesa come un macigno sulla sua vita, qualcosa di troppo enorme per sperare che smetta di far male, o che possa essere tolto. È arrivata al punto di sognarli, la notte, bellissimi sogni dove Josh fa il buffone, ride, scherza, e viene preso in giro da Jim e Thomas, sogni dove l’atmosfera di pace e benessere si protrae all’infinito, sogni dove lei non c’è mai, spettatore invisibile di quella felicità inesistente.
Quando si sveglia, trema. Sgattaiola in camera di sua madre, per controllare che sia tutto a posto, che ne sia valsa la pena, o guarda fuori dalla finestra aspettando di veder comparire il batsegnale, nella speranza che una scusa qualunque riesca ad eliminare quella sofferenza.
Non ci riesce mai. Passata l’euforia per aver ritrovato sua madre e per essere entrata nella batfamily, rimane un senso di vuoto grande quanto una voragine, pronto ad inghiottirla al primo cedimento. Cerca - prova in tutti i modi possibili e immaginabili - di dimenticarli, di far in modo che i ricordi restino solo ricordi, ma nulla sembra funzionare: è ossessionata da loro, dal fatto di essere riuscita a salvare se stessa, abbandonandoli come stracci vecchi.
Comincia a fare ricerche, estorce informazioni ad Oracolo, e, quando crede di poterli ritrovare, quando scopre che arriveranno a Gotham, parte.
Le mani di Catman sono sporche di sangue.
Thomas è il primo della lista. La voce che sarebbe successo qualcosa al procuratore distrettuale è vera, il nome del possibile sicario - Deathstroke, il Joker, Cheetah, Anybody, Cassandra Cain, Lady o Mister Vic - no. Le probabilità che fosse lui erano alte: si trattava di uccidere un nemico della Luthor e degli HIVE, e lui era una sorta di amico per entrambe le parti.
Le mani di Catman sono sporche di sangue.
Non si stupisce nel vederlo nella camera d’albergo. Ma è stata così sciocca da credere che sarebbe arrivata in tempo; si immaginava come un’eroina da telefilm: lanciare il batarang e parlargli mentre l’uomo scappava via, iniziare una lotta, forse, batterlo e non ucciderlo, fargli capire che quella è la scelta peggiore.
Le mani di Catman sono sporche di sangue.
Invece le cose sono andate in modo completamente diverso. Helena è sulla ringhiera del balcone, guarda l’interno della casa dalla finestra aperta. Le guardie del corpo e il procuratore sono riversi a terra, in una pozza rossa. Thomas le dà le spalle, il volto chino ad osservare il suo operato, e le sue mani-
Le mani di Catman sono sporche di sangue.
Risale fino al gomito, ed Helena non è certa sia solo dei morti, è probabile che lui sia ferito, gravemente. Thomas si gira con estrema lentezza, le mani lungo i fianchi non fanno alcuna mossa, incontra il suo sguardo ma è come se vi passasse attraverso, come se lei fosse invisibile.
Ma Helena scatta. Fa un salto in avanti, fino ad arrivargli a pochi passi di distanza e, invece di attaccarlo come pensava avrebbe fatto, parla.
«Non preoccuparti,» dice, il tono agitato: «Sistemeremo tutto. Sei solo un sicario, la pena non sarà grave se sarai disposto a dare il nome del mandante, possiamo…»
«Di cosa stai parlando?» le domanda lui, la voce pacata, quasi non fosse la prima volta in anni che si parlano, quasi non ci fossero quei cadaveri sul pavimento: «Non c’è proprio niente da sistemare.» la supera lentamente, con un salto è sul cornicione e con quello dopo già non c’è più. Mai più, realizza Helena, e deve compiere uno sforzo per uscire prima di scoppiare a piangere.
Jim l’ha sempre tenuta alla larga dalla Injustice League. Si è fatto in quattro per evitare che né lei né Josh avessero nulla a che vedere con quel team, arrivando a diventare preoccupante, nella sua paranoia.
Nonostante le sue attenzioni, però, due criminali in vista come loro erano riusciti già in passato a scoprire la sede del gruppo. E, per la seconda volta, Helena si è comportata da stupida, pensando di poter gestire da sola una situazione del genere, credendo possibile una sua entrata all’Injustice League priva di conseguenze.
