Ci siamo, ragazzi! La Notte Bianca Referendaria parte adesso, e si concluderà fra una trentina di ore, alle 15.00 precise di lunedì. E... ricordate che vi abbiamo promesso qualcosa di particolare dedicato al voto? Ebbene, se andrete a votare (se? Andate a votare!) e riuscirete a scansionare la vostra tessera elettorale/farle una foto/screencapparla
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Se c’è una cosa che riempie Romilda di sacro terrore e le fa andare tutto l’inchiostro nella testa, è senz’altro essere costretta a dormire, quando la cerniera del residence Portapenne, col suo suono raspante e metallico, annuncia a tutti loro l’arrivo del riposo. Il suo incubo ricorrente è quello di essere rimpiazzata da un volgare prodotto premium, una di quelle modernità fatte di titanio o di carbonio e poi spacciate per vintage che valgono anche meno di una banconota di scarso valore, perché il suo ugello per l’inchiostro è diventato ormai troppo largo perché possa essere usato con profitto - e già questo incubo, in ogni caso, dovrebbe essere altamente indicativo dell’ipocondria di madama baronessa, perché nessuno che abbia avuto a che fare con la sua scostante germanità oserebbe anche solo pensare che il suo ugello possa essere men che perfetto o difforme dal giorno della sua venuta al mondo: discendente puroinchiostro di una delle più antiche e prestigiose casate di Norimberga, seppur in ( ... )
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Audrey dubitava che fosse possibile esprimere tanta disapprovazione con una sola parola, calcata e ricalcata in nero come se avesse voluto incidere le lettere direttamente sulla superficie dell’astuccio. Senza dire alcunché, si diede una spinta per sistemarsi in posizione perfettamente eretta e osservò a lungo quella parola scritta con le lettere aggraziate e spesse che si vedono soltanto nei libri e che è ormai quasi impossibile veder riprodurre con una semplice stilografica; scorrendo a fatica sulla trama dura del tessuto plastificato, aggiunse piccoli particolari a quella parola, trasformandola in un vero disegno: un fiorellino, un sole nascente, alcuni brevi scarabocchi che stavano per le stelle filanti. Romilda era già pronta a farle una partaccia, quando una coppia di tizi allampanati, senza fiato e apparentemente anche un po’ ubriachi di nettante, si avvicinò a loro. «Una splendida opera d’arte, signorine.»
A prorompere in una risata acuta e fragorosa è Didò, lo stilista del secondo piano - diciotto centimetri di corpo curato e ( ... )
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Il dramma si consuma un istante dopo l’esplosione in escandescenze di Romilda, che rigurgita inchiostro nero come se il suo ugello si fosse improvvisamente spezzato per davvero, nei confronti di Didò, in preda a una crisi isterica che vuole difendere ad ogni costo l’amato di turno; il battibecco tra nobildonna e stilista deve interrompersi all’improvviso quando l’amministratore del Portapenne infila una mano oltre la cerniera, rovistando e buttando all’aria mezzo residence finché non trova la gomma pane che, poverina, dormiva ancora placidamente nel suo cantuccio, gettando Audrey e Didò, Romilda e Matthew nello stesso mucchietto di cancelleria. E mentre tutti si sistemano come meglio possono dopo il primo stravolgimento della giornata nella loro altrimenti tranquilla esistenza, il figlio preadolescente della Lapicera, la colf argentina, quello poco più alto di Audrey che già dà fastidio di suo per trecentosessanta giorni l’anno, cade a sua volta e, esplodendo letteralmente su di loro, li inonda di inchiostro blu.
«Parker!» esclamano ( ... )
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