You’re the Closest to Heaven that I’ll Ever Be - 5. Fix You

Feb 27, 2012 19:47

Fandom: Supernatural.
Pairing: Castiel/Dean - Mr.Gennaio&Prof.Novak ‘verse.
Altri Pairing/Personaggi: Anna, Balthazar, Bobby, Claire, Faith, Gabriel, Padre Jim, Jimmy/Amelia, Jo, Mary, Michael/fem!Lucifer, Sam/Jessica, più vari nominati.
Rating: NC17.
Charapter: 5/5.
Beta: koorime_yu.
Genere: Angst, Fluff, Erotico, Introspettivo, Romantico.
Warning: AU, Scene di sesso descrittivo, Slash, Spin-off.
Words: 6035/24867 (fiumidiparole).
Summary: «Lo faremo in Gennaio» aveva deciso Castiel ed un nuovo inverno è ormai arrivato. Con la gentile partecipazione di un fratello esasperato, una madre fissata con le tradizioni, due genitori impossibili, uno svariato numero di amici fuori di testa, ed una wedding planner spaventosa. Parola d’ordine: sopravvivere.
Note: Spin-Off di “I just want you to know who I am” e “When Everything Feels Like the Movies”. Il titolo della fic, come quelli della storie che la precedono, è un verso di “Iris” dei Go Go Dolls.
Note importanti: Questa storia raccoglie diversi riferimenti a quelle che la precedono, quindi vi consiglio di accertarvi di aver letto tutta la serie, prima di cominciare a leggerla. Il link accanto al pairing porta alla Masterlist aggiornata, troverete le storie in ordine di lettura.
Dedica: A xsickobsession, a cui l’avevo promessa un secolo fa XD