William Camden la cattura sul tetto, senza che lei abbia la possibilità di vederlo arrivare. Le storce un braccio dietro la schiena e domanda: «Sembri proprio una peccatrice, donna. Certamente ti vesti come tale. Dimmi, sei una peccatrice?»
Helena ha giusto il tempo di urlare per il dolore. «Bene! Questo espia i peccati!» aggiunge il ragazzo, prima che Cheetah arrivi. Conosce un paio di mosse che potrebbero liberarla dalla presa di William, se solo lui non fosse un fottuto velocista e se solo Cheetah non li stesse raggiungendo. I suoi occhi sono come illuminati, nel buio, tipo quelli di un felino. Lo ha visto entrare sul tetto a quattro zampe, e alzarsi unicamente per avvicinarsi a lei. Quando è troppo vicino, Helena si spinge contro William, sudando.
Che Cheetah sia completamente pazzo è risaputo. E il suo sguardo non migliora l’idea che Helena si è fatta: la guarda come se avesse di fronte una preda, un animale, con una certa soddisfazione. Si china verso di lei, le annusa il collo nudo: «Niente profumo.» afferma, compiaciuto. E lecca. Helena urla di disgusto, cerca di ribellarsi, ma la presa di William è più forte del previsto.
«Oh, non preoccuparti, gattina.» dice una voce, alle loro spalle: «Non c’è niente di sessuale in questo. Ti sta solo assaggiando.»
È quando pronuncia la parola “assaggiando” che il Joker si fa vedere, un sorrisone a dipingergli il volto. Cheetah la morde leggermente, lasciando un segno sulla pelle. Helena urla di nuovo.
«La Bibbia non accetta barbarie come il cannibalismo, Cheetah.» lo rimbecca il velocista, ed Helena decide che quel ragazzo le va a genio.
Anthony finalmente alza il volto, mostra i denti a William e fa qualche passo indietro, sedendosi come farebbe un cane, le mani davanti alle gambe. Adesso a guardarla sono in due, gli occhi rossi del cannibale e quelli maniaci del Joker.
«Portiamola da Lena, sarà così furiosa di avere un ospite non desiderato a casina!» ghigna James, cominciando ad allontanarsi, diretto all’uscita: «Andiamo, cagnolone!» chiama Cheetah, che invece era rimasto immobile nella sua posizione, a fissarla. Il ragazzo si volta per fare un verso simile ad un ringhio, e torna ad osservare William e Catwoman.
«Avanti, peccatrice.» il velocista la spinge avanti, senza mollarla; Cheetah si affianca a loro e non la perde di vista un solo secondo.
Viene sbattuta per terra. Si rialza immediatamente. Deve essere, ragiona, la Sala Riunioni dell’Injustice League: c’è una tavola rotonda enorme, di vetro, nel bel mezzo della stanza, uno schermo gigante davanti alla vetrata - probabilmente antiproiettile o qualcosa del genere - e un’unica porta, dietro alle sue spalle, coperta di piante.
Catwoman riconosce ogni membro seduto davanti al tavolo. C’è Lena, alla quale si affiancano il Joker e Cheetah, William Camden, Nightshade, Dylan Myers, Red X, Anybody e Jim.
«Ma guarda.» sorride Lena: «Un gatto.»
«Vaffanculo.»
«Oh! Un gatto che parla!» esclama, con tono falsamente stupito: «Come in Coraline. Lo hai mai letto, Coraline, Catwoman?»
Helena non si prende la briga di rispondere. Si concentra su Lena, per non dover sopportare il peso degli sguardi di quei pazzi su di lei.
«C’è questa povera bambina che viene illusa da una strega. Scopre la sua vera natura e riesce a liberarsi di lei, a tornare nel mondo reale, fatto di genitori incapaci, sofferenza e distruzione… ma la mano di quel mostro, indovina, la segue. Proprio quando pensava che fosse tutto finito. Proprio quando pensava che quella pazza si fosse rassegnata a vivere nel suo mondo fatato.» Lena incrocia le braccia, si appoggia allo schienale: «Certe volte la rassegnazione è un gran bene, sai? Una vera e propria salvezza. Capisci cosa ti sto dicendo?»
«Vaffanculo due volte.»
Lena scuote la testa, come se fosse delusa.
«Sa di buono.» dice Cheetah: «Posso mangiarla?»
