Titolo: When the darkness has won
Fandom:
lovvoverseBeta:
cialy_girlPersonaggi:
Ibn Al Xu’ffasch,
Helena Kyle, Tim Wayne, Selina Wayne, varia gente nominata
Rating: Pg
Parole: 1.000 (W) (spaccate!!1!)
Note: Non mi ricordo da dove arrivi il titolo e non ho voglia di cercare, ma cmnq non è mio XDDD
Disclaimer: Nostrisì nostrino, comunque niente soldini.
C’è una lunga lista di certezze incrollabili che Ibn ha su sua figlia.
Ha iniziato a compilarla mentalmente in maniera istintiva, quando all’età di cinque anni scartava via dalle buste tutti i cioccolatini che non fossero fondenti, mangiando solo ed esclusivamente quelli.
La prima cosa che ha capito di lei è che le piace solo il cioccolato fondente.
Con Tim le certezze sono sempre state poche, perché lui tende a cambiare idea e ad essere sempre un po’ una - mai spiacevole - sorpresa: in questo è identico a sua madre. Ibn teme di non avergli mai fatto capire quanto sia felice di ciò, quanto sia contento che Tim gli somigli poco.
Tim ha il suo sorriso, ha lo stesso sguardo attento quando deve controllare qualcosa, ha le sue spalle e, forse, il modo di vivere il dolore (tenendo duro, ma senza riuscire a perdonarsi).
Selina, però, Selina pensa come lui e agisce come lui, e questo avrebbe dovuto spaventarlo, ma è sempre stata così piccola e bellissima, così pura. Per qualche ragione Ibn era certo che sua figlia non potesse essere in alcun modo intaccata dal male.
Nella lunga lista di cose che sa di lei c’è anche un dettaglio che ha sempre amato, uno di quelli che lo fanno sorridere: non ascolta musica ad alto volume.
Da quando ha cominciato ad insegnarle a sentire, a riconoscere i passi di un uomo e riuscire a capire se sia armato, quanto sia grande o quante persone siano, Selina ha deciso che da quel momento in poi non avrebbe ascoltato musica ad alto volume per non rovinarsi l’udito, che non sarebbe nemmeno mai andata in discoteca o ad uno stupido concerto - Helena aveva riso, senza crederle, Ibn le aveva sorriso un po’ incoraggiante e un po’ divertito, ma sollevato all’idea di poter rimandare di qualche anno la sua prima serata in una discoteca.
Di lei sa che, finiti i compiti e i casi da risolvere, le piace stare al telefono con qualche amica prima di cena, sa che preferisce chiamarle dalla sala quando lui non è ancora tornato, per restare vicino alla mamma e Tim, ma con lui presente si rifugia in camera sua per parlare di cose che Ibn non approverebbe - tipo ragazzi e bigliettini per le verifiche, questo glielo ha svelato Helena.
Le poche volte che ha infranto questa regola è stato quando non l’ha sentito arrivare, ed è stato quasi bello vederla scalza camminare avanti e indietro con il cellulare in mano, ascoltarla ridere e dire “scema” ad una sua amica, con un tono di voce canzonatorio e squillante che lui non aveva mai sentito.
Di lei sa che, se non ha voglia di telefonare a qualche amica, aiuta la mamma e Tim ad apparecchiare, o si mette in sala a leggere un libro o a guardare la televisione.
Di lei sa che basta chiamarla una volta per cena, perché si faccia trovare al suo posto. Di lei sa che è sempre puntuale per qualsiasi cosa - e non è una norma nelle ragazzine, lo sa perché Jai e Iris hanno sempre da ridire su Jade ed Eve, lo sa perché Cerdian e Robert sono sempre in ritardo per ogni evento in cui i bambini sono ammessi, lo sa perché una volta ha sentito persino Leonard sbuffare al telefono con Wendy, dicendole di muoversi.
Quella mattina, il nervosismo di sua figlia lo aveva notato appena, pensava di poterle parlare tranquillamente al suo rientro a casa, si era limitato a salutare la famiglia pensando che, al massimo, ci avrebbero pensato Helena o Tim.
La sera torna a casa e la prima cosa che fa è sbuffare sonoramente.
«Brutta giornata?» Helena lo accoglie con un sorriso e un bacio sulle labbra.
Ibn mugugna qualcosa in risposta mentre si toglie il giubbotto. Il rumore della musica è un sottofondo che non disturba.
«Tim è in camera sua?» domanda sovrappensiero, ma qualcosa dentro di lui si gela quando il ragazzo appare dalla cucina e lo saluta sorridendo.
«Ciao, papà.»
«Dov’è Selina?»
La domanda, forse, l’ha fatta con un tono di voce troppo preoccupato, perché a loro volta Helena e Tim si immobilizzano.
«È lei a tenere la musica alta, amore.» gli riferisce Helena, aggrottando le sopracciglia. Ibn si gira verso il tavolo apparecchiato solo per metà.
«L’avete chiamata?»
Non la chiamano mai, perché non ce n’è bisogno, lei all’ora di cena c’è sempre.
«No, aspettavamo che fosse pronto per-»
Non riesce a lasciarla finire, si incammina per le scale quasi correndo, mentre Helena e Tim ancora non capiscono cosa stia succedendo e lo seguono solo quando è davanti alla porta di Selina. Una volta Helena gli ha fatto un discorsone sulla privacy dei ragazzi, sul fatto che non debbano essere disturbati, ed è certo che lo stia ripetendo proprio mentre apre la camera, ma non la sta ascoltando.
La finestra è spalancata, c’è freddo e la camera è vuota.
La prima cosa che sente sono i passi di Tim che si allontana, il suo chiamare la sorella per tutte le stanze della casa, la seconda è Helena avvicinarsi e guardare la stanza come se non l’avesse mai vista prima, la terza è il suo cuore che comincia a battere troppo forte.
«Dov’è Selina?»
Le sue amiche non ne sanno niente, nel suo computer non c’è nulla di allarmante ed è sempre stata troppo furba per avere un diario segreto.
È un rapimento, ovviamente è un rapimento, e forse Selina non può liberarsi per non compromettere la propria identità, ma una vocina interna fa notare a Ibn che potrebbe trattarsi di altro, sebbene non abbia idea di cosa potrebbe essere.
Sono nella base della JLA tutti e tre, ancora in abiti civili, ad aspettare notizie dai supereroi, da coloro che hanno immediatamente cominciato a cercare, quando Superwoman entra nella stanza.
Priva della maschera, il suo sguardo serio li osserva.
Comincia a parlare e, quando dice di aver localizzato Selina, quando svela loro dove si trovi davvero, Ibn realizza che di sua figlia non sa proprio niente.