| 1 | 2 | 3 | 4 |

DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù

You’re the Closest to Heaven that I’ll Ever Be
5. Fix You

Dita gentili frusciarono tra i suoi capelli e Dean si voltò a guardare Castiel, seduto accanto a lui.
«Hai ancora riso incastrato qua e là» spiegò il marito - marito, Dio! - con un accenno di sorriso.
Lui non stentava a crederlo. Si erano trattenuti in chiesa quei dieci minuti che servivano a firmare i documenti e fare un paio di foto, e all’uscita erano stati schiaffeggiati da qualcosa come venti chili di riso e coriandoli blu. Sembrava impossibile che una trentina di persone potessero gettarti addosso una tale pioggia di chicchi. Per fortuna Faith aveva preparato in precedenza i sacchettini per ogni invitato, riempiendoli con il riso che non macchiava, quindi i loro abiti si erano salvati.
«Anche tu» rispose Dean, scovandone un paio tra i petali del fiore che portava all’occhiello.
Castiel si chinò a baciarlo, incurante di Michael che sedeva al loro stesso tavolo, insieme a Lucy e Mary, e ai testimoni più importanti. Forse il fatto che fosse il loro giorno li traeva in salvo, rifletté Dean, ma quando si voltò, si accorse che il Signor Novak era distratto, stava discutendo a voce bassa con la moglie, in un feroce scambio di bisbigli.
«Ignorali» sussurrò il suo angelo, offrendogli un’ostrica con la forchetta.
«Non la mangio quella cosa» fece lui, storcendo le labbra.
«È buona».
«È viscida».
Castiel sorrise e desistette, infilandosela in bocca. Dean era felice di vederlo così sereno, dopo il periodo tanto stressante appena trascorso; aveva l’impressione che quella sera nulla potesse fare loro del male. Lasciò scorrere un braccio sullo schienale della sua sedia per circondargli le spalle ed il compagno gli poggiò una mano poco sopra il ginocchio.
«La prego di tornare a sedere, Signore» sentì una voce familiare e, voltandosi, riconobbe una figura nota vicino a Faith, la loro wedding planner. Un po’ troppo vicino, in effetti.
«Chiamami Balthazar» replicò lui, facendo alzare gli occhi al cielo a Dean.
«Forse dovresti rimettere al guinzaglio quel deficiente» borbottò all’orecchio del marito, ma Castiel scosse la testa, risalendo un po’ più su con il palmo e facendogli trattenere il fiato.
«Ci penserà Anna. Per stasera non è un mio problema» sussurrò il professorino, ricalcando con l’indice il rilievo della giarrettiera, appena percettibile sotto la stoffa dei pantaloni.
Dean deglutì a fatica e poggiò una mano sulla sua. «Smettila» ringhiò.
Castiel si limitò a guardarlo attraverso le ciglia, provocandogli l’ennesimo brivido. Poi Sam misericordiosamente li distrasse, alzandosi in piedi e battendo con la forchetta sul proprio bicchiere per chiedere silenzio.
«La prima volta che sentii mio fratello parlare di Castiel,» iniziò, quando ebbe ottenuto l’attenzione di tutti «credo fosse il giorno stesso che uscirono insieme per la prima volta, anche se forse non ancora come coppia. E, testuali parole, mi disse: Ho incontrato questo ragazzo l’altra sera e… non lo so, Sammy… mi ha fatto perdere la testa» rivelò, con sommo imbarazzo dello sposo, che non aveva mai rivelato a nessuno quella conversazione.
Traditore, pensò Dean, poi incontrò lo sguardo sorpreso di Cas e si sentì arrossire ancora di più.
Il suo fratellino, intanto, riprese: «Ammetto che non seppi bene come prendere la faccenda. Sul momento non pensai fosse una cosa seria. Insomma, chi mai lo avrebbe immaginato, conoscendo il vecchio Dean?» chiese retorico, scatenando qualche risatina ed esclamazione d’assenso «Ma poi conobbi Cas e vidi come lui e mio fratello si guardavano… francamente fu imbarazzante» ammise, dando il via ad un secondo round di risate «Ma c’è sempre qualcosa attorno a loro, quando sono insieme, che fa sembrare tutto possibile. E sono felice che Dean stia prendendo coscienza di questo, per il quale posso solo ringraziare Castiel» concluse più serio, alzando il bicchiere al loro indirizzo «A Dean e Castiel!» esclamò e le parole vennero riprese da tutti gli invitati.
«Bella arringa, Samantha» sussurrò il fratello maggiore al suo orecchio, dandogli un pugno sulla spalla, quando si rimise seduto.
«Quindi adesso è il mio turno?» chiese Balthazar, lasciando finalmente in pace la povera wedding planner.
E all’improvviso Dean ebbe molta, molta paura. Castiel riuscì a mantenere una certa calma, mentre il suo amico d’infanzia recuperava il proprio bicchiere e lo faceva tintinnare come aveva fatto Sam in precedenza, zittendo i pochi chiacchiericci rinati.
«Sapete tutti che Cassie ed io ci conosciamo da quando eravamo circa alti così» esordi, mettendosi una mano all’altezza dello stomaco «Siamo cresciuti insieme, lui ed io, inseparabili come gemelli siamesi. Be’, se non fosse che Cassie un gemello ce l’ha già» s’interruppe per fare l’occhiolino a Jimmy « Comunque, da piccolo era questo cosetto magro tutto occhioni blu - non che ora sia molto diverso, in effetti - e i ragazzi della nostra età lo prendevano in giro, ma lui non se ne curava, almeno fino a quando i miei vecchi morirono» raccontò con il suo solito tono scanzonato, sorprendendo Dean per la naturalezza con cui parlava di una cosa che lui - in quattro anni - non aveva mai saputo. «I Signori Novak, qui presenti, erano i miei vicini di casa e, dato che non avevo parenti stretti, mi presero con loro. E Cassie… sapete com’è, no? Non gli importa quello che la gente pensa di lui, ma che non gli tocchino le persone a cui tiene. Era uno scricciolo perfino più sottile di me, ma diventava un’autentica furia, quando certi idioti dicevano una parola di troppo sul sottoscritto» continuò con un sorriso sghembo «E poi ricevette una proposta di lavoro dall’Università di Lawrence e, be’, non potevo lasciarlo solo, vi pare? Ad un certo punto apparve un certo calendario dei vigili del fuoco… e Cassie si prese questa sbandata vergognosa per il tizio sulla pagina di Gennaio» ridacchiò «Roba che la notte lo sentivo-»
«Balthe!» lo riprese Castiel.
«Sì, insomma, avete capito» disse allora il testimone, causando qualche risatina imbarazzata «Non so bene come, ma all’improvviso inciampò su Mr. Gennaio in persona, ed indovinate un po’ chi era? Insomma, io devo un ringraziamento speciale a Dean Winchester, perché ha tolto la scopa dal culo a Cassie, ha smesso di farlo sospirare come una ragazzina, ha iniziato a fargli fare un sacco di versi più divertenti…»
«Balthazar!» lo sgridò ancora l’amico.