«Questo sì che sarebbe un gran bello spettacolo.» ridacchia il Joker.
«Il cannibalismo ti porterà all’Inferno!»
«Aspettate, ucciderla?» Red X guarda gli altri componenti: «Fa parte della Batfamily, ucciderla sarebbe… dannoso, per la squadra.»
«Perché abbiamo un tale incapace nell’Injustice League?» chiede Nightshade.
«Perché un ladro fa sempre comodo!» le risponde Anybody, trasformatosi in Lupin III per l’occasione.
Radley si muove nervoso: «Oh, andiamo… Jim, dì tu qualcosa!»
Sul viso di Lena spunta nuovamente quel sorriso.
«Sì, Anonymous. Dì qualcosa.»
Il ragazzo sposta lo sguardo da Catwoman a Lena.
«Sei tu il capo. Decidi tu.» a questa risposta, anche con la maschera indosso, è facile notare il sentimento che nasce in Helena, ed è facile capire il motivo che porta il sorriso di Lena ad ingrandirsi.
«Lo sai come finisce Coraline, eh, Catwoman? Lo sai cosa succede a quella mano? Cade. In un pozzo profondo. Tanto, tanto profondo. La bambina ci mette sopra delle assi, e da quel momento in poi nulla disturba il suo sonno. La mano resta là dentro, rinchiusa, per sempre. Come in una tomba, come la strega. Non possono vedere nemmeno le stelle.»
Le hanno legato le mani con una corda; non sa chi sia a tenere l’estremità e a strattonarla avanti, perché ha un cappuccio sulla testa. Camminano velocemente, quando Helena cade la trascinano finchè non si rialza.
«Pensi che Anonymous ti ami, eh, troia?» sbotta Lena. Deve essere davanti a lei, ma non è certa. Ci sono almeno altre due persone, sente i loro passi: «Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Ma l’amore non basta, tu non puoi ricambiarlo e non ti amerà per sempre.» si fermano all’improvviso. Sente un rumore metallico, come di una botola che viene sollevata. La spostano in malo modo, c’è un rialzamento sotto i suoi piedi, ora.
Il cappuccio le viene strattonato via. Tossisce, appena sente l’aria fresca. Lena, Cheetah e il Joker la fissano. Non le serve guardarsi indietro per sapere che c’è un pozzo.
«Prova di nuovo a fare una stronzata come questa, e ti giuro che non sopravvivrai per raccontarlo.»
I ragazzi le si avvicinano, Cheetah la tiene ferma mentre il Joker slega la corda.
«Nel caso tu riesca a cavartela,» le consiglia Anthony: «Fa’ in modo di starmi alla larga. Hai davvero un aspetto invitante.»
È troppo spaventata per rendersi conto che il Joker ha finito, così la spinta le risulta una sorpresa. L’impatto con l’acqua ghiacciata è tremendo. Riemergendo in superficie, ha appena il tempo di vedere uno spiraglio di luce - e il ghigno di Lena - prima che chiudano completamente il pozzo. Fa freddo, è buio, e non si vedono stelle. Come aveva promesso Lena. Come in una tomba.
Ci mette cinque ore di lavoro e fatica, ma riesce ad uscire sana e salva. Se avessero voluto ucciderla le avrebbero tolto la cintura, o, più semplicemente, avrebbero dato il via libera a Cheetah. Appena fuori, anche se esausta, si mette in piedi e corre più velocemente possibile lontana dall’edificio. È terrorizzata e tutto, nella sua testa, le urla di piantarla con questa ricerca idiota, una parte di lei sta certamente avendo una crisi isterica.
Eppure c’è un terzo ragazzo da trovare. Nonostante (quelle mani) Thomas, nonostante Jim, Helena è ancora sicura di voler rivedere Josh - solo per un’ultima volta.
Il suo cervello si ribella, le invia le immagini tremende della serata appena trascorsa, le frasi che le hanno detto - Non c’è proprio niente da sistemare, il capo sei tu - soffermandosi sulla totale indifferenza di Catman, sullo sguardo di Anonymous, quando si è voltato verso Lena, quando ha parlato come se Helena fosse un’intrusa, come se fosse solo una delle tante, come se non avesse mai fatto parte della sua vita. Certe volte la rassegnazione è un gran bene, dice il suo cervello, ripetendo parole già pronunciate da Lena, certe volte è una vera e propria salvezza.