«… e ha reso felice il mio fratellino» concluse quello, incurante. «A Castiel e Mr. Gennaio!» intonò poi, alzando il bicchiere.
Castiel chiuse gli occhi, quasi a cercare una pazienza che sapeva solo lui dove trovare. Da parte sua, Dean, anche se non era il soggetto più vessato di quel discorso, desiderava sprofondare.
Dev’essere una sorta di giustizia divina, pensò tra sé, non puoi avere qualcosa di bello come Cas, senza prendere nel pacchetto anche una rottura di palle come Balthazar.
Visto il periodo, il ricevimento si teneva al chiuso, ma avevano scelto un ristorante abbastanza ampio da poter allestire un piccolo spazio con la strumentazione musicale. Per l’occasione, Faith aveva proposto loro diverse soluzioni, fornendo alcuni numeri di persone che facevano intrattenimento per quel genere di eventi, ma Cas aveva preferito assumere alcuni suoi vecchi amici, con i quali da ragazzo aveva cantato nel coro della parrocchia di suo padre e formato una band di cui avevano fatto parte anche suo fratello Jimmy e Balthazar.
Quando Rachel, la vocalist, intonò le prime parole di “Anywhere but here” [1], Castiel offrì una mano a Dean e propose: «Balliamo?»
Lui lo guardò vagamente terrorizzato. «Non si era parlato di ballare» soffiò.
«È tradizione che siano gli sposi ad aprire le danze» gli ricordò il compagno.
Dean iniziava ad odiare sul serio le fottute tradizioni.
Lasciò crollare il capo in avanti, sconfitto, ma prese la sua mano e si alzò con lui per seguirlo fino allo spiazzo libero tra i tavoli e i musicisti. La verità era che lui proprio non sapeva ballare, a meno che per ballare non si intendesse dimenarsi a tempo di musica sulle note di “Eye of the Tiger”, ma valzer, tango e tutta quella robaccia là? Il massimo che avesse fatto - e sempre tra le mura di casa - era lasciarsi trascinare quando Cas cantava qualche canzone e dondolare abbracciato a lui seguendo la musica, che poi non era molto diverso da quello che stavano facendo ora.
Intrecciò le braccia dietro la sua nuca, mentre Castiel gli stringeva la vita, posò la fronte sulla sua e chiuse gli occhi, cercando di dimenticare la presenza di tutti i loro conoscenti che li fissavano come falchi.
Voglio morire, pensò distintamente Dean, rigido come uno stoccafisso. Poi una delle mani del marito di sposto dai suoi fianchi per sfiorare il suo fermacravatta.
«Mi piace» asserì, ammirando il gioiello.
«È il mio qualcosa di nuovo. Un regalo di Jo» spiegò Dean, grato per la distrazione.
«Cos’altro ti hanno dato?» domandò quindi il suo angelo.
Lui gli mostro i gemelli e la collana, gli unici monili che Cas non aveva ancora visto, poi gli chiese: «E a te?»
Il compagno si frugò in una tasca per tirarne fuori qualcosa di piccolo e triangolare: un plettro sottile da chitarra classica. «Il mio qualcosa di vecchio. È il primo che regalai a Jimmy, quando stava imparando a suonare. Avevamo otto anni» raccontò.
«È Pacman» riconobbe Dean, notando il disegnino ormai consunto che lo decorava.
Castiel annuì con un sorriso divertito, poi lo rinfilò in tasca e scosse il polso per far scivolare indietro la manica. «Il mio qualcosa di blu. L’ha fatto Anna» disse, mostrandogli un braccialetto di cuoio azzurro intrecciato. Dean lo trovò stranamente sexy al suo polso. «Qualcosa di regalato, da parte di mia madre» continuò, sfilando dal collo della camicia una catenella d’argento a cui era appeso un ciondolo raffigurante San Michele Arcangelo. Infine, dalla tasca interna della giacca prese un foglio piegato in quattro, su cui Dean riconobbe le righe di uno spartito. «Qualcosa di nuovo. Balthe mi ha scritto una composizione» concluse con voce morbida.
«Wow» mormorò Dean, sinceramente colpito «Pensavo ti avrebbe fatto qualcosa di osceno, tipo un fumettino porno».
Cas ridacchiò, ma poi sorrise, felice. «Mi ha anche dato la registrazione, per ascoltarla quando saremo più tranquilli, ma non è qualcosa che posso portare addosso».
Lui lo baciò a fior di labbra, poi cercò Balthazar con lo sguardo, scoprendo che anche altri invitati si erano uniti a loro sulla pista da ballo improvvisata e che il ragazzo in questione era infine riuscito a convincere Faith a ballare; non riusciva ad immaginare una coppia più stramba.
Qualcuno si schiarì la voce accanto a loro, interrompendoli. «Posso ballare con lo sposo?»
Dean si voltò sorpreso a guardare Michael e per un momento rimase congelato, non capendo chi intendesse tra lui e Castiel, ma poi gli lasciò le mani del figlio. Tuttavia, nemmeno lui rimase da solo a lungo.
«Vieni qui e fa ballare la tua vecchia mamma» lo riscosse Mary, sfiorandogli una spalla.
«Non sei affatto vecchia» s’imbronciò Dean «E sei sempre la donna più bella del mondo» aggiunse con affetto, baciandole una guancia.
«Adulatore» cinguettò lei, dandogli un buffetto sulla guancia.
Infine arrivò il momento del taglio della torta e, quando la portarono in sala, Dean rimase a fissarla perplesso per qualche minuto.
«Sono… ?» fece, stranito.
«Pinguini» confermò Castiel, accanto a lui, osservando con la testa inclinata le due figurine comparse in cima al posto dei classici sposini.
«I-io… non so come sia potuto accadere, Signor Winchester» disse Faith, raggiungendoli di corsa, con i tacchi che ticchettavano sul pavimento «Avevo dato precise istruzioni perché non mettessero nessun pupazzetto sopra, come da voi richiesto». Sembrava davvero mortificata.
«Sono stato io» rivelò una voce familiare, e un braccio si posò sulle spalle di Castiel, mentre l’altro andò a cingere la vita di Dean. «E incredibile cosa è disposta a fare la gente per una lauta mancia».
Quest’ultimo si voltò ad osservare perplesso gli occhi furbi di Gabriel, il fottutissimo produttore di Wife Swap [2], a cui lui e Cas avevano partecipato l’anno prima. Poteva capire perché avessero spedito la partecipazione a Chucky e Becky, la coppia con cui avevano fatto lo scambio, in fondo erano dei tipi okay, ma ancora si chiedeva perché il suo angelo avesse insistito per invitare anche Gabriel e Kalì. Sapeva solo che, in qualche modo, Balthazar aveva mantenuto i contatti con quel nano da giardino e i due avevano trascinato Castiel in tutte le loro uscite.
«Ma perché i pinguini?» chiese Dean, accigliato, indicando le due figurette in cima alla torta, che… si baciavano, perfino?
«Sono Pablo e Buddy, i due esemplari dello zoo di Toronto» [3] chiarì Gabriel, ghignando contento.
«Chi?» esclamò Dean, ancora più confuso, ma Cas fece un piccolo Oh! e raddrizzò la testa.
«Capisco» asserì.
«Io no» fece lui.
«Oh, andiamo… i due pinguini gay!» sbuffò il produttore «Quelli che qualche mese fa hanno cercato di separare per la preservazione della specie, facendo insorgere il mondo LGBT e non. Ma dove vivi, tu? Sei l’omosessuale più atipico del secolo».
Dean guardò Castiel in cerca di spiegazioni ed il suo professorino raccontò con calma: «I pinguini sono monogami, come i lupi, le aragoste o i piccioni, ma gli esemplari di questa specie sono rimasti davvero in pochissimi, così - anche se ormai questi due stanno insieme - gli amministratori dello zoo hanno cercato di separarli per farli accoppiare con delle femmine, che non avevano compagno. Ma ovviamente questi due non hanno voluto saperne, hanno passato tutto il tempo a piangere, disperati, finché non li hanno riuniti. Vedi, avrebbero finito per lasciarsi morire di fame, senza l’altro; i pinguini sono molto fedeli».
«E Pablo e Buddy sono anche molto focosi. Sono gli unici che si accoppiano religiosamente tutte le notti, anche al di fuori della stagione degli amori» aggiunse Gabriel, facendo su e giù con le sopraciglia «Vi ho preparato un gigantografia da appendere sopra la testata del letto» concluse, dando ad entrambi una pacca sulle spalle, prima di allontanarsi.
«Siamo appena stati associati a dei pinguini» si rese conto Dean, vagamente sotto shock.
«È una cosa carina. Loro sono carini» osservò Castiel.
«Sono pennuti» replicò lui.
«Pennuti e innamorati» convenne il suo angelo, intrecciando le dita con le sue per poggiare un bacio sulla fede.
Sdolcinato, pensò Dean, sei un cosino piumoso e sdolcinato. «Okay, ho capito, li teniamo» si arrese e sentì le labbra del marito piegarsi in un sorriso, ancora poggiate alle sue dita.
Il taglio della torta ed il brindisi con le mani intrecciate fu molto veloce, e Dean pensava che ormai fossero liberi di andarsene e lasciare i loro genitori ad intrattenere gli invitati, ma Castiel lo trascinò fino allo spiazzo libero davanti alle strumentazioni musicali e gli raccomandò: «Resta qui», prima di impugnare il microfono e tamburellarci sopra le dita per richiamare l’attenzione.
«Salve, spero che tutti vi stiate godendo la festa» esordì, appena scese il silenzio «Mia suocera, Mary Winchester, ha convinto Dean e me a rispettare tutte le tradizioni, come alcuni di voi già sanno» iniziò a spiegare, sotto la sguardo confuso del marito, che non aveva la più pallida idea di cosa stesse combinando. «In alcuni paesi, il giorno prima delle nozze si usa che il futuro sposo faccia una serenata sotto la finestra della fidanzata, accompagnato da parenti e amici, ma noi ieri abbiamo avuto i nostri addii al celibato, così ho pensato che potrei rimediare qui» spiegò, lasciando il compagno a bocca aperta.
Fece un cenno agli amici, che si ritirarono in silenzio, lasciando il posto al piano a Balthazar e la chitarra elettrica a Jimmy, poi questi ultimi attaccarono le prime note e Dean si sentì tremare, non appena Cas iniziò a cantare.
«When you try your best but you don’t succeed, when you get what you want but not what you need, when you feel so tired but you can’t sleep, stuck in reverse» [4] intonò, con la sua voce bassa e calda. «And the tears come streaming down your face, when you lose something you can’t replace, when you love someone but it goes to waste, could it be worse?» chiuse gli occhi e Dean ebbe l’impressione di rivivere l’inizio di tutta quell’incasinata vicenda, quando avevano avuto quel tremendo litigio e poi quando Michael aveva rifiutato di partecipare alle loro nozze. Provò l’impulso fortissimo di raggiungere il suo angelo e stringerlo a sé.
«Lights will guide you home, and ignite your bones, and I will try to fix you» continuò Castiel proprio allora e Dean si sfregò nervosamente la bocca, sentendo il proprio cuore - fottuto bastardo! - iniziare a battere impazzito.
«And high up above earth or down below, when you’re too in love to let it go. But if you never try you’ll never know, just what you’re worth» il suo angelo riaprì gli occhi per incontrare i suoi e gli rivolse un accenno di sorriso, morbido come un abbraccio.
Lui tremò leggermente e chinò il capo, sentendo gli occhi appannarsi. Maledetto, questa sorpresa non se l’aspettava proprio. Sentì qualcosa schiantarsi sulle sue gambe, mentre Jimmy attaccava l’assolo a chitarra, e vide il suo nipotino Johnny aggrapparsi ai suoi pantaloni.
Poi sua madre, Sam e Jess lo circondarono, riprendendo la canzone con Castiel: «Tears stream, down your face, when you lose something you cannot replace».
A Dean mancava il respiro. Per un momento fu su una strada buia di Lawrence, davanti ad un pick-up travolto da un autocarro, accartocciato oltre il guardrail sfondato. Vide l’auto di suo padre prendere fuoco proprio mentre lui ed i ragazzi della sua squadra stavano arrivando. Troppo tardi, maledettamente troppo tardi.
Sentì un braccio di suo fratello sostenerlo e sua madre aggrapparsi ad entrambi.
«Tears stream down your face and I…» suo marito affiancò Bathazar al piano, posò le mani sulle sue spalle e l’amico appoggiò la schiena al suo petto. Anna li raggiunse e si strinse a loro, tutta capelli rossi e stoffa blu, come una fiamma. Tre ingranaggi concatenati che andavano avanti da anni; Dean li invidiava un po’, a volte.
«Tears stream, down your face, I promise you I will learn from my mistakes». Oddio, si erano aggiunti anche i Signori Novak.
Michael e Lucy, composti e a loro modo bellissimi, si accostarono a Claire e Amelia, che sussultarono sorprese. Probabilmente la moglie di Jimmy aveva appena perso dieci anni di vita; Dean la capiva piuttosto bene.
«Tears stream down your face and I…» E ora i suoi colleghi di lavoro. Era una congiura organizzata, ecco cosa. E, uh, pure il Rettore Death e Tessa, no! Cristo, perché?
Voglio morire, pensò Dean, stringendo i denti, mi sto sentendo male. Sto per morire.
«Lights will guide you home» riprese Cas, tutto da solo, quasi in un sussurro, avvicinandosi a lui passo dopo passo «And ignite your bones, and I will try to fix you» concluse, quando fu finalmente davanti a Dean.
La musica si zittì e calò il silenzio. Lui lo ghermì per la vita e lo strinse tra le braccia con tutte le proprie forze, premendo il viso contro la sua spalla.
Vaffanculo, si disse. «Andiamo via» ordinò, e Castiel annuì contro i suoi capelli, poggiando le labbra sulla sua nuca.