«’fanculo la mia salvezza.» bisbiglia, continuando a correre più veloce che può.
Le mani di Josh non sono sporche di sangue. Al suo fianco non c’è nessun pazzoide criminale pronto a distruggere il mondo, l’appartamento in cui vive è spoglio.
Sta solo baciando una ragazza.
Helena li guarda dal tetto. Appena arrivata voleva fare un ultimo salto, raggiungerlo e buttargli le braccia al collo, ma poi, dalla finestra del quarto piano da cui li spia, nella sua visuale è entrata lei. L’ha abbracciato da dietro e Josh, come nei suoi sogni, ha riso, divertito. Si è voltato e l’ha baciata, si sono staccati e hanno continuato a guardarsi come due idioti, ridacchiando. Lei si è avvicinata di nuovo, di nuovo ha posato quei labbroni rifatti su di lui e gli ha sfilato la maglietta. Si girano, lei le mostra le spalle, probabilmente si muoveranno ancora per andare in camera. A quel punto, mentre si stanno allontanando, Josh apre gli occhi e la vede. Helena è certa di essere stata vista. Ed è certa che Josh si fermerà, che mollerà quella sottospecie di bambola gonfiabile per andarle incontro, è sicura che…
Ma lui allunga il braccio per chiudere le tapparelle. Di nuovo sa che non lo incontrerà mai più, di nuovo si sente dentro ad una tomba, e le stelle che può vedere non hanno più senso.
È mattino inoltrato quando si reca alla caverna. C’è solo Ibn Al Xu’ffasch, la maschera abbandonata sopra il computer, lo sguardo attento su alcuni fogli. Alza gli occhi quando la vede arrivare, ancora in completo: «È tutta la notte che ti cerchiamo, Helena.» le dice, con un tono che fa intuire una certa dose di preoccupazione. Catwoman non risponde, si toglie la maschera con un gesto secco, lasciandola cadere sul pavimento, e continua ad avanzare verso Ibn, il volto rigato dalle lacrime - lui sussulta un attimo, poi lei si butta fra le sue braccia e scoppia a piangere, stringendolo.
Dopo un momento di incertezza, la avvolge in un abbraccio.
Loro.
Thomas osserva un punto imprecisato del pavimento. Non sente le urla e il caos provocato dagli altri membri dell’HIVE. Le ferite bruciano un po’, e ci saranno nuove cicatrici sul suo corpo - così gli hanno detto.
«Ehi, Tommy, tutto bene?» sente domandare da una voce stranamente gentile.
«Non preoccuparti, Helena.» risponde in automatico, senza nemmeno alzare la testa.
«Helena? E chi cazzo sarebbe?» la voce riprende il suo tono strafottente. Thomas guarda Zoe, come se non la riconoscesse, giusto per un secondo, poi nei suoi occhi torna l’apatia che lo contraddistingue.
«Scusami. Ero distratto. È stata una notte faticosa.»
«Puoi giurarci! Ma te la sei cavata alla grande, bimbo!»
«Confermo.» annuisce Julian.
E mentre i suoi colleghi lo riempiono di complimenti, Thomas torna a guardare quel punto impreciso nel pavimento.
Restano solo Jim e Lena al tavolo. Lena sta controllando alcune carte, Jim si limita a mordersi la guancia senza sapere come iniziare.
«Non l’abbiamo uccisa.» risponde lei, ad una domanda che lui non ha posto.
«Per ora.» finisce la frase, Jim.
«Non ti farò del male, Kuttler. Non finchè sarai mio alleato.»
Anonymous annuisce.
Improvvisamente smette di toccarla.
«Ehi, che ti prende?» chiede la Bambola Gonfiabile, guardandolo. Ha una mano tesa, sulla corda per tirare le tapparelle: «Come sei pallido… sembra che tu abbia visto un fantasma.» ride.
Josh si allontana da lei, guarda fuori dalla finestra come se potesse guardare attraverso le imposte.
«Qualcosa del genere. Scusa, ma non ho più voglia.»
Lei sbatte le palpebre: «Che cazzo significa “Non ne ho più voglia”?», ma Josh già le da le spalle, diretto in camera sua. Si butta su letto mentre lei gli urla “Frocio di merda!”, a pancia in giù, guardando quella foto sul comodino che ritrae loro quattro.