*°*°*°*°*

Dean era tanto emotivamente stanco che non riuscì ad arrabbiarsi nemmeno quando vide la coda di nastri colorati e lattine attaccata dietro la sua adorata Impala ed il cartello “JUST MARRIED” fissato sopra la targa.
Li ucciderò domani, si promise, lanciando un’ultima occhiataccia a suo fratello e a Jo, prima di mettere in moto e dirigersi verso l’hotel.
Avendo organizzato le nozze così di fretta e quasi senza preavviso, non se l’erano sentita di sfidare i loro rispettivi datori di lavoro - Rufus ed il Rettore Death potevano essere davvero spaventosi - e si erano presi giusto tre giorni di ferie, rimandando il viaggio di nozze ad un momento migliore. Così Dean aveva prenotato per le due notti seguenti una suite nell’albergo più lussuoso della zona.
Le lattine sferragliarono allegramente lungo il breve tragitto, facendo sorridere Castiel, che si sporse oltre il finestrino per cercarle con lo sguardo.
«Smettila di fissare il culo alla mia bambina» borbottò lui.
«A lei piace» asserì il marito, accarezzando con affetto la tappezzeria della macchina.
Dean si accigliò. «La stai palpando».
«Sei geloso?» chiese Cas, inclinando la testa nel suo solito modo curioso.
Lui boccheggiò, poi mise il broncio. «No» grugnì.
Il suo angelo accennò un sorriso ed intrecciò una mano alla sua, posata sul cambio.

*°*°*°*°*

Ci fu un momento d’imbarazzo quando Dean infilò la chiave elettronica nella porta della camera e la aprì.
«Non ci sarebbe una tradizione da rispettare anche qui?» ricordò Castiel.
I loro sguardi s’intrecciarono.
«Vuoi che ti porti in braccio oltre la soglia?» chiese Dean inarcando le sopraciglia, accertandosi di aver capito bene.
«Veramente pensavo di farlo io» asserì il marito.
«Stai scherzando? Vuoi spezzarti la schiena?» esclamò l’altro.
«Posso farcela» asserì Castiel, ferito nell’orgoglio.
Ma lui ne aveva avuto abbastanza di cazzate, per quella sera. «D’accordo» dichiarò, poi e senza alcun preavviso, lo prese per le gambe e se lo caricò su una spalla come un sacco di patate.
«Cos- Dean!» sbottò Castiel incredulo.
«È dalla nostra prima notte insieme che voglio farlo» asserì, chiudendo la porta con un calcio e portandolo così fino ai piedi del letto, su cui lo scaricò sopra.
Il suo professorino lo fissò truce, per nulla contento, e Dean ridacchiò, chinandosi su di lui per baciarlo. Riuscì ad assaporare le sue labbra e ad immergere le dita nei suoi capelli, ma appena poggiò un ginocchio sul materasso per farsi più vicino, si ritrovò sbattuto sul letto e sovrastato dal suo corpo.
Sorpreso, alzò gli occhi sul compagno, che capeggiava su di lui come un angelo vendicatore. Poi questi si chinò sino a sfiorare il suo orecchio con le labbra.
«Ti ho fatto una promessa, stamattina, ricordi?» sussurrò nella conchiglia, in tono basso e vibrante.
Un lungo brivido bollente rotolò lungo la schiena di Dean, che deglutì a fatica, rilasciando un piccolo sospiro. La giarrettiera sulla sua coscia nuda era stata un prurito lieve e costante per tutta la sera, rammentandogli in ogni momento il loro risveglio e cosa li avrebbe aspettati in camera da letto, col rischio di distrarlo in momenti davvero poco opportuni.
«Ti ho fatto una domanda, Dean» continuò il compagno, tirando il lobo tra i denti per punirlo.
«Sì» sussurrò questi, in un sussulto.
«Sì, cosa?» continuò il compagno, scostandosi il tanto da incontrare il suo sguardo.
Dean si sentì quasi schiacciare da quegli occhi blu e duri come gemme. Nuovi fremiti rotolarono giù per la sua colonna vertebrale, andando a precipitare in mezzo alle sue gambe. «Sì, me lo ricordo» rispose ubbidiente, ma fu poco più di un soffiò ed ebbe quasi timore che gli venisse chiesto di ripetere.
Cas, però, sapeva sempre fin dove poteva tirare la corda senza ferire il suo orgoglio.
«Bene» dichiarò infatti, tirandosi su e accomodandosi sul suo bacino, nella più piacevole delle torture, poi iniziò a sciogliere lentamente la sua cravatta. La soppesò per un momento tra le dita, come se stesse riflettendo su qualcosa, abbastanza a lungo da far di nuovo rabbrividire Dean, ma poi la mise via ed attaccò i bottoni, slacciando camicia e gilet insieme, ma sempre con estrema calma. Infine, aprì i due lembi dei vestiti e lasciò scorrere le mani sulla sua pelle nuda, ammirando il suo fisico con eterna venerazione.
Dean cercò di mettersi seduto per liberarsi di tutta quella roba e Castiel glielo permise, quindi il ragazzo ne approfittò per cercare un nuovo bacio; uno come si deve. Studiò ogni piegolina delle sue labbra rosee con le proprie, prima prenderle tra i denti e tirarle, succhiandole come caramelle.
Castiel si lasciò sfuggire un mugolio. «Voglio farti tante di quelle cose che non so da dove cominciare» confessò, con quello sguardo eternamente innocente ed eccitato che lo faceva impazzire.
«Comincia con questa» suggerì lui, sfiorando la sua bocca con il pollice.
Il suo angelo la arricciò in un bacio, poi la schiuse per sfiorare il polpastrello con la lingua, infine attirò il dito al suo interno. Trattenne la sua mano con entrambe le proprie e ne studio ogni linea ed ogni piega, leccandole con minuzia. Succhiò la pelle tenera tra pollice ed indice ed affondo i denti nel muscolo carnoso del palmo.
«Dicono che ogni zona della mano corrisponda ad una parte del corpo» sussurrò, risalendo sul polso per morderlo, intrappolando il suo battito cardiaco tra le labbra, prima di risalire sull’interno tenero del gomito.
«S-stai cercando di uccidermi?» riuscì a rispondere Dean, frastornato. Oddio, gli sarebbe esplosa la patta dei pantaloni, se Cas non si fosse dato presto una mossa.
«Pensavo volessi che usassi la bocca» rispose questi, strusciando il viso sulla curva del suo bicipite.
Bastardo, pensò lui, con frustrazione. «Sai cosa volevo dire» replicò.
«È la nostra prima notte di nozze, non posso strapparti di dosso un abito che costa duemila dollari» osservò Castiel, mordendo il muscolo trapezoidale poco sopra la spalla.
Oddio, fallo, ti prego fallo!, avrebbe voluto urlare Dean, Chi se ne fotte di un abito che non userò mai più in vita mia? Invece ciò che fece fu spostare il peso indietro, puntellandosi sui gomiti ed offrendosi ancora di più al suo sguardo. «Allora avanti, fa ciò vuoi» lo invitò. Se Cas voleva il gioco duro, l’avrebbe avuto.
Si aspettava che il marito si tuffasse a pesce sul suo petto o sui suoi addominali - Castiel aveva una fissa per quelle zone del suo corpo, anche se la nascondeva bene -, invece le sue dita andarono dritte sul cavallo dei suoi pantaloni, strisciando lungo l’erezione perfettamente delineata sotto la stoffa stretta e strappandogli un singhiozzo.
«Ora ti levo questa roba, poi pensiamo a tutto il resto» decretò il suo angelo. Gli aprì la cintura, abbassò la zip e fece scivolare i pantaloni fino alle caviglie, rallentando giusto un attimo mentre scopriva la gamba fasciata dalla giarrettiera. Poi scese dal letto, gli slacciò le scarpe e gli tolse velocemente i calzini, mettendoli via.
Ripiegò i vestiti del compagno e li poggiò su una sedia vicino al letto, poi iniziò a liberarsi dei propri, con gesti decisi e pratici, che per qualche motivo eccitarono Dean più di uno spogliarello ostentato. Si tolse tutto, perfino i boxer, restando gloriosamente nudo accanto al cestello dello champagne, omaggio del hotel.
«Questo lo teniamo per dopo» decise, prendendo la bottiglia in mano per leggerne il nome, poi la rituffò nel secchio del ghiaccio e vi infilò la mano per prendere un cubetto e metterselo in bocca.
Tornò verso il letto, al centro del quale Dean lo stava aspettando, coperto - sì, va bene, si fa per dire - solo dall’intimo e dalla giarrettiera. Castiel lo afferrò sotto le ginocchia e lo trascinò a sé, fino al bordo, davanti al quale si inginocchiò.
Dean era vicino all’iperventilazione e la situazione non migliorò quando l’amante poggiò la lingua gelata dal ghiaccio sopra la punta del suo uccello, coperto solo dalla sottile stoffa dei boxer. Si lasciò quasi scappare un urlo, ma la sensazione fredda sparì subito, senza intaccare la sua eccitazione, trasformandosi in quella umida e bollente della sua bocca.
Castiel giocò ancora un momento con l’elastico delle sue mutande, prima di abbassarlo. L’erezione di Dean scattò fuori, dura e pesante, ricadendo sul suo ventre, mentre quel capo intimo andava a fare compagnia alla moquette.
Il suo professorino riprese a baciarlo a partire da un ginocchio, studiando con attenzione la pelle delicata sotto di esso e risalendo verso l’interno coscia. Posò fuggevolmente le labbra sulla giarrettiera, ma risalì oltre senza soffermarvisi, ed il compagno gli rivolse uno sguardo perplesso.
«Non dovevi togliermela con i denti?» suggerì.
«Ho detto che l’avrei fatto, ma non quando» gli ricordò Castiel, ormai approdato di nuovo al suo inguine, tracciando con la punta della lingua la piega tenera della coscia.
A quelle parole, con imbarazzo, Dean sentì uscire dalla propria bocca quello che suonava quasi come un miagolio. Dio, sembro una cazzo di gatta in calore, pensò, coprendosi il viso con un braccio. Ma ogni coerenza scomparve dalla sua testa, quando l’amante prese in bocca uno dei suoi testicoli.
«Oddio» gemette, sentendo Castiel risalire sul suo pene e chiudere le labbra attorno alla punta, girandovi attorno con la lingua come un bacio, prima di lasciarla affondare fino alla gola. A Dean mancò perfino il fiato per urlare.
Cercò qualcosa a cui aggrapparsi, perché quando Cas praticava il sesso orale, il suo mondo semplicemente tremava. Era stato con molte donne, alcune davvero brave, ma il suo angelo era oltre tutto questo, era fantastico e aveva una resistenza a dir poco impressionante. Dopo i primi minuti, Dean era già sul punto di venire e Castiel sembrava poter continuare per un altro quarto d’ora.
Quest’ultimo si riempì le mani delle sue natiche e lo incitò a spingersi nella sua bocca, strappandogli le ultime briciole di controllo. Dean si scopò le sue labbra senza freni e dopo pochi affondi sentì letteralmente l’orgasmo esplodere dentro e fuori dal suo corpo, riversandosi tra di esse.
Giacque immobile ed esausto sul letto, cercando di riprendere fiato, mentre la stanza gli vorticava attorno. Il marito si rimise in piedi con una certa cautela e si schiarì la voce; la gola doveva fargli male da morire.
«Mi dispiace» soffiò Dean, un po’ per quanto era stato brusco ed un po’ per essere venuto così in fretta «Tutto okay?» chiese, tirandolo vicino a sé.
«Mi fanno più male le ginocchia» confessò Castiel, con un accenno di sorriso, indicando la pelle arrossata dal lungo contatto con la ruvida moquette.
Lui allungò una mano verso il suo inguine, accarezzandolo pigramente, quando il compagno si stese accanto a lui, ma questi gli prese il polso e lo fermò.
«Voltati» ordinò, sempre con quel tono gentile e vibrante a cui Dean non sapeva dire di no.
Si girò con lentezza, a causa dei muscoli ancora atrofizzati dal piacere, e sentì l’amante spostarsi per portarsi a cavallo delle sue gambe. Si aspettava che Cas prendesse il lubrificante che avevano preventivamente lasciato nel cassetto del comodino quando, nel pomeriggio,
avevano portato lì le valigie, invece lui posò le labbra appena sotto l’attaccatura dei suoi capelli, cospargendo la sua nuca di morbidi baci.
Dean sospirò e si godette le coccole, elogiando tra le se la pazienza e l’autocontrollo del compagno; qualche volta lo trovava sovrumano. Abbracciò un cuscino e Castiel risalì a baciargli una guancia e l’angolo della bocca, prima di tornare sul suo collo e sulle spalle. Mordicchiò le prime vertebre, che sporgevano appena sotto la pelle, e scese con la lingua lungo la sua spina dorsale, come se fosse fatta di tanti piccoli scalini che portavano alle fossette alla base della sua schiena.
Quando scivolò più giù con tutto il corpo, sistemandosi tra le gambe, Dean comprese le sue intenzioni e soffocò un mugolio anticipatorio nel cuscino. Castiel ridacchiò e fece schioccare la giarrettiera sulla sua coscia, prima di affondare i denti in uno dei suoi glutei. Altri baci piovvero sul suo sedere, inframmezzati a qualche morso, e quando le mani giunsero a separargli le natiche, Dean strinse più forse il cuscino.
La lingua bollente tracciò più volte il solco e le labbra si chiusero sulla pelle tenera del perineo, succhiandolo. L’amante lo pizzicò con estrema delicatezza e lui sentì il suo pene ricominciare ad indurirsi.
Castiel riprese a leccarlo, soffermandosi più a lungo sul suo orifizio ed aggirandolo con cura, sollecitando i bordi sensibilissimi e la pelle grinzosa a rilassarsi, quasi volesse che si schiudessero come una porta.
Dean sospirò e cercò di rilassarsi il più possibile, completamente fiducioso. Un vago ricordo di quanto fosse nervoso la prima volta che aveva sperimentato tutto quello lo sfiorò, facendolo ridacchiare.
«Va tutto bene?» chiese Cas, perplesso.
«A meraviglia» rispose lui, sollevandosi appena il tanto da lanciargli un sorriso. «Pensavo alla… prima volta» confessò.
«Quale?» chiese il compagno, riprendendo a baciarlo.
«La prima volta in cui mi hai fatto questo».
«Oh, quella» sussurrò Castiel sulla pelle umida, sfregando una guancia sulle sue natiche. «Non avevo mai desiderato tanto qualcosa in vita mia» asserì in un tono fottutamente suggestivo, prima di gettarsi di nuovo sulla sua apertura e forzarla con la punta della lingua.
La testa di Dean ricadde sul cuscino e lui strinse la federa tra i denti, soffocando un singhiozzo, mentre il suo angelo s’impegnava per portarlo in paradiso. Oddio, non avrebbe mai smesso di stupirsi di quanto fosse incredibile; una pratica che poteva sembrare disgustosa ed invasiva, ed invece era rilassante e bollente ed eccitante e perversa e tipregotipregononsmettereohcazzosì.
In pochi minuti Dean stava di nuovo scoppiando di bisogno ed avrebbe fatto qualunque cosa per trovare soddisfazione.
«Cas…» provò a chiamarlo, ma il marito lo prese solo come l’ennesimo gemito - ed in effetti suonava abbastanza così - e continuò imperterrito. «Cristo… oh, basta, maledizione, smettila, scopami e basta!» urlò quasi.
Castiel sospirò sulla sua pelle umida e si scostò con rammarico. Si rimise a cavallo delle sue gambe, sfregando il membro durissimo contro la curva del suo sedere e la base della sua schiena, e stavolta si allungò davvero verso il comodino per prendere un preservativo.
Ogni ulteriore secondo di attesa sembrava a Dean un’autentica tortura e, quando finalmente sentì la punta dell’erezione di Cas premere per entrare, dovette quasi fare violenza a se stesso per non spingersi da solo contro di essa. Rimase immobile per quanto gli riuscì, a pancia in giù e rilassato, ancora abbracciato a quel cuscino, e nel momento in cui finalmente lo sentì penetrare e prendere spazio, il sollievo fu tanto che quasi non percepì il solito fastidio iniziale.
Castiel si lasciò sfuggire un gemito che era pura libidine e cominciò subito a spingersi in lui con forza, lento e deciso, conquistando sempre più profondità, finché non affondò nel suo corpo per tutta la lunghezza. Dean si sentiva andare in fiamme e soffocò di nuovo il volto nel cuscino per attutire i versi imbarazzanti che non riusciva più a trattenere, ma l’amante dopo poco glielo strappò via.
«Non osare mai più nasconderti» ordinò, stendendosi su di lui e penetrandolo con una serie di spinte brevi e serrate che lo portarono a tanto così dalla follia.
Quella posizione era semplicemente fantastica, non solo era comodissima e non gli causava nessuna fatica, ma gli permetteva di sentire addosso tutto il peso di Castiel, che così riusciva colpire la sua prostata ad ogni movimento.
Il suo angelo intrecciò le dita con le sue, le fedi che si sovrapponevano come gemelle siamesi, e si divertì a sbaciucchiargli le spalle mentre ruotava il bacino, scopandolo con movimenti che lo portavano a dilatarsi e permettergli di arrivare sempre più a fondo.
Dean si abbandonò sotto di lui, prendendo tutto quello che Castiel aveva da dargli, offrendosi a lui come una puttana consumata, almeno finché l’esigenza di avere di più non si fece troppa, e allora cercò di puntellarsi sui gomiti per spingersi contro di lui.
Cas si rimise in ginocchio, strappando via il proprio peso dalla sua schiena - cosa che fece gemere il compagno di disappunto - e tirò su i suoi fianchi, aiutandolo a mettersi a quattro zampe, in modo che gli fosse più facile oscillare contro di lui.
Le spinte di Castiel era forti e serrate, e Dean sentiva le braccia formicolare, troppo intontite dal piacere per reggere sia il suo peso che l’impeto del compagno. Tentò di aggrapparsi alla testata del letto, che sbatté rumorosamente contro il muro - svegliando chiunque si trovasse nella stanza accanto, se non l’avevano ancora fatto i loro gemiti -, ma forse il marito intuì le sue intenzioni, perché dopo poche spinte gli circondò la vita con un braccio ed il torace con l’altro, attirando il suo corpo contro il proprio petto.
Dean si voltò quanto più poteva per cercare le sue labbra e gemette su di esse, quando Castiel strinse la sua erezione tra le dita, lavorandola a tempo delle sue spinte. Lui piantò una mano sul suo sedere e si aggrappò ad esso ed alla sua nuca, incitandolo a spingere ancora più forte, mentre sentiva il secondo orgasmo della serata risalire in superficie.
«Sì, così» ansimò, senza fiato «Dio, sì, più forte. Fammi male» ringhiò, la voce che quasi spariva sotto gli schiaffi dei fianchi di Castiel contro il suo sedere.
Il suo angelo lo accontentò, affondando i denti nella sua nuca come avrebbe potuto fare un leopardo, ed in quel preciso momento lui sentì la tensione esplodere e venne tra le sue dita, quasi troppo sorpreso per urlare. Il piacere sembrò ripercuotersi come un onda su Castiel, che serrò ancora di più il morso, soffocando un grido che vibrò giù per la sua colonna vertebrale, e finì dentro di lui.
Oscillarono, sfiniti ed ansimanti, aggrappandosi l’uno a l’altro per non perdere l’equilibrio e poi si lasciarono ricadere sul letto. Dean si voltò tra le braccia di Castiel e rise sommessamente, rotolando con lui verso l’altra parte del materasso, più asciutta.
«Wow…» sospirò «Se sposarti ti fa questo effetto, rinnoveremo le promesse di matrimonio ogni anno» aggiunse con un ghigno malizioso.
Esausto, Castiel mugugno ed infilò il viso nella curva del suo collo. «Mi aspetto che domani ordini la colazione in camera e ricambi il favore» asserì, baciandolo sotto l’orecchio.
«Contaci, angelo» promise Dean, baciando i suoi capelli soffici come piume ed umidi di sudore.
La giarrettiera rimase al suo posto, dimenticata.

FINE.

[1] Safetysuit - Anywhere but here.
[2] Il reality che qui conosciamo come Cambio Moglie.
[3] Pablo e Buddy, dello zoo di Toronto.
[4] Coldplay - Fix You.

Spazio Autore: E siamo arrivati alla fine \0/ Alla fine non solo di questa fic, ma un po’ di tutto il ‘verse, perché per me Castiel e Dean sono approdati ad un grande traguardo.
Potrebbero esserci altre incursioni nella loro storia, forse qualche shot che racconti episodi accaduti prima del matrimonio, ma non vorrei scrivere o vedere scritto del dopo, perché ho la sensazione di aver chiuso il cerchio. Li ho fatti conoscere e - nel giro di un anno, per me - li ho accompagnati fino al matrimonio, e lo sono bellissimi, dolci e davvero perfetti, assolutamente invidiabili, ma sapete come si dice, no? Tra marito e marito non mettere il dito, quindi lasciamoli al loro nuovo inizio e che lo vivano come preferiscono ♥
Di mio, sono qui per ringraziare tante persone: in primis koorime_yu, che mi ha accompagnata per tutto il viaggio, mi ha aiutata a scrivere questo ‘verse, che ormai considero suo quanto mio, e soprattutto ha sopportato tutte le mie paranoie, le mie ansie, l’ha sistemata a livello grammaticale, mi ha tirato le orecchie, mi ha abbracciata quando piangevo, insomma LEI C’ERA, e senza Yu probabilmente tutto questo ‘verse non avrebbe mai visto la luce. È nato per lei ed è cresciuto con lei, e forse - anzi, senza forse - lo ama perfino più di me, quindi: GRAZIE, amore mio ♥
Poi devo ringraziare tutti voi lettori, che siete stati meravigliosi e straordinari, e mi avete lasciata senza parole ad ogni passo per l’amore che avete riservato a Mr. Gennaio ed al Prof. Novak. Una fede e una passione, la vostra, che ancora io non mi spiego, davvero, non mi capacito di come o del perché questo ‘verse vi abbia preso tanto, ma siete bellissimi ed io vi adoro, e vorrei citarvi uno per uno, ma siete tanti, davvero tantissimi, molti che addirittura non conosco e che a volte spuntano a caso come funghi e mi fanno rotolare dal ridere. E, sì, insomma… Grazie. Grazie a tutti ♥

Potete trovarla anche su:
EFP.

long: closest to heaven that i’ll ever b, serie: iris (mr gennaio 'verse), supernatural

Previous post Next post
Up